Germania, PI, contratto, scioperi
[Faz 06-05-19, WSWS, 06-06-07]
Contratto pubblico impiego in
Germania
Dopo 14 settimane di sciopero, il più lungo del settore dal
dopoguerra, e dopo due messi di rottura delle trattative, il sindacato Ver.di
ha concordato la riforma del contratto per 800mila dipendenti del pubblico
impiego.
La riforma del contratto concordata per i dipendenti di Stato
e comuni vale ora anche per quelli dei Land.
-
Il contratto andrà in vigore se ratificato dal 1°
novembre 2006. -
Prolungamento dell’orario di lavoro differenziato nei
Land, tra le 38,5 e le 40 ore la settimana; in media nella Germania Ovest
39,22. -
gratifiche scaglionate in base alle fasce di salariali
e corrispondenti al 95, 80, 50 o 30% di un salario mensile; finora le
gratifiche per ferie e natalizie erano per tutti l’82% del salario. -
Nei Land occidentali aumenti salariali del 2,9% a
partire dal 1° gennaio, in quelli orientali dal20081° maggio 2008. -
Una tantum differenziata per fasce salariali di 450,
300, 100€ l’anno. -
Accordo anche per i medici delle cliniche universitarie
e per gli ospedali dei Land: salario da 3091 a 3600, per il primo anno di lavoro,
per gli anni seguenti saliranno a 3800, 3950, 4150, 4500 il mese. Verd.i
chiederà all’associazione di settore Marburger Bund di aderire all’accordo. -
Il sindacato dei medici: Ver.di organizza solo una
manciata di medici e non ha legittimazione per concludere un contratto. -
Il presidente di Verd.i, Bsirske: saranno raddoppiate
anche le indennità del personale ospedaliero che coopera strettamente con i
medici, evitando la divisione interna.
Il sindacato di polizia si è detto soddisfatto per
l’accordo.
———————————
Critica WSWS
Secondo il presidente di Ver.di, Bsirske, l’83,5% degli
iscritti hanno votato a favore dell’accordo stipulato con tutti i Land, tranne
l’Assia e Berlino. Se per il passato il regolamento sindacale prescriveva il
consenso di che almeno il 25 dei lavoratori; nel 1994, quando l’80% votò contro
l’accordo contrattuale, la direzione sindacale ignorò la consultazione e poi
eliminò il minimo di consenso richiesto per l’approvazione.
Dato che la commissione negoziale del sindacato Ver.di aveva
già accettato il nuovo contratto con 75 a favore, 13 contro e 5 astensioni, esso
sarebbe entrato in vigore anche se la maggioranza degli scioperanti l’avesse
respinto.
-
Il contratto apre la porta a lavoro aggiuntivo non
pagato e a riduzioni di indennità; consente differenziazioni regionali,
dividendo i lavoratori. -
Consente ai governi dei Land di mettere in atto
condizioni di lavoro flessibili in tutto il settore del pubblico impiego. -
I datori di lavoro avevano già rescisso il vecchio
contratto nel marzo 2004 e imposto arbitrariamente peggiori condizioni di
lavoro , in Bassa Sassonia lorario settimanale venne aumentato da 38,5 a 40 h.;
a 41 in NRW, e a 42 in Baviera; cancellata la gratifica per ferie e ridotto del
30% quella natalizia. -
In futuro le ore di lavoro verranno calcolate secondo
una formula complicata in ogni Land, le ore effettive settimanali di lavoro saranno
39,73 in Baviera, e 39,72 in NRW, leggermente inferiori in altri Land. -
Dal 2008 l’orario di lavoro sarà contrattato solo a
livello di Land. -
Ver.di ha accettato clausole speciali che consentono
all’amministrazione ospedaliera di ridurre temporaneamente, fino al 10%, i
salari in ospedali che si trovino in condizione finanziaria critica. -
Per due anni i salariati del PI non riceveranno aumenti
salariali, e poi avranno + 2,9%, che con l’inflazione e il +3% dell’IVA dal
gennaio 2007 significa un’erosione del potere d’acquisto. -
Benché la maggior parte dei medici non sia organizzata
in Ver.di, quest’ultimo insiste affinché i medici ospedalieri accettino il contratto
da esso stipulato; il Marburger Bund, la maggiore associazione sindacale dei
medici ospedalieri, l’ha respinto; tra le motivazioni del rifiuto: i giovani
medici dovrebbero accettare una riduzione salariale dell’8%, inaccettabile il
livello delle retribuzioni per gli straordinari e la reperibilità. -
Ver.di ha cercato di contrapporre infermieri a altri
addetti ospedalieri ai medici, parlando di privilegi dei medici a spese del
rimanente personale. A parte i primari, con retribuzione regolata a parte, i
giovani medici devono sottostare a pesanti condizioni di lavoro; chiedevano
aumenti salariali del 30%,. a copertura di tagli precedenti. -
Durante l’intero periodo di sciopero Ver.di non ha
attaccato il governo di Grosse Koalition, e neppure chiesto spiegazioni a SPD e
CDU per gli attacchi contro i disoccupati [Revisione della riforma della Hartz
IV per riduzione costi]. -
Ver.di si è alleato con il presidente dei datori di
lavoro PI, CDU Möllring, contro i medici in sciopero. -
Il legame con la CDU è apparso evidente nel congresso
delle confederazioni sindacali tedesche, 2/3 delle quali appartengono a
IG-Metall e Ver.di: Ursula Engelen-Kefer dell’esecutivo, a volte critica verso
la SPD, è stata sostituita con sostituita con Ingrid Sehrbrock, CDU. -
Handelsblatt, giornale della finanza tedesca: La
confederazione sindacale DGB vuole dimostrare la disponibilità al dialogo con
la Grosse Koalition, in particolare con CDU/CSU.
Il sindacato si assume la responsabilità di difendere la Germania come
sito di produzione e di migliorare la competitività internazionale della
Germania accettando tagli al welfare, dividendo i lavoratori e mettendoli gli
uni contro gli altri a livello internazionale. (Vedi anche negoziato sindacale
con Sarkozy in Francia e appoggio del sindacato al governo Prodi che ha un
programma politico molto simile a quello della Merkel, in Italia).Wsws 06-06-07
Germany: Public service union
functions as agency of the state
By Sybille
Fuchs and Ulrich Rippert
–
On May 29, the German public service union Verdi officially
called off its 14-week strike, the longest work stoppage in Germany’s post-war
history.
According to the head of Verdi, Frank Bsirske, 83.5 percent of members
voted to accept the contract that had been agreed ten
days before by the union and all of the state governments, with the exception of Hesse and
Berlin.
–
The new contract imposes major concessions in working
conditions. Verdi conducted
the strike in such a limited and passive manner that it demoralised the
union membership, rather than mobilising them to maximize the pressure on the
employers.
–
In the end, the membership vote was something of
an irrelevancy. In the past, the union’s rules prescribed a minimum
level of 25 percent agreement before a new contract could be accepted. But in
1994, when nearly eighty percent voted against a contract, the union leadership
simply ignored the ballot and then removed the minimum requirement from the
union rules.
Since Verdi’s negotiating committee had already voted by a large
majority to accept the new contract (75 in favour, 13 against, 5 abstentions), it
would have taken effect even if the majority of striking members had rejected
it.
The leadership around Bsirske had mobilised the union’s
entire propaganda apparatus to talk up the new contract.
–
According to the union’s press
statement, the new contract had “put a stop” to attempts by the employers to
“unilaterally extend working hours.” It had, moreover, “successfully defended”
the principle of one contract for all workers. A union flyer boasted that
“the agreement with the state governments has strengthened the public service!
Solidarity has prevailed!”
Nothing could be further from the truth.
–
Verdi has signed a contract covering 800,000 public
service workers that opens the door to unpaid additional work and cuts in
benefits, and also allows for regional differences that give the
employers ample latitude for playing off workers against one another to force
them to accept further concessions. The agreement will, above all, enable the state governments to implement
“flexible” labour conditions throughout the public service.
