CONTRADDIZIONI SOCIALI ED ECONOMICHE DELLO SVILUPPO CAPITALISTICO IN GERMANIA

ANCHE LA GRANDE POTENZA GERMANIA E’ INCAPACE DI RISOLVERE LE CONTRADDIZIONI SOCIALI ED ECONOMICHE DELLO SVILUPPO CAPITALISTICO
Secondo lo studio[1]
della Fondazione Friedrich-Ebert (FES), vicina al partito socialdemocratico
tedesco, si sarebbe creato in Germania un esercito di 6,5 milioni di
“precariato dipendente”, pari al 16,78% degli occupati. 2/3 di questo
precariato dipendente era in precedenza disoccupato e considera insicuro il suo
attuale posto di lavoro.
La contraddizione sociale essenziale, quella tra salario e
capitale, è ben rilevabile dal grafico che confronta l’andamento di salari e
stipendi rispetto a quello dei redditi delle imprese e da patrimoni. Dal 2000 i
salari sono scesi in termini reali del 6%, contro un incremento del 31% dei
redditi da imprese e patrimoni. Se consideriamo solo il settore industriale,
dal 2000 ad oggi il salario di un lavoratore per unità di prodotto è sceso
mediamente di 6,5 punti, mentre ogni lavoratore produce oggi oltre il 21% in
più di sei anni fa’. (Dati Bundesbank)
I capitalisti accumulano
ricchezza in quantità crescente, i lavoratori ricevono una quota decrescente
del loro prodotto.


[1]
"Gesellschaft im Reformprozess" (La società nel processo di riforme).
Salari + stipendi, e redditi delle imprese e da patrimoni


Dati Statistiches Bundesamt (2006, fino a 2°
trimestre); Valori riferiti ai prezzi 2000; salari netti (deflazionati per i
prezzi al consumo); redditi delle imprese e da patrimoni deflazionati con
indice BIP.


A queste disuguaglianze sociali si aggiunge un
divario territoriale
emerso in modo accentuato in seguito alla
riunificazione della Germania nel 1989 tra i vecchi e i nuovi Land. Un
divario non ancora risolto dopo 17 anni, nonostante i pronostici di esperti
governativi che prevedevano sarebbero bastati 3-5 anni a colmarlo, e nonostante
le ingenti sovvenzioni statali, inedite nella storia delle società industriali.[2]

Nell’Est permangono enormi deficit strutturali, il suo PIL pro-capite è pari
al 66,8% di quello occidentale e la disoccupazione media al 18,7%
, doppia
di quella dei Land occidentali, colpisce con 1,6 milioni di disoccupati quasi
tutte le famiglie.

Circa 6 milioni di lavoratori tedeschi guadagnano meno di
5 euro lordi l’ora
, ma nei Land orientali la quota di bassi salari è il
doppio di quella dei Land occidentali, il salario medio mensile è di 2.626 euro
nei Land occidentali contro i 1.960 euro in quelli orientali. Se a Lipsia quasi
1/3 delle famiglie ha un reddito inferiore al 75% del reddito medio nazionale,
anche nell’Ovest 1 lavoratore su 8 riceve meno del 60% del salario medio (Die
Welt
30.4.2006).

Lo squilibrio sociale evidenziato dalle cifre sul precariato
dipendente si manifesta in tutta la società tedesca. Secondo la FES le
modificazioni sociali in corso in Germania sono fonte di ansie per il 63%
dei tedeschi; il 46% vede la propria vita come “lotta continua”, il 44% si
considera dimenticato dallo Stato
. Più di 11 milioni dei tedeschi, pari al
17,2% del totale, non dispone di alcun margine finanziario, al netto delle
spese vitali, da accantonare per il futuro o per permettersi qualche cosa in
più; questa situazione riguarda 1 milione di persone in più rispetto al 2001.
28,17 milioni di tedeschi non riescono a risparmiare più di €100 al mese.[3]

Commenta Gustav Horn, direttore economico
dell’Hans-Böckler-Institut: «Dati terribili che dimostrano quale sia la
pressione che grava su redditi e salari». Ma quel che preoccupa la borghesia
tedesca non è tanto la precarietà delle condizioni di vita di questa quota
rilevante della popolazione quanto la sua capacità di consumo, che deprime lo
sviluppo delle imprese tedesche produttrici di merci per il consumo interno.

Gli effetti del divario economico sono riscontrabili anche
nei dati demografici: una ricerca del Max-Planck-Institut für Demographische
Forschung calcola come la speranza di vita dei tedeschi sia legata al reddito:
nel 2002 l’aspettativa di vita di un pensionato ultra-65enne era mediamente di
15 anni, con una pensione sotto i €1000 mensili era meno di 14 anni, sopra i
€1800 saliva a 19 anni.

Lo strato inferiore dei lavoratori, il “precariato
dipendente” che pure vuole giustizia sociale e istintivamente vede la necessità
del superamento dell’attuale società, ha però le idee confuse, fatica ad avere
una visione internazionalista, perché – come risulta da un’inchiesta Infratest
commissionata da FES – si considera minacciato dagli immigrati nel mercato
della forza lavoro. Questi lavoratori rischiano di essere utilizzati dalla
destra come di recente evidenziato dal successo elettorale del partito
neonazista nel Mecklemburgo-Pomerania soprattutto tra gli strati più disagiati
e tra i disoccupati, se le organizzazioni rivoluzionarie non sono in grado di
collegarli a sé, smascherando le illusioni riformiste che i rappresentanti
della borghesia nei partiti e nel sindacato cercano di diffondere tra i
lavoratori.

La situazione in cui si trovano oggi i lavoratori e in
particolare il loro strato inferiore precario in Germania è anche il risultato
appunto delle riforme, volute dal precedente governo Schröder (Socialdemocratici+Verdi)
e dall’attuale della Merkel (Socialdemocratici+Democristiani), per rendere più
competitiva la Germania sull’arena internazionale e assicurarsi favorevoli condizioni
di sfruttamento della forza lavoro proprio tramite la situazione di precarietà
in cui vengono tenuti ampi strati di lavoratori.

Tale è lo scontento tra i lavoratori che, anche all’interno
delle forze governative, c’è chi è costretto a prenderne atto, atteggiandosi a
paladino dei poveri nel timore che lo scontento possa trasformarsi in ribellione
e cercando di illudere ancora una volta i lavoratori che sia possibile
conservare il sistema capitalistico senza danni collaterali, con “riforme
buone”.

Come marxisti sappiamo che contraddizioni e ineguaglianze
sociali sono prodotto inevitabile del capitalismo e condizione necessaria al
suo “sviluppo”, e possono perciò essere eliminate solo con il superamento di
questo sistema sociale.

[2] In complesso
sarebbero fluiti nei Land orientali 1400 MD netti, comprese le erogazioni per
pensioni e mercato del lavoro. Dal 1990 oltre €250MD di aiuti diretti alla
ricostruzione, + €156 MD promessi con il patto di solidarietà II per il
2005-2019.

[3] Dalla
„Verbraucher-Analyse 2005“ (Analisi dei consumatori 2005).

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