● Viaggio di 4 giorni della Cancelliera tedesca Merkel nel Golfo (Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Bahrain, 4 dei sei paesi del CCG).
o Obiettivo della visita allargare la cooperazione militare già in atto con Arabia Saudita e EAU agli altri sceiccati del Golfo (Qatar, Oman, Kuwait, Bahrain) per ingaggiarli nel fronte anti-Tehran, per gli esperti di Berlino l’unico modo per impedire l’ascesa dell’Iran a potenza regionale nell’area,
o ascesa che renderebbe più difficile l’accesso alle materie prime del Golfo.
– Non scontato l’esito di questo tentativo: l’Oman, ad es., ha buone relazioni con l’Iran; gli EAU cooperano strettamente con esso dal punto di vista economico.
● Il potenziamento della cooperazione con e l’incremento delle forniture militari della Germania ai paesi arabi sono ulteriori garanzie per un eventuale attacco armato con l’Iran, e avvengono contemporaneamente all’avvio di operazioni segrete da parte degli USA in MO e nel Corno d’Africa, finalizzate a stabilire relazioni sovversive con forze alleate e a preparare le condizioni per tale eventuale conflitto con l’Iran.
– Cina, Asia, Golfo
● La Germania deve far fronte alla crescente influenza nella penisola araba di paesi asiatici (in particolare Cina e Sud Corea):
o La Germania è stata superata dalla Cina nel commercio con i due più importanti paesi del Golfo, EAU ed Arabia Saudita:
§ nell’export verso Arabia Saudita, Usa 1° posto (13,7%); Cina 2° posto (11%); Germania 3° posto (7,4%).
§ EAU: Cina, 1° posto (2007, 18,7%); Germania 4° posto (8,7%).
o per evitare la perdita di influenza rispetto ai paesi asiatici Berlino intende coltivare le relazioni con i paesi del MO, sia dal punto di vista economico che politico-militare.
– La competizione tra le due maggiori potenze europee, Germania e Francia, continua anche nel Golfo. La Francia, che dagli anni 1990 è il secondo maggior fornitore di armi agli Emirati, intende crearvi una propria base militare, da usare in particolare per l’addestramento di soldati degli Emirati.
– Tra gli accompagnatori della Merkel diversi alti manager di grandi gruppi tedeschi (tra cui Siemens, Deutsche Bahn);
● Berlino sta cercando di concludere un accordo di libero scambio tra UE e CCG, in discussione da quasi 18 anni,
o e preme sui governi arabi per garantire ai gruppi tedeschi grosse commesse per industria e infrastrutture.
– Un recente documento della Fondazione Bertelsmann e del Gulf Research Center di Dubai delinea il quadro geo-strategico in cui si collocano le iniziative tedesche nel Golfo (il documento raccoglie le conclusioni di una conferenza di metà marzo a Berlino nel quadro del progetto Al-Jisr avvaito nel luglio 2008 per intensificare le relazioni UE-Golfo; tra i suoi promotori erano le due istituzioni cui sopra):
o L’Iran è sotto diversi aspetti in posizione di vantaggio tra i paesi del Golfo: per numero di abitanti, posizione geografica, con il controllo dello stretto di Hormuz da cui transita anche il 30% del petrolio trasportato nel mondo.
o Il vantaggio dell’Iran è tanto più grande perché il suo tradizionale rivale, l’Irak è attualmente fuori gioco.
o Per ristabilire l’equilibrio di potenza regionale si deve partire dal consolidamento del CCG,
o fondamentale è inoltre la stabilizzazione dell’Irak.
o Occorre tener presente che oltre alle potenze occidentali, anche la Cina esercita la propria influenza sui paesi CCG, e che la Cina non si allinea all’occidente contro l’Iran.
– Diverse le misure proposte dal documento per contenere l’influenza iraniana:
o dare la priorità alla alleanza UE-CCG intensificando le relazioni economiche e sociali.
o accelerare progetti comuni in campo energetico, non solo per le energie rinnovabili e per l’efficienza, ma anche per l’energia nucleare (si ricordano gli accordi nucleari siglati dai diversi paesi occidentali con paesi CCG).
– A queste proposte, Berlino aggiunge l’ampliamento della cooperazione politico-militare con Arabia Saudita e altri paesi della penisola araba:
o ad inizio maggio un segretario di Stato della Difesa tedesco si è recato a Riad per preparare due accordi di cooperazione militare.
● Fanno da sfondo all’incremento delle vendite di armamenti tedeschi e all’intensificazione delle relazioni della Germania con i paesi del Golfo i tentativi occidentali di schierare i paesi arabi contro l’Iran, per impedirne l’emersione a potenza regionale, leadership a cui aspira anche l’Arabia Saudita; l’Occidente sfrutta questa rivalità.
● Armamenti venduti dalla Germania alle dittature mediorientali:
o 2008 su 2007, complessivamente nel Golfo oltre €350mn. di armi vendute, quasi x 3 volte sul 2007, (€129mn).
o Arabia Saudita;da €45,5 mn. a €170 mn. (divenuta 8° maggior acquirente di armi tedesche); inizio 2010, primi Eurofighter operativi nell’aviazione militare saudita.
o EAU €69mn. à€142 mn. (9°).
