Electrolux, il pensionato torna in azienda

22/10/2006

CORRIERE  
Giuliana Ferraino

A Pordenone si richiamano ex
lavoratori, ma il modello concertativo è in crisi

Electrolux richiama pensionati per
istruire i nuovi dipendenti.

L’azienda,
dove si sperimentano la partecipazione dei lavoratori a tante responsabilità,
conduce le vertenze con un metodo “concertativi” che però non hanno impedito un
recente aumento della conflittualità.

MILANO — Mario Ros, 58 anni, è andato in pensione il
primo gennaio 2002 dopo l’ultimo stipendio in lire (800-900 euro di oggi) e 37
anni di lavoro, di cui gli ultimi 33 alla Electrolux Zanussi di Porcia, in
provincia di Pordenone, prima come operaio, poi collaudatore e riparatore.
Adesso il maggior produttore mondiale di elettrodomestici lo ha richiamato in
fabbrica
. «Mi ha telefonato il mio ex capo linea, Gianni Dal Ben, andato in
pensione sei mesi dopo di me, ma con il quale sono sempre rimasto in contatto
in questi anni. E mi ha chiesto di aiutarlo a far funzionare una linea di
montaggio di notte», racconta Ros. Che ha accettato subito: «Dopo 5 anni,
all’inizio sarà un po’ dura tornare alla catena di montaggio. Non ho mai fatto
il turno notturno, ma è una sfida».

A Porcia c’è il maggiore stabilimento europeo di Electrolux (produce
fino a 2 milioni e 200 mila lavabiancheria all’anno) e qui è stata
trasferita parte delle commesse dopo lo smantellamento, più veloce del
previsto, dell’impianto di Norimberga, che sfornava 700 mila lavatrici l’anno.
La fabbrica di Porcia, però, già marcia a pieno regime, a causa di una forte
ripresa della domanda
, tanto che per garantire una produzione di 11 mila
lavatrici al giorno, il sindacato ha siglato un accordo per il lavoro
straordinario il sabato mattina, con 300 nuove assunzioni a tempo determinato.
La situazione di emergenza ha perciò costretto l’azienda a introdurre una
novità assoluta: il turno notturno
, con una linea di montaggio dalle 21.30
alle 5.30 del mattino. Ha assunto una sessantina di giovani, con contratti a
tempo determinato. E, per addestrarli e coordinarli, ha richiamato al lavoro,
sempre con contratto a termine, una decina di ex pensionati come Ros
.
L’impegno previsto è per due mesi. Si comincia il 30 ottobre.
Lavoro notturno e pensionati, ai quali l’Electrolux aveva già fatto
ricorso per avviare nuovi stabilimenti in Polonia e in Russia, sono gli
ultimi casi di un gruppo che ha portato in fabbrica molte soluzioni nuove
nell’organizzazione del lavoro e delle relazioni industriali, a cominciare dal
suo modello scandinavo della partecipazione e del coinvolgimento dei lavoratori
nel processo produttivo
. Electrolux è stata infatti la prima azienda in Italia
a creare, nel ’95, un consiglio di sorveglianza, che apriva le porte ai
rappresentanti del sindacato, per condividere le strategie aziendali con il
management
. E, nel ’97, ha dato vita alla commissione di garanzia, per
regolare le controversie in fabbrica
. In tema di organizzazione del lavoro,
ha permesso l’autogestione dell’orario. Come il «tre per due», dove tre
persone si dividono due turni di lavoro (16 ore)
, con una commissione ad
hoc che combina le diverse esigenze.
Ha ottenuto un accordo per lo «spostamento di masse d’orario», per aumentare
le ore settimanali nei periodi di picco di produzione
e ridurle nei periodi
di calma. Ha inserito nel contratto la «banca delle ore», per accumulare le
ore di straordinario da godere successivamente con periodi sabbatici o per
anticipare la pensione
; o i cosiddetti «long term leaves», per
conservare permessi e giorni di vacanza e consentire periodi lunghi di ferie
.
Ha introdotto la retribuzione variabile alla catena di montaggio,
legando una quota del salario degli operai alla produttività. Ha sperimentato
il tele- lavoro nel settore impiegatizio. Ha aperto le porte della rappresentanza
sindacale agli stranieri
: nel 2004 la 23enne Lihan Guan, operaia nello
stabilimento di Susegana, è diventata la prima sindacalista cinese in Italia. E
oggi la fabbrica di Porcia ha 4 gahanesi nella Rsu su 35 rappresentanti.
Da alcuni anni, però, il modello partecipativo che ha facilitato queste
innovazioni è in crisi, la commissione di garanzia non funziona più e la
conflittualità è aumentata. Anche sul ricorso ai pensionati il sindacato ha
storto il naso, perché «l’ azienda ha deciso tutto senza negoziare»
,
sostiene Gabriele Santarossa nella Rsu in quota Uilm, anche se questo era «il
modo più veloce per affrontare l’emergenza». E nell’integrativo in
discussione i rappresentanti dei lavoratori vorrebbero smantellare il
meccanismo di salario variabile
.

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