Cantiere Finmeccanica – Debiti, scandali e crisi spingono alla riorganizzazione

Lettera 43     111213

Cantiere Finmeccanica – Debiti, scandali e crisi spingono alla riorganizzazione.

Ulisse Spinnato Vega

 

–       Commesse miliardarie ed esuberi dolorosi, nel colosso Finmeccanica, che sospeso tra le pressioni dell’orticello politico nazionale e la sfida dei mercati globali, sta attuando una ristrutturazione strategica.

–       Fine settembre 2011, l’indebitamento finanziario netto viaggiava sui 4,6 miliardi (contro i 3,1 miliardi di fine 2010). Ciò nonostante la cessione del 45% di Ansaldo Energia per 344 milioni.

o   gli ordini sono crollati del 21% a 10,6 miliardi nei primi 9 mesi 2011, e -5% di introiti, a €12,2MD.

o   Si aggiunge la scarsa soddisfazione dei committenti: l’americana Boeing, ad esempio, ha contestato la qualità di alcune forniture Alenia per la propria flotta civile e per un aereo di ultima generazione;

o   altri contenziosi in Turchia e Grecia, per mancati pagamenti complessivi superiori al miliardo;

o   nove treni Ic4 di Ansaldo Breda ch sono stati fermati dalle ferrovie danesi perché non frenavano.

–       L’obiettivo di Finmeccanica è di contenere l’indebitamento netto a 2,5 miliardi entro fine 2012, ma alla fine di settembre il gruppo era in rosso per 321 milioni contro l’attivo di 324 milioni dello stesso periodo 2010.

 

–       Si decide di risanare con una “cura dimagrante”: dismissioni di molti pezzi importanti, in cima alla lista c’è Ansaldo Breda, la controllata costruttrice di treni da 2.400 dipendenti che vive di gravi perdite (800 milioni tra il 2004 e il 2010) malgrado sia stata da poco ricapitalizzata con 202 milioni di euro;

–       il neo-presidente Orsi sa che la cessione (possibile addirittura al 100%) sarà impraticabile prima di raggiungere il pareggio di bilancio, obiettivo spostato al 2014.

 

–        Finmeccanica pensa allora di vendere Ansaldo Breda in coppia con Ansaldo Sts, fornitore di sistemi di gestione del traffico (segnalamento ferroviario) che invece produce utili, si parla anche di una loro fusione.

–        Finmeccanica sembra ormai rassegnata a rinunciare alla quota del 14% nella controllata Avio.

–       In prospettiva Finmeccanica uscirà dal settore ferroviario, cui va aggiunta la possibilità della cessione del comparto autobus, con la vendita, prevista nel 2012 della BredaMenarinibus.

–       Negli ultimi anni, i vertici della holding hanno puntato più su elettronica, software di difesa e armamenti, privilegiando controllate come Selex Sistemi Integrati, azienda guidata (probabilmente ancora per poco) da Marina Grossi, moglie dell’ex presidente Pier Francesco Guarguaglini, e perno del presunto sistema di false fatturazioni che starebbe dietro allo scandalo giudiziario degli appalti Enav e dei fondi neri per la partitocrazia.

–       Anche la scommessa sul settore difesa presenta incognite e rischi, i vari paesi stanno riducendo il bilancio Difesa per far fronte alla crisi dei bilanci pubblici, e Finmeccanica dovrà accrescere l’efficienza organizzativa e produttiva (produttività, tagli organici), in passato trascurati in nome della pace sociale.

–       Il governo segue criteri di continuità nel cambio al vertice di Finmeccanica: il posto di Guarguaglini in consiglio sarà occupato dall’attuale direttore generale Alessandro Pansa, uomo vicino al viceministro dell’Economia Vittorio Grilli.

–       Arrivato alla presidenza per spinta della Lega Nord, Orsi, ha ugualmente parlato di cambio di stagione, annunciando l’aggiudicazione di 1,5 miliardi di commesse soltanto nell’ultima settimana, la gran parte delle quali proveniente dal mercato statunitense.