– Il segretario di Stato alla Difesa tedesco recatosi a Riad riferisce: l’Arabia Saudita di rivolge alla Germania per non limitare i contatti con gli alleati occidentali solo a USA e GB.
o In Arabia Saudita la la cancelliera Merkel ha visitato la Kaust (King Abdullah University for Science and Technology), a circa 80 km dal Jhidda, sul Mar Rosso, una università internazionale di alto rango, dove ricercano e studiano circa 2000 professori e studenti stranieri assieme ad altrettanti sauditi.
– Dei due accordi di cooperazione militare Germania-Arabia Saudita in negoziato uno riguarda il “soggiorno di forze armate”.
– Nel 2009 l’aviazione militare saudita ha partecipato ad esercitazioni militari negli Emirati Arabi Uniti, in cui sono stati usati bombardieri tedeschi (6 Tornado, usati anche nel 2009 contro i ribelli nel Nord Jemen) assieme a quelli di Usa, Francia ed Emirati.
– Nelle acque dell’Oman incrociano navi tedesche nel quadro della missione OEF e Atalanta (UE).
– Nella capitale del Bahrain, Manama, c’è il quartier generale della marina del Comando centrale USA; da qui procede la missione OEF per il Corno d’Africa, e sono perciò presenti in genere ufficiali tedeschi e a volte anche navi da guerra. Nel Bahrain è tenuto il “Dialogo di Manama”, confronto politico-militare tra le potenze occidentali e i paesi della penisola araba.
– ripreso l’addestramento di militari iracheni (una unità di logistica), da parte della Bundeswehr, prima in Germania e poi negli EAU.
o Nel 2004 una delegazione della Bundeswehr aveva concordato un progetto di addestramento per le forze armate irachene con il vice capo di stato maggiore di Irak ed Emirati (500 soldati e 450 poliziotti furono addestrati nel 2004-05). Dal 2006 continua l’addestramento e armamento di poliziotti iracheni da parte dei tedeschi.
– Forniti dalla Bundeswehr anche gli armamenti da usare per la guerra civile irachena; si tratterebbe di 250 camion e autoambulanze (valore € circa 7,5 mn., non più usati dalla Bundeswehr perché non resistenti alle esplosioni. Berlino paga i 2/3 del costo del trasporto (€2mn.)
– Come già per il servizio ausiliario fornito per l’occupazione dell’Irak, dagli anni 1990 Berlino coopera strettamente con gli EAU, che benché fortemente criticati dalle organizzazioni umanitarie per i sistemi repressivi, sono divenuti il maggior alleato militare della Germania nel Golfo; dal 2004 Germania ed EAU sono legati da una “Alleanza strategica”;
– Germania ed Emirati entrambi critici verso l’accordo sul nucleare siglato tra Brasile, Turchia e Iran, accordo che rivelerebbe il carattere militare del programma atomico iraniano.
– Accordo tra i due paesi per progetti comuni a favore della stabilizzazione dell’Afghanistan, la cui radicalizzazione minaccerebbe di toccare l’area.
– Dati i forti investimenti in Europa e in Germania in particolare, gli Emirati sono interessati a che la UE rimanga forte.
– Ora la Germania dispone di una base aerea negli Emirati.
– La marina degli Emirati è dotata di navi costruite in Germania, e riconosce come “marina parente” quella tedesca.
– Dal 2003 gli Emirati hanno acquistato carri armati ABC, camionette, componenti per carri armati ed obici.
– I gruppi tedeschi degli armamenti possono testare i propri prodotti su territorio degli Emirati: il consorzio franco-tedesco-britannico EURO-ART (sede a Monaco) ha testato il radar per rilevamento di artiglieria COBRA, usato anche dalla Bundeswehr.
– Il “progetto Falah” prevede ogni anno la formazione in Germania di 20 ufficiali e sottufficiali degli Emirati. Negli ultimi due anni l’ufficio criminale federale tedesco ha condotto corsi di formazione per oltre 200 poliziotti degli Emirati.
– Nel 2009 il governo degli Emirati ha costruito un “Centro per guerra aerea” nella “Base aerea El Dhafra”, al centro del paese, usato gratuitamente per addestrarsi nel deserto dalle forze “armate amiche”. Da marzo 2010 è aumentato il suo utilizzo da parte delle forze armate alleate, fino a 40 aerei; la Germania invia 6 Tornado e 150 soldati.
– Siglati da gruppi tedeschi 8 contratti negli Emirati tra questi: Linde (impianti), Gasco (gas), per la costruzione del Cracker per l’etilene Borouge 3, $1,1 MD; TU Wildau un college di logistica ad Abu Dhabi; Siemens e architetto Libeskind per un Campus …
– (nei prossimi anni verrà costruita negli EAU la prima città ad emissioni zero vicino a Madar City, utilizzando la tecnologia ambientale tedesca).
– Prossimo il rinnovo dell’accordo per evitare la doppia tassazione.
– Berlino pensa di istituire negli Emirati un Istituto superiore tedesco, ad es. l’università la Humboldt, e Accademie tedesche di tecnologia. La parigina Sorbonne ha già fondato una università ad Abu Dhabi.