The contract includes the following:
–
Longer working hours
The employers had already rescinded the old contract in March 2004 and arbitrarily
imposed poorer conditions for new employees. The work week was extended from 38.5 hours to 40
hours in Lower Saxony, 41 hours in North Rhine Westphalia and as high as 42
hours in Bavaria. Holiday
pay was completely eliminated and the Christmas bonus cut by around 30 percent.
–
In future, working hours will be calculated on
the basis of a complicated formula in each state. As a result, the effective number of hours worked
per week will be 39.73 in Bavaria and 39.72 in North Rhine Westphalia.
In the other states it will be slightly lower. This is the reality behind the
union’s boast that it had blocked the attempt to raise the work week to 40
hours.
For the employers, the regional differences in working
hours represent an important step toward the break-up of nationally
agreed conditions. From 2008, working hours will be agreed purely at the state
level.
Verdi has also agreed to special clauses allowing hospital
management to temporarily cut wages at facilities that claim to be in a
critical financial condition. This could lead to average wage losses of up to 10 percent. It will,
moreover, allow hospitals that were hit by the strike to push the costs onto
the backs of the workers.
* Cuts in real wages
Public service workers will not receive a pay increase for two years, and then they will get only 2.9 percent. Inflation and a 3 percent increase in the value added
tax from January 2007 will result in a further erosion of their income.
Undermining the hospital doctors’ strike
–
The new contract negotiated by Verdi completely undermines
the ongoing strike by hospital doctors. Although most of these
physicians are not organised
in Verdi, the union is
insisting that they be covered by the agreement.
Verdi chief Bsirske expressly
solidarized himself with the efforts of the employers to force hospital doctors
to submit. He criticized the Marburger Bund, the main body representing
hospital doctors, for rejecting the new contract and supported the employers’
attempts to force it upon them.
“The unity of collective bargaining has been restored in the hospitals,” he said, adding that he welcomed the fact that the employers saw things in the same way.
–
The doctors’ contract that Verdi signed is far worse than
the one the employers had already offered the striking
physicians, and which they had rejected as insufficient.
–
The Marburger Bund has listed more than ten reasons why the
Verdi agreement is unacceptable to the strikers. For
example, young physicians, who
already earn very little, must accept a loss in earnings of over 8 percent;
the levels of overtime and on-call pay are unacceptable; and so on.
Bsirske and the Verdi leadership have cynically justified their
strike-breaking by arguing they are for solidarity and unity. Verdi
claims it has succeeded in recovering the right to negotiate on behalf of the
physicians and thereby prevented a division between different sections of
hospital staff. According to
Verdi, the Marburger Bund is not a real union and is simply trying to secure
privileges for the physicians at the expense of other hospital staff.
Some weeks ago, Bsirske warned against “overblown concessions to the
medical profession” and had tried to whip up nurses and other hospital
employees against the striking doctors. Verdi functionaries claim that
“the privileges of the physicians” were at the expense of other staff because of
limits in “the available hospital budgets.”
–
This demagogy recalls the lying arguments used more than
two decades ago to justify the destruction of PATCO, the American air traffic
controllers’ union. At that time the other American unions refused to
defend the controllers against the Reagan administration, which sacked all the
strikers, arrested strike leaders and financially ruined the union. The
smashing of PATCO opened
the floodgates for a frontal
assault on wages and social conditions that continues to the present
day.
Verdi’s agitation against the physicians
goes against the most elementary principles of working class solidarity. In
reality, the demands of the hospital doctors are entirely justified. The time
when such physicians represented a privileged grouping is long past. Apart from senior consultants,
whose remuneration is regulated separately, the vast majority of hospital physicians today are forced
to work under very difficult conditions.
It is not uncommon for years of
internships and temporary posts to follow a protracted period of study and the
accumulation of massive education-related debts. Even those who manage to
secure a permanent post are confronted with cutbacks, long hours of overtime,
unpaid on-call duty, and the burdens of administrative work.
–
The demands of the physicians,
who have been on strike for weeks, have nothing to do with privileges. The initial demand for a 30 percent
salary increase (which has since been sharply reduced) was calculated to
compensate for earlier pay reductions, including cuts in the Christmas bonus
and holiday pay. The doctors are demanding fair compensation, regulated
working hours and decent social standards—things that were previously the norm
in other sections of the public service.
It is not the striking doctors who are
sowing divisions among hospital staff, but Verdi, with its refusal to fight for
reasonable pay and social benefits for all public service workers.
What infuriates Bsirske and the Verdi
functionaries about the physicians strike is that it exposes their own
treachery. The doctors are not
prepared to accept the constant cuts in social provisions that Verdi has signed
up to in one collective agreement after another. Although the Marburger Bund is a rather conservative
organisation, which is
not seeking to change the social order, its justified wage demand is
upsetting the close collaboration between Verdi and the employers.
The union bureaucrats, who easily move
back and forth between their union posts and government and administrative
jobs, long ago ceased representing the interests of their own members.
–
Verdi regards its role as policing the work force on behalf
of the state, and suppressing any and all who dare to
oppose the union’s diktats.
–
Verdi accepts the public employers’ argument that the
coffers are empty, and therefore “nothing more is available.” Their friends in government at the federal, state and local
levels in the Social Democratic Party (SPD), the Green Party and the Left Party
have gutted the public service through continual privatisations and generous
tax breaks for big business. The demand of the physicians on many
demonstrations—”If you want a high-quality health care system, you have to pay
those who work in it fairly”—is anathema to them.
–
Throughout the entire Verdi strike, the union leadership
never attacked the grand coalition government in Berlin or questioned the SPD
or the Christian Democrats about their attacks on the unemployed. Quite the opposite, Verdi—and the union bureaucracy as a whole-is interested in seeking
closer links with the government and the Christian Democrats.
It is characteristic that Verdi has allied itself against the
striking physicians with the chairman of the public service employers, Hartmut Möllring (Christian
Democratic Union—CDU). Möllring represents the right wing in the CDU,
for whom the attacks by the Merkel government on social provisions do not go
far enough.
–
These closer links with the CDU
were apparent at the congress
of the German Trade Union Federation (DGB), which was held recently in
Berlin. The delegates, of whom
more than two thirds belonged to IG Metall and Verdi, removed the
long-serving social expert Ursula Engelen-Kefer from the executive committee,
electing in her place CDU member Ingrid Sehrbrock as deputy DGB chair. For the first time in 24 years, a
CDU member occupies the second highest post in the DGB.
Engelen-Kefer is a member of the SPD
executive who has supported its policies for many decades, but her sporadic
criticism of social evils had made her an annoyance to many in the SPD and
trade union leadership. The
election of Sehrbrock expressly serves to develop collaboration with the
government of CDU Chancellor Angela Merkel.
–
Das Handelsblatt, Germany’s
leading financial daily, commented with the words: “The DGB wants to document
its willingness to engage in dialogue with the grand coalition and, in
particular, with the CDU/CSU.”
While an increasing number of working
people reject the anti-social policies of the government, and the government
increasingly limits democratic rights in order to implement welfare cuts and
mass poverty, the unions rush to its aid. In view of the increasing social
tensions and conflicts, they offer themselves as a factor for order and call
for a stronger state.
“We need a strong state,” said the chairman of IG Metall, Jürgen Peters,
on the day of Sehrbrock’s election in the DGB. Peters
justified this by pointing to the responsibilities of the state for the social
safety net. But the call for a stronger state and for closer cooperation with
the government has its own logic.
The globalization of production and
the hegemony of the international financial markets over all aspects of the
economy have robbed the unions of the possibility of negotiating social
concessions within the national framework. They react by moving closer to the
government. They take over responsibility for the defence of Germany as a production
location and for improving Germany’s “international competitiveness” by
supporting welfare cuts, dividing workers and playing them off against each
other internationally.
