Roma diventa lo sponsor della Serbia

BRUXELLES — O la Serbia si avvicina all’Europa o l’Europa, tra non molto, sarà costretta a inviare altri uomini e cannoni nei Balcani. La battuta è attribuita alla Cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma, sicuramente, è condivisa dal premier Romano Prodi e dal ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. Il governo italiano, da diverse settimane, sta conducendo una vera e propria campagna a favore di Belgrado. O meglio, un’azione di sostegno delle

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Olmert non si fida di Baker: «Abbiamo opinioni diverse»

Davide Frattini A GERUSALEMME GERUSALEMME — «Quando gli israeliani saranno pronti a parlare seriamente di pace, possono telefonare alla Casa Bianca. Il numero è 001-202-456-1414». Così James Baker aveva risposto sprezzante, durante un’audizione al Congresso. Sono passati sedici anni. Il numero è rimasto lo stesso e — sono convinti a Gerusalemme — anche l’attitudine dell’allora segretario di Stato. Ehud Olmert ha respinto le «raccomandazioni» proposte dal rapporto Baker-Hamilton. «Abbiamo opinioni

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Iraq, il rapporto Baker chiede una svolta/MENO TRUPPE PIÙ DIPLOMAZIA

Ennio Caretto «Cambiamenti o la catastrofe». La proposta: dialogo con Siria e Iran. Bush: idee interessanti WASHINGTON — Dall’aula del Congresso il Gruppo di studio bipartisan sull’Iraq diretto dall’ex segretario di Stato James Baker ha lanciato al presidente Bush la sfida di un «nuovo corso per evitare una catastrofe in Medio Oriente». Il Gruppo ha chiesto al presidente di «cambiare la missione militare» in una missione di appoggio alle forze

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Soddisfazione a Damasco. «Ora è chiaro che devono coinvolgerci»

Lorenzo Cremonesi La replica al dossier americano dal ministero dell’Informazione: «Non c’è pacificazione regionale senza di noi». Mourad, direttore di un quotidiano: «Serve una nuova politica Usa» DAMASCO — Soddisfazione è ancora dire poco. «Finalmente gli americani iniziano a capire la gravità degli errori commessi in Iraq. Avevamo ragione noi. Ma non è affatto certo che il presidente Bush sia in grado di valutare sino in fondo le conseguenze del

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«Deve restare Stato ebraico» Da Israele applausi a Prodi

Maurizio Caprara Il «Jerusalem Post»: «Archiviato il diritto al ritorno dei profughi palestinesi» Il premier Olmert la settimana prossima a Roma ROMA — Bravo Romano Prodi, è quasi come George W. Bush. In sostanza è questo il giudizio positivo che arriva da Israele dopo che il presidente del Consiglio italiano, sabato scorso, ha indicato «la garanzia» che in futuro il Paese «continuerà a essere uno Stato ebraico» come una condizione

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Gates: «In Iraq non stiamo vincendo»

Ennio Caretto Dopo l’audizione al Congresso, il sì alla nomina atteso già oggi. Baker alla Casa Bianca illustra il suo rapporto Il neo ministro della Difesa conquista i democratici. «Negoziamo con Damasco e Teheran» WASHINGTON — George W. Bush voleva «occhi freschi» al Pentagono e li ha avuti. Nella testimonianza alla Commissione Forze Armate del Senato che ieri notte ha poi approvato all’unanimità la sua nomina, il futuro ministro della

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Ahmadinejad minaccia l'Europa: «Relazioni a rischio»

A. Cop. Nucleare iraniano: i Paesi del Consiglio di Sicurezza più la Germania non trovano un’intesa sulle sanzioni   Trattative e minacce. Prosegue a strattoni, ancora ieri, la disputa Iran-Occidente sull’arricchimento dell’uranio: energia nucleare per usi civili, assicura Teheran; primo passo per la costruzione di armi atomiche, temono Europa e Stati Uniti. Trattative a Parigi, dove i «5 + 1» (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu più

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«Scudi umani in Libano, ecco le prove» Video di Gerusalemme accusa Hezbollah

Ma.G. Il governo Olmert attribuisce alla milizia sciita la responsabilità delle uccisioni di civili GERUSALEMME — I documenti dell’esercito contro le accuse d’aver commesso crimini di guerra. Sotto la pressione dell’opinione pubblica mondiale per la condotta delle operazioni in Libano, Israele rilascia video, foto e altro materiale militare per presentare la propria autodifesa. Ossia, che le morti civili in Libano (almeno metà dei 1.000 uccisi nei 34 giorni del conflitto)

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La micidiale Woodstock libanese

ANTONIO FERRARI FILOSIRIANI IN PIAZZA   Lo scontro fra Hezbollah e il governo libanese, fomentato da SIRIA e IRAN ma nato dalla recente storia del LIBANO, rischia di precipitare il paese (se non tutto il Medio Oriente) in un scontro sanguinoso. PRODI e MUBARAK vogliono il dialogo con la SIRA: sanno che lo scontro è troppo rischioso. La piazza di Beirut regala un’immagine surreale. Sembra una Woodstock tutta libanese, con

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Prodi: «Dialogo con Damasco Osservatori tra Libano e Siria»

Maurizio Caprara Approccio graduale per affrontare la crisi del Medio Oriente. «È l’ora dei piccoli passi» «Garantire l’ebraicità di Israele e uno Stato palestinese» ROMA — Affinché una spinta europea alla ripresa di un processo di pace in Medio Oriente eviti di produrre una bolla di sapone o, all’opposto, l’effetto di un elefante nella cristalleria di equilibri precari, Romano Prodi sta cercando di individuare un sentiero meno clamoroso, ma più

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