Contro la riforma del diritto del lavoro voluta dal governo “socialista” di Hollande, il progetto di legge Khomri, protestano da due mesi in tutta la Francia studenti, lavoratori salariati, disoccupati e pensionati, in un susseguirsi di manifestazioni le principali delle quali sono state il 9, 17, 31 marzo, il 5, il 9, il 14 e il 28 aprile. E infine anche i cortei del 1° maggio hanno gridato all’unisono il loro NO alla riforma del lavoro. Un crescendo di iniziative, comprese le “Nuit Debout”[1] in cui i giovani, in particolare del movimento degli studenti, hanno cercato un collegamento con coloro che riconoscono come compagni di classe, il movimento operaio.
Sono consapevoli che, una volta usciti dalle aule scolastiche ed universitarie, il mondo “reale” si abbatterà anche su di essi esigendo il loro tributo per soddisfare la sete di competitività del capitalismo francese per (ri)-prendersi quote di mercato a scapito dei concorrenti. I dati sono chiari. In Francia un disoccupato su quattro ha meno di 25 anni; uno su tre non ha un diploma e l’80% non ha superato la maturità. Spesso questi giovani svantaggiati, questa generazione persa, sono i figli di coloro che sono stati sconfitti in precedenza, coloro che negli ultimi quarant’anni hanno perso un posto di lavoro nell’industria o nell’artigianato a causa della delocalizzazione della produzione in paesi dove il salario mensile era inferiore a 100 euro.
Anche nel pubblico impiego sta aumentando la precarietà, e si fa strada la consapevolezza che «una volta massacrato il diritto del lavoro per i dipendenti del privato, il governo si occuperà dei dipendenti pubblici». Il fatto che, a partire dal corteo parigino del 9 aprile, siano stati parte integrante delle manifestazioni anche i lavoratori che stanno conducendo lotte aziendali dimostra che «esigere il ritiro della legge Khomri è un po’ come esigere che siano soddisfatte tutte le rivendicazioni».[2]
Il movimento di lotta in corso chiede il ritiro totale di questo progetto filo-padronale e antioperaio. La prima manifestazione, quella del 9 marzo, era stata indetta da organizzazioni studentesche liceali e universitarie (di queste la principale è UNEF),[1] sindacali (CGT, FO, FSU, Solidaires, UNL, FIDL). Essa era stata preparata da una raccolta di firme online (petizione 2.0 “legge sul lavoro: no grazie”)[2] giunta a un milione di sottoscrizioni in sole due settimane e da un ampio lavoro di informazione e di agitazione da parte del movimento degli studenti.
Un movimento che vuole riallacciarsi alle contestazioni studentesche del 1968, delle quali ha ripreso la parola d’ordine: “Ce n’est qu’un débout, continuons le combat – Non è che un inizio, continuiamo la lotta”. L’inizio di un movimento di protesta, il cui catalizzatore è stato questo ennesimo attacco del padronato francese contro i lavoratori.
Già la partecipazione alla prima iniziativa, quella del 9 marzo, fu numerosa, con circa 230 cortei e oltre 200mila studenti[3] scesi a protestare in tutta la Francia, ma il punto culminante delle proteste è stato lo sciopero generale del 31 marzo, con 1,2 milioni di partecipanti. Il secondo sciopero generale, quello del 28 aprile ha visto scendere nelle piazze oltre 500mila manifestanti, una partecipazione importante anche se minore a quella precedente perché scuole e università erano in vacanza. In diverse città, da Le Havre a Amiens e Tolosa le zone industriali sono state bloccate; bloccato anche il primo porto dell’Île de France, Gennevilliers.
Due mesi di lotte che evidenziano una risposta sociale, in particolare da parte delle giovani generazioni, ben più determinata di quella alla quale abbiamo assistito in Italia.
