Bangladesh, un paese in rivolta, dopo gli operai del tessile i laureati studenti e i net

L’ondata di rivolte nelle università e nelle scuole che di recente ha travolto il Bangladesh porta alla ribalta un paese di giovani, che a migliaia si affacciano sul mercato del alavoro e a cui un governo clientelare corrotto ed autoritario offre solo manganellate e qualche palliativo nei posti del pubblico impiego.

La prima scintilla delle forti e sanguinose proteste non ancora concluse in Bangladesh è scoppiata il 1° luglio nell’Università di Dhaka (DU), appoggiata da parte dei college (scuole superiori). Causa immediata delle proteste è stato il ripristino ad uso clientelare ed elettorale del partito al potere, l’Awami League della primo ministro Sheikh Hasina, della quota del 30% dei posti nel pubblico impiego destinate ai veterani della guerra di liberazione dal Pakistan del 1971 e ai loro discendenti.

Gli scenari che si sono dispiegati dalla mattina del 19 luglio soprattutto nelle vie della capitale sono scenari di rivolta sociale e guerra civile. Ad oggi la stampa parla di almeno 200 vittime, migliaia i feriti e gli arresti. Ma c’è chi sostiene che la conta dei morti non è facile, il numero dato dai media internazionali sarebbe fortemente sottostimato. “Molti dei cadaveri mostrano un singolo foro di proiettile mirato con precisione. I proiettili sono stati mirati agli occhi.”[1]

Giovani uccisi dalla repressione ordinata da Sheikh Hasina, rieletta lo scorso gennaio per il suo quarto mandato, con modalità dittatoriali fortemente criticate sia all’interno del paese che dagli osservatori internazionali…

Come in precedenti situazioni di proteste e rivolte sociali, anche in questi giorni la Hasina ha messo in campo un’organizzazione di massa studentesca la Bangladesh Chhatra League (BCL),[2] ala armata del suo partito, l’Awami League,[3] che ha sparato impunemente contro i manifestanti armati di soli mattoni e bastoni.

Nonostante il dispiegamento per le strade della capitale di carri armati, polizia, guardie di frontiera e persino dell’esercito, con l’ordine di sparare a vista, il movimento si è allargato ai principali centri del paese, da Dhaka a Narayanganj, a Chittagong, toccando 47 dei 67 distretti del paese. Bloccate alcune principali arterie stradali.

Temendo che le proteste si trasformassero in rivolta politica, il governo ha risposto con la chiusura a tempo indeterminato di scuole e università.

Poi, non riuscendo a fermare il movimento che non si è fatto intimidire dalla violenza e dal terrorismo di stato e ha anzi contrattaccato – blocco di vie di comunicazione ed attività commerciali, assalto a numerosi posti di polizia, assalto alle carceri per liberare i giovani prelevati anche nelle proprie abitazioni dalle forze speciali, incendio di sedi televisive di stato e palazzi governativi – ha ordinato il coprifuoco. Dalla sera di giovedì 18 luglio fino alla mattina del 24 il governo ha dato l’ordine di bloccare le comunicazioni internet, sono state interrotte le emissioni dei media e dei giornali nazionali, la popolazione non ha potuto avere informazioni sull’andamento delle proteste e sugli scontri mortali.

Le proteste non si sono ancora fermate, si sono anzi radicalizzate. Nel tentativo di disinnescare la rivolta, la Hasina ha deciso di scendere a patti sulla questione delle quote. Era già stata costretta a farlo da un’analoga protesta nel 2018, tranne poi far annullare la “concessione” tramite la sentenza di un tribunale inferiore e utilizzare i posti statali per fini clientelari. È intervenuta ora la Corte Suprema decretando che il 93% delle assunzioni nel pubblico impiego devono essere fatte in base al merito – come rivendicato dal movimento degli studenti – solo il 5% sarà riservato ai discendenti dei veterani e il 2% alle minoranze svantaggiate.

Le contraddizioni sociali che alimentano dissenso, proteste e rivolte

Ma, disinnescato il motivo occasionale della protesta, sono rimaste irrisolte le gravi questioni sociali, dai bassi salari di milioni di operaie del “Garment”, alla questione delle abitazioni, alla carenza delle infrastrutture fondamentali, alla disoccupazione giovanile, con il forte flusso migratorio che ne consegue…

Permangono cioè le contraddizioni, le diseguaglianze sociali strutturali del capitalismo accentuate, come in tutti i paesi a giovane capitalismo, dai forti ritmi di questo stesso sviluppo. E queste contraddizioni non possono che continuare a produrre tentativi di ribellione, rivolte.