At the end of the 1930s, Leon Trotsky
described the fusion of the unions with the state power, at a time when
globalization was far less developed. He wrote at that time, “There is one common feature in the
development, or more correctly the degeneration, of modern trade union organizations in the
entire world: it is their
drawing closely to and growing together with the state power… In the
eyes of the bureaucracy of the trade union movement the chief task lies in
‘freeing’ the state from the embrace of capitalism, in weakening its dependence
on trusts, in pulling it over to their side. This position is in complete harmony with the social
position of the labour aristocracy and the labour bureaucracy, who fight for a
crumb in the share of superprofits of imperialist capitalism. The labour
bureaucrats do their level best in words and deeds to demonstrate to the
‘democratic’ state how reliable and indispensable they are in peace-time and
especially in time of war. By transforming the trade unions into organs of the
state, fascism invents nothing new; it merely draws to their ultimate
conclusion the tendencies inherent in imperialism.” (Leon Trotsky, Trade Unions
in the Epoch of Imperialist Decay)
The rapprochement of the unions with
right-wing governments and their conduct as an instrument of order against a
resistant population can presently be observed in several European countries. In France, the unions reacted to
the mass demonstrations against the dismantling of employment rights by
holding negotiations with Interior Minister Nicolas Sarkozy, thus strengthening
the right wing of the Gaullists. In Italy, the unions stand unreservedly behind the Prodi government,
whose political agenda is very similar to that of Angela Merkel.
Faz 06-05-22
Leitartikel – Schildbürger-Streik
Von Nico Fickinger
21. Mai 2006
16724
Nach 14 Streikwochen haben sich endlich auch die
Bundesländer mit der Gewerkschaft Verdi auf die Eckpunkte eines neuen
Tarifvertrages für den öffentlichen Dienst geeinigt. Damit geht nicht nur der längste Arbeitskampf der Staatsdiener in der deutschen
Nachkriegsgeschichte zu Ende, der in seiner zweiten Hälfte – nach der
Einigung mit den kommunalen Arbeitgebern in Hamburg, Niedersachsen und Baden-Württemberg – kaum
noch von der Öffentlichkeit wahrgenommen wurde. Es geht auch einer der
absurdesten Arbeitskämpfe zu Ende, die man je gesehen hat: ein
Schildbürger-Streik (sciopero filisteo) sozusagen.
– Denn Verdi wollte die Länder mit dem dreieinhalbmonatigen
Ausstand ausgerechnet zur Übernahme ebenjenes Tarifvertragswerks (TVöD)
zwingen, dessen Anwendung die Gewerkschaft gleichzeitig auf kommunaler Ebene
erbittert bekämpfte. Die von Hamburg, Niedersachsen und
Baden-Württemberg angestrebte Ausweitung der Wochenarbeitszeit von 38,5 auf 40
Stunden widersprach nicht dem TVöD, sondern folgte exakt dessen Buchstaben.
Abweichende Arbeitszeiten sind
darin ausdrücklich vorgesehen – das Einverständnis von Verdi vorausgesetzt.
Schon die
Vorgehensweise, auf dem Papier
eine Tariföffnung zuzugestehen, diese aber in der Praxis mit aller Kraft zu
vereiteln, weckte Zweifel an der Lauterkeit der Verdi-Vertreter.
Verläßliche Verhandlungspartner agieren anders. Noch grotesker waren allerdings
die Verhandlungen mit den Ländern: Alle Erleichterungen, zu denen Verdi – als Tribut an die faktischen
Machtverhältnisse – bereit war, hätten Bund und Kommunen aufgrund der
sogenannten Meistbegünstigungsklausel automatisch auch für sich übernehmen
dürfen. Diese Klausel mußte daher unter allen Umständen umschifft
werden.
Um es bildhaft
auszudrücken: Verdi wollte die
Länder in ein ähnliches Tarifkorsett zwingen, wie es die Gewerkschaft schon für
den Bund und die Kommunen genäht hatte; dieses neue Korsett aber sollte
anhand eines völlig anderen Schnittbogens so gefertigt werden, daß es – obschon
mit größerer Weite als das vorige – dem Bund und den Kommunen nicht paßt. An
solch einer Aufgabe wäre mancher Schneider verzweifelt. Fast alle Ecken und
Kanten, die der Tarifkompromiß hat, sind diesem verqueren Schnittbogen
geschuldet.
Die
Meistbegünstigungsklausel hat freilich nicht Verdi allein zu verantworten. Der
Bund und die Kommunen haben ebenfalls unterschrieben. Im Bemühen, noch im September 2005 zu einem Abschluß
zu kommen und damit der rot-grünen Koalition unmittelbar vor der Bundestagswahl
noch etwas Rückenwind zu verschaffen, hatten die damaligen
Verhandlungsführer Schily und Böhle (beide Sozialdemokraten) vorschnell
eingelenkt. Die Länder, die den zu konzilianten Dreierbund aufgekündigt
hatten, mußten nunmehr im Alleingang größere Entlastungen durchsetzen. Da Bund
und Kommunen um die ungleich stärkere Verhandlungsposition der Länder wußten,
suchten sie sich mit Hilfe der Meistbegünstigungsklausel eine Teilhabe an deren
Erfolgen zu sichern. Diese tarifpolitische Finte – verfassungsrechtlich ohnehin
fragwürdig – ist nun nach hinten losgegangen: Verdi und die Länder haben gerade
deshalb einen so komplizierten Abschluß gezimmert, damit der Bund und die
Kommunen in seinen Genuß nicht kommen. Spätestens jetzt sollten Schily und
Böhle ins Grübeln verfallen, ob sie der gemeinsamen öffentlichen Sache nicht
einen Bärendienst erwiesen haben. Wäre der Dreierbund zusammengeblieben, hätten
alle davon profitiert.
Nun aber kann
sich, was die Arbeitgeber erreicht haben, kaum sehen lassen. In den Kommunen
haben sie gerade einmal sechs Minuten unbezahlte Mehrarbeit am Tag
herausgeholt. In den Ländern schwankt der tägliche Zeitgewinn zwischen 2,4 Minuten
in Schleswig-Holstein und 14,8 Minuten in Bayern. Der Befund ist eindeutig:
Städte und Gemeinden sind an der Verdi-Phalanx aus Müllwerkern, Erzieherinnen
und Klinikpersonal gescheitert. Die Länder haben – mit Hilfe von komplizierten
Durchschnitts- und Zuschlagsberechnungen – wenigstens eine auf den unterschiedlichen
Ausgangslagen aufbauende Schwankungsbreite von 38,7 bis 39,7 Wochenstunden
festschreiben können. Das ist zwar mehr, als Verdi den Kommunen zugestanden
hat, aber weniger, als die Länder in ein paar Jahren auf kaltem Wege durch die
Umstellung neuer Tarifverträge auf ungünstigere Konditionen hätten erreichen
können. Man mag so etwas Ergebnissicherung nennen – ein Etappensieg ist es
nicht.
Der Status quo
ist nunmehr bis Ende 2007 festgeschrieben. Dann erst können die Arbeitgeber das Joch der
Meistbegünstigung abwerfen und einen zweiten Anlauf zur Arbeitszeitverlängerung
unternehmen. Verdi dagegen hat sich vorerst behauptet, die 40-Stunden-Woche
abgewehrt und nicht mehr Arbeitszeit preisgegeben als jene, die ohnehin
verloren war. Damit hat die Gewerkschaft immerhin die Realitäten akzeptiert und
differenzierte Regelungen in den Ländern anerkannt, allerdings in sehr
viel engerer Bandbreite als bisher. Vordergründig darf Verdi sich also den Sieg
auf ihre Fahnen schreiben. In Wahrheit verhilft er ihr aber nur zu einer Atempause.
Der neue
SPD-Vorsitzende Beck, der sogleich zum Loblied auf die Tarifautonomie anhob,
sollte lieber innehalten. Der Flächentarif im öffentlichen Dienst wird weiter
erodieren. Statt ein geordnetes Regelwerk zu vereinbaren, hat Verdi das Heft
des Handelns aus der Hand gegeben und bloß die Realitäten nachgebildet. Beide
Seiten haben sich als trickreiche Tarifmechaniker erwiesen. Den Nachweis einer
Gestaltungsmacht, der die dauerhafte Sicherung der Tarifbindung gelingt, müssen
sie erst noch erbringen.
