«Chi uccide soldati non è un terrorista»

ISRAELE, TERRORISMO

CORRIERE Mer. 12/4/2006  
Davide Frattini

Il Ministro di Israele

GERUSALEMME – Sulla tomba di famiglia è incisa una
mappa di Israele. Come la sognavano suo padre e gli altri che combattevano con
lui nell’Irgun: uno Stato ebraico che comprendesse anche il regno di Giordania.

Oggi che Tzipi Livni è ministro degli Esteri e della Giustizia non ha
dimenticato che quelle operazioni clandestine avevano come bersaglio di
attentati anche i soldati britannici. «Mio padre Eitan cercava di evitare
vittime civili. Così sono convinta che chiunque lotti contro i militari
israeliani – ha detto al programma Nightline della Abc – è un nemico da
fermare, ma non rientra nella definizione di terrorista»
.
L’ex avvocato, 47 anni, tra i fondatori di Kadima con Ariel Sharon ed Ehud
Olmert, ha esteso la distinzione anche ai kamikaze. «In una guerra il nostro
compito è di impedire che i soldati, nostri figli, vengano uccisi. Quando
invece dobbiamo batterci contro la legittimità accordata ai terroristi da parte
della comunità internazionale, bisogna stabilire queste differenze»
.


Sul sito delle Forze israeliane di Difesa, le statistiche che tengono la
tragica contabilità delle vittime nella seconda Intifada sono tutte
classificate come attacchi terroristici. E i portavoce del governo non hanno
mai fatto distinzioni tra un attentato contro i soldati o contro i civili
.
«Noi dobbiamo poter dire al mondo – ha continuato Livni – che chi uccide i
civili è un terrorista, del quale non potete comprendere le motivazioni, mentre
in una guerra ci sono dei soldati che si battono. Nessuno può guardarmi negli
occhi e dirmi che un kamikaze che si fa esplodere in un centro commerciale, un
ristorante o una discoteca agisce per delle ragioni legittime».
Le parole di Tzipi Livni hanno spinto Uri Ariel, deputato dell’estrema
destra, a chiedere che «Olmert la licenzi in tronco, non è degna di essere
ministro degli Esteri»
.
Anche Moshe Arens, che è stato ministro della Difesa per il Likud, ha
attaccato l’intervista
. «Tutta questa gente, che tenti di uccidere dei
militari a una fermata del bus o dei civili in un supermercato, fa parte di
gruppi terroristici che colpiscono dove riescono. E’ sbagliato fare distinzioni
tra membri di una stessa organizzazione».
Quand’era nel Likud, Tzipi Livni era una dei pochi leader in grado di recitare
a memoria passaggi dagli scritti di Zeev Jabotinsky, l’intellettuale del
sionismo revisionista. I giovani del movimento nazionalista Betar ancora
cantano un inno che ha per protagonista un’eroina della guerra d’indipendenza:
Piccola Sarah, la madre del ministro. Che in qualche modo per la destra ha
sempre avuto credenziali ideologiche più pure di uno come Sharon, che in fondo
arrivava dai laburisti. Così è toccato a lei girare il Paese per convincere che
il ritiro da Gaza andava fatto. E adesso è toccato a lei fare una distinzione
tra terroristi e combattenti che molti israeliani faranno fatica ad accettare.

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