Benché il paese sia definito una delle “tigri asiatiche” in forte sviluppo economico,[4] secondo la Banca Mondiale la pandemia Covid-19 ha invertito anche in Bangladesh la tendenza alla riduzione della povertà dei due precedenti decenni. Nel dicembre 2019, il tasso di povertà era,[5] secondo il governo, al 21,8%, nel 2020 era aumentato del 7%, giungendo al 30%, tra 17,5 e 20 milioni di nuovi poveri, che dispongono cioè di meno di 2 euro al giorno…

Il rapporto del 2022 dell’Ufficio statistico del Bangladesh informa che circa il 41% dei giovani in Bangladesh è inattivo, (cioè non studiano, né lavorano, né stanno ricevendo una formazione professionale). Il tasso di inattività è significativamente più alto tra le ragazze, con il 61,71%, mentre tra i ragazzi è più basso, con il 18,59%.

La disoccupazione tra i giovani con un titolo di studio superiore è in aumento, è raddoppiata in un quinquennio.[6] (Attenzione però: secondo l’Organizzazione Mondiale del Lavoro (ILO) non è considerato disoccupato chi ha lavorato con retribuzione per almeno un’ora negli ultimi sette giorni).

Ecco perché la riserva dei posti di lavoro nel pubblico impiego è stata la goccia che fa traboccare il vaso.

Ed ecco perché il Bangladesh è il sesto Paese per numero di emigranti.[8] Nel 2020 erano 7,4 milioni.

Ogni anno si laureano circa 800mila giovani, e il 46% dei giovani disoccupati è laureato.[7]

Oltre all’emigrazione all’estero c’è la migrazione interna, un processo di urbanizzazione, di fuga dalla estrema povertà delle campagne verso i centri urbani. Urbanizzazione accelerata, 726mila immigrati a Dhaka nel 2023. Urbanizzazione disumanizzante, plasticamente visibile nelle baracche di cartone o latta degli slums della Grande Dhaka,[9] nel forte inquinamento atmosferico, nelle sue caotiche strade, nella mancanza di adeguate infrastrutture, con rete idrica, fognaria ed elettrica del tutto carenti. Disumanizzazione della vita, con folle di ragazzi e bambini costretti a vivere in strada senza alcuna garanzia di sopravvivenza, certi però di patire ogni giorno la fame, subire ferite, con conseguenti cancrene, mortali, oppure con “solo” qualche amputazione agli arti, se soccorsi a tempo da qualche volontario…

I più “fortunati” di coloro che sono immigrati nella capitale trovano un posto di lavoro che li costringe a lavorare in certi periodi oltre 10 ore al giorno, per sette giorni la settimana, durante le quali non hanno altra scelta che abbandonare sulla strada i bimbi che si sono portati appresso.

Dalla lotta matura la coscienza sociale

È stata diffusa una lista di richieste degli studenti in un comunicato stampa clandestino:[10]

1) Il primo ministro deve assumersi la responsabilità delle uccisioni di massa degli studenti e scusarsi pubblicamente.

2) Il ministro degli Interni e il ministro delle Strade, dei Trasporti e dei Ponti [quest’ultimo è anche segretario generale della Lega Awami] devono dimettersi dalle loro posizioni [di governo] e dal partito.

3) Gli agenti di polizia presenti nei luoghi in cui sono stati uccisi gli studenti devono essere licenziati.

4) I vice rettori delle università di Dhaka, Jahangirnagar e Rajshahi devono dimettersi.

5) La polizia e i sicari che hanno attaccato gli studenti e coloro che hanno istigato gli attacchi devono essere arrestati.

6) Le famiglie delle vittime e dei feriti devono essere risarcite.

7) La Bangladesh Chhatra League [BCL, l’ala studentesca filogovernativa, che di fatto è la forza di vigilanza del governo] deve essere bandita dalla politica studentesca e deve essere istituito un sindacato studentesco.

8) Tutte le istituzioni scolastiche e le residenze devono essere riaperte.