–       Di questi, 285 milioni dalla richiesta di una fornitura di 10 elicotteri Agusta Westland; $691 milioni da un contratto per il Technology insertion hardware (Tih) per i sottomarini della Marina Usa, appalto vinto attraverso la controllata americana Drs Technologies, società la cui acquisizione, nel 2008, fu criticata per i costi affrontati al tempo da Finmeccanica.

o   il consulente-intermediario Lorenzo Cola, indagato sui fondi neri, avrebbe intascato sull’affare €16 milioni;

o   Finmeccanica ha sborsato $3,4 MD per Drs, accollandosi anche i debiti dell’azienda statunitense.

 

–       Sul trasferimento della sede legale della grande controllata Alenia da Pomigliano d’Arco a Venegono, sperduto centro del varesotto, dove si trova la più piccola Aermacchi, i sindacati parlano di spoliazione industriale sistematica di regioni come Campania e Lazio in favore dei siti al Nord, operazione che non avrebbe nulla a che fare con l’efficienza industriale e sarebbe «benedetta» dai vertici di Finmeccanica d’area leghista.

–       Dietro il tentativo di rafforzare Aermacchi, si vedono precisi interessi, anche personali: uno dei dirigenti dell’azienda lombarda, Emilia Macchi, è la moglie di Roberto Maroni.

–       Il piano iniziale prevedeva oltre 1.000 esuberi per Alenia e l’esternalizzazione di rami come la vigilanza, la logistica e i magazzini; poi, si è giunti a un’intesa con le sigle confederali per 747 uscite con accompagnamento alla pensione a fronte di 450 stabilizzazioni a tempo indeterminato e 500 nuove assunzioni.

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–       AD di Finmeccanica, Giuseppe Orsi: Il progetto SuperSelex, la nuova mega società dei sistemi elettronici per la difesa che dovrebbe riunire le tre controllate Finmeccanica, Selex Sistemi Integrati, Selex Galileo e Selex Elsag, servirà a incrementare il business del colosso della difesa in quella specifica area di business;

–       Orsi: il progetto Selex potrebbe portare anche a degli esuberi, sulla loro entità nessuna specificazione.

–       La nuova società, che aggregherà tutto il comparto dell’elettronica per la difesa e sicurezza di Finmeccanica, nascerà il 1° gennaio 2013 e avrà 18-20.000 dipendenti, e un fatturato previsto di €4MD.

Presidente con deleghe della nuova società sarà Allan Cook (attuale presidente di Selex Galileo, tra gli incarichi ricoperti in passato CEO di Cobham, uno dei maggiori player britannici nel settore dell’aerospazio e difesa); Fabrizio Giulianini amministratore delegato (oggi amministratore delegato di Selex Galileo).

Lettera 43       111213

Cantiere Finmeccanica – Debiti, scandali e crisi spingono alla riorganizzazione.

di Ulisse Spinnato Vega

Finmeccanica vuole cancellare l’immagine di salvadanaio a disposizione dei partiti e aggiustare quanto prima i disastrati fondamentali di bilancio.

–          Commesse miliardarie ed esuberi dolorosi. Dentro un colosso come Finmeccanica possono convivere dati e situazioni apparentemente in contrasto, ma tutto ha una spiegazione se ci si trova di fronte alla ristrutturazione strategica di un gruppo industriale sospeso tra le pressioni dell’orticello politico nazionale e la sfida dei mercati globali. Un gruppo che vuole cancellare l’immagine di salvadanaio a disposizione dei partiti e aggiustare quanto prima i disastrati fondamentali di bilancio.

–          VERSO UN POSSIBILE AUMENTO DI CAPITALE. L’ultimo campanello d’allarme è arrivato da Goldman Sachs che ha quasi dimezzato il prezzo obiettivo dell’azione Finmeccanica da 4,5 a 2,5 euro. Pure BoFa Merrill Lynch ha rivisto il target price da 4 a 3 euro. Goldman Sachs ha anche abbassato l’asticella delle stime di utile per azione del gigante della difesa del 46% sul 2012 e del 26% sul 2013.

Gli analisti della banca d’affari non escludono la necessità di un aumento di capitale, spiegando che ogni nuova commessa è a rischio qualora il rating del gruppo scendesse sotto il livello investment grade.