Text: F.A.Z.,
22.05.2006, Nr. 118 / Seite 1
Faz 06-05-19
Einigung im öffentlichen Dienst
„Das hätte man
auch früher haben können“
19. Mai 2006
Nach mehr als drei Monaten Arbeitskampf haben sich die
Tarifgemeinschaft deutscher Länder und die Gewerkschaft Verdi in Potsdam auf
einen neuen Tarifvertrag für die etwa 800.000 Beschäftigten im öffentlichen
Dienst geeinigt.
– Danach sollen die Landesbediensteten künftig – je nach Bundesland unterschiedlich –
zwischen 38,5 und knapp unter 40 Stunden arbeiten. Im Schnitt
würden in Westdeutschland 3922
Wochenstunden erreicht, sagte der Verdi-Vorsitzende Bsirske. Die Sonderzuwendung [gratifiche]
soll nach Einkommensgruppen gestaffelt werden und 95, 80, 50 oder 30 Prozent
eines Monatseinkommens betragen; bisher werden einheitlich 82 Prozent an Weihnachts-
und Urlaubsgeld gezahlt.
Verhandlungspause:
Verdi-Chef Bsirske mit Möllring
– Außerdem sollen die Gehälter im Westen zum 1. Januar 2008 und im
Osten zum 1. Mai 2008 bis Ende 2009 linear um 2,9 Prozent angehoben werden.
Weiter wurden nach
Einkommensgruppen gestaffelte Einmalzahlungen von 450, 300 und 100 Euro
jährlich vereinbart. Der Tarifvertrag soll zum 1. November dieses Jahres in Kraft treten.
Voraussetzung ist, daß ihm die Verdi-Tarifkommission zustimmt und er anschließend
in einer Urabstimmung von den Verdi-Mitgliedern gebilligt wird.
Montgomery
droht mit Streikexplosion
Die Tarifpartner einigten sich zudem auf verbesserte
Arbeits- und Einkommensbedingungen für die Ärzte in Universitätskliniken und
Landeskrankenhäusern. Ihr Einkommen soll im ersten Berufsjahr
von 3091 auf 3600 Euro
angehoben werden. In den Folgejahren
sind Steigerungen auf 3800, 3950, 4150 und 4500 Euro monatlich
vorgesehen. Der Verhandlungsführer der Arbeitgeber, Möllring, sprach von einer
„Gehaltsanpassung, die die ärztliche Leistung angemessen berücksichtigt“. Man werde
dem Marburger Bund, der mit der TdL über einen eigenständigen Tarifvertrag
verhandelt, anbieten, in den mit Verdi geschlossenen Vertrag einzusteigen.
Die Reaktion der Ärztegewerkschaft: Verdi organisiere nur
eine Handvoll Ärzte in den Kliniken und habe deshalb keine Legitimation, Tarifverträge für Mediziner abzuschließen.
„Sollte es Herr Möllring wagen, den seit neun Wochen streikenden Ärzten diesen
Tarifvertrag überzustülpen, wird er in den Unikliniken eine Streikexplosion
erleben“, warnte der Verbandsvorsitzende Montgomery.
„Hoffen auf
Ende der Streiks“
Der
Verdi-Vorsitzende Bsirske hob
hervor, daß auch die Zulagen des Krankenhauspersonals, das eng mit den Ärzten
zusammenarbeite (OP-Schwestern oder Anästhesiepfleger zum Beispiel), verdoppelt
würden. Dadurch werde das Ausspielen der einzelnen Beschäftigtengruppen
gegeneinander verhindert. „Wir hoffen, daß nächste Woche die Streiks beendet
sind, denn das ist ja der Sinn einer solchen Sache“, sagte Möllring.
Der Vorsitzende der Tarifunion des
Beamtenbundes, Stöhr, sagte, der öffentliche Dienst sei nunmehr befriedigt.
Es handle sich um eine gutes Ergebnis für die Beschäftigten und die Bürger. Bsirske sprach von einem
„vernünftigen und vorzeigbaren“ Ergebnis, das geeignet sei, den längsten Arbeitskampf der
Nachkriegsgeschichte im öffentlichen Dienst zu beenden. Der
Reformtarifvertrag, den man für Bund und Kommunen vereinbart habe, gelte jetzt
auch für die Länder.
„Wildwuchs
begrenzen“
Schleswig-Holsteins Innenminister Stegner (SPD) begrüßte den Tarifabschluß im öffentlichen Dienst
am Freitag abend. „Mein Ziel ist erreicht“, sagte Stegner in Kiel. Das
Tarifrecht sei modernisiert worden. Der Vertragsabschluß habe von Arbeitgebern
und Arbeitnehmern Kompromisse gefordert. „Dieses Resultat hätte man auch vor
zwei Monaten haben können“, sagte Stegner. Eine frühere Einigung wäre gut für
die Beschäftigten gewesen und hätte den Bürgern „manch streikbedingte Unbill
erspart“.
Die Gewerkschaft der Polizei (GdP) wertete das
Tarifergebnis im öffentlichen Dienst der Länder als Erfolg für die Arbeitnehmer-Seite. Der GdP-Vorsitzende
Freiberg sagte zur Einigung in Potsdam: „In den wohl schwierigsten Tarifverhandlungen
seit Bestehen des öffentlichen Dienstes ist es uns gelungen, einen Abschluß zu
erzielen, der trotz schwieriger öffentlicher Kassenlage Einkommensverbesserungen
bringt, die 40 Stunden-Woche abwehrt und durch den Erhalt des Flächentarifvertrages
die Beschäftigungsverhältnisse im öffentlichen Dienst nicht den Gesetzen
des Dschungels überantwortet.“
Das
Verhandlungsergebnis könne „ein wichtiger Schritt sein, den Wildwuchs unterschiedlichster
Beschäftigungsverhältnisse im öffentlichen Dienst zu begrenzen“.
Die
Tarifgemeinschaft hatte seit Donnerstag mit Verdi und der Tarifunion des
Deutschen Beamtenbundes in Potsdam verhandelt. Der Tarifkonflikt war festgefahren,
nachdem vor gut zwei Monaten
die Verhandlungen abgebrochen waren.
Text:
FAZ.NET/nf.
Die Welt 06-05-14
Der vergessene Streik
Im
öffentlichen Dienst dauert der
Arbeitskampf schon über drei Monate. Doch der Ausstand der Staatsdiener
wird kaum noch wahrgenommen. Die Auseinandersetzung droht für Ver.di zum Symbol
der Machtlosigkeit der Gewerkschaft zu werden
Etwas verloren
steht das buntbeklebte Wohnmobil gegenüber der Staatskanzlei in Hannover auf
einer Wiese. Vor ihm stehen abwechselnd Krankenschwestern, Straßenwärter und
Sachbearbeiter im Ausstand. Der Aprilregen ist der Maisonne gewichen. Geblieben
sind die streikenden Staatsdiener. Alle 18 Minuten ein Fanfarenstoß in Richtung
des Ministerpräsidenten. Was ausbleibt, ist eine Reaktion der Arbeitgeber.
Stell dir vor, es ist Arbeitskampf, und keiner schaut hin.
Seit über drei
Monaten sind die Mitarbeiter des öffentlichen Dienstes im Streik. Doch mit
jeder zusätzlichen Woche schwindet das öffentliche Interesse an Streikposten
mit Trillerpfeifen und Fähnchen. Die Wucht des Staatsdiener-Protests ist weg. Der längste Arbeitskampf
seit Gründung der Bundesrepublik ist mit zunehmender Dauer nicht mehr eine
Demonstration gewerkschaftlicher Kraft, sondern der Machtlosigkeit.
"Der
Streik erzielt inzwischen weder öffentliche Wirkung noch erzeugt er Druck auf
die Arbeitgeber", sagt Hans-Peter Müller, Gewerkschaftsforscher der
Berliner Fachhochschule für Wirtschaft (FHW). "Die Strategie, über die Kommunen Druck auf die Länder
auszuüben, ist nicht aufgegangen."
Anfangs konnte
sich der Ver.di-Chef Frank Bsirske noch als kämpferischer Verfechter der
Arbeitnehmerinteressen feiern lassen. Wochenlange Müllwerker-Streiks und stinkende Unratberge in den
Städten brachten Ver.di in die "Tagesschau" und die Arbeitgeber an
den Verhandlungstisch.
