Gaza, contro il massacro senza fine

La situazione sempre più drammatica in cui vivono i Palestinesi, in particolare a Gaza, dove non sono, ormai, che bersagli viventi dei bombardamenti di Israele, non crea quasi nemmeno più sdegno qui in Italia, dove i settori di borghesia tradizionalmente filo-araba oggi tacciono, succubi delle “vittorie” militari e diplomatiche di quello Stato, alleato ufficiale dell’Italia dal 2005, eche l’Unione Europea (U.E.) vorrebbe associare a sé, facendo di fatto saltare il suo storico rapporto privilegiato con gli USA.
L’attuale operazione militare di Israele, dall’eloquente nome di “Piombo fuso”, punta, aldilà delle finte motivazioni di comodo (sicurezza nazionale, ecc), cui fanno riferimento i suoi leader politici, da Barak alla Livni, alla definitiva liquidazione di ogni prospettiva di opposizione all’oppressione e al massacro continuato, in atto anche in tempo di “pace”; in questo senso è perlomeno ingenuo fidare nella diplomazia (sempre strumento di assestamento del più forte)! Ora è la campagna elettorale interna, in una situazione di crisi internazionale, cui Israele non sfugge, a spostare l’attenzione della sua opinione pubblica dai gravi e reali problemi sociali al tema, che qui assume connotazioni razziste, della “lotta al terrorismo”.
E’ dal ’47, ormai, da quando gli imperialismi hanno concordato la creazione dello Stato di Israele, che al popolo Palestinese è stato sottratto, oltre che la terra, il sacrosanto, per quanto ormai ottocentesco, diritto alla autodeterminazione. Fu poi la nascita dell’Autorità Nazionale Palestinese (A.N.P.) a portare alla luce il parziale cambiamento della composizione di classe: non si trattava più solo di “masse povere” e borghesia, ma di un vero e proprio proletariato palestinese dagli interessi distinti e contrapposti a quelli della propria borghesia! E’ perlomeno da allora che ha anche gambe una nuova e diversa strategia politica fra i Palestinesi: non più una lotta nazionalista per uno “Stato palestinese”, ma una lotta contro il sistema capitalistico israeliano, da cui il “bantustan” palestinese dipende quasi totalmente anche a livello economico, senza porre più alcuna fiducia nella propria corrotta borghesia, sia essa laica, o islamica!
Emblematico della condizione palestinese in Medio Oriente è quanto avvenne (e non va mai dimenticato!) nell’82 nei campi libanesi di Sabra e Chatila, dove, con la complicità dei caschi blu italiani, furono massacrati i profughi palestinesi da miliziani libanesi cristiano-maroniti, nonostante la compattezza di tutte le borghesie arabe nel “difendere”, a parole, i Palestinesi! Ebbene, ricche fette di borghesia palestinese si sono trapiantate, ormai da molti anni, nei Paesi arabi vicini, dove trovano governi, di diversa ispirazione, prontissimi a tutelarne gli interessi di classe e che non esitano, invece, a colpire, se del caso, le stesse masse palestinesi diseredate (non dimentichiamo che il massacro più grande di palestinesi è stato perpetrato dallo Stato arabo Giordania nel “settembre nero” del 1970). Tali governi aspirano ad accreditarsi come “potenza regionale” nell’interlocuzione con l’uno o l’altro imperialismo.
La situazione di estrema precarietà e povertà, con il muro della vergogna alzato da Israele, nonché la sua arroganza militare, fanno apparire formazioni come Hamas (islamista e teocratica, che ha reintrodotto le punizioni corporali dalla fustigazione al taglio della mano alla crocifissione), come una “forza eroica”, che sta dalla loro parte, anche agli occhi di molti proletari palestinesi perché riesce a fornire loro una minima organizzazione di vita ed a colpire Israele con le armi, anche se, magari, nel mucchio. In realtà, anche l’ultimo loro recente appello per l’unità nazionale con Fatah (forza borghese collaborazionista con Israele e corrotta ai vertici) ne rivela in modo chiaro la politica nazionalista e la natura borghese!
E’ fondamentale per il buon esito della lotta del proletariato palestinese, in unità aconfessionale con i proletari ebrei, che emerga almeno una forza comunista organizzata, indipendente da ogni governo dell’Area mediorientale, che preservi la propria autonomia politica ed organizzativa e che si ponga all’avanguardia della lotta contro tutti i regimi borghesi, sionisti ed arabi, in alleanza con i proletari di ogni Paese del Medio Oriente!

          
Circolo ALTERNATIVA DI CLASSE
alter_classe@yahoo.it
                        paginemarxiste
www.paginemarxiste.it

Leave a Reply