Basta illusioni, e deleghe: la tendenza ad una nuova guerra globale è una realtà – Giulia Luzzi

L’atmosfera che ci circonda proveniente dallo scenario della feroce contesa internazionale tra le varie potenze capitaliste è pregna dei fumi dei vari focolai di guerra, e si addensa ogni giorno con nuovi ancora più funesti presagi. Vedi l’accelerazione impressa da Trump per cercare di “chiudere” le due maggiori guerre in corso, in Ucraina e a Gaza, al fine di concentrarsi sulla preparazione a tutto campo della Terza guerra mondiale – primo bersaglio la Cina.

Anche per coloro che vivono nei paesi non ancora toccati direttamente dai vari conflitti armati sta svanendo l’illusione che l’assetto multipolare – che sta sostituendo quello sostanzialmente bipolare vigente dalla fine del Secondo conflitto mondiale al 1989 – possa stemperare le tensioni economiche, politiche e militari causate dal riassetto dei rapporti di forza tra predoni imperialisti. L’illusione che il multipolarismo possa inaugurare una sorta di democrazia internazionale capace di rappresentare anche i paesi a nuovo capitalismo, e le loro popolazioni, è un’illusione ideologica che dimentica, o vuole far dimenticare, la natura integralmente capitalista delle potenze anti-occidentali e la sostanza delle relazioni internazionali nell’epoca del capitalismo. Relazioni basate sui brutali rapporti di forza tra gruppi economici, nazioni, aree, fondati a loro volta sullo sfruttamento del capitale sul lavoro umano e sulla natura. La violenza come ultima istanza dirimente di ogni rapporto.

Con il materiale che qui di seguito pubblichiamo, intendiamo documentare questa tendenza ad una nuova guerra globale inter-capitalistica, inter-imperialistica, per finalità cioè di sfruttamento e di dominio, con lo scopo di sollecitare quanti/e ci leggono a rompere gli indugi ed unirsi a noi nella denuncia e nella lotta contro i poteri che spingono in questa tragica direzione – anzitutto, qui, le grandi imprese, il governo Meloni, la finta opposizione di centro-sinistra, gli apparati militari e statali italiani, UE, NATO.

In uno degli articoli qui sotto riportato e tradotto, questa violenza, in atto e in potenza, futura, è sostanziata dai dati dell’andamento della spesa militare a livello globale, ma si parla del 2023. A distanza di due anni, con la continuazione delle carneficine in corso – dall’Ucraina alla Palestina, passando per il Sudan e per quella che sta riacutizzandosi nella RD del Congo – questo quantitativo di violenza distruttrice disumana è aumentato ulteriormente.

Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), nel 2023, la spesa militare globale ha raggiunto i 2,44 trilioni di dollari, ovvero 306 dollari a persona, segnando un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente, il maggiore aumento annuo dal 2009. Nel 2000 la spesa militare era di 130 dollari pro capite, meno della metà della cifra attuale.

L’accelerazione della corsa globale al riarmo, alimentata ulteriormente dal nuovo governo Trump e Co., emerge con chiarezza dalle mosse del nuovo cancelliere tedesco in pectore, il cristiano-democratico Friedrich Merz. Merz ha avviato le trattative con i socialdemocratici di Olaf Scholz per approvare un’enorme nuova spesa militare, aggirando in qualche modo i limiti all’indebitamento imposti dalla stessa costituzione tedesca. Si parla di ben 200 nuovi miliardi di €, il doppio del fondo speciale stanziato tre anni fa’. La decisione dovrebbe essere presa prima della formazione del nuovo esecutivo, per timore di non poter avere i necessari 2/3 dei voti del futuro parlamento, il Bundestag.

Se sono indubbiamente da denunciare e combattere l’ideologia e i programmi reazionari, razzisti e nazionalisti di Alternative für Deutschland (AfD), che nelle recenti elezioni ha raddoppiato i consensi, è ugualmente da combattere il programma di riarmo rafforzato del prossimo nuovo governo tedesco a guida cristiano-democratica, che si muoverà sulla scia del governo socialdemocratico-verde-liberale che l’ha preceduto. Un programma che deve premunirsi dalla eventualità di movimenti sociali di dissenso, di resistenza al militarismo. Ecco perché il presidente della Confindustria tedesca si augura che il governo si mobiliti, stanzi fondi per promuoverlo, affinché l’enorme incremento della spesa bellica diventi “parte di una cultura di sicurezza e difesa viva della società”, e non venga più considerato un affare sporco. In fin dei conti, l’industria degli armamenti potrebbe rivelarsi un’opportunità occupazionale, magari assorbendo i licenziati del settore auto!!! Nel capitalismo una merce vale l’altra, auto elettriche o cannoni, basta che diano profitti.

