LUCA
IEZZI
Mosca blocca impianto petrolifero. Bruxelles: favore a
Gazprom
ROMA – Nuovo braccio di ferro sull´energia tra
Ue e Russia. L´oggetto del contendere è il progetto della Shell da 20 miliardi
di dollari nell´isola di Sakhalin bloccato dal ministero dell´Ambiente russo.
«La commissione ha preso la questione molto seriamente – ha indicato il portavoce
del commissario Ue all´Energia Andris Piebalgs – ci aspettiamo che la Russia
rispetti tutti gli accordi internazionali e quelli bilaterali con l´Unione
europea». La reazione di Bruxelles si affianca alle critiche piovute sul
Cremlino da Londra e Tokyo perché la decisione è vista come un tentativo di
influenzare le strategie delle imprese straniere nel settore del petrolio e del
gas in Russia.
Sakhalin 2 è l´unico grande progetto su territorio russo gestito al 100% da
stranieri: capofila è l´anglo-olandese Shell che possiede il 55% del consorzio,
poi ci sono le società giapponesi Mitsui e Mitsubishi con il 45%. La
piattaforma in costruzione a largo della remota isola nell´Oceano Pacifico
oltre ad estrarre di petrolio e gas (già prodotti 70 mila barili al giorno)
ospiterà anche uno dei più grandi impianti al mondo per la liquefazione del
metano. La messa in funzione è prevista per la seconda metà del 2008 ma
parte della produzione è già stata venduta in Giappone e negli Stati Uniti.
L´accusa neanche tanto velata che arriva da Bruxelles e da tutte le parti
coinvolte è che i dubbi "ecologici" dei russi siano solo una forma di
pressione sugli investitori per rinegoziare gran parte degli accordi stipulati
all´inizio degli anni ‘90 considerati troppo favorevoli per gli stranieri.
Sakhalin 2 è il più grande investimento che coinvolge capitali non russi e
l´azienda di Stato, Gazprom, da oltre un anno è in trattativa con Shell per
rilevare un 25% del consorzio.
La reazione ufficiale di Gazprom al ritiro dell´autorizzazione è stata di
interrompere i colloqui, ma per tutti gli osservatori grazie al
"favore" del governo, potrà tornare alla carica sfruttando le
difficoltà di Shell: si stima che la nuova procedura di autorizzazione allunghi
di almeno sei mesi i tempi del progetto e farà lievitare ulteriormente i costi
già raddoppiati rispetto agli inizi.
«Un prolungato ritardo di questo progetto, che è un simbolo della
cooperazione russo-giapponese – ha dichiarato il segretario generale del
governo nipponico, Shinzo Abe – avrà un impatto negativo sull´intero complesso
delle relazioni con la Russia», proteste anche dagli americani che temono per
il progetto gemello nell´area guidato Exxon su cui il ministero russo ha già
espresso perplessità analoghe.