Chirac: anche armi nucleari contro i terroristi

Il presidente riaggiorna il ruolo della force de
frappe creata da Charles de Gaulle
"Contro le vecchie minacce, contro il
nuovo terrorismo"
deterrenza Chi usasse armi di distruzione di massa
si esporrebbe a una risposta proporzionata

il nucleare Questa risposta può essere
convenzionale, ma può anche essere di altra natura

Chirac non ha fatto nomi, ma l´attualità fa pensare alla polemica tra
occidente e Iran


CHIRAC ha dichiarato che la force de frappe (le
atomiche francesi) potrebbero essere usate contro i paesi “promotori o
complici” del terrorismo (l’IRAN?), dato che i missili sono stati modificati
per colpire obbiettivi più circoscritti di una città.

La force de frappe resta a difesa degli
“interessi vitali” francesi: “la garanzia degli approvvigionamenti strategici e
la difesa dei paesi alleati”.

Ipotesi dell’articolo:

  • CHIRAC si avvicina alla teoria USA di guerra
    preventiva
  •  ricorda agli USA che non hanno il monopolio dell’arma
    atomica 
  • in un momento di difficoltà della FRANCIA in EUROPA,
    ricorda ai paesi UE il peso militare francese
  • in un momento di bassa popolarità, rilancia l’eredità
    gollista impegnando i propri successori all’Eliseo ed aumenta il proprio
    prestigio personale
  • gli “alleati” da difendere (in un discorso precedente
    CHIRAC aveva parlato solo di “territorio europeo”) potrebbero essere i paesi da
    cui la FRANCIA riceve gli approvvigionamenti strategici