Da conoscere sono anche gli sviluppi del settore armamenti nell’Ucraina martoriata dalla guerra tra i due campi imperialisti. Un settore che ha attirato gli appetiti dei gruppi esteri, americani, come AeroVironment, e soprattutto tedeschi, come KNDS e Rheinmetall, per le prospettive di investimento nella produzione e consumo locale, bassi costi utilizzo e ricambio veloci. Nel 2023 Rheinmetall ha formato una joint venture con il gruppo degli armamenti ucraino UkrOboronProm, che secondo il Cristiano-Democratico (CDU) Roderich Kiesewetter, serve “a difendere anche gli interessi tedeschi; […] questa cooperazione con i tedeschi fornisce all’Ucraina una base industriale di armamenti, indipendente e più moderna, con armi ad alta tecnologia, e possiede anche una valenza politica strategica, apre alternative per l’eventualità che gli Usa preferiscano negoziare la fine della guerra e che l’Ucraina non possa aderire alla NATO.” Infatti, vedi sviluppi attuali…

Per quanto riguarda il “Bel Paese”, la spesa militare italiana prevista per il 2025 ha avuto un aumento del 12,4% rispetto al 2024 (+3,5 miliardi in un anno) e del 60% sul decennio, complessivamente si tratta di oltre 33 miliardi di €, secondo i calcoli della piattaforma Mil€x.

Il dato ufficiale, in assoluto e in percentuale rispetto al PIL, è sottostimato in quanto da anni ormai, il governo della borghesia italiana, di ogni colore, ha pensato bene di camuffare una quota consistente di spesa destinata alla guerra in capitoli di spesa di altri ministeri (variamente denominati nei successivi governi) come il Ministero per sviluppo economico, ora Ministero delle Imprese e del Made in Italy ….

Rispetto ai calcoli di Mil€x (di cui fornisco il link,) noi comunisti internazionalisti consideriamo parte integrante della spesa militare italiana tutta la spesa pubblica destinata ai carabinieri (7 miliardi e 349 milioni!) compresa la parte per coloro che sono dispiegati sul territorio italiano (590 milioni), che serve per condurre una guerra di classe, permanente, per reprimere le lotte della classe lavoratrice italiana e immigrata.

Ad ogni modo anche in base ai dati ufficiali del ministero della Difesa di Crosetto, per il 2025 il totale si attesta su 31.295 milioni di euro, con una crescita netta di oltre 2,1 miliardi di euro (aumento del 7,31%) rispetto alle previsioni per il 2024, superando per la prima volta la cifra dei 30miliardi di €, in un trend di crescita continuo, non episodico. Quella che noi sintetizziamo come “tendenza alla guerra”.

Rinnoviamo perciò l’invito a tutti i lavoratori, italiani e immigrati, ad assumere in prima persona la lotta contro la realizzazione di questa tendenza. Nessuna illusione, nessuna delega, né al governo né ai vari partiti di “opposizione” che chiamano all’aumento della spesa militare italiana ed europea.

Per i dettagli sulla spesa militare italiana, vedi:

Da German Foreign Policy, 21 febbraio 2025

Il prossimo governo degli armamenti

In vista delle elezioni federali di domenica economisti, rappresentanti delle aziende produttrici di armi e associazioni imprenditoriali chiedono al prossimo governo federale tedesco un massiccio riarmo, auspicando che la popolazione venga incoraggiata a sostenere attivamente la militarizzazione della società tedesca.

L’industria degli armamenti in Germania, come in altri paesi occidentali, è in piena espansione fin dall’inizio della guerra in Ucraina, “riescono a malapena a tenere il passo con gli ordini”.[1] Mentre viceversa in Germania sono in una grave crisi i tre settori industriali più forti – massicci tagli nel settore dell’auto occupazionali, nel 2024 l’ingegneria meccanica ha registrato un calo della produzione di circa l’8% e per l’industria chimica è forse in vista una debole ripresa.

Nel 2024, il produttore di carri armati Rheinmetall, maggior gruppo tedesco di armamenti dopo il franco-tedesco Airbus, ha aumentato le vendite a quasi dieci miliardi di euro, ed è previsto il raddoppio a circa 20 miliardi di euro entro il 2027.[2] Gli ordinativi sono saliti all’enorme cifra di oltre 50 miliardi di euro [3]. Stanno rafforzandosi anche altri produttori di equipaggiamenti militari, dai sottomarini, ai carri armati, munizioni, droni o … difesa aerea. [4]

Il boom dell’industria bellica si riflette da tempo sui mercati azionari.  Le azioni Rheinmetall hanno fatto un balzo di circa un quarto nel giro di una settimana, si aggirano ora sui 900 euro, contro i 100 all’inizio della guerra in Ucraina. Le azioni del gruppo francese di armamenti Thales sono aumentate di circa il 16%, mentre quelle del produttore di armamenti italiano Leonardo sono aumentate di circa il 18%.

