Qualche giorno fa il premier britannico Boris Johnson ha dichiarato che non intendeva intraprendere misure di contenimento a fronte del coronavirus. Il suo il consigliere scientifico, Sir Patrick Vallance, è convinto che misure come quelle adottate in Cina o in Italia siano inutili, perché, a fronte di un danno enorme per l’economia, non garantisce nulla. Si contiene il virus, ma poi quando questo si ripresenta (ad es. in autunno) si è daccapo. Meglio cercare di “rallentare” il virus e lasciare “che si sfoghi”, che molte persone si infettino e in questo modo diventino per la maggior parte immuni. Ottenuta «l’immunità del gregge» il resto della popolazione è relativamente al sicuro.
Il Guardian ha messo le mani su un documento riservato del Public Health England (Phe), l’organismo esecutivo del ministero della Salute britannico, in esso si stima che la pandemia di Covid-19 potrebbe durare fino alla primavera del prossimo anno, contagiare anche l’80% della popolazione nei prossimi dodici mesi e costringere 7,9 milioni di pazienti al ricovero in ospedale. Secondo gli esperti di Johnson invece si infetterebbe circa il 60% delle persone, che per il Regno Unito (60 milioni di abitanti) significa 36 milioni di cittadini infettati.
Johnson ha genericamente parlato di prepararsi “a perdere le persone care”. Ma quanti sarebbero i morti? Il solito Sir Patrick Vallance ipotizza un tasso di mortalità dello 0,6% quindi “solo” 318 mila vittime. Questa prima presa di posizione di Boris Johnson, poi parzialmente ritrattata, è rivelatrice del cinismo del mondo degli affari, che non solo non era disposto a turbare i propri affari, ma nell’epidemia del coronavirus aveva visto addirittura un’occasione per svecchiare il paese e ridurre in questo modo ulteriormente le spese per il welfare, sanità e pensioni. Un malthusianesimo liberista di ritorno, con un’eco nazi sulla selezione della razza: un esempio della decadenza della società capitalista in uno dei centri della finanza mondiale. Peccato che oltre ai businessmen ci sia anche chi mette le persone – almeno quelle più vicine – davanti al denaro; e inoltre vedendo quanto succede in Italia non è difficile immaginare cosa succederebbe al sistema sanitario britannico, ancora più demolito di quello italiano, di fronte a milioni di contagiati… Per evitare un disastro che lo travolgerebbe, e sotto la pressione delle stesse Borse in caduta, anche Johnson ha dovuto correggersi e ora parla di contenere il contagio, anche se per ora con misure prevalentemente volontarie, lasciando aperte le attività economiche. Finché anche il suo governo non sarà costretto a prendere misure più drastiche, troppo tardi.
Un ragionamento malthusiano appunto, che non tiene conto della pressione dell’opinione pubblica, oggi ben poco pronta alla selezione naturale, davanti a 30 mila contagiati (di cui solo 15 mila circa davvero malati) come ben si vede oggi in Italia (certo noi siamo latini, ma insomma…).
Forse però, suggeriscono alcuni giornalisti, visto la stato in cui versa il Sistema sanitario inglese (NHS), semplicemente il Regno Unito non è in grado di reggere l’ospedalizzazione massiccia che si sta facendo in Italia e i conservatori non intendono spendere più soldi per la sanità, quindi la presa di posizione del governo è quasi obbligata. Se sostenibile poi si vedrà.
Nel frattempo, ci informa il solito Guardian, i più abbienti hanno ritirato i figli da scuola e li hanno inviati nelle residenze di campagna, come fecero i nobili fiorentini al tempo della Peste Nera o come fa Berlusconi nella sua villona a Nizza. Per la gente comune, per i lavoratori arriverà l’immunità di gregge, per la buona borghesia e i più benestanti c’è subito – o così sperano – l’immunità di classe.
I tagli draconiani a posti letto e personale sanitario peraltro accomunano Regno Unito e Italia.
Secondo i dati della Ragioneria di Stato dal 2009 al 2017 in Italia sono stati soppressi 46 mila posti nella sanità pubblica, di cui 8 mila medici, 13 mila infermieri professionali. Nella sanità privata sappiamo che non va meglio, ma mancano i dati. L’ANAAO, l’Associazione dei medici dirigenti, parla di 70 mila posti letto soppressi in Italia, sempre nel pubblico, negli ultimi 10 anni.
Vediamo qualche numero (i dati per l’Italia il Mistero della Salute li ha forniti nel settembre 2019, ma fotografano la situazione del 2017).
A quella data sommando le strutture pubbliche e private in Italia c’erano 192 mila posti letto (3,2 ogni 1.000 abitanti), con molte varianti regionali (con 3,9 posti letto nel Molise, prima in classifica, contro i 2,0 per 1.000 abitanti della Calabria, ultima in classifica).
Secondo Eurostat la media europea è di 5 posti letto ogni 1000 abitanti, anche qui con molte varianti paese per paese: si va dalla Germania (8/1.000), Bulgaria (7,5/1.000) e Austria (7,4/1.000) ai primi posti, fino ai fanalini di coda Danimarca (2,6/1.000), Regno Unito (2,5/1.000) e Svezia (2,2/1.000).
L’Ocse ci fornisce qualche dato relativo a paesi extraeuropei confrontabili per livello di PIL e reddito: nel 2017 al primo posto della classifica sui posti letto disponibili negli ospedali c’era il Giappone, con 13,1 posti ogni 1.000 abitanti, seguito dalla Corea del Sud (12,3), dalla Russia (8,1) a pari merito con la Germania. In fondo alla classifica dei paesi sviluppati Stati Uniti (2,8) e Canada (2,5), sui livelli inglesi.
I posti letto destinati in Italia alla terapia intensiva nel 2017 erano 5.090 (un numero molto vicino ai 5.100 citati dai quotidiani in questi giorni), circa 8,42 per 100.000 abitanti. Ma secondo i protocolli in vigore dal 2015 solo il 15-20% deve restare a disposizione per eventi eccezionali.
Per la terapia intensiva il confronto internazionale è difficile perché negli altri paesi c’è un dato non del tutto comparabile (cioè posti letto per casi acuti). Comunque uno studio medico attendibile che però si riferisce al 2012 parlava di 12 posti letto ogni 100 mila abitanti per Italia e Francia; 10/100 mila per la Spagna; 7/100 mila per il Regno Unito, ma 30/100 mila per la Germania ancora una volta la meglio attrezzata in Europa. E’ probabile che dopo 8 anni come in Italia negli altri paesi si sia tagliato a man bassa (n.b. i dati provengono da AGI 6 marzo 2020 e Manifesto 12 marzo 2020)
E’ in periodi come questo che i tagli alla salute si pagano con gli interessi.
Qualcuno perde in Borsa, ma in migliaia stanno perdendo prematuramente e dolorosamente la vita.