Dopo tanti tentennamenti, e dopo ben sette anni (!!!) CGIL e UIL hanno proclamato lo sciopero generale.
Motivo dello sciopero: il mancato “contentino” da parte di Draghi dello sgravio Irpef, per un anno, sui redditi sopra i 75 mila euro. Per il resto, tutto si sarebbe accettato!!! Dalle pensioni, al fisco, alla presa in giro sulle delocalizzazioni.
Obbiettivo di CGIL e UIL: “essere ascoltati” dal governo e riammessi al tavolo della “concertazione”; dove da “concertare” c’è ben poco, se non i costi che i lavoratori sono chiamati a pagare sull’altare della “Ripresa”: più inflazione, che decurta i salari, già calati del 2,9% negli ultimi trent’anni (per chi ancora ce l’ha un salario); più libertà nei licenziamenti e precarietà nelle assunzioni, perché gli imprenditori devono avere carta bianca per ricominciare a produrre ricchezza: la LORO ricchezza!
Sembra incredibile, ma a ciò si riduce la chiamata allo sciopero generale di CGIL e UIL, dopo che in questi ultimi anni – col loro più totale assenso – è andata a pieno regime la macelleria sociale del padronato, il quale non ha mancato di utilizzare a tale scopo anche l’emergenza Covid.
Restano infatti come prima le condizioni che hanno aggravato l’epidemia in corso: superaffollamento nelle classi scolastiche e mezzi pubblici, sanità di base insufficiente, e pazienza se il vaccino – per quanto indispensabile – dà ancora una copertura parziale soprattutto di fronte alle continue varianti.
In compenso l’epidemia ha dato il pretesto a governo e padroni di ridurre il diritto di sciopero e di manifestazione. Gli operai combattivi che nelle Logistiche, da anni, hanno strappato miglioramenti e fatto argine all’attacco padronale ci dimostrano che gli interessi dei lavoratori si difendono solo con la lotta. Una lotta che può vincere solo se unisce TUTTI i lavoratori: italiani e stranieri, regolari e precari, uomini e donne, statali e privati. Una lotta che segni un deciso cambio di passo rispetto alla precarizzazione del mercato del lavoro, alla demolizione del salario e dei diritti che hanno caratterizzato la politica di CGIL-CISL-UIL.
Ci sembra perciò necessario riproporre a tutti i lavoratori combattivi che sono oggi in piazza i punti salienti della piattaforma su cui i sindacati di base hanno condotto lo sciopero generale dell’11 ottobre scorso:
– No ai licenziamenti! Unire le lotte delle aziende che licenziano, insieme a occupati e disoccupati!
– Forti aumenti salariali, salario medio garantito a occupati e disoccupati: nessuno deve lavorare per meno di 10 euro l’ora per 14 mensilità! Basta contratti-svendita, che siano “pirati” o confederali!
– Detassazione del salario medio, patrimoniale del 10% sul 10% pin ricco! Sanità pubblica, universale, gratuita, per la prevenzione sul territorio! No spese militari!
– Lottiamo anche per un mondo migliore, contro l’oppressione di genere in ogni sua forma, contro inquinamento, nocività e devastazione ambientale (non per il business della green economy!), parità di diritti agli immigrati, abolizione dei decreti sicurezza!
– Libertà di organizzazione, manifestazione e sciopero; rappresentanze democratiche per i lavoratori, indipendentemente dal sindacato di appartenenza!
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