I gruppi tedeschi degli armamenti di medie dimensioni, come Hensoldt e Renk, hanno registrato una crescita ancora più sostenuta, rispettivamente + 29% e +34%. Airbus ha avuto “solo” un incremento del 4%, perché gran parte delle sue vendite non sono di armamenti, ma di prodotti per il civile.[5]

Data la persistente debolezza dei principali settori dell’industria tedesca, per la crescita economica gli economisti puntano sul boom degli armamenti. L’economista Ethan Ilzetzki della London School of Economics (LSE) prevede che se i paesi UE aumentano i loro bilanci militari al 3,5% del loro PIL, acquistando al contempo più armamenti sul mercato interno, il PIL della UE aumenterà fino all’1,5% l’anno.[6]

“Più vicino al cinque che al due per cento”

Da tempo Germania e UE pensano di aumentare il bilancio militare. Già nel 2024, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dichiarò inevitabile una spesa aggiuntiva di 500 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. A margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco la ministra tedesca degli Esteri, la Verde Annalena Baerbock, ha confermato che la UE sta preparando un programma di spesa militare simile ai “pacchetti di salvataggio” varati per la crisi dell’euro e del coronavirus, si tratta di importi che vanno dai 500 ai 700 miliardi di euro. Tuttavia queste informazioni vengono mantenute riservate in vista delle elezioni federali,[7] anche se singoli paesi stanno procedendo in questo senso.

Il primo ministro danese Mette Frederiksen ha comunicato che il bilancio militare del suo paese sarà più vicino al 5% che al 2% del PIL del paese. [8] Le Monde titola: il presidente francese Emmanuel Macron cerca di preparare l’opinione pubblica a uno sforzo bellico senza precedenti – giovedì (21 febbraio) il capo di Stato ha riunito i leader politici all’Eliseo per discutere di un contesto geopolitico stravolto dal riavvicinamento di Donald Trump alla Russia. … E l’esecutivo vuole preparare la società francese all’inizio di uno sforzo bellico senza precedenti dal 1945. Per Emmanuel Macron, l’obiettivo è mobilitare l’opinione pubblica sulla necessità di una sicurezza europea. [9]

La Commissione europea si sta preparando a sospendere le norme UE sul debito per la spesa militare. Il ministro tedesco delle Finanze Jörg Kukies ha annunciato una modifica alle regole di bilancio tedesche per lo stesso scopo.[10]

Niente più affari sporchi

Con il rapido boom degli armamenti, cresce non solo il peso economico del settore ma anche quello sociale. Gli specialisti stimano che in Germania il numero di addetti nei gruppi della difesa superi i 100.000. Includendo i dipendenti delle imprese fornitrici e del settore della sicurezza in senso più ampio, il numero totale dei lavoratori raggiungerebbe le 400.000 unità, [11] una cifra di poco inferiore a quella dei dipendenti dell’industria chimica, pari a 450.000. L’industria delle armi viene ora considerata come opportunità occupazionale per il gran numero di dipendenti dell’industria automobilistica che si prevede saranno licenziati, e i dipendenti dicono che la guerra in Ucraina ha aiutato a ripulire la reputazione di questo settore a lungo considerato un “affare sporco”.[12] Sono sempre più numerose le richieste di rimozione dei tabù esistenti nei confronti delle aziende produttrici di armi, [13] Cresce la pressione per eliminare le clausole civili contro la ricerca a uso duale vigenti in alcune università, come ha già fatto la Baviera, sarebbe irrealistico mantenerle, visto il cambiamento dei tempi (Bettina Martin – SPD, Presidente della Conferenza dei Ministri della Scienza).

Cultura militare vivente

In preparazione alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il presidente della Confindustria tedesca (BDI) Peter Leibinger ha chiesto di promuovere l’accettazione e il sostegno sociale dell’industria delle armi: deve “diventare parte di una cultura di sicurezza e difesa viva della società”.[14] Il governo e il Bundestag hanno il compito di “informare l’opinione pubblica sull’importanza e l’urgenza delle capacità di difesa”. A questo scopo chiede di stanziare più fondi. Cita il modello seguito dagli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale per “vendere” il Piano Marshall, “una campagna pubblicitaria per convincere il pubblico americano inizialmente scettico riguardo al piano”.[15]

[1] Dove l’economia tedesca ha speranza. Frankfurter Allgemeine Zeitung 17.01.2025.

[2] L’azienda di difesa punta a raddoppiare le vendite entro il 2027 – il prezzo delle azioni ha raggiunto un livello record. handelsblatt.com 19.11.2024.

[3] Vendere carri armati al posto delle automobili.

[4] Dove l’economia tedesca ha speranza. Frankfurter Allgemeine Zeitung 17.01.2025.