Doch nach der
Einigung mit den Kommunen in Hamburg, Niedersachsen und Baden-Württemberg droht
sich der Arbeitskampf der Gewerkschaft in der entscheidenden Schlacht
totzulaufen: "Auf Länderebene fehlen Ver.di einfach die Kampftruppen",
so Müller.
Zwar waren auch in dieser Woche wieder Tausende von
Staatsdienern im Ausstand –
doch gemerkt hat man davon wenig. "In Nordrhein-Westfalen sind rund 1000
Mitarbeiter in Justiz, Umweltämtern und anderen Landesbehörden im Streik. Doch
die Kollegen beklagen, daß das Interesse gering ist", räumt Jörg Verstegen
vom NRW-Landesverband ein. Denn
es streiken oft nur kleine Einheiten, mitunter zudem in Einrichtungen,
deren Existenz der gemeine Bürger allenfalls erahnt. So bestreikt Ver.di zur
Zeit die Abteilung IT-Technik im Amts- und Landgericht Siegen. Mitarbeiter im
Ausstand: zwei.
In
Niedersachsen und Bremen sind 30 von 70 Straßenmeistereien im Streik, schon
seit Februar, und ab und zu läßt sich ein Mann in Orange bei der Mahnwache in
Hannover blicken. Sorgen um den Zustand der Straßen müsse man sich aber trotzdem
nicht machen. "Die Zeiten von Eis und Schnee sind ja vorbei",
beruhigt Ulf Birch vom Ver.di-Landesverband. Und fügt schnell hinzu: "Aber
der Grünschnitt! Mit dem mußten schon Fremdfirmen beauftragt werden, wodurch
dem Land wirtschaftlicher Schaden entstanden ist."
Die
gegnerische Tarifpartei bleibt trotz des Rekordstreiks denn auch recht gelassen.
Der für seine harte Linie
bekannte Verhandlungsführer der Tarifgemeinschaft der Länder (TdL), Niedersachsens Finanzminister
Hartmut Möllring, flachste auf die Frage, wann ein Ende des Tarifstreits
zu erwarten sei: "Abschluß bis zum Sommer kann man sagen – solange man
dazu keine Jahreszahl nennt."
– Möllring weiß genau um die Schwäche seines
Gegners. In den Landesbehörden liegt der gewerkschaftliche Organisationsgrad
unter 15 Prozent. Der
Anteil der Beamten, die nach einem eigenen Tarif entlohnt werden, dagegen bei
80 Prozent. Einmal mehr erweist sich eine alte Regel der ehemaligen
Gewerkschaft Öffentliche Dienste, Transport und Verkehr (ÖTV) als richtig: Auf Landesebene ist die Gewerkschaft
am schwächsten, deshalb Arbeitskämpfe immer nur mit den Kommunen – nie
allein.
Amtsvorgänger
Herbert Mai, bis 2000 Vorsitzender der ÖTV, befürchtet denn auch, daß Bsirskes
Strategie erfolglos bleiben könnte: "Es muß gelingen, die Arbeitgeber in
Bund, Ländern und Kommunen zusammenzuhalten, sonst droht eine Spaltung der
Arbeitnehmer im öffentlichen Dienst."
Schon jetzt
gerät Bsirske unter Druck.
– Bereits
seit zwei Jahren herrscht auf Länderebene bei Arbeitszeiten und Sonderzuwendungen
tarifloser Zustand, es werden immer mehr Arbeitsverhältnisse außerhalb
tariflicher Bindungen begründet. "Ver.di müßte den Arbeitgebern etwas anbieten. Doch scheint man den
rechten Zeitpunkt verpaßt zu haben, um von Kampf auf Kompromiß
umzuschalten", sagt Gewerkschaftsexperte Müller.
Wenn die
Streikaktionen noch Schlagzeilen machen, dann meist, wenn es Ärger gibt. Wie in
Hamburg, wo nicht nur die Segler schimpfen, weil streikende Schleusenwärter sie
nicht aus dem Winterlager auf die Elbe lassen. Auch beim Landesdienst Verkehr
geht seit Wochen so gut wie nichts. 750 Fahrschüler stecken im Prüfungsstau.
Daß die Behörde aber trotzdem arbeitsfähig ist, erfuhr eine Hamburgerin. Sie
konnte wegen des Streiks in der Zulassungsstelle zwar ihr neues Auto nicht
anmelden. Die Mahnandrohung über 250 Euro kam dennoch pünktlich.
"Ver.di
will mit dem Streik die Arbeitgeber unter Druck setzen, doch die Aktionen
treffen am Ende nur die Bürger", so Udo Niedenhoff vom Institut der
deutschen Wirtschaft. Deshalb sinke die Solidarität mit den streikenden
Staatsbediensteten – auch innerhalb der Gewerkschaft. "Die Hälfte der Ver.di-Mitglieder ist
in der freien Wirtschaft tätig, wo ganz andere Bedingungen herrschen. Von denen
versteht niemand den Streik wegen ein paar Minuten Mehrarbeit."
Am kommenden
Donnerstag wollen die Tarifparteien wieder zusammenkommen. Doch Bsirske geht
mit einem "Mühlstein am Hals" (Müller) in die Verhandlungen: der
Meistbegünstigungsklausel. Nach
der bis Ende 2007 geltenden Vertragsklausel steht jede Vergünstigung [dopo il
2007 ogni concessione fatta ai land varrà automaticamente anche per Stato e
comuni], die Bsirske den Ländern zubilligt, automatisch auch Bund und Kommunen
zu.
Die Mahnwache in
Hannover bläst derweil weiter alle 18 Minuten eine Fanfare Richtung
Staatskanzlei. Freitag gab es eine willkommene Abwechslung. Gewerkschaftsgenossen
rollten mit einem Krankenbett an, das sie von der Uniklinik Göttingen bis
hierher geschoben hatten, 125 Kilometer weit. Jens-Steffen Fründt
Artikel
erschienen am 14. Mai 2006 © WAMS.de 1995 – 2006
Faz 06-03-01
Öffentlicher Dienst – Streik in Hamburg wird beendet
01. März 2006 –
Der gut zweiwöchige Streik im öffentlichen Dienst von Hamburg wird beendet.
In einer Urabstimmung sprachen
sich am Mittwoch 42 Prozent der in der Gewerkschaft Verdi organisierten
Mitarbeiter des öffentlichen Dienstes für die Annahme eines
Arbeitszeit-Kompromisses aus. Das teilte Hamburgs Verdi-Chef Wolfgang Rose in
Hamburg mit. Nötig für ein Ende des Streiks waren mindestens 25 Prozent
Zustimmung.
„Das Ergebnis
bedeutet, daß der Streik beendet wird. Aber gleichzeitig wird eine erhebliche
Unzufriedenheit mit den unterschiedlichen Arbeitszeiten erkennbar”, sagte Rose.
– Müllwerker
und Mitarbeiter der Stadtentwässerung hatten gestreikt, um die geplante
Heraufsetzung der Arbeitszeit von 38,5 auf 40 Stunden pro Woche zu verhindern.
Der jetzt ausgehandelte Kompromiß sieht eine Staffelung der Arbeitszeit nach
Lebensalter und weiteren Kriterien wie etwa Kinder vor.
Hamburger
Kompromiß hat keine Pilotfunktion
Der im
Tarifstreit in Hamburg gefundene Kompromiß hat nach Aussage der Vereinigung
der kommunalen Arbeitgeberverbände (VKA) keine Pilotfunktion. Die Einigung im
Arbeitszeitkonflikt in Hamburg trage
den dortigen Besonderheiten Rechnung, teilte die VKA in Berlin mit. Die
Tarifeinigung sei von den verhandelnden kommunalen Arbeitgeberverbänden in
Baden-Württemberg und Niedersachsen inhaltlich zu bewerten.
Die VKA führe
keine eigenen Tarifverhandlungen über eine Verlängerung der Wochenarbeitszeit.
Die VKA verwies auf den neuen, mit Bund und Kommunen ausgehandelten
Tarifvertrag. Die
kommunalen Arbeitgeber in Hamburg gehören nicht der VKA an, mit Ausnahme
des dortigen Flughafens. Für deren Beschäftigte gilt der Tarifvertrag.