Contro il progetto di legge sono sorti molti movimenti nei luoghi di lavoro, a seguito dei quali si sta delineando una prima convergenza di fatto di alcune sigle sindacali, la cui divisione rischia a di indebolire il fronte di lotta.[4] A Marsiglia ad esempio, si è avuta una manifestazione unitaria, la prima dal 1995, del sindacato Force Ouvrière e della CGT su un obiettivo chiaro e comune: il ritiro della legge El Khomri. A Parigi una delegazione del sindacato CGT si è per la prima volta incontrata con il movimento Nuit Debout, già riconosciuto da Solidaires. Ne è uscito un appello congiunto in cui si ribadisce il NO alla legge e si invita a mettersi «assieme per fare loro paura».
La Confindustria francese, Medef, inizia a temere che possano modificarsi a proprio svantaggio i rapporti di forza e così i suoi portavoce nel governo hanno cercato di simulare una concertazione tra le parti sociali e di presentare la precarizzazione generale e la facilitazione dei licenziamenti (già ora ci sarebbe una media di 1000 licenziamenti al giorno, secondo i dati forniti da Communisme Ouvrier, 17.04.’16) come mezzi per lottare contro la diffusione dei contratti a tempo determinato (CDD) e contro la disoccupazione.
Di fronte alla continuazione ed estensione delle proteste, la commissione parlamentare Affari Sociali ha introdotto alcuni emendamenti: la tabella di risarcimento in caso di licenziamento ingiustificato sarebbe ora solo indicativa di fronte al consiglio dei Prud’hommes (probiviri)[5] e l’orario di lavoro giornaliero per gli apprendisti minorenni non verrebbe aumentato. Inoltre, nel tentativo di spezzare il fronte di lotta, il primo ministro Manuel Valls ha cercato di blandire i giovani proponendo una serie di misure per facilitare l’entrata nel mercato del lavoro e l’assunzione a tempo indeterminato. Il movimento non si è fatto ingannare, in quanto le fondamenta del testo rimangono invariate: sopprimere le garanzie collettive precedentemente conquistate dai lavoratori sostituendole con una miriade di accordi aziendali derogatori.
Sul giornale Le Monde è comparso un miserevole comunicato di sostegno al progetto El Khomri sottoscritto di 30 autorevoli personaggi, 25 professori di grandi scuole e alcuni direttori di ricerca.
Questi insigni servi del padronato francese hanno dichiarato che la legge rappresenta un passo avanti per i lavoratori “più fragili”, giovani e a bassa qualifica. Sarebbero loro, i “grandi perdenti” esclusi dal mercato del lavoro, ai quali la legge offrirebbe l’opportunità di un lavoro di lunga durata. Per i punti principali della legge cfr. su questo sito FRANCIA – MASSICCIA RISPOSTA SOCIALE CONTRO LA LEGGE EL KOHMRI, IL JOBS ACT FRANCESE
Oltre alla “carota” e a giustificazioni pseudo-scientifiche, per impedire che si realizzi la saldatura tra i vari settori e tra le generazioni della classe lavoratrice dal 9 marzo la borghesia francese ha mobilitato le forze statali della repressione. Il terrorismo con le tragedie umane da esso prodotte è servito anche alla democratica Francia – non diversamente dai regimi mediorientali – quale pretesto per imporre lo stato di emergenza ed avere mano libera nella sua guerra di classe. Una strategia inaugurata dopo la strage di Charlie Hebdo nelle manifestazioni contro la legge Macron, nelle proteste e nelle lotte operaie in tutto il paese, “perfezionata” a seguito degli attacchi terroristici dello scorso 13 novembre a Parigi, ed ora applicata metodicamente per fermare il movimento contro il progetto di legge sul lavoro.
Le forze antisommossa (CRS) con caschi e scudi hanno attaccato con manganelli e gas lacrimogeni i giovani manifestanti, ne hanno fermato a centinaia, li hanno sottoposti ad interrogatori, giungendo per alcuni alla sentenza di condanna al carcere, nel tentativo di intimidirli. Questi interventi repressivi si sono ripetuti in una prima fase soprattutto contro le occupazioni degli istituti scolastici e delle università, per poi attaccare gli attivisti operai in occasione delle varie manifestazioni, degli scioperi generali e del 1° Maggio. Una repressione che ha colpito non solo nella capitale, ma anche a Nantes, Rennes, Lione, Strasburgo, Montpellier, Rouen, Caen, Grenoble, Tolosa, etc.