[5] Philipp Krohn: “Gli armamenti sono la nuova merce calda”. Frankfurter Allgemeine Zeitung 19.01.2025.

[6] Markus Frühauf, Christoph Hein: “L’industria delle armi vuole uscire dai giochi”. Frankfurter Allgemeine Zeitung 17.02.2025.

[7] Vedi Potere militare UE.

[8] La Danimarca vuole riarmarsi. Frankfurter Allgemeine Zeitung 19.02.2025.

[9] Macron dice no alle truppe combattenti. Frankfurter Allgemeine Zeitung 20.02.2025.

[10] Kukies vuole cambiare le regole del debito tedesco e dell’UE. Frankfurter Allgemeine Zeitung 18.02.2025.

[11] Hauke ​​Friedrichs: Ricercato. zeit.de 08.07.2024. Vendere anche Carri armati al posto delle automobili.

[12] Barbara Schäder: “Come Rheinmetall e KNDS traggono vantaggio dai tempi che cambiano”. faz.net 09.02.2025.

[13] Barbara Gillmann: La domanda di ricerca militare mette in difficoltà le università. handelsblatt.com 25.01.2025.

[14], [15] Il discorso integrale del presidente del BDI Peter Leibinger. handelsblatt.com 14.02.2025.

Secondo quanto riportato da Bloomberg il 25 febbraio, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha avviato delle trattative con i socialdemocratici (SPD) per approvare fino a 210 miliardi di dollari di spese aggiuntive per la difesa.

I fondi proposti sarebbero destinati a colmare le carenze militari del Paese e a fornire aiuti all’Ucraina.

I rappresentanti dei Cristianodemocratici (CDU) di Merz e della SPD stanno valutando soluzioni per aggirare i rigidi limiti all’indebitamento imposti dalla Germania, al fine di assicurarsi le risorse necessarie.

Tra le opzioni in discussione in Germania c’è la creazione di un fondo speciale per le spese militari e gli aiuti all’Ucraina. Un’altra possibilità è quella di espandere l’attuale fondo da 100 miliardi di euro o di adattare il cosiddetto “freno al debito” ” per far fronte alle spese aggiuntive per la difesa.

Qualsiasi misura di questo tipo richiederebbe una maggioranza qualificata di due terzi nel Bundestag, una soglia che potrebbe rivelarsi difficile da raggiungere una volta insediata la nuova legislatura.

Un’opzione in esame è quella di far avanzare il voto sul nuovo pacchetto di spesa per la difesa attraverso l’attuale parlamento, che sarebbe il doppio dell’importo di un fondo simile approvato tre anni fa. Il pacchetto richiederebbe l’approvazione prima che la nuova legislatura si riunisca il 24 marzo.

“C’è ora una minoranza di blocco all’estrema sinistra e all’estrema destra”, ha detto Merz, riferendosi all’opposizione ai suoi piani di difesa da entrambe le estremità dello spettro politico.

Merz ha promesso a lungo di rafforzare l’esercito tedesco in risposta all’aggressione russa, ma i suoi piani incontrano opposizione a causa dell’influenza dei partiti marginali nel prossimo parlamento. I partiti tradizionali al momento non hanno i voti necessari per allentare le restrizioni costituzionali sui prestiti, ma far passare la misura attraverso la legislatura uscente prima che quella nuova entri in carica potrebbe offrire una soluzione.

Le proposte di Merz giungono in un momento in cui l’Unione Europea sta subendo crescenti pressioni, impegnata a rispondere agli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per negoziare una rapida risoluzione della guerra contro l’Ucraina.

Merz dovrebbe avere una chiamata con il leader del SPD Lars Klingbeil per esplorare ulteriormente il sostegno all’Ucraina e la proposta di spesa per la difesa.

Anche il cancelliere uscente Olaf Scholz ha suggerito la possibilità di convocare una sessione d’emergenza del parlamento, sottolineando che una mossa simile si era verificata nel 1998 durante la guerra jugoslava.

Dal Sipri 21 febbraio 2025

La trasformazione dell’industria bellica ucraina durante la guerra con la Russia 

A tre anni dall’escalation della guerra della Russia contro l’Ucraina con l’invasione su vasta scala, l’Ucraina si trova ad affrontare crescenti sfide militari. Allo stesso tempo, c’è una crescente incertezza sulla futura assistenza militare degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump. Ciò rende la questione della capacità dell’Ucraina di soddisfare le proprie esigenze militari e la sua dipendenza dagli aiuti ancora più rilevante.

