Martedì scorso a Genova è stata sgomberata la Casa Occupata in Via dei Giustiniani nel cuore dei vicoli del centro storico. In pochi mesi, questa realtà ha promosso decine di iniziative, momenti di confronto, assemblee, in un’ottica anticapitalista senza cercare alcun appoggio dalle istituzioni.
Ieri, martedì 7 agosto, è stata sgomberata la casa occupata di via Giustiniani 19.
All’interno dei suoi spazi una ventina di compagne e compagni (stanchi di pagare affiti da rapina) avevano trovato un’abitazione, avviando una serie di attività autogestite, completamente gratuite, rivolte al quartiere, quali un corso di italiano per stranieri, una palestra con corsi di savate, yoga e tai chi, uno spazio dedicato ai bambini. Una biblioteca e un mercatino di scambio vestiti erano in allestimento.
Nel fondo pubblico, che si affaccia sulla via, sono state organizzate cene, momenti di socialità, ed iniziative politiche e culturali come proiezioni di film, presentazioni di libri, dibattiti, assemblee, ed era in fase di ultimazione una cucina popolare.
Abbiamo cercato di portare il nostro modo di fare socialità e antagonismo in centro storico occupando un palazzo vuoto da anni e abbandonato al degrado, recuperandolo quasi completamente e mettendo in sicurezza quasi la totalità degli spazi.
Ieri mattina le forze dell’ordine su mandato del PM Scolastico hanno messo fine, almeno per ora, a quell’esperienza.
A un compagno che per obblighi di firma si è recato in commissariato sono state requisite le chiavi del portone, mentre alcuni rocciatori salivano sul tetto da un terrazzo adiacente e più di cento tra celerini e carabinieri “sigillavano” l’area, chiudevano tutte le vie d’accesso e impedivano a chiunque il passaggio.
Una trentina di uomini della digos è entrata nel palazzo e ha cominciato le operazioni di sgombero ed identificazione dei presenti.
Come pretesto è stata adottata un’ordinanza di inagibilità che ne ha “rinnovato” una precedente risalente al 2005, a cui era seguito lo svuotamento ed il ricollocamento delle associazioni che lì avevano sede.
Per noi la motivazione reale degli sfratti di allora è un tentativo di speculazione non andato a buon fine (in effetti lo stabile è stato messo all’asta un paio di volte senza trovare nessun acquirente). Tuttora rientrerebbe nella lista di beni pubblici che l’amministrazione vorrebbe alienare per fare cassa in questo momento di crisi economica.
Il gruppo di architetti e ingegneri solidali che ha svolto insieme a noi i sopralluoghi non ha ravvisato motivi di reale pericolo: con loro abbiamo stabilito un piano di interventi mirati di cui abbiamo sostanzialmente ultimato il primo step. Inoltre un’eventuale situazione di pericolo di quel palazzo coinvolgerebbe i palazzi circostanti, ad esso collegati. Se di pericolo reale si trattasse, perchè lo sgombero è avvenuto dopo nove mesi?
Forse perchè l’inagibilità è solo un pretesto?
O forse perchè ad agosto la città si svuota e i mandanti non si aspettavano una possibile risposta?
O forse perchè i compagni e le compagne della casa sono fortemente presenti nei presidi in Valpolcevera contro il terzo valico e creano significativi rapporti di condivisione con gli abitanti di quelle zone, che i soliti speculatori vorrebbero devastare con l’ennesima inutile grande opera? Forse vogliono distoglierci da quella lotta?
Il reale motivo dello sgombero di ieri, in ogni caso, va individuato nella volontà di cancellare un’esperienza rivoluzionaria di autogestione, non mediata da alcun rapporto con le istituzioni, riproducibile in quanto esempio per altre persone che cercano forme di opposizione sociale ad un sistema in crisi che pretende di stritolarci con i suoi ultimi colpi di coda.
Questo tentativo non è andato a buon fine.
In completa sintonia con la fase storica che tutto il mondo sta attraversando, abbiamo contrapposto l’autorganizzazione, l’autonomia e la lotta agli interessi delle banche, di padroni, politici, speculatori e guerrafondai, alla rassegnazione, alla devastazione ambientale ed al saccheggio sociale.
Questa è la nostra ricetta contro una crisi che non ci appartiene e che non abbiamo nessuna intenzione di pagare.
L’avevamo scritto mesi fa su uno striscione:
NON SI PUO’ FERMARE IL VENTO CI FATE SOLO PERDERE TEMPO.
E infatti…
Dalle prime ore dello sgombero, un gruppo di persone si è radunato davanti ai cordoni della celere, urlando la propria rabbia. Sono stati caricati due volte.
Intorno alle 17 dopo che gli occupanti portavano via il possibile tra gli effetti personali e alcuni fabbri insieme a operai della Switch provvedevano a chiudere con lastre di ferro tutti gli accessi al piano terra e al primo piano, un corteo di alcune centinaia di persone ha percorso i vicoli per denunciare l’accaduto e ha terminato il suo percorso in piazza delle Vigne, dove è stato occupato il palazzo al numero 4, anche questo vuoto da anni e abbandonato al degrado. Tutti i progetti ipotizzati intorno ad esso non hanno nessuna reale utilità sociale.
Risibile l’ipotesi ventilata dai giornali della costruzione al suo interno di un museo del cioccolato (!).
Crediamo che siano più importanti le abitazioni per chi ne ha bisogno e la prosecuzione delle attività e dei laboratori attivi in via dei Giustiniani, unitamente al continuamento degli interventi politici.
Se costruiamo attività sociali e le consideriamo così importanti non è perchè le riteniamo utili in quanto palliativo al progressivo immiserimento, ma perchè crediamo che attraverso la sperimentazione collettiva autonoma possiamo immaginare, insieme a chi vuol fare un po’ di strada con noi, forme di conflitto e di costruzione per una reale alternativa al sistema economico dominante.
Senza nulla domandare o elemosinare alle istituzioni e ai difensori dello stato di cose presente, quello che vogliamo avere è quello che riusciremo a prenderci.
Alla tavola di questo sistema non ci sediamo, la vogliamo ribaltare.
giustiniani19.noblogs.org