– (Eigener Bericht) – Am heutigen Donnerstag beendet die deutsche Kanzlerin ihre Reise an den Persischen Golf zur Festigung des antiiranischen Bündnisses mit den Fürstentümern der Arabischen Halbinsel. Man werde den Druck auf Teheran aufrechterhalten, im Atomstreit mit den westlichen Industriestaaten nachzugeben, bekräftigten Regierungsvertreter in Abu Dhabi und in Riad im Anschluss an Gespräche mit Angela Merkel.
– Deutsche Außenpolitik-Experten erklären, die Zusammenarbeit mit den Feudalstaaten der Arabischen Halbinsel sei der einzige Weg, um den Aufstieg Irans zur Regionalmacht in den Ressourcengebieten rings um den Persischen Golf zu verhindern. Gelänge es Iran, sich zur Vormacht in Mittelost aufzuschwingen, dann dürfte sich der westliche Zugriff auf die dortigen Rohstoffe erschweren. Deutschland sieht sich zugleich auf der Arabischen Halbinsel einem rasch wachsenden Einfluss Chinas gegenüber.
– Man werde die Beziehungen zu den Staaten in Mittelost in Zukunft "intensiv pflegen", um einen Einflussverlust gegenüber "asiatischen Ländern" zu vermeiden, kündigte die Bundeskanzlerin in Abu Dhabi an. Dies gilt nicht bloß für die wirtschaftliche, sondern auch für die militärpolitische Kooperation.
– Der Ausbau der deutsch-arabischen Militärzusammenarbeit erfolgt, während die Vereinigten Staaten verdeckte Operationen im gesamten Mittleren Osten starten. Damit sollen subversive Beziehungen zu verbündeten Kräften hergestellt und Vorbereitungen für einen Militärschlag gegen Iran ermöglicht werden.
Am heutigen Donnerstag schließt die deutsche Kanzlerin ihre viertägige Reise an den Persischen Golf ab. Angela Merkel hat seit Montag die Vereinigten Arabischen Emirate, Saudi-Arabien, Qatar und Bahrain besucht – vier der insgesamt sechs Staaten, die im Golf-Kooperationsrat (Golf Cooperation Council, GCC) zusammengeschlossen sind und gemeinsam den größten Teil der Arabischen Halbinsel umfassen.
Bei den Verhandlungen der Kanzlerin und ihrer Begleitdelegation, der mehrere hochrangige Manager angehörten – darunter Siemens-Chef Peter Löscher sowie Bahn-Chef Rüdiger Grube -, ging es vorrangig um Wirtschaftsfragen und um den Machtkampf mit Iran.
Die wirtschaftlichen Hintergründe ihrer Golfreise hat die Kanzlerin ausdrücklich benannt. Die Bundesrepublik befinde sich auf der Arabischen Halbinsel "in einem starken Wettbewerb (…) mit asiatischen Ländern, zum Beispiel mit Südkorea, aber auch mit China" [1], erklärte Merkel in Abu Dhabi: Daher wolle Berlin "die Beziehungen mit dieser Region intensiv pflegen".
In der Tat ist die Bundesrepublik im Außenhandel mit den beiden für sie wichtigsten Ländern am Persischen Golf mittlerweile hinter China zurückgefallen.
Während die Volksrepublik unter den Lieferanten Saudi-Arabiens Platz zwei (11 Prozent) hinter den USA (13,7 Prozent) erreicht hat, liegt Deutschland auf Platz vier (7,4 Prozent).
– In den Vereinigten Arabischen Emiraten, dem engsten Partnerstaat der Bundesrepublik am Persischen Golf, schafften es deutsche Unternehmen schon 2007 ebenfalls nur noch auf Platz vier der Lieferländer (8,7 Prozent), während China mit Abstand die Spitzenposition hielt (18,7 Prozent). Um die ökonomische Umorientierung der Fürstentümer am Golf aufzuhalten oder wenigstens den Rückstand gegenüber China nicht übermächtig werden zu lassen, forciert die Kanzlerin nun den Abschluss des Freihandelsabkommens zwischen der EU sowie dem GCC, über das seit fast 20 Jahren verhandelt wird.
– Zudem übt Merkel Druck auf die arabischen Regierungen aus, milliardenschwere Industrie- und Infrastrukturaufträge an deutsche Firmen zu vergeben.
– Die geostrategischen Hintergründe der deutschen Aktivitäten am Persischen Golf lassen sich an einem Positionspapier ablesen, das die Bertelsmann-Stiftung, einer der bedeutendsten deutschen Thinktanks auf dem Gebiet der Außenpolitik, gemeinsam mit dem Gulf Research Center (Dubai) kurz vor der Reise der Kanzlerin veröffentlicht hat. Das Dokument fasst die zentralen Ergebnisse einer Konferenz zusammen, die im Rahmen des Al Jisr-Projekts Mitte März in Berlin abgehalten wurde. Das Al Jisr-Projekt ist im Juli 2008 unter anderem vom Gulf Research Center und von der Bertelsmann-Stiftung initiiert worden, um die Beziehungen zwischen der EU und dem GCC zu intensivieren.
– Wie es in dem Positionspapier heißt, ist Iran unter den Ressourcenstaaten rings um den Persischen Golf machtpolitisch aus mehreren Gründen im Vorteil. So habe Iran die größte Bevölkerung, seine geographische Lage sei ebenfalls ein Vorzug. Das Land kontrolliert die Straße von Hormuz, die die Erdöl- und Erdgastanker aus dem Golf passieren müssen.