–          La puntura di spillo di Goldman potrebbe condurre a questo punto a un’accelerazione della ristrutturazione. La ricapitalizzazione si renderebbe necessaria se il piano di dismissioni lanciato dal neo presidente Giuseppe Orsi non raccogliesse entro l’anno prossimo almeno uno dei 2,1 miliardi complessivi attesi e se il cash flow o l’Ebitda (margine operativo lordo) dovessero rivelarsi peggiori delle attese a fine 2011.

–          INDEBITAMENTO FINANZIARIO DI 4,6 MILIARDI. Lo stesso Orsi ha lasciato intendere che, a fine anno, le perdite saranno maggiori di quelle dei primi nove mesi del 2011. E c’è poco da scherzare se si considera che al 30 settembre scorso l’indebitamento finanziario netto viaggiava sui 4,6 miliardi (contro i 3,1 miliardi di fine 2010). Ciò nonostante la cessione del 45% di Ansaldo Energia per 344 milioni.

–          L’ARDUO TENTATIVO DI FINANZIARE LO SVILUPPO. L’obiettivo di Finmeccanica è di contenere l’indebitamento netto a 2,5 miliardi entro fine 2012, ma alla fine di settembre il gruppo era in rosso per 321 milioni contro l’attivo di 324 milioni dello stesso periodo 2010. In più, sarà difficile bussare alla porta dei soci per finanziare lo sviluppo e, anzi, gli investitori potrebbero fuggire di fronte a una scarsa chiarezza degli sbocchi sul fronte giudiziario.

Una cura dimagrante: l’unica soluzione

Il risanamento non può che passare allora per una cura dimagrante che contempla le dismissioni di molti pezzi importanti. Come si sa, in cima alla lista c’è Ansaldo Breda, la controllata costruttrice di treni da 2.400 dipendenti che vive di gravi perdite (800 milioni tra il 2004 e il 2010) malgrado sia stata da poco ricapitalizzata con 202 milioni di euro.

RAGGIUNGERE IL PAREGGIO DI BILANCIO. Tuttavia Orsi si rende conto che la cessione (possibile addirittura al 100%) sarà impraticabile prima di raggiungere il pareggio di bilancio, obiettivo spostato al 2014 se tutto andrà bene (ci si attendono 200 milioni di perdite quest’anno).

–          L’IPOTESI DI VENDITA IN TANDEM. E allora Finmeccanica ha pensato di vendere Ansaldo Breda in coppia con Ansaldo Sts, fornitore di sistemi di gestione del traffico (segnalamento ferroviario) che invece produce utili e potrebbe dunque rendere il boccone meno amaro per eventuali compratori.

–          Si parla addirittura in modo insistente di una loro possibile fusione, e il titolo di Sts ha risentito parecchio di tali indiscrezioni.

–          Inoltre, Finmeccanica sembra ormai rassegnata a rinunciare alla quota del 14% nella controllata Avio che sarà probabilmente venduta per una cifra intorno ai 3 miliardi.

–          Piazza Monte Grappa ne ricaverà 450 milioni di euro e l’importante azienda di componentistica aerospaziale perderà quel marchio di italianità cui teneva in modo particolare l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

LA DISMISSIONE DEL SETTORE FERROVIARIO. Tirando le somme, in prospettiva Finmeccanica si chiamerà fuori dal settore ferroviario, cui va aggiunta la possibilità della cessione del comparto autobus, con la vendita, prevista nel 2012 della BredaMenarinibus.

Gli investimenti forti? Elettronica, software di difesa e armamenti

–          Anche sul fronte energia il colosso industriale si è reso conto di non poter raggiungere livelli dimensionali competitivi, per cui è meglio passare la mano. Mentre pesano i malaugurati trascorsi per cui il gruppo è rimasto fuori dal colosso aerospaziale europeo Eads.

–          Negli ultimi anni, i vertici della holding hanno puntato più su elettronica, software di difesa e armamenti, privilegiando controllate come Selex Sistemi Integrati, azienda guidata (probabilmente ancora per poco) da Marina Grossi, moglie dell’ex presidente Pier Francesco Guarguaglini, e perno del presunto sistema di false fatturazioni che starebbe dietro allo scandalo giudiziario degli appalti Enav e dei fondi neri per la partitocrazia.

