Genova: porto paralizzato, traffico in tilt, enormi danni e ritardi per armatori e terminalisti: una giornata di lotta che indica la strada per un’ opposizione di classe al riarmo e all’economia di guerra.
Nella giornata di ieri, martedí 25 Giugno, varco San Benigno, Albertazzi, Etiopia e Lungomare Canepa bloccati contemporaneamente per quasi 10 ore con file interminabili di camion fermi, mentre altre centinaia di persone si sono dirette verso il Terminal Messina (de facto bloccato dalle camionette della celere) paralizzando completamente il traffico già in tilt con un corteo determinato che ha attraversato Cornigliano e Sampierdarena, e che ha poi espresso tutta la sua giusta rabbia fuori dagli uffici di Leonardo SPA, la principale azienda produttrice di armi italiana.
Un’iniziativa che è stata capace di creare un danno effettivo ai padroni direttamente responsabili del supporto all’apparato genocida di Israele, agli armatori delle navi che trasportano morte tra Genova e i porti di Haifa e Ashdod, ai terminalisti che hanno invocato e sostenuto l’intervento militare italiano nel Mar Rosso.
Insieme ai GPI, alla comunità araba e palestinese, ai portuali, agli studenti e alle studentesse che hanno animato le accampade e le occupazioni universitarie di queste settimane e alle altre centinaia di compagne e compagni antimilitaristi e anticapitalisti presenti, anche tantissimi lavoratori della logistica del Si Cobas in sciopero ieri 25 giugno per il rinnovo del Contratto Nazionale.
Mentre altri magazzini in tutta Italia venivano bloccati e a Napoli il corteo entrava a spinta nel Consiglio Comunale blindato in solidarietà ai lavoratori delle Terme da mesi senza stipendio, era importante che una forte componente operaia partecipasse anche all’iniziativa di Genova, per legare la lotta sui posti di lavoro all’opposizione alle guerre imperialiste, dall’Ucraina al Medio Oriente, e al governo Meloni, espressione di un attacco concentrico e senza sosta ai proletari e all’agibilità delle lotte sociali: a Genova sono giunte delegazioni del SI Cobas da Torino, Milano, Pavia, Modena, Bologna, Roma e Napoli (con questi ultimi anche il Movimento disoccupati 7 novembre).
Quando diciamo che ‘il nemico è in casa nostra’ o che ‘la guerra comincia qui ‘, affermiamo che la guerra va sabotata impedendo la pace sociale a partire dai posti di lavoro, e che la solidarietà internazionalista passa dall’agire concretamente attaccando i profitti dei padroni italiani e bloccando i centri nevralgici della produzione e della logistica nel nostro paese.
La riuscita iniziativa di ieri a Genova non deve rimanere negli annali di movimento, ma deve farsi indicazione pratica di battaglia e di lotta dura e determinata.
A passo svelto, avanti!
SI Cobas nazionale