Da febbraio 2022, l’Ucraina ha fatto molto affidamento sugli aiuti militari stranieri per difendersi contro la Russia. Anche l’industria bellica nazionale ha potuto aumentare la produzione e sviluppare in modo significativo le sue capacità. Nel 2023 il maggior produttore di armi ucraino, la Joint-Stock Company Ukrainian Defense Industry (ex UkrOboronProm), ha registrato un aumento del 69% rispetto all’anno precedente raggiungendo i 2,2 miliardi di dollari, l’aumento più rapido e il fatturato più alto mai registrati dal gruppo. Mentre l’Ucraina cerca di rafforzare e modernizzare rapidamente le sue capacità militari nel corso del conflitto, sono comparsi numerosi produttori più piccoli, insieme a joint venture emergenti con aziende straniere, creando un settore più vivace, diversificato e innovativo.

Questo approfondimento di attualità esamina come l’industria bellica ucraina si è trasformata durante la guerra tra Russia e Ucraina.

Dall’eredità sovietica alla specializzazione

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, l’Ucraina ha ereditato circa il 30 percento dell’industria bellica sovietica, compresa la capacità produttiva e le strutture di ricerca e sviluppo. Questa eredità comprendeva circa 700 imprese con oltre 1 milione di dipendenti, il che la rendeva la sezione più forte del manifatturiero della nuova Ucraina indipendente.

A tre anni dall’escalation della guerra della Russia contro l’Ucraina con l’invasione su vasta scala, l’Ucraina si trova ad affrontare crescenti sfide militari. Allo stesso tempo, c’è una crescente incertezza sulla futura assistenza militare degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump. Ciò rende la questione della capacità dell’Ucraina di soddisfare le proprie esigenze militari e la sua dipendenza dagli aiuti ancora più rilevante.

Da febbraio 2022, l’Ucraina ha fatto molto affidamento sugli aiuti militari stranieri per difendersi contro la Russia. Anche l’industria bellica nazionale ha potuto aumentare la produzione e sviluppare in modo significativo le sue capacità. Nel 2023 il maggior produttore di armi ucraino, la Joint-Stock Company Ukrainian Defense Industry (ex UkrOboronProm), ha registrato un aumento del 69% rispetto all’anno precedente raggiungendo i 2,2 miliardi di dollari, l’aumento più rapido e il fatturato più alto mai registrati dal gruppo. Mentre l’Ucraina cerca di rafforzare e modernizzare rapidamente le sue capacità militari nel corso del conflitto, sono comparsi numerosi produttori più piccoli, insieme a joint venture emergenti con aziende straniere, creando un settore più vivace, diversificato e innovativo.

Questo approfondimento di attualità esamina come l’industria bellica ucraina si è trasformata durante la guerra tra Russia e Ucraina.

Dall’eredità sovietica alla specializzazione

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, l’Ucraina ha ereditato circa il 30 percento dell’industria bellica sovietica, compresa la capacità produttiva e le strutture di ricerca e sviluppo. Questa eredità comprendeva circa 700 imprese con oltre 1 milione di dipendenti, il che la rendeva la sezione più forte del manifatturiero della nuova Ucraina indipendente.

La base produttiva ereditata dall’Ucraina era particolarmente forte nella produzione di missili, aerei da trasporto, carri armati, navi di superficie e motori marini e aeronautici. Comprendeva anche impianti per la produzione di munizioni, esplosivi, sistemi radar, apparecchiature di comunicazione e dispositivi ottici militari. Tra i produttori di armi si ricordano Pivdenmash, il produttore di missili balistici intercontinentali sovietici, e Antonov, l’azienda che ha prodotto l’An-124 Ruslan e l’An-225 Mriya, in passato il più grande aereo da trasporto al mondo.

Nonostante ciò, l’Ucraina non raggiungeva l’autosufficienza nella produzione di armi. Prima del 1991, le industrie di armi ucraine erano state integrate in una rete che abbracciava tutte le repubbliche sovietiche, con la stragrande maggioranza della produzione finale di armi concentrata in Russia. Sviluppare le capacità mancanti all’interno dell’Ucraina avrebbe richiesto  ristrutturazioni e investimenti costosi, che il paese, in preda ad una grave crisi economica, non poteva permettersi.

Allo stesso tempo, il mutato contesto politico-militare rendeva la produzione di armi meno prioritaria. Dopo la fine della guerra fredda, molti paesi ridussero le spese militari e iniziarono a convertire parti della loro capacità industriale militare in produzione civile, e l’Ucraina ne seguì l’esempio. Con il Memorandum di Budapest del 1994 e il Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa del 1990, l’Ucraina accettò di rinunciare alle sue capacità missilistiche nucleari e di ridurre significativamente il suo arsenale di armi convenzionali. La maggior parte del suo bilancio militare andò al mantenimento delle forze armate, e solo una piccola parte venne destinata al mantenimento e allo sviluppo dell’industria delle armi. Di conseguenza, il numero di imprese produttrici di armi in Ucraina era già diminuito di quasi due terzi, raggiungendo quota 267 a metà del 1993, e continuò a diminuire negli anni successivi.

