Il “governo dei migliori” poliziotti

Riceviamo questo articolo de “Il pungolo Rosso” sulla proibizione dei cortei nelle città: Con la benedizione del gran sacerdote Mattarella, è arrivato il divieto dei cortei nel centro delle città, sotto o vicino ai palazzi del potere, che vanno blindati dalla protesta sociale, e operaia in particolare. La cosa era nell’aria da giorni. Per l’esattezza dal venerdì 15 ottobre quando per la prima volta dal loro inizio, le proteste “no

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Sull’assalto neo-fascista alla Cgil, il prima e il dopo – Tendenza internazionalista rivoluzionaria

1. A differenza della vulgata di stato e dell’anti-fascismo democratico (o di stato), la protesta di sabato 9 a Roma ha due aspetti che non coincidono: l’attacco neo-fascista alla sede della Cgil, la grossa folla dei manifestanti. Che l’attacco fosse preordinato, è ovvio. Sia stato preordinato solo da Forza Nuova o no, l’essenziale è che è stata attaccata la sede della Cgil, non quella di Confindustria o del governo, i

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11 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE

Migliaia di licenziamenti alla Whirlpool, Fedex, GKN, Gianetti, Logista, Alitalia, UNES, Teva, ecc.: sono solo la punta di un iceberg che vede uno stillicidio di licenziamenti individuali e l’assunzione di lavoratori interinali o a termine, ricattabili e senza diritti, mentre si prepara un’altra ondata con la fine della CIG/FIS Covid in diversi settori a fine ottobre. L’inflazione riparte e sta per subire un’accelerata con il rincaro di luce e gas,

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Dove va la Germania? (1)

Alle recenti elezioni in Germania, i Socialdemocratici (SPD) sono risultati il primo partito, con uno scarto risicato di 10 seggi sull’Unione Cristiano-Democratica e la sua alleata Unione Cristiano Sociale (CDU/CSU) cfr. nota 1. Nelle prossime settimane o mesi si dovrà definire una coalizione di almeno tre partiti. I numeri consentono quattro soluzioni (nota 2), ognuna con grandi incognite sia in politica interna che in politica internazionale. Anche molti lavoratori italiani

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Stati Uniti. Le 8 ore sono lettera morta: la lotta operaia alla Dana e l’offensiva padronale alla Stellantis

Riprendiamo dal sito WSWS di agosto-settembre (i link sono in coda) un articolo sulla resistenza operaia in atto, negli stabilimenti statunitensi del gruppo Dana, nei confronti di un’intesa di svendita conclusa tra la proprietà e lo United Auto Workers, e sulla loro protesta contro un orario settimanale monstre di 84 ore a settimana e i bassi salari – un trattamento che i padroni di Stellantis vorrebbero estendere anche ai loro

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Bilancio dell’intervento italiano in Afghanistan

Abbiamo negli occhi le immagini dell’attentato dell’Isis a Kabul e dell’inglorioso ritiro dei soldati che da vent’anni occupavano a vario titolo in paese. Ma qual è il bilancio per l’Italia? Sgombriamo intanto il terreno dall’idea molto diffusa che l’Italia sia intervenuta in Afghanistan come “reggicoda” degli Usa. L’Italia aveva una propria politica afghana già prima del 2001 (nota 1), non è intervenuta per estirpare l’estremismo islamico (come l’Urss nel 1979)

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Il green pass non basta a fermare il virus

In Italia chi può va in vacanza e gli albergatori si preparano a una stagione record. Diversamente dalla scorsa estate, sarà un record anche per il Covid-19, dato il forte aumento della contagiosità della nuova variante. Il virus del Covid-19, armatosi delle varianti Delta e Lambda, dopo aver contagiato oltre 200 milioni di persone nel mondo e provocato 4,2 milioni di morti ufficiali (la realtà è un multiplo di questo

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No al green pass: inefficace contro il virus, utile solo a distrarre, dividere e reprimere i lavoratori – Tendenza internazionalista rivoluzionaria

Come mesi fa siamo stati contrari al decreto Draghi che ha stabilito l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario, e abbiamo difeso gli infermieri che si sono opposti ad esso; così ora siamo contro il green pass in quanto strumento di propaganda inefficace nel contrasto del Covid-19, e utile soltanto a deviare l’attenzione dell’opinione pubblica e a scaricare sui singoli (in primo luogo sui proletari scettici sul vaccino, spaventati, disinformati

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I lavoratori tunisini e il colpo di stato

La crisi istituzionale tunisina è arrivata al capolinea, con il colpo di stato “democratico” del presidente Kais Saied. Inevitabili le conseguenze sull’intero quadro nord africano e medio orientale. Di qui l’attenzione di tutte le borghesie arabe, ma anche di Turchia, Francia e Italia. Saied cavalca l’onda lunga del malcontento popolare e proletario, per proporre una soluzione autoritaria. Soluzione che ovviamente non andrà a vantaggio del generoso movimento di protesta che a intervalli regolari occupa le piazze denunciando la situazione di disoccupazione, lavoro nero, crollo dei redditi e da ultimo fallimento della assistenza sanitaria. Un movimento che già dal 2013 ha registrato come tutte le promesse della politica borghese all’indomani della cacciata di Ben Ali  siano andate deluse e che deve emanciparsi in nome dei suoi interessi di classe.

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Insegnanti nuovi protagonisti delle lotte in USA

Le lotte degli insegnanti Usa fra il 2018-19 si sono caratterizzate per avere affiancato a richieste prettamente di categoria (lotta contro i tagli salariali), pressanti richieste per conservare alla scuola pubblica un livello di qualità nell’interesse degli studenti. Separati distretto per distretto, vincolati da pesanti leggi antisciopero, minacciati ogni anno di non essere riassunti, hanno creato una rete di solidarietà (Red for Ed), che si è collegata alle associazioni di

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