Der Streik im kommunalen Bereich Hamburgs,
Baden-Württembergs und Niedersachsen hatte sich entzündet, weil die kommunalen
Arbeitgeber aus der im Vertrag vereinbarten 38,5-Stunden-Woche wieder
aussteigen wollten.
Die Welt 06-02-21
Erste Bewegung beim Streik im öffentlichen Dienst
Ver.di und
Länder im Spitzengespräch um Wiederaufnahme der Verhandlungen bemüht – Kommunen setzen Leiharbeiter zur
Müllräumung ein
Berlin – Das
Spitzengespräch zwischen Ver.di und den Bundesländern hat leichte Bewegung in
den Tarifkonflikt im öffentlichen Dienst gebracht. Der Hauptgeschäftsführer der
Tarifgemeinschaft deutscher Länder (TdL), Ulrich Rieger, sagte mehr als drei
Stunden nach Beginn des Treffens in Berlin, auf beiden Seiten gebe es das
"ernsthafte Bemühen, den Gesprächsfaden wiederaufzunehmen". Derzeit
werde diskutiert, wie aus Sondierungsgesprächen Verhandlungen werden können.
Ver.di-Sprecher Harald Reutter sagte, es gebe den "Versuch, einen
Kompromiß auszuloten."
In dem Konflikt wehrt sich die Gewerkschaft gegen eine
geplante Verlängerung der Arbeitszeit auf mindestens 40 Stunden. Dies ist das
Ziel der Kommunen in Baden-Württemberg und Niedersachsen. Die Länder wollen ihre
Angestellten sogar bis zu 42
Stunden arbeiten lassen. Sie fordern außerdem Öffnungsklauseln für Weihnachts- und Urlaubsgeld.
Zuvor war der
Streik unvermindert in die dritte Woche gegangen. Schwerpunkte waren erneut Baden-Württemberg, Niedersachsen
und Hamburg. Betroffen waren die Stadtreinigung, Universitätskliniken und
Straßendienste.
In
Baden-Württemberg versuchen inzwischen immer mehr Kommunen, mit Leiharbeitern
den Streik der Müllabfuhr zu unterlaufen. Ver.di nannte dies eine "neue
Dimension" in der Tarifauseinandersetzung. "Von privaten Arbeitgebern
sind wir so etwas gewohnt, bei
einer Stadtverwaltung hat es das bislang noch nicht gegeben", sagte
der südbadische Ver.di-Geschäftsführer Reiner Geis.
In Freiburg
leeren rund 100 Leiharbeiter die Mülltonnen nach Plan und reinigen die Straßen.
Man wolle versuchen, den Streikenden die Drohkulisse zu nehmen, sagte der Chef
der Abfallwirtschaft und Stadtreinigung Freiburg, Michael Broglin. Die Stadt
habe die Pflicht, ihrem Auftrag nachzukommen. Auch Baden-Baden läßt die Mülltonnen von Privatfirmen
leeren. In Karlsruhe
dagegen müssen die Bürger ihren Müll selbst zu Sammelstellen bringen.
"Wir haben zu wenig Mitarbeiter, um Müllsäcke und Sperrmüll vom Straßenrand
abzuholen", heißt es in der Stadtverwaltung. An mehreren Plätzen stünden
Müllmulden bereit. Dagegen unternimmt Heidelberg keine Anstrengungen, den Müll
zu beseitigen.
Die
Stadtverwaltung Stuttgart verschenkt seit zwei Wochen reißfeste Müllsäcke an ihre
Bürger. In besseren Wohnlagen der Landeshauptstadt liegt denn auch kaum ein
Papier auf der Straße. Viele Bürger horten ihren Müll in der Garage oder im
Keller. Auch in der Innenstadt lassen Ladenbesitzer das Pflaster in Eigenregie
säubern. Dagegen hat der Streik die Stimmung zahlreicher Stuttgarter Eltern
aufgeheizt. Einige haben bereits mehrfach Ersatz für bestreikte Kindergärten
finden müssen. Als Gegenmaßnahme hat Ver.di eine Werbekampagne gestartet. Sie
ließ für mehr als 20 000 Euro Kinospots produzieren, Faltblätter drucken und
hat ein Bürgertelefon eingerichtet. phn
Artikel
erschienen am Di, 21. Februar 2006 © WELT.de 1995 – 2006
Die Welt 06-02-16
30 000 Streikende in neun Ländern
Arbeitskampf
im öffentlichen Dienst ausgeweitet – Beck macht neuen Kompromißvorschlag
von Philipp Neumann
Berlin – Die
Streiks im öffentlichen Dienst sind Mitte der Woche erneut ausgeweitet worden. In
neun Bundesländern legten nach Angaben der Gewerkschaft Ver.di etwa 30 000
Beschäftigte die Arbeit nieder. Mit Blick auf ein für Montag geplantes
Spitzengespräch zwischen der Tarifgemeinschaft deutscher Länder (TdL) und
Ver.di machte der
rheinland-pfälzische Ministerpräsident Kurt Beck (SPD) einen neuen Kompromißvorschlag.
Er könne sich ein flexibles
Modell von Arbeitszeiten zwischen 38,5 und 40 Stunden vorstellen, das zum Ausgleich
auch Zulagen vorsehe. Ver.di-Chef Frank Bsirske sagte der WELT: "Ich würde
mich freuen, wenn es Grund für Optimismus gäbe. Ich sehe aber noch keinen Anlaß
für Euphorie."
Mit der Ausweitung der Streiks legten
am Mittwoch erstmals auch in
Schleswig-Holstein Angestellte des öffentlichen Dienstes die Arbeit
nieder. Schwerpunkte des
Streiks waren aber erneut Baden-Württemberg und Niedersachsen. In
Baden-Württemberg traten 12 000 Beschäftigte in den Ausstand, in Niedersachsen
9000. Betroffen waren wie in den vergangenen Tagen Kliniken und
Straßenmeistereien, aber auch Müllabfuhr und Kindertagesstätten. Ver.di hatte
am Montag begonnen, die Streiks massiv auszuweiten.
Die
Gewerkschaft will mit dem Arbeitskampf eine Verlängerung der Arbeitszeit
verhindern. Dabei wird der Konflikt auf zwei Ebenen geführt. Die Kommunen in
Baden-Württemberg und Niedersachsen wollen die Wochenarbeitszeit von 38,5 auf
40 Stunden ausweiten. Die Länder fordern bis zu 42 Stunden. Bisher haben sie
sich deshalb auch geweigert, den Tarifvertrag für den öffentlichen Dienst zu
unterschreiben. Die Kommunen und der Bund haben dies bereits getan.
Der rheinland-pfälzische
Regierungschef Beck warb für einen Kompromiß in dem Tarifstreit. "Wir sind
nicht an einer Verschärfung der Situation interessiert, sondern an einer
Lösung", sagte er der "Financial Times Deutschland". Das von ihm
vorgeschlagene Modell würde es den Ländern erlauben, die Arbeitszeit auszugestalten.
An Hochschulen, bei Polizeidienststellen oder im Straßendienst sei eine flexible
Arbeitszeitregelung durchaus sinnvoll. "Wir haben ein durchgerechnetes Modell
in der Schublade", sagte Beck. Ver.di nahm den Vorschlag mit Zurückhaltung
auf. Eine Sprecherin sagte, die Gewerkschaft verschließe sich einer
differenzierten Lösung nicht. Sie werde aber keine Öffnungsklauseln für eine
flächendeckende Verlängerung der Arbeitszeiten durch die Hintertür zulassen. Es
dürfe keinen Flickenteppich durch unterschiedliche Bedingungen in den Ländern
geben.