9) Devono essere fornite garanzie che non si verifichino vessazioni per gli studi o di tipo amministrativo nei confronti dei manifestanti.

Si delinea un movimento di più lungo respiro

Il movimento ha anche cercato di uscire dall’ambito studentesco, di collegarsi ad altri strati sociali, al movimento dei lavoratori, come dichiarato alla BBC da una docente della Dhaka University. Ricordiamo che a fine 2023 ed inizio 2024 ci sono state forti proteste e scioperi dei lavoratori del tessile[11] che – con l’arresto della produzione in 500 fabbriche, barricate per le vie di Dhaka, blocco di arterie stradali – ha rivendicato l’aumento del salario minimo mensile, ancora a 74$, sufficiente a coprire meno di un terzo del costo della vita di una famiglia di 4 membri a Dhaka.

Siamo convinti che, nonostante i prevedibili tentativi di strumentalizzazione partitica del movimento, il peggioramento delle condizioni oggettive che studenti e lavoratori bengalesi si trovano ad affrontare unito alla bestiale repressione statale contribuiranno in qualche misura a far maturare una maggiore coscienza della contrapposizione degli interessi degli schieramenti in campo, economici e soprattutto politici. E costituiranno uno stimolo ad un’autonomia di classe, e al collegamento con il movimento dei lavoratori e lavoratrici bengalesi.

Intanto, noi internazionalisti e comunisti che viviamo in un paese imperialista i cui grandi marchi del tessile-abbigliamento – Valentino, IT Holding, La Perla, Armani, Mariella Burani, Laura Biagiotti, Roberto Cavalli, YesZee, Manifattura Corona, Pellegrini, Benetton – hanno continuato a trarre profitto dallo sfruttamento degli oltre 4 milioni di lavoratrici e lavoratori bengalesi, esprimiamo la nostra solidarietà al coraggioso movimento di protesta in corso. E oltre la solidarietà a parole ci proponiamo il compito di combattere a casa nostra gli sfruttatori di questi giovani e compagni di classe, e di organizzare assieme ai lavoratori italiani i numerosi emigrati bengalesi che lavorano in Italia.

G.L.


[1] Affermazioni del giornalista e attivista socialista bengalese Shahidul Alam, su Al-Jazeera, 23 luglio 2024.

[2] La richiesta avanzata di recente dal movimento al Governo della Hasina di bandire il BCL e le organizzazioni studentesche ad esso associate nelle università di Dhaka, Jahangirnagar e Rajshahi è cruciale, perché sono loro a tenere sotto controllo il corpo studentesco e sono i quadri del partito chiamati in causa quando c’è qualche segno di ribellione. Si tratta di un gruppo di vigilantes con licenza di uccidere, rapire o scomparire su ordine del partito. Sono la fanteria usata per terrorizzare, parte essenziale dell’apparato coercitivo del governo. [Al-Jazeera, 23.07.2024] La BCL è accusata di torture, estorsioni, violenze, prostituzione forzata e omicidi, suoi leader ed attivisti hanno fomentato le rivolte comunali del 2021. Tra il 2009 e il 2014, almeno 33 persone sono state uccise e 1.500 sono rimaste gravemente ferite a causa dei suoi attacchi. Sarebbero 129 le sue vittime tra il 2014 e il 2018, 31 nel solo 2018. Un suo leader è stato arrestato per legami con il gruppo terroristico vietato Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh dopo l’attacco di Dhaka del luglio 2016.

[3] La Lega Awami del Bangladesh (বাংলাদেশ আওয়ামী লীগ) (AL) fondata nel 1949 è uno dei principali partiti politici del Bangladesh. È il più antico partito politico esistente del Bangladesh, ed è al governo dal 2009. Condusse la lotta per l’indipendenza sotto la guida di Sheikh Mujibur Rahman, padre dell’attuale primo ministro Sheikh Hasina, che ne è a capo dal 1981.)

[4] Tasso di crescita del PIL a prezzi costanti (variazioni %), 2019: 7,9; 2020: 3,4; 2021: 6,9; 2022: 7,1; 2023: 5,8; previsioni per il 2024: 6. (Osservatorio economico del gov. italiano, Elaborazioni Osservatorio Economico MAECI su dati Economist Intelligence Unit) [https://www.infomercatiesteri.it/indicatori_macroeconomici.php?id_paesi=121#] Emigrazione: https://www.migrationpolicy.org/article/bangladesh-migration-remittances-profile

[5] Indagine sulla forza lavoro 2022 dell’Ufficio di statistica del Bangladesh.

