Si parla già di data precisa per le prossime elezioni politiche (pare scontato che ci saranno in Aprile 2013), ma, in realtà, è da tempo che tutto il “quadro politico” si è rimesso in movimento…
La cosiddetta “crisi della politica” è il bersaglio cui i media cercano di canalizzare il malcontento delle vittime della crisi economica, cioè i lavoratori ed i proletari in genere. Non si parla d’altro, infatti, che delle ruberie dei “politici”! Certamente vi sono, e sono tante, ma restano, né più e né meno, quelle di sempre; alla borghesia, però, “fa gioco” parlarne ora!
…Magari il malcontento può divenire rabbia, ed è “meglio” indirizzarla preventivamente verso falsi obiettivi… E che siano falsi lo dimostra la fine che ha fatto la stessa indagine “Mani pulite”, che tanta fiducia aveva ottenuto anche tra gli oppressi e gli sfruttati!
A tutti i partiti appare elettoralmente pericoloso il “Movimento 5 Stelle” di Beppe Grillo, definito “antipolitica”, che alle ultime elezioni amministrative ha spesso raccolto percentuali a due cifre. In realtà, come a suo modo Di Pietro, il comico non fa che riportare nell’alveo istituzionale il generico dissenso. Su questo piano, si parla anche di prossime “liste civiche” nazionali e di “rimescolamenti di carte” e di alleanze, mentre, all’ombra del P.D., lo stesso progetto di S.E.L., che avrebbe dovuto rappresentare il “popolo della sinistra” che abbandona anche formalmente “ogni velleità”, ultimamente appare in appannamento ancor prima di “partire” davvero…
Rimane allora l’ultima trovata di un ceto politico “di sinistra”, che non si rassegna mai a stare fuori dal Parlamento, suo “habitat” naturale, e che lancia una proposta “nuova”: due referendum (uno contro lo stravolgimento dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori e l’altro contro l’art.8 del D.L. n.138/’11) sul tema del
lavoro! Da lì dovrebbe poi partire un’alleanza elettorale fra le forze che si vorranno opporre al Governo Monti (anche se già gran parte della “Federazione della Sinistra” avverte che non rinuncerà all’eventuale alleanza di governo col P.D.)…
Naturalmente, quelli sul lavoro pare non siano gli unici referendum “in ballo”, su cui concentrare l’impegno dei militanti! E, per non restare fuori dal discorso, anche una forza come il PCL di Ferrando, pur disdegnando ogni prossima alleanza col PD, appoggia le raccolte di firme…
Non va nascosto che a trainare l’attuale operazione referendaria, dandole una patente di “alternatività”, c’è la “nuova” ideologia del “bene comune”, alla quale, in un modo o nell’altro, verrebbe assimilato perfino il lavoro. In sostanza, il bene comune a tutta la popolazione (e perciò a tutte le classi sociali) dovrebbe essere in mano pubblica, e non privata; va preservato, allora, democraticamente, dal “vento liberista”. Come se la proprietà pubblica di un bene, o di un servizio, non fosse perfettamente compatibile con questo sistema sociale di sfruttamento del lavoro!
Liberista o meno, è sempre capitalismo!
Ce ne sarebbe già abbastanza per disorientare i lavoratori, quotidianamente vessati dalla crisi e dal Governo, che, come ha “candidamente” ammesso Monti, “ce ne aggiunge del suo”! Ed, invece, tutto ciò non basta! Questa volta, addirittura tra i promotori del referendum, troviamo anche pezzi di CGIL di non poco conto: la FIOM, l’Area “Lavoro e Società”, l’Area Programmatica “La CGIL che vogliamo”, e perfino l’ultima nata, l’Area “Rete 28 Aprile – Opposizione in CGIL”! Evidentemente si sono dimenticati che, in materia di lavoro, anche in condizioni migliori di quella attuale, tutti i referendum svolti sono stati letali per gli interessi dei lavoratori!
Ai promotori, politici e sindacali, non è stata di insegnamento neppure la recente vicenda degli ultimi referendum: per il Governo gli interessi della borghesia sono sacri, e non sono bastati nemmeno il 95% dei votanti contrari al profitto sull’acqua, per cambiare la realtà di fatto!
Questa insistenza sull’utilizzo dei referendum pare, allora, non avere logica… Ed in effetti, da un punto di vista classista, non ce l’ha!
Portare, infatti, i proletari a firmare, invece che a lottare, serve, eccome, ma alla borghesia! E sono solo fandonie quelle di chi dice che la raccolta di firme non è alternativa alla lotta: per una forza di classe sono, oggi più che mai, energie di militanti distolte dall’organizzazione di lotte. L’indebolimento subito, ad esempio, dalle lotte per l’acqua durante (e dopo) la raccolta di firme referendarie su quel tema è un dato di fatto oggettivo per osservatori attenti a questi aspetti!
A questo punto, viene spontaneo chiedersi cosa ci facciano quegli importanti pezzi di sinistra della CGIL tra i promotori, quando il compito di un sindacato dovrebbe essere quello di preparare risposte collettive di mobilitazione e di lotta per strappare condizioni migliori alle controparti…
Purtroppo è da tempo che CISL, UIL e maggioranza della CGIL hanno rimosso l’importanza del conflitto, ma ora paiono essere seguite su quella strada anche dalla FIOM, che pure era stata di ostacolo alle mire di Marchionne, e dalle stesse minoranze sindacali interne…
E’ in particolare la FIOM a deludere tanta parte della sua base. Dopo avere accettato, di fatto, la smobilitazione decisa dalla Camusso sull’art.18 della Legge 300/’70, prima ha elaborato la proposta di un “Patto per il Lavoro”a FIM, UILM e Federmeccanica, peraltro poi rivelatasi quantomeno oggettivamente inutile, poi ha, di fatto, espulso dalla Segreteria il dissenso su questa linea di accomodamento, cercando improbabili “sponde politiche”… Tale vana ricerca è poi sfociata nella scelta di candidare alle prossime elezioni “uomini della FIOM” nei partiti “a sinistra del PD”, invocando Landini come “il Lula italiano”.
Il cerchio si chiude. In fabbrica la prospettiva dei prossimi sei mesi pare essere, di fronte al feroce attacco del capitale e del governo, quella di vedere un gran numero di delegati ed attivisti sindacali, prima a raccogliere firme, invece che ad organizzare lotte, e poi a fare campagna elettorale per mandare sindacalisti in parlamento!
Oltre a ricordare ai lavoratori che da Lula presidente ha tratto beneficio soprattutto il capitale nazionale, mai così forte (mentre in Brasile le disuguaglianze di reddito sono oggi, per rendere l’idea, a livelli superiori a quelle dell’Albania, e la stessa povertà è a pari livello con Haiti!), va detto loro, a chiare lettere, che, soprattutto in questa situazione sociale e politica, i referendum saranno una disfatta comunque, sia nel caso della probabile vittoria referendaria dei contrari all’art.18, sia, in caso di una improbabile vittoria dei favorevoli, perché anche un tale esito verrebbe disatteso!
Questa volta più che mai è chiara la natura elettoralistica della campagna referendaria, insieme alla gravità dei danni che potrebbe portare alla classe. E poi, in un momento come quello attuale, in cui la sfiducia nelle istituzioni potrebbe finalmente allargarsi e radicalizzarsi, cominciando a cambiare i rapporti di forze fra le classi, le raccolte di firme in corso non hanno altro che una funzione di recupero preventivo tra i lavoratori!…
Alternativa di Classe
tratto dal “foglio del 27-10-’12 in occasione del “No Monti Day”