L. Gr.
Analisi dell´Ocse sulle riforme tributarie del governo
Berlusconi. Sotto accusa anche le complicazioni burocratiche
OCSE: le riforme fiscali di
BERLUSCONI hanno aiutato più le imprese che le famiglie (N.d.R.: un
anticipo del taglio del cuneo fiscale?).
Le
imprese subiscono già una pressione fiscale inferiore alla media UE (nonostante
chiedano “misure per la competitività”), le famiglie superiore.
ROMA – Il Fisco italiano vuole più bene alle
imprese che alle famiglie: le ultime riforme hanno portato più vantaggi ad
aziende e società che a madri e padri con figli a carico. E quel poco che è
stato fatto a loro vantaggio si è perso, spesso, nei meandri delle difficoltà
burocratiche e delle complicazioni tecniche necessarie per ottenerlo.
L´accusa al sistema che non va, arriva dall´Ocse che ha passato al setaccio
le norme di quattro paesi europei che hanno recentemente realizzato una riforma
fiscale: l´Italia, certo, ma anche la Slovacchia, la Turchia e la Danimarca.
Dati alla mano lo studio dimostra che, da noi, le novità introdotte dal
precedente governo nel 2003 e nel 2005 hanno sì ridotto la pressione fiscale
sulle famiglie, ma per un margine molto risicato: lo 0,8 per cento appena.
Dal 2001 al 2003 il peso delle tasse a loro carico è passata dal 25,9 al
25,1 per cento, in linea con la media Ue (25%), ma decisamente più alto
rispetto alla Francia (17,5 per cento), alla Germania (23,9%) e all´Austria
(23,1%).
Molto meglio è andata alle imprese, che nello stesso periodo hanno visto
scendere la pressione fiscale di due punti, dall´8,6 al 6,6 per cento. Anche
qui – con buona pace degli imprenditori che reclamano misure per la
competitività – Francia, Germania e Austria sono avvantaggiate (il peso fiscale
è rispettivamente del 5,7 per cento, 3,5 e 5,1%) ma la media europea è più
alta (8,1 per cento).
L´Ocse non discute sulle intenzioni della politca fiscale – «nel periodo che va
dal 1995 al 2003 le tasse a carico delle famiglie sono state
progressivamente differenziate a seconda del numero dei componenti e dei membri
a carico» – ammette. Ma precisa che i risultati finali sono stati piuttosto
deludenti: «Il sistema di tassazione è diventato complesso e non più in
grado di consentire alle famiglie di trarre pieno vantaggio, così come di
garantire obiettivi di equità». A peggiorare la situazione, insomma, ci si è
messa anche la complessità delle norme, difficili da interpretare e
applicare: deduzioni e detrazioni vanno misurate su presenza di figli
carico, figli sopra o sotto i tre anni, coniuge con o senza reddito, presenza o
meno di disabili. Alla fine, nella ridda delle norme, qualcosa si perde.
Non solo, l´Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico mette
sotto accusa anche il sistema della no tax area. La riforma introdotta dal
governo Berlusconi nel 2003, spiega, ha sì ridotto il carico fiscale delle
famiglie a reddito basso e di quelle numerose della fascia intermedia, ma al di
sopra di un certo livello di reddito – che varia a secondo dei componenti del
nucleo familiare – le detrazioni non sono state più garantite. E questo,
secondo lo studio, ha indebolito in parte il sistema delle agevolazioni. Meglio
è andata alle aziende, dove le ultime riforme – quella sull´Ires soprattutto –
hanno portato ad un «radicale cambiamento» del sistema fiscale diventato più
semplice e snello.
Sotto accusa anche i comportamenti tenuti dall´Italia per rispettare i
parametri di Maastricht: gli aggiustamenti degli anni Novanta – ricorda
l´Ocse – sono stati raggiunti più che altro grazie all´aumento delle entrate e
alla riduzione degli interessi pagati sul debito pubblico. Poco si è fatto
per contenere la spesa.