Cecchi Gori si ricandida Corsa a Roma per la Lega

Italia, Politica
CORRIERE Dom. 5/3/2006 Roberto
Zuccolini


Il presidente del Senato probabile capolista in 4 regioni.
Falsitta (FI): non mi ripresento
Formigoni e il seggio per Palazzo
Madama: non mi dimetto, poi sceglierò


ROMA – Per Silvio Berlusconi «sono fatte al 98 per cento».
Le liste s’intende, quella maratona che il premier assicura essergli costata
«due notti insonni» e che il centrodestra sta chiudendo in leggero ritardo
rispetto all’Unione. Giochi quasi fatti, quindi, dentro Forza Italia, dopo
l’ennesimo incontro del premier con Bondi, Cicchitto e Pera, ma con quel 2
cento di «ritocchi» che potrebbero anche essere «importanti». E già si possono
vedere i posizionamenti forti, le esclusioni, le rinunce polemiche. Ma anche
nel resto del centrodestra si assiste al rush finale per le politiche. Con
alcune sorprese. Come quella a cui si assiste nella Lega, alleata con l’Mpa di
Raffaele Lombardo: Vittorio Cecchi Gori, convertito al movimento autonomista,
si candida capolista a Roma. Era stato senatore con il Ppi e si era
caratterizzato a lungo per la sua campagna contro il Cavaliere, anche nella
battaglia delle proprietà televisive.

«NIENTE DIMISSIONI» – Il caso Formigoni è considerato chiuso, ma
potrebbe essere riaperto in qualsiasi momento prima della consegna delle firme
che scade domani. Perché la scelta, alla fine accettata e sponsorizzata anche
da Berlusconi, di guidare la lista del Senato in Lombardia, lascia aperti
alcuni interrogativi. Il governatore precisa infatti che non pensa a dimettersi
dalla presidenza della Regione e che, una volta eletto, avrà dai 60 ai 90
giorni per pensarci. Molto dipenderà ovviamente dall’esito delle elezioni. In
altre parole, Formigoni vuole lasciarsi le mani libere per decidere, a conti
fatti, le sue future strategie politiche. Nel frattempo (fino a quando non
saranno chiuse definitivamente le liste) lotterà con Berlusconi per piazzare
alcuni uomini della sua squadra.
PERA – Altra partita che sembra ormai definita è quella delle
candidature laziali. Nel braccio di ferro tra Giuseppe Pisanu e Marcello Pera
per guidare la lista al Senato, ha avuto la meglio il ministro dell’Interno,
seguito come numero due dal sottosegretario Cosimo Ventucci. Ma il presidente
del Senato, che ieri prima di recarsi da Silvio Berlusconi è stato in udienza
dal Papa, avrebbe ottenuto, sempre come capolista per Palazzo Madama, la
Toscana, l’Emilia Romagna, l’Umbria e forse il Piemonte. Alla Camera, dove
Antonio Martino corre come numero due dopo il premier, non ce l’avrebbe fatta
invece la coordinatrice azzurra del Lazio Beatrice Lorenzin. Fatto inaspettato
dopo gli elogi che aveva incassato qualche mese fa dallo stesso Berlusconi.
In Puglia si dà per vinta la battaglia di Raffaele Fitto per piazzare se stesso
in terza posizione alla Camera dietro Berlusconi e Scajola. E per sistemare in
posti «sicuri» un piccolo di forzisti che gli sono vicini. In Sicilia invece
sarà Renato Schifani a guidare la lista del Senato mentre nelle due
circoscrizioni della Camera, dietro a Berlusconi ci saranno Gianfranco Miccichè
e Stefania Prestigiacomo.
BONAIUTI-BONDI – Confermato Nicolò Ghedini nella testa di lista al
Senato in Veneto, come Gaetano Pecorella e Carlo Taormina in Lombardia 1,
mentre è a rischio il sottosegretario all’Interno Michele Saponara. Il
portavoce di palazzo Chigi, Paolo Bonaiuti, dovrebbe averla spuntata nella gara
per il secondo posto in Toscana su Sandro Bondi. Ma il coordinatore azzurro
sarebbe secondo in Campania 2.
MINISTRI – Nella strategia berlusconiana hanno un posto importante i
ministri uscenti. Il premier pensa infatti di utilizzarli come «sponsor» di ciò
che ha fatto il governo candidandoli in più regioni, non solo in quella di
«provenienza politica». È il caso del siciliano Enrico La Loggia che correrà in
Molise e Trentino e del lombardo Giulio Tremonti che, oltre alla sua regione,
verrà presentato anche in Veneto e in Piemonte.
RINUNCE – Ci sono anche alcune rinunce alla candidatura per contrasti
con la linea del partito, come quella del deputato Vittorio Emanuele Falsitta
che fu, a suo tempo, relatore della Finanziaria: «I profondi dissensi che
durano da anni non si sono risolti neppure negli ultimi giorni. Dunque
rinuncio». Certamente per altri motivi, non polemici con Silvio Berlusconi ma
quasi «istituzionali», rinuncia a candidarsi il sottosegretario Gianni Letta:
un muro che il premier non è riuscito a sfondare, malgrado il suo durissimo pressing
.
Ad un certo punto era girata anche la voce di una candidatura di Mauro
Floriani, marito di Alessandra Mussolini, nelle liste azzurre. Ma subito è
giunta una precisazione, che suona come una secca smentita, dalla stessa leader
di Alternativa Sociale: «Non avremo nulla da Forza Italia, perché nulla abbiamo
chiesto». L’Udc candida invece la cattolica Luisa Santolini, presidente del
Forum delle famiglie, associazione legata al Movimento per la vita di Carlo
Casini.

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