Jacques Chirac ha ridato ieri lustro alle armi atomiche
francesi. Nell´Unione europea, dove la Francia è, con la Gran Bretagna, la sola
potenza nucleare, si tratta di un aggiornamento degno di rilievo
. Tanto più
che se la strategia nucleare britannica si confonde con quella americana,
quella francese ha sempre conservato una sua singolarità. Un tempo, per non
dire che era rivolta contro l´Urss, si diceva che fosse "tous
azimuts" (rivolta in tutte le direzioni). Anche dopo questa operazione di
ringiovanimento essa resta volutamente sfocata.
Chirac si avvicina adesso alla posizione di George W. Bush. Non giunge a
prospettare l´eventualità di un uso di armi atomiche contro gruppi
terroristici, come ha fatto il presidente degli Stati Uniti, ma non esclude che
esse possano tendere a dissuadere potenze tradizionali, regionali, desiderose
di possedere armi atomiche, e al tempo stesso esposte alla tentazione
terroristica
. A questo fine i missili francesi vengono adeguati a colpire
obiettivi potenziali più precisi, più limitati. Non più città, ma «centri di
potere». Chirac non ha fatto nomi. Se ne è ben guardato. Ma l´attualità
conduce inevitabilmente a pensare alla polemica in corso tra i paesi
occidentali e l´Iran
.
Ed è altrettanto ovvio evocare la remota Corea del Nord.
Con la fine della guerra fredda, e la scomparsa della tradizionale minaccia
dell´Unione Sovietica, la dissuasione nucleare sembrava avere perduto la sua
principale, concreta giustificazione. Quindi quelle armi, senza più un
obiettivo, rischiavano di apparire una pura argenteria decorativa: senz´altro
utile al prestigio di una nazione ansiosa del proprio rango di potenza, ma costosa
(tre miliardi di euro all´anno) per un´economia altrettanto ansiosa di ridurre
le spese. Il presidente francese ha restituito una ragione d´essere alla force
de frappe (forza d´urto), di cui de Gaulle dotò la Quinta Repubblica appena
nata, nel 1960, facendo esplodere una prima bomba nel Sahara algerino, ancora
francese.
Ha spiegato che non è il momento di abbassare la guardia nucleare, poiché
potrebbe delinearsi appunto la minaccia di certe potenze regionali. La mappa
politico-militare del mondo cambia
. E la Francia si adegua.
Jacques Chirac ha illustrato la nuova dottrina nucleare durante una visita
alla base navale dell´Ile Longue, vicino a Brest, dove si trova lo stato
maggiore della Force Océanique stratégique, di cui fanno parte i sommergibili
nucleari con missili a testate atomiche
.
Queste visite assumono spesso il valore di un rito. La dissuasione nucleare
di cui de Gaulle ha dotato la Francia è considerata da molti un dogma. Le Monde
fa rilevare che pochi uomini politici osano discostarsi dalla dottrina fissata
dal presidente della Repubblica
. E il presidente della Repubblica tratta
l´argomento quasi come un sacerdote officiante, tenendo conto che l´eredità
lasciata da de Gaulle deve essere conservata con religiosa attenzione.
L´eredità rischiava di essere ridotta a una reliquia. Chirac le ha ridato
lustro. Senza toglierle il suo significato fondamentale, che resta la
dissuasione. La quale deve difendere gli «interessi vitali» della Francia
.
Oggi questi interessi sono anzitutto «la garanzia degli approvvigionamenti
strategici e la difesa dei paesi alleati».
Neppure su questi punti il presidente francese è sceso nei dettagli. Una
dottrina non si perde nei particolari.
Come non ha fatto i nomi delle potenze tradizionali, regionali, che potrebbero
rappresentare una minaccia, cosi non ha specificato la natura degli
approvvigionamenti strategici. Ma è evidente che egli si è riferito al
petrolio. Ma chi sono gli innominati alleati? Nel precedente discorso del
2001, fa rilevare Laurent Zecchini su Le Monde, Chirac aveva parlato di
«territorio europeo». Ieri è ricorso alla più vaga ed estendibile nozione di
«paesi alleati». Questo potrebbe significare che nella nuova espressione sono
inclusi i paesi petroliferi dai quali la Francia dipende per gli approvvigionamenti
strategici
.
Secondo gli esperti, prospettando la possibilità di usare l´arma nucleare
contro i paesi promotori o complici del terrorismo, Chirac vuole dimostrare
agli europei la capacità di dissuasione della Francia. Gli Stati Uniti non ne
hanno il monopolio
. Sempre a proposito degli Stati Uniti, gli specialisti
militari francesi insistono sulla differenza tra le minacce americane di usare
armi atomiche adeguate (le mininukes: mini testate nucleari a forte
penetrazione), anche a titolo preventivo, contro gruppi terroristici, e la
flessibilità francese illustrata da Chirac. Ma è una diversità che deve essere
spiegata con maggiori dettagli da quegli stessi specialisti militari.
Essa non salta subito agli occhi. Il presidente francese ha spiegato come i
missili in dotazione ai sottomarini nucleari siano stati «configurati» in modo
da essere usati per colpire obiettivi più limitati. E questo assomiglia,
perlomeno sul piano tecnico, al principio delle mini-testate nucleari made in
Usa. La nuova strategia francese investe il dibattito sulla difesa europea.
È destinata a inasprirlo. Il problema della dissuasione nucleare francese e
britannica non potrà essere più a lungo evitato.
Chirac vi ha appena accennato. Ha detto che dovrà essere affrontato al «momento
opportuno».
L´aggiornamento della strategia nucleare francese avviene in un momento di
seria difficoltà per Jacques Chirac all´interno, e per la Francia in Europa.
Sono due elementi da non trascurare. Chirac conclude tra poco più di un anno il
suo secondo, e quasi certamente ultimo, mandato presidenziale
.
Ridando lustro alla force de frappe, adeguandola alla nuova situazione
mondiale, egli consegna al successore l´eredità gollista rinnovata, e lo
impegna a tenerla nella giusta considerazione
.
Si tratta di uno dei monumenti della Quinta Repubblica. Al tempo stesso
Chirac trae un prestigio personale da questa operazione, mentre la sua
popolarità sfiora i livelli più bassi
, e si mette persino in dubbio la sua
capacità di esercitare la funzione presidenziale, dopo il leggero ictus che
l´ha colpito in settembre.
Neppure la Francia vive nell´Unione Europea uno dei suoi momenti migliori.
La posizione critica assunta nel 2003, al momento della guerra preventiva di
Bush in Iraq, aveva fatto di Parigi il punto di riferimento per i numerosi
europei contrari alla politica unilaterale americana. Chirac non ha saputo
gestire quel patrimonio di consensi. Non è riuscito a dargli un´impronta
europea. È rimasto nel tradizionale contesto francese. Il successo del «no» al
referendum sulla Costituzione europea non ha migliorato la situazione. Nel
frattempo la Germania è uscita dalla lunga incertezza elettorale, e dalla
successiva non facile formazione del governo di grande coalizione. Ed ora sta
via via assumendo in Europa la centralità che la geografia e il peso economico
le riservava, ma che non riusciva a sfruttare sul piano politico.
Equilibrata dalla forte presenza socialdemocratica nel governo, e spinta
dal suo personale carattere, Angela Merkel sta basando la sua politica estera
su valori ineccepibili, senza lasciarsi condizionare dal peso dei suoi
interlocutori
. Agli «amici» americani ha ricordato la violazione dei
diritti dell´uomo a Guantanamo, ai «partners strategici» russi ha ricordato la
repressione in Cecenia. E ha saputo calmare la rissa tra europei, al primo
vertice, facendo concessioni economiche che hanno messo in risalto la rapacità
altrui. La Francia si è vista sottratto un ruolo che non le sarà facile
recuperare. Sottolineando il valore che può avere per l´Europa la force de
frappe gollista rinnovata, Chirac ha in fondo battuto il pugno sul tavolo
.

 

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