Con investimenti nazionali e stanziamenti di approvvigionamento limitati, i produttori di armi ucraini si sono rivolti all’esportazione di attrezzature modernizzate dell’era sovietica, ai trasferimenti di tecnologia e alle joint venture. Questo approccio ha aiutato l’industria a mantenere un certo grado di redditività economica e a preservare alcune capacità tecnologiche. Prezzi competitivi e la comprovata durata dei suoi sistemi hanno permesso all’Ucraina di assicurarsi nuovi mercati di esportazione in Africa, Asia, America Latina e Medio Oriente. Di conseguenza, per quasi due decenni dopo il 1993, l’Ucraina si è quasi sempre classificata tra i primi 15 esportatori di armi al mondo.

La sveglia del 2014

Dopo l’invasione russa della Crimea e della regione del Donbass nel 2014, si presentava l’urgente necessità di rafforzare le capacità difensive dell’Ucraina. In risposta, il governo iniziò ad aumentare costantemente la spesa militare. Se nel 2014 il budget per la spesa militare era di 62 milioni di $, nel 2021 era aumentato di 13 volte, raggiungendo gli 836 milioni di $. Mentre gran parte del budget per gli approvvigionamenti è stato speso per le importazioni, un’impennata degli ordini nazionali ha alimentato un’espansione dell’industria bellica ucraina.

Tuttavia, il settore era ancora caratterizzato da logiche di segretezza, clientelismo e corruzione, un altro retaggio dell’era sovietica, che anche dopo il 2014 non solo hanno indebolito le capacità militari dell’Ucraina e ritardato lo sviluppo di sistemi militari critici, ma hanno anche scoraggiato gli investitori occidentali. Questi problemi erano particolarmente diffusi all’interno di UkrOboronProm, il conglomerato che supervisionava più di 100 aziende statali e che era il principale fornitore delle forze armate ucraine.

Solo nel 2020, sotto la pressione della società civile e dei governi stranieri e sulla spinta di una crescente volontà di intervento politico, l’Ucraina ha iniziato a riformare la sua industria delle armi per far fronte alla corruzione e l’inefficienza diffuse. Le riforme prevedevano la creazione di un nuovo Ministero delle industrie strategiche, l’introduzione di procedure più trasparenti per l’approvvigionamento di armi,  una revisione dei vertici delle istituzioni statali e delle società di armi di proprietà statale e la aziendalizzazione delle imprese all’interno di UkrOboronProm. Nonostante alcuni progressi, in particolare per quanto riguarda i cambiamenti di leadership, molte delle riforme si sono arenate o sono rimaste inattuate a causa di vincoli di finanziamento e inerzia burocratica.

I problemi nelle industrie statali hanno anche portato all’ascesa di aziende private di armi, che spesso hanno superato i loro concorrenti statali in termini di efficienza produttiva, innovazione e adattabilità alle esigenze militari. Nel 2015, il 25% degli ordini statali è andato a società private. Nel 2020 questa quota era più che raddoppiata raggiungendo il 54%, mentre le imprese statali ricevevano il 36% e il restante 10% era costituito da importazioni. L’espansione dell’industria delle armi ucraina dopo il 2014, insieme agli sforzi di riforma e al ruolo crescente del privato, ha posto le basi per un aumento della maggiore produzione di armi e innovazione tecnologica negli anni successivi.

Adattarsi sotto attacco

L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 ha posto l’industria bellica ucraina, in continua evoluzione, di fronte a una nuova serie di sfide. La vicinanza a zone di combattimento attive e gli attacchi mirati hanno interrotto pesantemente la produzione di molte fabbriche. Nei primi due anni di ostilità attive, i principali produttori di armi hanno subito perdite significative. Secondo un rapporto della Kyiv School of Economics che valuta i danni durante i primi due anni di guerra, il produttore di motori Motor Sich e il produttore di aerei Antonov hanno riportato danni per un totale di 601 milioni di dollari in beni industriali. Di conseguenza, le aziende sono state costrette ad adeguarsi trasferendo e ristrutturando la produzione.

Tuttavia, la capacità industriale di armamenti dell’Ucraina si è ripresa rapidamente con il passaggio ad un’economia di guerra. Dall’inizio dell’invasione su vasta scala, l’Ucraina ha stanziato oltre il 50% delle spese governative per l’esercito, aumentando in modo significativo i finanziamenti per la sua industria di armamenti. Entro il 2023, la spesa governativa per armi e prodotti a uso duale è salita a 20 volte il livello del 2021, raggiungendo i 30,8 miliardi di dollari. Sebbene una parte sostanziale del budget per gli approvvigionamenti sia stata destinata all’acquisto di armi dall’estero, le aziende di armamenti ucraine sono state in grado di ripristinare e persino espandere le loro capacità produttive. Nel il 2024,  sarebbero stati operativi in Ucraina circa 500 produttori di armi  , impiegando collettivamente quasi 300.000 persone.