[6] Più di un quarto della popolazione bengalese ha meno di 15 anni, dati Banca Mondiale 2022. l numero di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni nel Paese è di circa 31,6 milioni, poco più del 19 percento della popolazione totale. Dal Censimento delle famiglie-2022 risulta che il numero di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni del Bangladesh è di circa 31,6 milioni, poco più del 19 percento della popolazione totale. Secondo il rapporto, il 40,67% di questa fascia demografica è inattiva, per un totale di circa 12,9 milioni di individui. (https://en.prothomalo.com/bangladesh/tn3nnbe3cr)

[7] Cfr. The Business Standard, 4.12.2022: https://www.tbsnews.net/economy/secure-life-many-graduates-even-opting-low-grade-govt-jobs-545042

[8] Dati OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.

[9] Oltre 23935000 abitanti nel 2024, stima World Population Revew. [https://worldpopulationreview.com/world-cities/dhaka-population]

[10] Al-Jazeera, 23 luglio 2024

[11] Cfr. Su Pagine Marxiste: https://www.paginemarxiste.org/bangladesh-la-durissima-lotta-delle-operaie-e-degli-operai-del-tessile-abbigliamento-per-salari-giusti-ed-equi-e-contro-la-repressione/

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Allegato

Operazione caccia

Riportiamo uno dei testi comparsi sul blog di Telegramdal titolo Operation Huntdown, da un gruppo che ha assunto una direzione più radicale, contro la violenza dello stato, (ma non ancora in senso classista) Esso si coordina ed aggiorna tramite questo blog,[1] con un Hashtag #JusticeForStudents #EndViolence #UnitedWeStand. Non è dato sapere quante persone vi siano coinvolte, ma le sue posizioni segnalano la rabbia profonda e il desiderio di non subire passivamente. Nel suo post iniziale dichiara: «Questa non è più una semplice protesta: è una guerra per la giustizia, per la libertà e per il nostro futuro», e chiama all’azione decisiva…

Chiede la collaborazione di giornalisti, esperti informatici/hacker, investigatori per scoprire dove abitano i poliziotti che sparano sugli studenti, e fare i conti… Lancia un appello «Al popolo. Basta con le divisioni. Unitevi agli studenti nella loro lotta senza esitazioni o costi. Combattete con noi per chiedere giustizia e la fine della violenza. L’unità della nostra nazione è la nostra più grande forza.» Pone la scelta di campo «A tutti i partiti politici e ai gruppi islamici. Se non vi schierate con noi ora, vi considereremo complici dei crimini del governo. Il vostro silenzio è un’approvazione della loro brutalità. Scegliete saggiamente da che parte stare.»

Operazione caccia (contro gli agenti della repressione)

Smettete di uccidere gli studenti!

Non è più una protesta, ora è una guerra.

Attenzione: forze dell’ordine, gruppi politici e cittadini.

Le proteste pacifiche dei nostri coraggiosi studenti sono state accolte da brutali violenze e omicidi, orchestrati dal governo e dai suoi compari politici. Questa non è più una semplice protesta: è una guerra per la giustizia, per la libertà e per il nostro futuro.

Appello di emergenza all’azione

Chiediamo con urgenza a hacker, investigatori OSINTS e giornalisti di unirsi alla nostra causa.  Abbiamo bisogno delle vostre competenze, delle vostre informazioni e del vostro coraggio per intraprendere un’azione decisiva.

Il tempo dell’osservazione passiva è finito.

Al popolo

Basta con le divisioni. Unitevi agli studenti nella loro lotta senza esitazioni o costi. State con noi mentre chiediamo giustizia e la fine della violenza. L’unità della nostra nazione è la nostra più grande forza.

A tutti i partiti politici e ai gruppi islamici

Se non vi schierate con noi ora, vi considereremo complici dei crimini del governo. Il vostro silenzio è un’approvazione della loro brutalità. Scegliete saggiamente da che parte stare.

Preparatevi. La lotta per la giustizia è iniziata.

Unitevi a noi. Combattete contro la violenza. Insieme possiamo cambiare le cose.


[1] https://t.me/s/ophuntdown