–          I RISCHI (ECONOMICI) DELLA DIFESA. Eppure anche la scommessa sul settore difesa presenta incognite e rischi, se si considera che la domanda viene soprattutto da un Paese come l’Italia che spende poco in questa direzione. Tra l’altro un po’ tutti gli stati sovrani stanno stringendo la cinghia per far fronte alla crisi dei bilanci pubblici e quindi Finmeccanica dovrà mettere inevitabilmente mano a quei capitoli di efficienza organizzativa e produttiva che sono stati in passato trascurati in nome della pace sociale.

Alcune cessioni appaiono allora inevitabili, ma sarà importante non svendere alla prima occasione utile e cercare piuttosto di creare dei nuovi ambiti industriali interessanti, puntando magari a partnership con altre aziende a controllo pubblico come le Ferrovie dello Stato sul ramo treni.

LA DISPERSIONE DI PATRIMONI INDUSTRIALI. Insomma, sembra opportuno evitare per Finmeccanica privatizzazioni scriteriate e spezzatini che porterebbero alla dispersione di importanti patrimoni industriali.

–          In tal senso l’atteggiamento del governo, di fronte al passaggio di testimone al vertice, risulta ispirato a criteri di continuità e di consapevolezza del peso strategico di piazza Monte Grappa per l’economia nazionale: non a caso il posto di Guarguaglini in consiglio sarà occupato dall’attuale direttore generale Alessandro Pansa, uomo vicino al viceministro dell’Economia Vittorio Grilli.

Al momento, quindi, la volontà politica e dei dirigenti del gruppo è quella di tenere lontani gli squali delle banche d’affari. Ciò darebbe il senso di una visione d’insieme e di lungo periodo che potrebbe rilanciare un player strategico oggi minato dai comitati d’affari interni e dal legame patologico con i partiti.

–          ORSI E LE VICINANZE POLITICHE ALLA LEGA. Orsi, va detto, non gode certo di un’immagine del tutto staccata dal regime politico. Anzi, le cronache lo danno vicinissimo alla Lega Nord. Eppure, arrivando alla presidenza, ha voluto enfatizzare un presunto cambio di stagione annunciando l’aggiudicazione di 1,5 miliardi di commesse soltanto nell’ultima settimana, la gran parte delle quali proveniente dal mercato statunitense.

–          Ben 285 milioni arrivano dalla richiesta di una fornitura di 10 elicotteri Agusta Westland. E, ironia della sorte, 691 milioni di dollari scaturiscono da un contratto per il Technology insertion hardware (Tih) in favore dei sottomarini della Marina Usa, appalto vinto attraverso la controllata americana Drs Technologies, società la cui acquisizione, datata 2008, era e resta parecchio discussa per i costi affrontati al tempo da Finmeccanica.

Far sì che il gruppo non si trasformi in un gigante dai piedi d’argilla

–          Da una parte stupisce il cachet che il consulente-intermediario Lorenzo Cola, uomo al centro dell’inchiesta sui fondi neri, avrebbe intascato sull’affare: 16 milioni di euro.

–          Dall’altra il gigante italiano della difesa ha invece sborsato 3,4 miliardi per Drs, accollandosi anche i debiti dell’azienda statunitense.

L’OTTIMISMO NONOSTANTE I TAGLI DEL RATING. Ecco che Orsi si fa forte delle commesse e cerca di mostrarsi ottimista malgrado i freschissimi tagli del rating da parte di Fitch e Standard&Poor’s.

–          Tuttavia, va detto che gli ordini sono crollati del 21% a 10,6 miliardi nei primi 9 mesi dell’anno ed è venuto a mancare pure un 5% di ricavi a 12,2 miliardi. Ma piove sul bagnato se si considera l’allarme su alcuni contratti a rischio per la scarsa «soddisfazione» dei committenti. L’americana Boeing, ad esempio, ha contestato la qualità di alcune forniture Alenia per la propria flotta civile e per un aereo di ultima generazione.