– Die Vorteile Teherans fielen umso stärker ins Gewicht, als der traditionelle Gegenspieler Irans – der Irak – "zur Zeit kein Akteur in regionalen Angelegenheiten ist", heißt es in dem Papier weiter mit Blick auf das kriegszerstörte Land.[2]
– Eine "Wiederherstellung des regionalen Machtgleichgewichts müsste mit einer Konsolidierung des GCC beginnen", urteilen die Experten der Bertelsmann-Stiftung und des Gulf Research Center. "Absolut entscheidend" sei außerdem die Stabilisierung des Irak. Dabei müsse schnell gehandelt werden; der jahrelange Krieg im Irak habe wichtige Fortschritte verhindert. Ebenso sei zu berücksichtigen, dass inzwischen nicht nur die westlichen Mächte in den Ländern des GCC über Einfluss verfügten, heißt es mit Blick vor allem auf das ökonomische Erstarken Chinas. Manche Staaten wie beispielsweise die Volksrepublik unterstützten die westliche Frontstellung gegen Iran nicht.
EU-GCC: Top-Priorität
– Das Positionspapier schlägt verschiedene Maßnahmen vor, um den wachsenden Einfluss Teherans durch eine Stärkung des GCC einzudämmen.
o So müsse der Ausbau der Partnerschaft zwischen der EU und dem GCC von beiden Seiten "als Top-Priorität" behandelt werden. Gemeinsame Projekte auf dem Energiesektor seien voranzutreiben; dies gelte nicht nur für Erneuerbare Energien und für die Energieeffizienz, sondern auch für die Nutzung der Atomenergie.
o Das Positionspapier erwähnt eigens, dass mehrere westliche Staaten Nuklearabkommen mit GCC-Ländern geschlossen haben, die – wie Iran – ihre atomaren Fähigkeiten vergrößern wollen.
o Schließlich fordern die Autoren, die Beziehungen zwischen der EU und dem GCC allgemein auf ökonomischer und gesellschaftlicher Ebene zu intensivieren.[3]
Verdeckte Operationen
– Berlin bemüht sich nicht nur, die Forderungen zu erfüllen, sondern dehnt die Kooperation auch auf eine militärpolitische Zusammenarbeit aus.
o Erst Anfang des Monats hatte sich der Parlamentarische Staatssekretär im Bundesverteidigungsministerium Christian Schmidt in Riad aufgehalten, um zwei Verträge zur militärischen Zusammenarbeit mit Saudi-Arabien vorzubereiten. Auch mit den übrigen Ländern der Arabischen Halbinsel intensiviert Berlin seine Militärkooperation;
o die Rüstungsexporte in die Region haben sich zuletzt fast verdreifacht (german-foreign-policy.com berichtete [4]).
o Der Ausbau der Zusammenarbeit erfolgt, während die Vereinigten Staaten verdeckte Militäroperationen in den Staaten des Mittleren Ostens und am Horn von Afrika begonnen haben. Laut Presseberichten betreffen die Operationen, die nicht von der CIA, sondern vom Pentagon angeleitet werden, sowohl befreundete als auch gegnerische Staaten. Sie sollen Informationen bereitstellen und Beziehungen zu nicht näher definierten "örtlichen Kräften" aufbauen. Laut Angaben von US-Stellen geht es auch darum, die Vorbereitung eventueller Militärschläge gegen Iran zu ermöglichen – Kriegshandlungen, für die Berlin mit der Militär- und Rüstungsbeihilfe für die Fürstentümer der Arabischen Halbinsel Absicherungen schafft.
[1] Handelsbeziehungen zu Emiraten ausbauen; www.bundesregierung.de 25.05.2010
[2], [3] The EU-GCC Partnership: Security and Policy Challenges, Policy Brief May 2010; www.cap.uni-muenchen.de
[4] s. dazu Militärpartner am Golf (II)
[5] U.S. Is Said to Expand Secret Actions in Mideast; The New York Times 24.05.2010
Militärpartner am Golf (II)
– (Eigener Bericht) – Vor der bevorstehenden Reise der deutschen Kanzlerin an den Persischen Golf baut Berlin seine Militärkontakte zu den Diktaturen auf der Arabischen Halbinsel aus. Man bereite zwei Verträge zur militärischen Kooperation mit Saudi-Arabien vor, darunter ein sogenanntes Streitkräfteaufenthaltsabkommen, teilt der Parlamentarische Staatssekretär im Verteidigungsministerium, Christian Schmidt, nach einem Arbeitsaufenthalt in Riad mit. Auch die Militärbeziehungen zu den übrigen Scheichtümern auf der Arabischen Halbinsel sollten ausgebaut werden. Hintergrund sind die Bemühungen des Westens, die arabischen Staaten gegen Teheran in Stellung zu bringen, um den Aufstieg Irans zur Vormacht in den Ressourcengebieten rings um den Golf zu stoppen. Zu diesem Zweck liefert die Bundesrepublik große Mengen Kriegsgerät in die mittelöstliche Spannungsregion.
o Dem jüngsten Rüstungsexportbericht zufolge wurde allein im Jahr 2008 die Ausfuhr von Waffen und Militärausstattung in die arabischen Diktaturen im Wert von mehr als 350 Millionen Euro genehmigt – fast das Dreifache des Vorjahresbetrags.
