Dopo un processo sommario durato soli 3 giorni, ieri la magistratura egiziana ha condannato alla pena capitale 529 sostenitori dei Fratelli Musulmani accusati di aver partecipato all’assalto della stazione di polizia di Minya il 14 agosto 2013, dove sono state uccisi diversi poliziotti.
Secondo i difensori, la sentenza è tanto ingiustificata che non potrà essere confermata in appello. Se attuata, sarebbe la più ampia esecuzione di massa dell’Egitto moderno. Al momento solo 123 dei condannati sono in arresto, gli altri ancora latitanti (fonte: agenzia Reuters).
I Fratelli Musulmani sono un’organizzazione politica reazionaria, che predica la passività sociale e la legittimità dello sfruttamento in cambio dell’elemosina dei ricchi verso i poveri; se la loro base sociale sono le classi meno abbienti il loro riferimento è una borghesia liberista che mal tollera la supremazia delle imprese di stato guidate dai militari. Dopo anni di acquiescenza verso il regime di Mubarak hanno sfruttato il disastro sociale di cui sono vittima proletariato e masse di diseredati egiziani per vincere le elezioni, ma sono poi stati logorato da quella stessa piazza che aveva indebolito Mubarak prima e lo SCAF poi. Come documenta Amnesty International hanno fatto ampio uso di repressioni e assassinii sia durante il loro governo sia dopo la cacciata dal potere.
Il sanguinoso putsch del luglio 2013 in cui sempre Amnesty International ha accertato almeno 1089 vittime, ha riportato al potere i militari e il loro capitalismo in divisa. Ancora oggi il terrorismo di stato egiziano non ha affatto allentato la sua morsa repressiva: assassini di manifestanti, numerose condanne a morte, giornalisti arrestati con l’accusa di terrorismo, processi sommari e torture…
I governi occidentali che hanno sostenuto le rivolte in Ucraina – rivolte contro un regime di “democrazia tirannica”, ma animate in gran parte da forze politiche fasciste – hanno smesso da tempo di protestare contro gli assassinii del nuovo governo del Cairo. Per le borghesie di ogni colore e ogni nazione i diritti umani sono uno strumento da usare come pretesto per gli scontri con le altre nazioni (con la Russia oggi, con le borghesie del Medio Oriente o altre quando serve) o come strumento per stemperare le tensioni sociali che metterebbero a repentaglio il loro dominio, non certo un valore da difendere mettendo a repentaglio i proficui legami economici con la sanguinaria borghesia egiziana (secondo il sito di Panorama, allo scorso agosto l’interscambio commerciale dell’Italia con l’Egitto ammontava a 6 miliardi di dollari e coinvolge oltre 500 gruppo italiani).
Solo la lotta della classe lavoratrice potrà eliminare le istituzioni borghesi e le loro repressioni per dare vita a una nuova società senza sfruttamento né stati.
Combat – Comunisti per l’Organizzaizone di Classe