Genau in diese
Richtung gehen allerdings die Vorschläge der Länder. Sie wollen die bundeseinheitliche Regelung von
Arbeitszeit, Weihnachts- und Urlaubsgeld aufgeben. Dies ist bei den
Beamten bereits jetzt der Fall. Der TdL-Vorsitzende und niedersächsische Finanzminister
Hartmut Möllring (CDU) forderte deshalb erneut eine Öffnungsklausel im
Tarifvertrag. Die
einzelnen Länder brauchten die Möglichkeit, Arbeitszeiten sowie Urlaubs- und
Weihnachtsgeld unterschiedlich zu regeln, sagte er der "Neuen
Presse". Möllring kritisierte die Streiks erneut scharf. Es sei
"unverantwortlich", die Tarifauseinandersetzung auf dem Rücken von
Kranken und Kindern auszutragen. Insgesamt lasse ihn der Streik jedoch
unbeeindruckt. Den Müll könnten auch Privatfirmen entfernen. Der Präsident der
Vereinigung kommunaler Arbeitgeber, Thomas Böhle, sagte derselben Zeitung, er rechne als Reaktion auf den
Arbeitskampf mit verstärkten Bestrebungen zur Privatisierung in den Kommunen.
Viele Regionalparlamente würden sich das nun wohl überlegen. Bundeskanzlerin
Angela Merkel (CDU) schloß derweil eine Vermittlung in dem Streik aus.
"Das gehört in die Tarifautonomie und nicht zu den Aufgaben der Bundeskanzlerin",
sagte sie dem "Stern".
Artikel
erschienen am Do, 16. Februar 2006 © WELT.de 1995 – 2006
Faz 06-02-15
Öffentlicher Dienst – Kompromißvorschlag: Flexible Arbeitszeiten mit
Zulagenausgleich
15. Februar
2006 – Aus Protest gegen die geplante Verlängerung der Arbeitszeit haben die Mitarbeiter
des öffentlichen Dienstes ihren Arbeitskampf am Mittwoch abernals ausgeweitet.
Erstmals legten auch in Schleswig-Holstein Mitarbeiter von
Straßenbauverwaltungen, Beschäftigte der Katasterämter und weiterer Ämter die
Arbeit nieder. Damit wird nun
schon in neun Bundesländern gestreikt.
Angesichts
eines von der Dienstleistungsgewerkschaft Verdi angekündigten wochenlangen
Arbeitskampfes machte der rheinland-pfälzische Ministerpräsident Kurt
Beck (SPD) einen neuen Kompromißvorschlag. „Ich könnte mir
durchaus ein flexibles Modell von Arbeitszeiten zwischen 38,5 und 40 Stunden
vorstellen, das zum Ausgleich auch Zulagen vorsieht”, sagte er der
„Financial Times Deutschland”.
„Arbeitszeit
ausgestalten”
Das Modell
„würde den Ländern erlauben, die Arbeitszeit auszugestalten”. Für Zulagen bei
verlängerter Arbeitszeit hatte sich auch der baden-württembergische Ministerpräsident
Günther Oettinger (CDU) stark gemacht, der
sich wie Beck im Landtagswahlkampf befindet.
Bei dem
Arbeitskampf geht es nach Verdi-Angaben in Ländern und Gemeinden um
verschiedene Ziele. Die Beschäftigten der Kommunen wenden sich gegen
die Erhöhung der Wochenarbeitszeit um 1,5 auf mindestens 40 Stunden. Die
streikenden Landesbediensteten verlangen die Übernahme des von Bund
und Kommunen im September 2005 unterzeichneten Tarifvertrags für den
öffentlichen Dienst (TVöD). Von den Universitätskliniken fordert
ver.di die Übernahme des für die kommunalen Krankenhäuser bereits geltenden
Tarifvertrages.
Die Welt 06-01-11
Streiks in neun Bundesländern
Einschränkungen
in Straßenmeistereien, Müllabfuhr und Kindergärten -Erstes Kompromißangebot
von Philipp Neumann
Berlin – Die
Streiks im öffentlichen Dienst weiten sich aus. Von Montag an legen die
Beschäftigten in insgesamt neun Bundesländern die Arbeit nieder. Gleichzeitig
haben sowohl die Bundesländer als auch die Gewerkschaft Ver.di Signale für
einen Kompromiß gegeben.
Ab der nächsten
Woche sollen in den kommunalen Betrieben und Verwaltungen in Baden-Württemberg,
Niedersachsen und Hamburg rund 40 000 Arbeiter und Angestellte streiken. In den
Bundesländern Baden-Württemberg, Bayern, Niedersachsen, Nordrhein-Westfalen,
Rheinland-Pfalz, Saarland und Sachsen sollen es 20 000 sein.
Dem Streik
angeschlossen haben sich in Baden-Württemberg und Rheinland-Pfalz die
Bildungsgewerkschaft GEW mit 3000 und die Polizeigewerkschaft GdP mit 1200
Mitgliedern. In beiden Ländern stehen am 26. März Landtagswahlen an. Die Tarifunion im Deutschen Beamtenbund
(DBB) hat "mehrere tausend" Mitglieder zum Streik aufgerufen.
Ver.di-Chef
Frank Bsirske sagte, die Mitglieder seiner Gewerkschaft hätten sich in der Urabstimmung
"sehr eindeutig für Streik" entschieden. An der Befragung
teilgenommen hätten 22 000 Ver.di-Mitglieder in ausgewählten Bereichen der
Länderverwaltungen. Dabei hätten sich im Durchschnitt 94,5 Prozent für einen
Arbeitskampf ausgesprochen.
Bestreikt
werden sollen Straßenmeistereien, Krankenhäuser, Kindergärten, Müllabfuhr,
Ordnungsämter und die städtische Verkehrsüberwachung. Letzteres bedeutet, daß
in einigen Städten keine Knöllchen mehr geschrieben werden. Für die Kliniken,
aber auch für den Winterdienst gibt es Notfallvereinbarungen.
Mit den
Streiks will Ver.di die Länder zwingen, den mit Bund und Kommunen geschlossenen
Tarifvertrag zu übernehmen. Zudem wehrt sich die Gewerkschaft gegen eine
Verlängerung der Wochenarbeitszeit. In den Kommunen soll sie von 38,5 auf 40
Stunden steigen, in den Ländern auf bis zu 41 Stunden.
Bsirske sagte,
die Beschäftigten wollten "keine weitere Belastung ohne Widerstand"
hinnehmen. Längere Arbeitszeit bedeute im öffentlichen Dienst, bei Kirchen
und Wohlfahrtsverbänden den Verlust von 250 000 Stellen. Zusätzlich sänken
die Chancen für junge Menschen, Arbeit zu bekommen.
Inzwischen
wächst offenbar der Druck innerhalb der Bundesländer, mit Ver.di einen
Kompromiß zu erzielen. Die Ministerpräsidenten von Baden-Württemberg,
Günther Oettinger (CDU), und Rheinland-Pfalz, Kurt Beck (SPD),
schlugen vor, den Beschäftigten als Ausgleich für eine längere
Arbeitszeit einen Lohnzuschlag zu zahlen. Der bayerische
Finanzminister Kurt Faltlhauser (CSU) lehnte dies mit der
Begründung ab, dies sei nicht die Position der Tarifgemeinschaft deutscher
Länder (TdL). TdL-Hauptgeschäftsführer Konstantin Rieger hatte gesagt, der
Vorschlag liege "auf der Linie der Tarifgemeinschaft".
Bsirske sagte
zu dem Vorschlag: "So sollten wir an die Dinge nicht herangehen." Die
Gewerkschaft "lege ihren Akzent" darauf, längere Arbeitszeiten
abzulehnen. Er sagte, man könne schon vor dem 20. Februar zu verhandeln.
Artikel
erschienen am Sa, 11. Februar 2006 © WELT.de 1995 – 2006
Faz 06-02-10
Öffentlicher Dienst – Verdi weitet Streiks deutlich aus
10. Februar
2006 – Der erste Streik im öffentlichen Dienst seit 14 Jahren steht vor
einer deutlichen Ausweitung. Die Dienstleistungsgewerkschaft Verdi teilte am
Freitag mit, in weiteren Urabstimmungen hätten die Mitglieder mit einer
Mehrheit von 94,5 Prozent für einen Arbeitskampf gestimmt. Befragt wurden
60.000 Mitglieder in fast allen Bundesländern. Verdi-Chef Frank Bsirske
sprach von hoher Streikbereitschaft. Die Urabstimmung hätte nicht deutlicher
ausfallen können.