Außerordentlich herzlich
Um die deutschen Militärbeziehungen zu den Diktaturen am Persischen Golf auszubauen, ist der Parlamentarische Staatssekretär im Verteidigungsministerium, Christian Schmidt, Ende April in die saudische Hauptstadt Riad gereist. Die Gespräche mit hochrangigen Militärs seien "außerordentlich herzlich" verlaufen, berichtete Schmidt nach seiner Rückkehr. Er habe "den Eindruck", Riad wende sich Deutschland zu, "um bei der Partnerschaft mit westlichen Staaten nicht nur mit den USA und Großbritannien in Kontakt zu sein". Fortschritte in der Militärkooperation seien zu erwarten. Laut Schmidt war sein Riad-Aufenthalt "auch ein Stück Vorbereitungsgespräch" [1] für die Reise der deutschen Kanzlerin an den Persischen Golf, die in zwei Wochen beginnen soll.
– Konkret verhandelte Schmidt in Riad über zwei Abkommen, die die saudische Seite unterzeichnen will. Dabei gehe es "um Streitkräfteaufenthaltsabkommen und weitere Kooperationen", berichtet Schmidt.[2] Außerdem seien "weitere Kontakte auf Stabsebene" in Aussicht genommen worden. Damit schreitet die militärische Zusammenarbeit zwischen der Bundesrepublik und Saudi-Arabien voran.
– Letztes Jahr hatte die saudische Luftwaffe bereits an einer Kriegsübung in den Vereinigten Arabischen Emiraten teilgenommen, bei der deutsche Jagdbomber gemeinsam mit Kampffliegern aus den USA, Frankreich sowie den Emiraten komplexe taktische Einsätze probten.[3] Die Saudis nahmen mit sechs Tornados an dem Manöver teil. Laut Berichten nutzte die saudische Luftwaffe, als sie im November 2009 Aufständische im Nordjemen bombardierte, ebenfalls Militärflugzeuge vom Typ Tornado.[4]
– Wie der Parlamentarische Staatssekretär Schmidt mitteilt, will Berlin seine Militärkooperation auch mit den übrigen Scheichtümern auf der Arabischen Halbinsel intensivieren.[5] Die "strategische Partnerschaft" mit den Vereinigten Arabischen Emiraten entwickle sich "sehr gut", urteilt Schmidt. Tatsächlich treibt Berlin die Rüstungs- und Militärzusammenarbeit mit den Emiraten entschlossen voran (german-foreign-policy.com berichtete [6]).
– Er halte es "außerdem für notwendig, sowohl mit Katar als auch mit dem Oman in Kontakt zu bleiben", sagt Schmidt. Insbesondere in den Gewässern des Oman kreuzen deutsche Schiffe regelmäßig im Rahmen der Einsätze OEF sowie Atalanta (EU), aber auch auf nationalen Trainingsfahrten.
– Nicht zuletzt sollten die Kontakte zu Kuwait intensiviert werden, kündigt der Parlamentarische Staatssekretär an. Im Jahr 2003 waren dort Fuchs-Spürpanzer stationiert; seitdem ist jedoch nicht viel geschehen. Gestärkt werden sollen auch die Beziehungen zu Bahrain.
– In Bahrains Hauptstadt Manama unterhalten die Seestreitkräfte des US Central Command ihr Hauptquartier; von dort aus wird der OEF-Einsatz am Horn von Afrika geführt, weshalb in dem Land zumeist deutsche Offiziere und zuweilen auch Marineschiffe präsent sind.[7] In Bahrain wird darüber hinaus der "Manama Dialogue" abgehalten, ein Diskussionsforum, bei dem die Staaten der arabischen Halbinsel regelmäßig zum militärpolitischen Austausch mit den Führungsmächten des Westens zusammenkommen. Staatssekretär Schmidt hat bereits mehrfach daran teilgenommen.
– Bei der Kooperation mit den Diktaturen der Arabischen Halbinsel geht es nicht nur darum, in der Rohstoffregion rings um den Persischen Golf militärisch Präsenz zu zeigen. Die Zusammenarbeit zielt besonders auch darauf ab, die arabischen Staaten gegen Teheran in Stellung zu bringen, um Irans Aufstieg zur Vormacht in den Ressourcengebieten rings um den Golf zu stoppen. So stellte der Parlamentarische Staatssekretär Schmidt nach seinem aktuellen Besuch fest, es gebe in Riad "eine große Besorgnis (…), was die Nuklearfrage (in Iran) betrifft".[8] Teheran und Riad befinden sich in einem Rivalitätsverhältnis, da beide nach der Hegemonie am Persischen Golf streben; dies macht sich der Westen zunutze, um Iran mit Hilfe Saudi-Arabiens einzudämmen. Dass Berlin die Militärkooperation auch auf die übrigen Scheichtümer am Golf ausdehnen will, lässt deutlich das Ziel erkennen, sie in die Front gegen Teheran einzubeziehen – ein Bemühen, dessen Aussicht auf Erfolg nicht ganz gewiss ist, da einige Staaten der Arabischen Halbinsel, etwa Oman, noch recht gute Beziehungen zu Iran unterhalten oder wenigstens, wie die Vereinigten Arabischen Emirate, wirtschaftlich eng kooperieren.