 

I CONTENZIOSI APERTI IN TURCHIA E GRECIA. La stessa Alenia deve dunque affrontare una conciliazione ed è stata costretta ad accantonare in bilancio 783 milioni di euro. Senza dimenticare altri contenziosi in Turchia e Grecia, per mancati pagamenti complessivi superiori al miliardo. E che dire dei nove treni Ic4 di Ansaldo Breda che sono stati fermati dalle ferrovie danesi perché non frenavano?

–          Proprio l’atteso deconsolidamento di Ansaldo Breda ha causato gli incagli di altre commesse importanti, dossier su cui è dovuto intervenire Orsi in prima persona. Ad esempio il contratto da oltre 1 miliardo, appena sbloccato, per la metro di Honolulu a favore di Ansaldo Sts e Breda. Oppure lo spinoso capitolo della commessa da 300 milioni per quella di Miami.

–          POLEMICA SUL TRASFERIMENTO DELLA SEDE. E mentre negli Usa si guarda con sospetto a un gigante industriale invischiato in loschi affari con la politica, minato da fondamentali di bilancio non buoni e con un titolo in Borsa ridotto ai minimi termini, in casa nostra impazza la polemica sul trasferimento della sede legale di una grande controllata come Alenia da Pomigliano d’Arco verso le brume padane di Venegono, sperduto centro del varesotto, dove si trova la più piccola Aermacchi.

SPOLIAZIONE INDUSTRIALE SISTEMATICA. I sindacati parlano di spoliazione industriale sistematica di regioni come Campania e Lazio in favore dei siti al Nord, operazione che non avrebbe nulla a che fare con l’efficienza industriale e sarebbe «benedetta» dai vertici di Finmeccanica d’area leghista.

 

–          D’altronde ci sarebbero precisi interessi, anche personali, dietro il tentativo di rafforzare Aermacchi, considerando per esempio che uno dei dirigenti dell’azienda lombarda, Emilia Macchi, è la moglie di Roberto Maroni.

 

–          Il piano prevedeva inizialmente oltre 1.000 esuberi per Alenia e l’esternalizzazione di rami come la vigilanza, la logistica e i magazzini. Poi, però, si è giunti a un’intesa con le sigle confederali per 747 uscite con accompagnamento alla pensione a fronte di 450 stabilizzazioni a tempo indeterminato e 500 nuove assunzioni.

–          Intanto tremano i lavoratori di altre controllate poco redditizie, ma la sfida adesso è riguadagnare efficienza industriale, in modo che Finmeccanica non si trasformi presto in un gigante dai piedi d’argilla.

Martedì, 13 Dicembre 2011
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09 luglio 2012, ore 11:39 | Finmeccanica

Finmeccanica: SuperSelex potrebbe portare a dolorosi esuberi

Selex Sistemi Integrati, Selex Galileo e Selex Elsag diventeranno un’unica azienda entro il 2013

           

–          Il progetto SuperSelex, la nuova mega società dei sistemi elettronici per la difesa che dovrebbe riunire le tre controllate Finmeccanica, Selex Sistemi Integrati, Selex Galileo e Selex Elsag, servirà a incrementare il business del colosso della difesa in quella specifica area di business. A esprimersi in questi termini è stato l’ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi, il quale ha comunque affermato che il progetto Selex potrebbe portare anche a degli esuberi anche se non è la riduzione del personale l’obiettivo della fusione tra Selex Sistemi Integrati, Selex Galileo e Selex Elsag. ”E’ possibile che nascano alcune ridondanze, che speriamo siano pero’ temporanee” ha affermato Orsi.

–          Sull’entità di tali ridondanze Orsi non va però dato ulteriori chiarimenti limitandosi a sottolineare che ogni riferimento ai numeri potrà essere fatto solo dopo la completa definizione del progetto SuprrSelex. Sui tempi della fusione, il direttore generale Alessandro Pansa ha chiarito che “molte cose previste nel piano di integrazione tra le tre aziende sono gia’ state fatte. Confermiamo il fatto che dal primo gennaio la nuova societa’ vedra’ la luce. Speriamo di portare a regime la nuova Selex nel giro di pochi mesi. In ogni caso il 2013 sara’ un anno dedicato al compito di farla diventare una sola azienda“.

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