CONTRO LA REPRESSIONE DELLO STATO BORGHESE

Il caso di Alfredo Cospito, l’”anarchico-insurrezionalista” finito al carcere duro del 41-Bis dal maggio dello scorso anno, è diventato negli ultimi tempi un pretesto di scontro tra governo Meloni ed “opposizione”, tra “garantisti” e “giustizialisti”, tra “umanitaristi” e “non”, coinvolgendo appieno nella polemica i vari organi della magistratura.

Nella sostanza però non si può non vedere nella vicenda una escalation repressiva da parte dello Stato borghese, il quale si sta attrezzando di tutto punto per far sì che “ i manovratori” (“Chi vuole fare” secondo il linguaggio della Meloni) non vengano disturbati nella loro quotidiana opera di sfruttamento, oppressione, prevaricazione.

Si può poi discutere di come questo “disturbo” venga espletato, e sulle sue conseguenze. Alla luce della storia del movimento operaio riteniamo che i grandi cambiamenti non possano mai essere frutto di azioni individuali, più o meno “esemplari”, ma solo dall’azione delle masse, senza sminuire il ruolo delle singole personalità nell’indirizzarli.

Ma è indubbio che la classe dominante sia giunta ad un punto tale da non poter più tollerare “intralci” di alcun genere, siano essi di singoli o di collettivi, alla “gestione ordinaria” della moderna schiavitù.

Senza andare troppo a ritroso nel tempo, vengono in mente le misure persecutorie contro i migranti di Minniti-Salvini, i Decreti dello stesso Salvini in materia di ordine pubblico, il recente Decreto “anti-Rave” del neonato governo Meloni. Tutte misure che vanno a confluire nel calderone della repressione delle lotte sociali o comunque indirizzate contro ogni fenomeno di ribellione nei confronti dei “manovratori”.

Ne sanno qualcosa le lavoratrici ed i lavoratori “combattivi” – in particolare nella Logistica ma non solo – che negli ultimi anni hanno lasciato davanti ai cancelli dello sfruttamento morti ammazzati, feriti, arrestati, denunciati… per il solo fatto di provare ad esistere come uomini e non come schiavi.

La risposta dei “manovratori” è stata sistematicamente quella della polizia e della magistratura. Non a caso si sta servendo in tavola il “processone” a centinaia di lavoratrici/tori SiCobas della Italpizza di Modena, “rei” di non sottostare ai licenziamenti persecutori verso i loro delegati sindacali.

Il governo Meloni si accanisce su Cospito, confermando il provvedimento del 41-Bis preso dieci mesi orsono dal governo Draghi (Cartabia ministra della Giustizia), proprio per mettere ben in chiaro “l’aria che tira” in questo paese. Nulla di nuovo per quanto concerne la sostanza, ma qualcosa di nuovo sulla forma e sulle tempistiche.

L’esecutivo di Destra-Centro, nulla potendo in ordine al miglioramento delle sorti del “popolo”, allineato pancia a terra sulla guerra e sul riarmo, impegnato come non mai nelle spartizioni affaristiche e delle prebende elettorali, deve forzatamente schiacciare il pedale sull’”ordine” e sulla “sicurezza”.

La conferma dell’odiosa misura del 41-Bis contro Cospito (equiparato nei fatti ad un boss mafioso pluriomicida) oltre ad essere sproporzionata anche da un punto di vista della giustizia borghese, può dare il via a un inasprimento generalizzato della repressione contro le lotte delle avanguardie di classe, come già sta avvenendo con le accuse di “associazione a delinquere” ai disoccupati 7 Novembre di Napoli come agli attivisti SI Cobas, NO Tav e delle lotte per la casa.

Per questo sosteniamo la campagna per il ritiro immediato del 41 bis ad Alfredo Cospito.

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