– Inzwischen steigen die deutschen Rüstungslieferungen an die arabischen Diktaturen sprunghaft an. Nach Exporten von Kriegsgerät an den Golf im Wert von 129 Millionen Euro im Jahr 2007 nahmen die Ausfuhren im Jahr 2008 auf fast das Dreifache zu und erreichten einen Gesamtwert von 358 Millionen Euro.[9]
– Der Anstieg erfolgte zu einem Zeitpunkt, da Washington und Berlin begannen, stärker als zuvor auf den Aufbau eines arabischen Bollwerks gegen Iran zu setzen (german-foreign-policy.com berichtete [10]).
– Unter anderem nahmen die Rüstungsexporte nach Saudi-Arabien von 45,5 Millionen Euro auf 170 Millionen Euro zu und katapultierten das Land auf Platz 8 in der Rangliste der Empfänger deutschen Kriegsgeräts.
– Die Vereinigten Arabischen Emirate kamen mit 142 Millionen Euro (nach 69 Millionen Euro im Jahr 2007) auf Platz 9. Ein weiterer Anstieg ist nicht unwahrscheinlich. Das zeigt unter anderem der Besuch einer Delegation der Luftwaffe Saudi-Arabiens im "Systemzentrum Luftfahrzeugtechnik Abgesetzter Bereich" (Ummendorf, Baden-Württemberg). Dort informierte die Delegation sich im Februar über die Instandsetzung des Eurofighters, dessen erste Exemplare die saudische Luftwaffe zur Zeit in Betrieb nimmt. Damit dient sie nicht nur der profitinteressierten deutschen Rüstungsindustrie, sondern ermöglicht auch eine Eindämmung Irans und damit die Realisierung strategischer Pläne des Westens. Selbstverständlich ließen sich die saudischen Eurofighter auch für einen nicht auszuschließenden gemeinsamen Krieg gegen Iran verwenden – Kriegsübungen wie das letztjährige Luftwaffenmanöver in den Emiraten schaffen die Voraussetzungen dafür.
[1], [2] Interview: Staatssekretär Schmidt über sicherheitspolitische Gespräche mit Saudi-Arabien; www.bmvg.de 06.05.2010
[3] s. dazu Deutsch-arabische Manöver
[4] Saudi jets ‘attack Yemen rebels’; news.bbc.co.uk 05.11.2009
[5] Interview: Staatssekretär Schmidt über sicherheitspolitische Gespräche mit Saudi-Arabien; www.bmvg.de 06.05.2010
[6] s. dazu Militärpartner am Golf und Besatzungspartner
[7] s. dazu Waffenbrüderschaft
[8] Interview: Staatssekretär Schmidt über sicherheitspolitische Gespräche mit Saudi-Arabien; www.bmvg.de 06.05.2010
[9] Summe der Rüstungsexporte nach Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Saudi-Arabien und in die Vereinigten Arabischen Emirate.
[10] s. dazu Eindämmungskurs, Deutsch-arabische Manöver und Die Ordnung am Golf
Militärpartner am Golf
ABU DHABI/BAGDAD/BERLIN
– (Eigener Bericht) – Die Bundeswehr hat erneut mit der Ausbildung irakischer Soldaten begonnen. Dabei handelt es sich um einen Logistikverband der irakischen Streitkräfte, der zuerst in Deutschland, dann in den Vereinigten Arabischen Emiraten trainiert wird. Das Militärgerät, das die Einheit für ihren Einsatz im irakischen Bürgerkrieg benötigt, wird ebenfalls von der Bundeswehr geliefert und befindet sich bereits auf dem Weg an den Persischen Golf.
– Wie bei vormaligen Hilfsdiensten für die Besetzung des Irak kooperiert Berlin eng mit den Vereinigten Arabischen Emiraten, seinem derzeit wichtigsten Kriegspartner am Persischen Golf. Deutschland baut seine Zusammenarbeit mit dem Feudalstaat, dessen Repressionspraxis von Menschenrechtsorganisationen scharf kritisiert wird, seit den 1990er Jahren systematisch aus und hat nach dem Irak-Krieg 2003 eine "Strategische Partnerschaft" mit ihm ausgerufen. Die Militär- und Polizeikooperation wird nun durch die Nutzung eines emiratischen Luftwaffenstützpunktes durch deutsche Kriegsflugzeuge intensiviert. Die Emirate grenzen an die Straße von Hormuz, eine der geostrategisch wichtigsten Meerengen weltweit.