Negli ultimi tre anni, la capacità di produzione di armi dell’Ucraina è cresciuta non solo in termini di volume, ma anche di gamma di hardware militare producibile. Questa crescita è stata in gran parte guidata dallo sviluppo di nuove tecnologie, poiché la portata e la natura della guerra hanno creato una domanda di innovazione militare. Uno dei progressi più notevoli è stato nei veicoli aerei senza equipaggio (UAV), con l’Ucraina che ha aumentato significativamente il numero di modelli di UAV prodotti a livello nazionale. I progresso tecnologici sono stati ulteriormente accelerati da iniziative governative, come Brave1, una piattaforma guidata dallo stato che fornisce assistenza agli sviluppatori di tecnologia militare e promuove la collaborazione tra gli operatori del settore. In poco meno di due anni dal suo lancio, Brave1 è cresciuta fino a sostenere oltre 1500 start-up di tecnologia militare.

Resiliente ma ancora dipendente

Grazie agli sforzi coordinati del governo ucraino, del settore privato e della società civile, l’industria bellica ucraina è stata in grado di modernizzarsi rapidamente e crescere in risposta alla guerra. Nonostante ciò, il settore è ancora ostacolato da tecnologie obsolete, vincoli finanziari e spese inefficienti.

Lo sforzo bellico ucraino rimane fortemente dipendente dalle armi occidentali, siano fornite come aiuto o importate a condizioni commerciali. Dal 2022 l’Ucraina è riuscita ad avviare la produzione nazionale di alcuni tipi di armamenti che ha ricevuto finora dall’estero, come le munizioni per artiglieria e carri armati, che scarseggiano a livello globale. Tuttavia, l’Ucraina è ancora lontana dal poter produrre alternative a tutti i sistemi importati che utilizza sul campo di battaglia. Una parte significativa dei fondi per gli approvvigionamenti viene quindi spesa per acquistare armi dall’estero, il che non facilita lo sviluppo dell’industria nazionale.

Per risolvere questo problema, l’Ucraina sta cercando di implementare nuove tecnologie di produzione attraverso la cooperazione con i partner. I produttori di armi degli Stati Uniti e dell’Europa hanno aumentato la loro presenza in Ucraina, con aziende come Rheinmetall, KNDS e AeroVironment che hanno aperto impianti di produzione e formato joint venture con produttori ucraini. Queste collaborazioni non solo contribuiscono alla modernizzazione dell’industria bellica ucraina, ma accelerano anche la standardizzazione degli armamenti ucraini in base ai requisiti NATO, promuovendo la ormai storica ambizione del paese di integrarsi nell’area euro-atlantica.

Per stimolare ulteriormente lo sviluppo dell’industria delle armi, l’Ucraina è riuscita a coinvolgere partner occidentali attraverso programmi speciali volti a finanziare la sua produzione nazionale di armi. Pur essendo ancora lontana dall’obiettivo dei 10 miliardi di $, al 2024 l’Ucraina aveva raccolto oltre 1,5 miliardi di $ per investimenti nell’industria bellica nazionale da nove paesi donatori occidentali nell’ambito di un nuovo programma chiamato Liberta di produzione degli armaioli (Zbroyari Manufacturing Freedom.

I partenariati con i gruppi occidentali hanno anche catalizzato riforme attese da tempo, perché i partner che hanno esortato l’Ucraina ad eliminare la corruzione e l’inefficienza nelle sue aziende di armi. Un esempio significativo è la aziendalizzazione in corso di UkrOboronProm, compresa la sua trasformazione da conglomerato statale a società per azioni. La trasformazione include un piano per introdurre gli standard di corporate governance dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nelle numerose aziende di armi statali sotto il suo controllo, per imporre pratiche di gestione trasparenti e renderle sempre più attraenti per gli investimenti esteri.

Le misure sopra menzionate stanno senza dubbio contribuendo allo sviluppo e all’espansione dell’industria bellica ucraina, aumentando così la capacità del paese di soddisfare il proprio fabbisogno militare. Tuttavia, almeno nel breve periodo, l’Ucraina continuerà a dipendere pesantemente dagli aiuti militari per la sua difesa, rendendola vulnerabile ai capricci dei suoi partner.

In un panorama geopolitico imprevedibile, l’Ucraina deve ridurre questa dipendenza e costruire un settore dell’industria degli armamenti resiliente che possa soddisfare il più possibile le esigenze militari del paese. I recenti sviluppi sembrano andare nella direzione giusta per raggiungere tali obiettivi: dare priorità all’innovazione e al progresso tecnologico e promuovere un mercato competitivo e trasparente dovrebbe contribuire a creare un ambiente più attraente per investimenti esteri sostenuti, assicurando che il settore sia economicamente sostenibile nel lungo termine.

