Confindustria avverte: ora riforme forti

ITALIA, POLITICA, CONFINDUSTRIA

CORRIERE Mar. 11/4/2006Roberto Bagnoli

CIPOLLETTA

Le agenzie di rating:
priorità alla riduzione del debito o il voto sull’Italia scenderà

ROMA – «Il rischio forte è l’instabilità di questo Paese»,
Innocenzo Cipolletta, presidente dell’editore Il Sole 24 Ore e
consigliere di Luca di Montezemolo, commenta così a caldo i dati ancora non
chiarissimi di questa incredibile tornata elettorale. «Una cosa purtroppo
sembra certa – aggiunge Cipolletta – che chiunque vinca, sempre che non ci sia
l’impasse tra i due rami del Parlamento, avrà una maggioranza molto risicata
per garantire una governabilità in grado di fare le riforme forti di cui
l’economia dell’Italia ha bisogno». 

Più avanti è oggettivamente difficile
andare nell’analisi, anche se Cipolletta non manca di rilevare come questa
incertezza cade proprio nel momento in cui, come ha rilevato l’altro giorno il
governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, la ripresa economica si fa già
sentire in tutta Europa e in particolare in Germania. Insomma sarebbe una
ennesima occasione perduta. La delusione di Confindustria è palpabile ai piani
alti di viale Astronomia non tanto per la probabilità che la Casa della Libertà
resti al governo quanto per la scarsità di manovra che il vincitore avrà in
Parlamento. Il presidente Luca di Montezemolo ha seguito i capricci dei dati
elettorali dalla foresteria di via Vittorio Veneto con i suoi più stretti
collaboratori colpito, anche lui, dalla distanza siderale degli exit poll con
le cifre fornite via via dallo spoglio effettivo delle schede. Un risultato di
blocco politico temuto e quasi previsto da Montezemolo quando, nel suo
intervento al tumultuoso convegno di Vicenza, con forza chiese una «nuova fase
costituente». Una valutazione più precisa ci sarà quest’oggi al termine del
comitato di presidenza quando saranno definitivi i risultati delle elezioni.
Meno preoccupate dall’incertezza elettorale sono state le agenzie
internazionali di rating. «L’Italia è una democrazia stabile con un rating AA2
– ha commentato Sarah Bertin – e qualunque sia il risultato definitivo delle
elezioni politiche non ci sarà alcun impatto sul rating». Stessa impostazione
logica da parte di Fitch anche se il problema della gestione del debito
pubblico appare subito come la chiave per i successivi giudizi internazionali
sulla stabilità dei conti pubblici italiani. «Per questo sarà cruciale la
strategia fiscale – commenta Brian Coulton, responsabili per i rating sovrani
di Fitch – secondo cui lo schieramento vincente dovrà garantire un forte
impegno per ridurre la spesa pubblica». Fitch ha recentemente rivisto l’outlook
sull’Italia portandolo da stabile a negativo. Più netto il giudizio di Standard
& Poor: il rating sarà abbassato entro l’anno se non ci sarà una svolta nei
conti dello Stato.
La Borsa ha invece mostrato di gradire nettamente una vittoria del
centrosinistra guidato da Romano Prodi. La piazza milanese, infatti, è stata la
miglior Borsa di tutta Europa quando, secondo i dati parziali, sembrava certo
l’affermarsi dell’Unione. Il Mibtel ha così incassato oltre l’1% di guadagno in
controtendenza con l’indice All Stars che ha chiuso con un leggero calo. In
particolare sono stati sugli scudi quasi tutti i titoli bancari. In grande tensione
i titoli Mediaset. In un primo momento, quando le proiezioni davano per certa
l’avanzata di Prodi con la probabile revisione della legge Gasparri, il titolo
è sbandato in fase negativa per riprendersi nel pomeriggio fino a chiudere con
un balzo del 2,05% sull’onda di nuove proiezioni che cominciavano a ipotizzare
un sostanziale pareggio al Senato.
Quello che è prevalso in serata, dopo la chiusura dei mercati, è la fotografia
di un Paese incerto, bloccato, non in grado di fare le riforme necessarie. Secondo
Alan Friedman, che su Sky riportava le opinioni della comunità economica
internazionale, «i dati mostrano un Paese che non sa dove andare e che con
tutta probabilità non andrà da nessuna parte».

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