– Der Aufbau eines neuen Logistikverbandes der irakischen Streitkräfte durch die Bundeswehr hat begonnen. An der Logistikschule der Bundeswehr in Garlstedt bei Bremen sind inzwischen 20 irakische Soldaten in ihre Tätigkeit eingewiesen worden. Die Fortsetzung der Trainingsmaßnahmen in den Vereinigten Arabischen Emiraten, die Verteidigungsminister Jung im Herbst bei seiner Mittelost-Reise vertraglich zugesagt hat, steht bevor. Die Ausrüstungsgegenstände, ohne die die Einheit nicht tätig werden kann, sind bereits aus Deutschland verschifft worden. Laut Jungs Übereinkunft vom Oktober handelt es sich unter anderem um 250 Lastwagen und 100 Krankenwagen aus Bundeswehr-Beständen, die die deutsche Armee nicht mehr benötigt, da sie Sprengfallen nicht standhalten. Der Materialwert beläuft sich auf rund 7,5 Millionen Euro, außerdem zahlt Berlin rund zwei Drittel der Kosten für den zwei Millionen Euro teuren Seetransport. Das Training in Abu Dhabi, das nach Eintreffen der Ausrüstung in diesem Frühjahr stattfinden soll, wird von rund 70 deutschen Ausbildern durchgeführt werden.[1] Die Vereinigten Arabischen Emirate stellen Unterkunft und Verpflegung bereit.
– Berlin führt damit frühere, ebenfalls mit Unterstützung der Vereinigten Arabischen Emirate abgehaltene Trainingsmaßnahmen für das irakische Militär fort. Bereits im August 2004 hatte eine Delegation der Bundeswehr mit den stellvertretenden Generalstabschefs des Irak und der Emirate in Abu Dhabi das erste Ausbildungsprojekt für die irakische Armee vereinbart. Im selben und im folgenden Jahr wurden fast 500 Militärs durch 75 deutsche Soldaten in der emiratischen Wüste trainiert.[2] Die Maßnahmen wurden durch umfangreiche Lieferungen von Militärgerät ergänzt.
– Zusätzlich zu den Soldaten wurden in den Jahren 2004 und 2005 durch das Bundeskriminalamt mehr als 450 irakische Kriminalpolizisten trainiert – in der Polizeiakademie von Al Ain im Emirat Abu Dhabi. Die Kooperation mit den Emiraten bei der Ausbildung irakischer Polizeikräfte wurde 2005 zu einem bilateralen Abkommen erweitert, das "eine noch engere Zusammenarbeit im Sicherheitsbereich" vorsah.[3]
– Seit dem Jahr 2006 werden irakische Polizisten durch deutsche Kräfte auch für den andauernden Bürgerkrieg (Bombenentschärfung) ausgebildet und ausgerüstet.
Eng und vertrauensvoll
Die deutsch-emiratische Ausbildungskooperation fußt auf der Zusammenarbeit zwischen den Streitkräften beider Länder, die bereits in den 1990er Jahren eingeleitet wurde. Die Bundeswehr unterhalte eine "enge und vertrauensvolle Partnerschaft" zur Armee der Vereinigten Arabischen Emirate, schreibt die deutsche Botschaft in Abu Dhabi.[4]
– Beispielhaft seien vor allem die emiratischen Seestreitkräfte, "ausgerüstet mit Schiffen aus deutschen Werften, mit dem Bekenntnis zur Deutschen Marine als ‘Parent Navy’". Wie die Botschaft bestätigt, ziehen die anderen Teilstreitkräfte inzwischen nach. Im Rahmen des "Projekt Falah" werden jährlich 20 emiratische Offiziere und Unteroffiziere in Deutschland ausgebildet. Eine Ausweitung des Projektes wird von deutscher Seite ausdrücklich angestrebt. Hierzu wurde 2005 ein weiteres Abkommen geschlossen: Der "Vertrag über die Zusammenarbeit auf militärischem Gebiet". 2006 begann die Bundeswehr mit der Unterstützung der emiratischen Streitkräfte im Bereich "Umweltfragen". Auch die Polizeien bauen ihre Zusammenarbeit aus. In den vergangenen beiden Jahren führten das Bundeskriminalamt sowie mehrere Landeskriminalämter Ausbildungskurse für emiratische Sicherheitsbehörden durch. Hierbei wurden mehr als 200 Polizisten instruiert.
Spürpanzer, Haubitzen
– Wie im Falle der emiratischen Marine bringt auch die Kooperation der anderen Teilstreitkräfte den Kauf von Rüstungsgütern in der Bundesrepublik mit sich. In den vergangenen Jahren avancierte Deutschland zu einem der wichtigsten Rüstungslieferanten für das Regime in Abu Dhabi. Seit 2003 kaufen die Emirate deutsche ABC-Spürpanzer, Lastkraftwagen, Teile für Panzer und Panzerhaubitzen. Allerdings attestieren Experten den emiratischen Militärimporten eine geringe Ausrichtung an praktischen Kriegsanforderungen. Die Käufe zeigten "eine akute Tendenz, dem Glitzerfaktor" zu folgen, urteilt ein US-Fachmann.[5] Neben dem gewinnbringenden Warenabsatz verschaffen die Emirate deutschen Rüstungsfirmen auch unentbehrliches Testgelände. So konnte das deutsch-französisch-britische Konsortium EURO-ART (Sitz: München) dort sein Artillerieortungsradar COBRA erproben, das auch von der Bundeswehr genutzt wird. Die Auswahl der Testregion belegt die Orientierung der westlichen Rüstungsindustrie auf Gewaltoperationen in den Wüstengebieten der arabisch-islamischen Welt.