Ma finora il movimento non si è lasciato intimidire, anzi.
Sia l’intersindacale dei lavoratori (CGT, FO, Solidaires, FSU) che i responsabili delle associazioni studentesche, UNEF compresa, hanno dichiarato che loro obiettivo imprescindibile rimane la cancellazione totale del progetto di legge. Le federazioni dei ferrovieri di CGT e FO chiamano allo sciopero generale a oltranza dal 16 maggio.
Una parte del movimento sta cercando di contrattaccare ad un livello politico superiore, denunciando il carattere di classe dello Stato, che ricorre alla violenza per affermare la volontà della borghesia, contro la classe da essa sfruttata, i lavoratori salariati. Va in questa direzione l’appello lanciato dal sindacato Solidaires, della Rete Sindacale Internazionale, con il quale ha chiesto ai lavoratori degli altri paesi di organizzare raduni davanti ai consolati francesi in solidarietà e a sostegno della giornata di sciopero generale del 28 aprile. [cfr. documento a fine testo] A questo appello hanno risposto in Italia alcune organizzazioni sindacali (CUB, Sial Cobas), con presidi davanti alle rappresentanze francesi a Torino, Milano, Firenze.
Il movimento Nuit Debout lancia l’iniziativa di una mobilitazione internazionale per il 15 maggio con occupazioni di massa delle maggiori piazze:
«Oggi non è il momento di indignarsi da soli nel proprio angolino, ma di agire tutti assieme. Noi, il 99%, abbiamo la capacità di agire e di respingere definitivamente l’1% e il suo mondo, per cacciarli dalle nostre città, dai nostri luoghi di lavoro, dalle nostre vite. … il 15 maggio solleviamoci assieme: NuitDebout ovunque, # GlobalDebout!»
Il 4 maggio 1400 firmatari, di cui 100 strutture sindacali CGT, CNT, CNT-SO, FO, FSU, SUD-Solidaires hanno emesso un appello, Blocchiamo tutto”, per una forte mobilitazione il 18 maggio: «Organizziamoci collettivamente, ed in modo unitario, facciamo sciopero a tempo indeterminato, sviluppiamo le azioni di blocco economico e scendiamo tutti in piazza il 18 maggio per il ritiro totale della legge “lavoro”!».
Esprimiamo la nostra solidarietà internazionalista di classe ai giovani e ai lavoratori francesi e ci auguriamo che il loro esempio trascini anche i giovani studenti, i lavoratori e disoccupati italiani nel movimento di opposizione alla propria borghesia. Assieme a questi compagni di classe ribadiamo che non è con i dibattiti nelle aule parlamentari che i lavoratori riusciranno a respingere l’attacco del proprio governo al servizio del padronato, ma nelle piazze e con gli scioperi.
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Dalla Rete sindacale internazionale. Appello di Solidaires a promuovere, in occasione dello sciopero generale in Francia (28 aprile), iniziative in solidarietà con gli scioperanti davanti alle ambasciate francesi in altri Paesi.
Cari compagni,
come saprete è in corso in Francia un ampio movimento sociale contro il progetto di Legge sul Lavoro, proposto dal ministro Myriam El Khomri, che rappresenta un attacco senza precedenti contro il diritto del lavoro.
Nel mese di marzo ci sono già state diverse giornate di azione, di sciopero e manifestazioni. Il punto culminante di questa mobilitazione è senza dubbio stato il 31 marzo, quando non meno di 1,2 milioni di persone sono scese in piazza nelle varie città della Francia.