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Al-Jazeera 250217

Quali sono i paesi che spendono di più per il militare e dove si colloca l’Europa?

Le tabelle qui inserite, alla fine della traduzione dell’articolo, mostrano la spesa militare totale per ogni Paese del mondo, nonché la spesa pro capite e la spesa come quota del PIL e del bilancio pubblico.

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Gli Stati Uniti, il paese che spende di più in ambito militare al mondo, stanziano per la difesa 880 miliardi di dollari, ovvero più dei successivi otto paesi messi insieme.

Al Jazeera Labs

I leader europei si incontrano a Parigi per un vertice di emergenza per discutere come rispondere alla decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di tenere colloqui con la Russia per porre fine alla guerra in Ucraina senza il coinvolgimento europeo.

L’incontro di lunedì nella capitale francese segue la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, conclusasi domenica, durante la quale il vicepresidente statunitense J.D. Vance ha ribadito la posizione di Trump secondo cui l’Europa deve aumentare la spesa per la difesa.

A gennaio, Trump ha invitato i membri europei della NATO a destinare il 5 percento del loro prodotto nazionale lordo (PIL) alla difesa. Anche il Segretario generale della NATO Mark Rutte ha incoraggiato gli stati membri ad aumentare la loro spesa per la difesa.

A quanto ammonta la spesa militare globale?

La spesa militare globale ha raggiunto i 2,44 trilioni di dollari nel 2023, ovvero 306 dollari a persona, segnando un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente, secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). Si è trattato del maggiore aumento annuo dal 2009.

A titolo di paragone, nel 2000 la spesa militare globale ammontava a 798 miliardi di dollari, ovvero 130 dollari pro capite, meno di un terzo della cifra spesa oggi.

La spesa militare globale è il denaro totale speso dai paesi per le loro forze militari e attività correlate. Ciò include i costi per soldati, operazioni, armi, equipaggiamento, ricerca e infrastrutture militari.

Quali paesi spendono di più per le loro forze armate?

Gli Stati Uniti sono il paese che spende di più al mondo in campo militare. Nel 2023, hanno sborsato 880 miliardi di dollaripiù degli altri otto paesi con maggiore spesa spenditori messi insieme, secondo SIPRI.

La Cina è il secondo paese per spesa militare, con 309 miliardi di dollari, seguita dalla Russia con 126 miliardi di dollari, dall’India con 83 miliardi di dollari e dall’Arabia Saudita con 74 miliardi di dollari.

La tabella sottostante mostra la spesa militare totale per ogni paese nel mondo, nonché la spesa pro capite e la spesa come quota del PIL e dei bilanci governativi. Clicca sulle colonne per ordinare la tabella dalla più alta alla più bassa.

Quali nazioni spendono di più per le loro forze armate in percentuale del PIL?

A causa della guerra in corso con la Russia, nel 2023 l’Ucraina ha stanziato 62 miliardi di dollari per le sue forze armate, la quota più alta del PIL, pari al 36,7%.

Al secondo posto si colloca il Libano, con una spesa pari all’8,9% del suo PIL, seguito dall’Algeria con l’8,2%, dall’Arabia Saudita con il 7,1% e dal Sudan del Sud con il 6,3%.

Quanto spende ogni membro della NATO?

La NATO, fondata nel 1949 da 12 stati membri fondatori, è l’alleanza militare più potente del mondo. Il suo scopo originale era limitare l’espansione sovietica e promuovere l’unità politica in Europa.

Negli ultimi 75 anni, il numero dei suoi membri è cresciuto fino a raggiungere quota 32; gli ultimi ad aderire sono stati Finlandia e Svezia, rispettivamente nel 2023 e nel 2024.

Nel 2006, i ministri della Difesa dell’alleanza hanno concordato di destinare almeno il 2% del loro PIL alla spesa per la difesa, per garantire la preparazione militare dell’alleanza.

Attualmente, due terzi dei suoi membri (23 su 32) hanno rispettato questo impegno, portando il denaro speso per la difesa da tutti i membri della NATO a 1,47 trilioni di dollari nel 2024. Si tratta di un aumento rispetto ai soli 10 paesi che hanno rispettato la linea guida del 2 percento nel 2023 e ai tre paesi che hanno rispettato l’impegno nel 2014.

La tabella seguente mostra le spese per la difesa dei membri della NATO in percentuale del PIL, sulla base del rapporto NATO del 2024.

Nel 2006, i ministri della Difesa della NATO decisero di impegnare un minimo del 2% del loro prodotto interno lordo (PIL) nella spesa per la difesa, per garantire la preparazione militare dell’alleanza. La tabella precedente mostra la spesa militare di ciascun membro della NATO in percentuale del suo PIL nel 2024.