Im vergangenen Jahr schließlich ließ die emiratische Regierung ein "Air Warfare Center" auf der "El Dhafra Air Base" im Zentrum des Landes errichten. Hier können "befreundete Streitkräfte" – ohne dafür zu bezahlen – den Luftkampf in Wüstengebieten erproben. Ein Theoriekurs der bundesdeutschen Luftwaffe fand bereits auf dem Stützpunkt statt. Ab März dieses Jahres sollen dort größere Kampfverbände mit bis zu 40 "befreundeten" Jets für zukünftige Kriege in der arabischen Welt üben. Dazu werden sechs Tornados der Bundeswehr mit bis zu 150 Soldaten entsandt. "Die Bedingungen sind die gleichen wie bei echten Kampfeinsätzen", sagt ein emiratischer Oberst gegenüber der deutschen Presse.[6] Ein Verbindungsoffizier der deutschen Luftwaffe ist seit dem vergangenen Jahr fest in den Emiraten stationiert.
– Konkurrenzlos ist die enge deutsche Kooperation mit den Vereinigten Arabischen Emiraten allerdings nicht. Wie vor wenigen Wochen bekannt wurde, wird die französische Armee einen eigenen Stützpunkt in dem Golfstaat errichten. Die Basis soll insbesondere der Ausbildung emiratischer Soldaten dienen. Frankreich ist bereits seit den 1990er Jahren der zweitgrößte Waffenlieferant des Landes. Die Konkurrenz zwischen den beiden kerneuropäischen Mächten setzt sich damit am Persischen Golf fort – an einer geostrategisch hochbedeutenden Meerenge, der Straße von Hormuz, durch die fast 30 Prozent der weltweiten Öltransporte geleitet werden. Seewege wie die Straße von Hormuz gehören wegen ihrer Bedeutung für die westliche Energieversorgung zu den besonderen Interessenzonen der globalen deutschen Militärpolitik.[7]
Angesichts des Nutzens der Kooperation mit den Emiraten für die globale Machtpolitik Berlins findet Kritik von Menschenrechtsorganisationen an der Repressionspraxis der Feudaldiktatur bei der Bundesregierung keine Beachtung. So berichtet etwa Amnesty international von Folter sowie von willkürlicher Inhaftierung. "Viele Menschenrechtsverteidiger, die seit Jahren weder Interviews geben noch Artikel schreiben dürfen, sind weiterhin Repressalien ausgesetzt", teilt die Organisation mit.[8] Ferner kommen in den Emiraten nach wie vor brutale und erniedrigende Körperstrafen (Auspeitschungen, Prügelstrafe) zur Anwendung. "Berichten zufolge werden auch besonders grausame Todesurteile verhängt: Tod durch Enthauptung mit anschließender Kreuzigung oder Tod durch Steinigen", heißt es bei Amnesty. Die emiratische Polizei, deren Ermittlungstätigkeit solch drakonischen Urteilen vorausgeht, wird – wie beschrieben – von deutschen Repressionskräften instruiert.
[1] 50-Tonner im Wüstensand; blog.focus.de/wiegold/?p=237
[2] s. dazu Die Spitze des Eisberges und Großer Aufschwung
[3] Deutschland und die Vereinigten Arabischen Emirate vereinbaren eine noch engere Zusammenarbeit im Sicherheitsbereich; Pressemitteilung des Bundesministeriums des Innern 24.09.2005
[4] Sicherheits- und militärpolitische Zusammenarbeit; www.abu-dhabi.diplo.de
[5] Anthony H. Cordesman: The Military Balance in the Middle East, Washington 2004
[6] Bundeswehr trainiert über arabischer Wüste; Focus Online 31.10.2007
[7] s. dazu Kriegerische Optionen
[8] Länderkurzinfo Vereinigte Arabische Emirate (VAE); amnesty international 01.02.2008
Merkel besucht Golfstaaten
In den Golfstaaten macht die Kanzlerin Ausflüge in eine fremde Welt fern der hässlichen europäischen Wirklichkeit. Doch der Rücktritt Roland Kochs und die Sorge um den Euro holen sie in die Realität zurück.
Von Eckart Lohse, Abu Dhabi/Dschidda
– Wer der Architekt sei, will Angela Merkel wissen. Schon bald eine Stunde unterhält sie sich auf Englisch mit ihren Gastgebern an der Kaust. Die Kaust, mit vollem Namen „King Abdullah University for Science and Technology“, liegt etwa achtzig Kilometer nördlich von der westsaudischen Stadt Dschidda am Roten Meer, wo Merkel am Dienstag und Mittwoch während ihrer Reise in vier Golfstaaten zu Besuch war. Die Kaust ist eine international hochkarätig besetzte Universität in Saudi-Arabien. Das wäre die formal korrekte Beschreibung. Die Kaust ist ein gesellschaftliches Experiment mit revolutionärem Potential in einem der widersprüchlichsten Länder der Erde. Das wäre die zutreffende Beschreibung. Mindestens am Dienstagnachmittag scheint die Kaust für Angela Merkel wichtiger zu sein als Roland Koch und sein angekündigter Rückzug aus der Politik.
– Also zuerst zur Universität. König Abdullah hat sie bauen lassen, der weit über achtzig Jahre alte Herrscher Saudi-Arabiens. Im September vorigen Jahres war der beeindruckende, hochmoderne Gebäudekomplex nach nur zwei Jahren Bauzeit fertig. Der König verfolgte sogar per Kamera die Baufortschritte, so