Nel corso di queste manifestazioni ed azioni, con il pretesto di una situazione di stato di emergenza, le forze di polizia hanno moltiplicato le provocazioni e gli arresti dei militanti. Questa repressione si abbatte, e non è un caso, soprattutto sui giovani che partecipano in modo massiccio al movimento. Non siamo certo di fronte a fatti inediti, ma ancora una volta il governo ricorre alla forza e alla criminalizzazione del movimento sociale per meglio screditarlo.
Con l’obiettivo di amplificare il movimento di contestazione nel mese di aprile sono stati programmati diversi appuntamenti che hanno portato a manifestazioni: martedì 5 e sabato 9 aprile. Appelli a blocchi, notti nelle piazze pubbliche (Iniziativa del collettivo Nuit debout!) permettono di dare continuità a questo movimento e di avere un forte coinvolgimento della base dei manifestanti e degli scioperanti.
Sono previste anche altri appuntamenti intermedi. Ed è già stabilita una nuova data di mobilitazione, che si preannuncia di massa, per giovedì 28 aprile, con un appello dell’intersindacale di 7 organizzazioni, allo sciopero generale con la parola d’ordine: «Né negoziabile, né emendabile, ritiro della Legge sul Lavoro».
Abbiamo bisogno del vostro sostegno, cari compagni, per dare risonanza alla nostra mobilitazione!
Vi proponiamo a questo scopo di organizzare in questa giornata di sciopero generale dei giovedì 28 aprile (oppure nei giorni precedenti a questa data) raduni a sostegno del nostro movimento sociale davanti ai consolati e alle ambasciate di Francia nei vostri paesi.
Vi proporremo, a breve, un modello di lettera da consegnare ai servizi consolari e delle ambasciate in occasione dei vostri raduni.
Saluti sindacalisti e internazionalisti.
Per la Commissione internazionale di Solidaire, Jérémie Berthuin
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[1] Union nationale des étudiants de France – Unione Nazionale degli Studenti di Francia
[2] Tra i promotori della petizione troviamo Caroline Haas, nel 2014 candidata alle europee per la lista “Féministes pour une Europe solidaire – Femministe per un’Europa Solidale” e Arnauld Champremier-Trigano, legato a Jean-Luc Mélenchon del Front e de Gaughe e NPA, Julien Bayou e Elliot Lepers di EEV – Europa Ecologia i Verdi.
[3] 400mila-500mila secondo UNEF e Force Ouvrière
[4] FO, CGT, Solidaires, FSU, Unef, UNL e FIDL avevano indetto uno sciopero generale per il 31 marzo; CFDT, CFE-CGC, CFTC, Unsa, Fage, i cinque sindacati che non avevano aderito a questa iniziativa, sotto la spinta del movimento in atto hanno poi chiamato a manifestare il 12 marzo
[5] Il consiglio dei “Prud’hommes” è una giurisdizione appartenente all’ordine giudiziario ed è composta in maniera paritaria da dipendenti e da datori di lavoro eletti per cinque anni aventi competenza per consigliare e giudicare i conflitti individuali del lavoro. La sentenza è resa senza appello possibile quando l’ammontare del litigio è inferiore o uguale a 22.000 franchi (Décret n°98-1174 du 21 décembre 1998).
[1] Nuit Debout è un movimento di manifestazioni politiche quotidiane iniziato il 31 marzo a Parigi, con un raduno di migliaia di giovani in Place de la République dopo la manifestazione contro la legge sul lavoro, ed esteso a diverse città francesi, ed ad altre europee (in Belgio in particolare, poi in Germania, Spagna, Lussemburgo, Olanda, Portogallo). Esso rivendica la democrazia diretta e partecipativa, respinge in toto la legge sul lavoro, e contesta globalmente le istituzioni politiche e il sistema economico. Il movimento si propone di “costruire una convergenza delle lotte”; le decisioni vengono prese per consenso nelle assemblee generali. Il motto del sito di Nuit Debout: «I nostri sogni non entrano nelle vostre urne». [da wikipedia]
[2] Dall’intervista a l’Humanité (14.04.2016) di un bibliotecario di Parigi