Quattro morti negli scontri di ieri. I fedeli del
presidente Gbagbo accusano caschi blu e francesi di appoggiare i ribelli
NAIROBI – Il fragile processo di
pace in Costa d’Avorio rischia di essere travolto dall’ondata di violenza che
ha, ancora una volta, colpito l’ex «colonia prediletta» dei francesi. Da tre
giorni i «Giovani Patrioti», cioè i fedeli del presidente Laurent Gbagbo,
stanno infiammando le piazze della capitale e delle altre città, capisaldi
delle forze governative. Protestano contro le truppe francesi e quelle dell’Onu
giudicate «alleate dei ribelli» e ne chiedono il ritiro. Ieri, a Guiglo, 330
chilometri a nord di Abidjan, una caserma del contingente del Bangladesh è
stata assalita dai dimostranti. I militari hanno sparato, prima in aria e poi
tra la folla: quattro civili sono morti. La caserma è stata evacuata e i
soldati sono stati fatti ripiegare su un campo più a nord nella zona
smilitarizzata. Ora si teme la reazione dei «patrioti» e si cerca di evitare
che la loro rabbia si trasformi in «caccia al bianco», come è accaduto nel
novembre 2004.
Dal settembre 2002 la Costa d’Avorio è divisa in due, dopo un tentativo di
colpo di Stato. A sud i governativi, a nord i ribelli di Guillaume Soro. Tra
loro una forza di interposizione di 10 mila caschi blu, inquadrati nella
missione Minuci (Mission des Nations Unies en Côte d’Ivoire). Da oltre un
anno i mediatori internazionali, i presidenti di Sudafrica, Thabo Mbeki, e
Nigeria, Olusegun Obasanjo, stanno cercando di trovare una soluzione pacifica
al conflitto. Il mandato del presidente Gbagbo scadeva nell’ottobre scorso,
ma l’Onu l’ha rinnovato per un anno. I primi di dicembre è stato nominato un
nuovo primo ministro «indipendente», Charles Konan Banny, gradito a tutte le
parti. Gli era stato dato come incarico principale quello di organizzare libere
elezioni entro il 2006.
La scorsa settimana Mbeki e Obasanjo avevano sostenuto la necessità di
dissolvere il parlamento, roccaforte del presidente, anch’esso ormai con il
mandato cessato. Il partito al potere ha reagito chiamandosi fuori dal processo
di pace. Conseguentemente è scattata la protesta dei «Giovani Patrioti», che
sono scesi in piazza circondando i palazzi dove sono sistemati i militari
francesi e i caschi blu e prendendo a sassate le loro auto.
Si teme che la guerra possa riprendere da un momento all’altro, nonostante da
più parte siano stati lanciati appelli alla riconciliazione.