Von Montag
an werden voraussichtlich 20.000 Landesbedienstete in den Streik treten. Betroffen seien vor allem Uni-Kliniken,
Straßenmeistereien und ausgewählte Landesbetriebe in Schleswig-Holstein,
Hamburg, Niedersachsen, Nordrhein-Westfalen, Sachsen, Rheinland-Pfalz,
Baden-Württemberg, Bayern und dem Saarland.
Die
Gewerkschaft der Polizei (GdP) und die Gewerkschaft Erziehung und Wissenschaft
(GEW) holten sich in Baden-Württemberg und Rheinland-Pfalz ein ähnlich hohes
Votum für einen Streik.
Urabstimmungen in weiteren Bundesländern folgen nächste Woche. An den sechs
Universitätskliniken in Nordrhein-Westfalen hat auch der Deutsche Beamtenbund
(dbb) seine Mitglieder zum Streik aufgerufen. Die Ärzte beteiligen sich nicht
an dem Streik. Die Klinikleitungen lehnen die Forderungen der Gewerkschaften
ab. Zusätzliche finanzielle Lasten seien nicht tragbar.
Vorerst keine
neuen Verhandlungen
Zu der von den
Arbeitgebern geforderten raschen Wiederaufnahme der Verhandlungen wird es
zunächst nicht kommen. Der stellvertretende Verdi-Landesvorsitzende in
Baden-Württemberg, Alfred Wohlfart, kritisierte, daß die Einladung des
kommunalen Arbeitgeberverbandes mit der Forderung verknüpft worden sei, den
Streik spätestens am Montag auszusetzen: „Dies macht man nicht und es nicht
akzeptabel.” Er sei aber grundsätzlich zu Gesprächen bereit, um eine
Konfliktlösung zu finden.
Wohlfart
lehnte zudem den jüngsten Vorschlag von Ministerpräsident Günther Oettinger
(CDU) ab. Dieser hatte am Donnerstag abend im
ZDF gesagt: „Ich wäre gerne bereit, Verdi einen Lohnzuschlag zu
bezahlen, wenn parallel dazu auch beim Staat und in den Kommunen die
40-Stunden-Woche vereinbart werden könnte.”
Im kommunalen
Bereich protestiert Verdi gegen die angestrebte Verlängerung der
Wochenarbeitszeit von 38,5 auf 40 Stunden. Mit der Kündigung der Arbeitszeitklauseln
machten die kommunalen Arbeitgeber in Baden-Württemberg, Niedersachsen und
Hamburg von einer Öffnungsmöglichkeit im neuen Tarifvertrag Gebrauch. Die
Gewerkschaften befürchten die Streichung weiterer Arbeitsplätze.
Der im
Oktober in Kraft getretene neue Tarifvertrag für den Öffentlichen Dienst
schafft das komplizierte Regelwerk des Bundesangestelltentarifs ab. Die
Bezahlung orientiert sich nicht mehr an Alter und Familienstand, sondern
stärker an der Leistung. Die Unterscheidung zwischen Arbeitern und Angestellten
wird aufgehoben.
Text: FAZ.NET
mit Material von dpa, Reuters
Faz 06-02-07
Streik im öffentlichen Dienst – Der kontraproduktive Streik
07. Februar
2006 Müllwerker lassen den Abfall in den Straßen liegen, Kindertagesstätten
bleiben geschlossen, Krankenhäuser leisten nur noch Notdienst – die Bürger im
Südwesten haben am Montag einen Vorgeschmack auf das bekommen, was von der
nächsten Woche an fast die ganze Republik erwartet: Der erste Arbeitskampf im
öffentlichen Dienst seit 14 Jahren hat begonnen.
In
Baden-Württemberg, Rheinland-Pfalz und Hamburg will die Gewerkschaft Verdi für die kommunalen
Bediensteten die Anhebung der Wochenarbeitszeit von 38,5 auf 40 Stunden
verhindern, obschon sie selbst den Tarifvertrag in diesem Punkt geöffnet hat;
Verdi soll die Länder zur Übernahme des neuen Tarifrechts zwingen, das bisher
nur für den Bund und die Kommunen gilt.
Dieser
Arbeitskampf ist schädlich, unsolidarisch und kontraproduktiv – einmal ganz
abgesehen von der Ironie, daß Verdi in den Ländern ebenjenen Tarifvertrag
durchsetzen will, dessen Anwendung sie gerade in den Kommunen torpediert. Die Streiks sind schädlich, weil sie das
Wirtschaftsleben lähmen und Wertschöpfung verhindern. Das aber kann Deutschland
in der labilen konjunkturellen Situation am allerwenigsten gebrauchen.
Eine
40-Stunden-Woche – das wären 18 Minuten unbezahlte Mehrarbeit am Tag – wäre
nicht nur zumutbar, sondern auch solidarisch; den Kommunalbediensteten im Osten wird sie
jetzt schon abverlangt, die Beamten müssen zum Teil noch länger arbeiten. Wenn
Verdi die 38,5-Stunden-Woche verteidigt, kämpft sie nicht für Arbeitsplätze,
sondern für die Privilegien der westdeutschen Arbeiter und Angestellten. Daß
die Bürger – die in der Privatwirtschaft beinahe täglich ähnliche Opfer
erbringen müssen, um ihren (nicht so sicheren) Arbeitsplatz zu sichern – dafür
Verständnis haben, darf bezweifelt werden. Der Arbeitskampf ist
kontraproduktiv, weil die öffentlichen Kassen leer sind und jede Möglichkeit
zur Kostensenkung ausgeschöpft werden muß – nicht nur bei den Sachmitteln,
sondern auch beim Personal. Ohne einen Sparbeitrag der Beschäftigten wird der
Druck zur Auslagerung öffentlicher Aufgaben und zur Privatisierung kommunaler
Betriebe zunehmen – und damit auch die Wahrscheinlichkeit schlechterer
Arbeitsbedingungen oder gar des Stellenabbaus. Wer heute gegen längere
Arbeitszeiten streikt, sägt an dem Ast, auf dem er sitzt.
Die Welt 06-02-07
Streik in Zeiten der Krise
Obwohl die
öffentlichen Kassen leer sind, sucht Ver.di die Auseinandersetzung mit den
chronisch klammen Kommunen. Es geht auch um die Frage: Wieviel Staat kann
sich Deutschland leisten?
von Philipp Neumann
Wir gehen eben
verantwortungsvoll mit den Beiträgen unserer Mitglieder um", sagt Bernd
Riexinger. Aber daran, wie er dabei grinst, merkt man, daß ihm die Sache
doch peinlich ist. Riexinger ist Geschäftsführer des Ver.di-Bezirks Stuttgart
und führt seine Mitglieder gerade in einen der wohl größten Arbeitskämpfe im
öffentlichen Dienst. Der nagelneue Mercedes-Lkw allerdings, von dessen
Ladefläche der Funktionär die Kundgebung seiner Gewerkschaft verfolgt, gehört
der Jugendorganisation der IG Metall. Aber so ist das wohl, wenn eine Gewerkschaft
seit 14 Jahren keinen großen Streik mehr geführt hat.
Ver.di will es
wieder wissen. Ging es bei dem Arbeitskampf von 1992 noch um Lohnerhöhungen,
führt die Gewerkschaft heute einen Abwehrkampf: gegen den Plan der öffentlichen
Arbeitgeber, ihre Arbeiter und Angestellten 1,5 Stunden pro Woche länger
arbeiten zu lassen. Anfang der Woche startete der unbefristete Streik in
Baden-Württemberg, in der nächsten Woche sollen sich die Beschäftigten in
anderen Bundesländern anschließen. Allein in Stuttgart kamen zum Auftakt
zwischen 4000 und 5000 zur Kundgebung auf den Marktplatz. Im ganzen
Südwesten konnte Ver.di am ersten Tag mehr als 10 000 mobilisieren.
In der
Landeshauptstadt rückte kein einziger Müllwagen aus, und von 184 Einrichtungen
zur Kinderbetreuung blieben 155 geschlossen. In den städtischen Kliniken
gab es für die Patienten ein eingeschränktes Essensangebot vom Plastikteller,
und planbare Operationen wurden abgesagt. V