ITALIA, GAS-PETROLIO, AMERICA LATINA
CORRIERE Sab. 13/5/2006
Gabriele Dossena
Incontro con il leader venezuelano. La Bolivia vuole
entrare nell’ Opec. Ieri il prezzo del greggio è sceso a 72 dollari
Volano i profitti del gruppo: nei primi tre mesi gli
utili a quota 3 miliardi
Ripristinando buoni rapporti col VENEZUELA l’ENI potrebbe
riconquistare una quota del suo mercato petrolifero anche maggiore di prima
La
BOLIVIA (grande produttrice di GAS) vuole entrare nell’OPEC
Proposta
di CHAVEZ: creare un nuovo ente (“Petro-Euroamerica”) che esplori la possibilità
di una cooperazione EUROPA-AMERICA LATINA-NORDAFRICA.
Continua
la salita del fatturato dell’ENI.
MILANO – Diplomazia al lavoro per ricucire le relazioni
tra Eni e Venezuela. Un’ offensiva che schiude la possibilità di nuovi
spiragli, dopo la decisione del governo di Caracas di imporre pesanti imposte
alle compagnie petrolifere che operano sul territorio venezuelano, e la
conseguente immediata rinuncia ad accettare simili condizioni da parte della
società guidata da Paolo Scaroni.
La recente visita in Italia di Hugo Chavez, presidente
del Venezuela, ha offerto l’occasione per una serie di contatti telefonici tra
lo stesso leader e Scaroni. Contatti che poi sarebbero culminati con un
incontro diretto svoltosi a Vienna nelle ultime ore. Obiettivo: trovare una
possibile intesa che sblocchi la situazione di stallo nei rapporti tra la
compagnia petrolifera e il governo venezuelano. E magari possa anche
contribuire a rafforzare il ruolo dell’ Eni. Del resto, visto che il Venezuela
dispone di riserve petrolifere per almeno 300 miliardi di barili, sono
facilmente intuibili le enormi potenzialità del Paese latinoamericano. Non
solo. Il presidente Chavez ha lasciato intendere che una fetta consistente
delle riserve, circa 50 miliardi di barili, potrebbero essere sfruttate proprio
dall’ Eni.
Ormai non è più un mistero che l’ intera America Latina
intenda sfruttare al massimo l’ attuale andamento, alle stelle, dei prezzi del
petrolio. Dalla Bolivia, secondo produttore di gas del Sudamerica, il
neopresidente Evo Morales, ha chiesto la possibilità di entrare a far parte
dell’ Opec, il cartello che raggruppa i maggiori produttori mondiali di gas
e petrolio. E ieri Chavez ha lanciato l’idea di creare un nuovo ente,
«Petro-Euroamerica», a cui affidare il compito di esplorare le possibilità di
una nuova cooperazione energetica tra Europa e America Latina, nel quale
potrebbero essere coinvolti anche alcuni Paesi del Nord Africa, come Egitto,
Libia e Algeria.
Intanto per l’ Eni i conti economici 2006 stanno
marciando verso un nuovo ennesimo record. Le premesse ci sono tutte. Per
effetto soprattutto del caro-petrolio (che comunque ieri, dopo una settimana
sempre in tensione, ha chiuso «in calo» a 72 dollari al barile). Ma non solo.
Con profitti netti che nei primi tre mesi dell’ anno sono cresciuti del 21,6%
fino a sfiorare i 3 miliardi (2,97 per la precisione) e un utile operativo
adjusted aumentato del 27% a 5,53 miliardi, determinato in particolare dal
forte incremento (+63%) registrato nel settore Exploration e production,
sembrano proprio esserci tutti i presupposti «per un nuovo anno di crescita»,
come ha commentato l’ amministratore delegato Scaroni.
Il flusso di cassa netto,
che ha raggiunto i 5,9 miliardi, ha consentito di coprire i fabbisogni
determinati dagli investimenti tecnici (1,34 miliardi) e dall’ acquisto di
azioni proprie (per 300 milioni). L’ indebitamento finanziario netto è stato
ridotto a 4,2 miliardi.
Annunciato un incremento a 9,7 miliardi (+31%) degli investimenti tecnici. La
produzione, che ha raggiunto nel trimestre 1,83 milioni di barili al giorno, è
destinata a crescere del 3% entro fine anno. Tutti dati che però non hanno
trovato un analogo riscontro ottimistico tra gli operatori di Piazza Affari: il
titolo Eni ha chiuso a 23,82 euro, in calo dell’ 1,20% (meglio della Borsa
scesa dell’ 1,82%).