CORRIERE Mer. 8/2/2006 Stefania Tamburello
Profumo (UniCredit): il sistema deve
riposizionarsi. Fabrizi (Mps): per noi il consolidamento strada obbligata
Passera (Intesa): ma in Europa serve
reciprocità. Arpe (Capitalia): essere grandi non basta
Sportelli e strategie
Prodi: gli
istituti nazionali devono tornare cacciatori
«Quello
che mi aspetto dal nuovo governatore della Banca d’Italia è l’apertura del
mercato e che le banche italiane da prede diventino cacciatori». Lo ha detto
Romano Prodi, leader dell’Unione, a Porta a porta . Che ha anche aggiunto: «Abbiamo
delle banche protagoniste, ma non dobbiamo continuare ad essere frammentati».
Il professore ha giudicato con favore l’Opa di Bnp Paribas su Bnl:«Io
dico viva il mercato, perché questa è la nuova Europa».
BARI – Corrado Passera,
amministratore delegato di Banca Intesa, sostiene che «c’è ancora spazio per
aggregazioni», Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredito
sollecita tutti i gruppi a «riposizionarsi» e Pierluigi Fabrizi conferma che
«il consolidamento sarà un passo obbligato» anche per Mps pur nella
salvaguardia dell’indipendenza e della territorialità della banca senese.
Matteo Arpe, amministratore delegato di Capitalia, rileva invece l’importanza
di crescere puntando all’innovazione dei prodotti e dell’attività.
All’indomani del blitz di Bnp-Paribas su Bnl gli amministratori delle
principali banche italiane indicano la strategia per combattere, e dicono
vincere, la sfida europea. Mettendosi nel contempo al riparo dalle scalate.
Misurano le parole, non parlano di risiko o di integrazioni ma di
consolidamento; guardano al mercato europeo ma non trascurano l’importanza del
legame col territorio; sono attenti all’evoluzione degli assetti proprietari
delle banche che amministrano ma nello stesso tempo evidenziano l’importanza
crescente del ruolo del management; puntano alle aggregazioni ma ritengono che
le dimensioni non siano l’ atout per lo sviluppo: i banchieri- oltre
a Passera, Fabrizi, Profumo e Arpe intervengono anche Fabio Innocenzi (Popolare
di Verona e Vicenza) e Alfonso Iozzo (San Paolo Imi)- che ieri la Fisac Cgil ha
riunito in una tavola rotonda coordinata da Marcello Messori che interroga
tutti sulle prossime mosse in preparazione, sfoderano ottimismo e orgoglio di
sistema, tenuto sotto tono nell’ultima fase di Antonio Fazio alla Banca
d’Italia.«L’importante non è essere grandi, ma essere bravi», dice Arpe che rompe il
ghiaccio in virtù del cognome che inizia con la prima lettera dell’alfabeto.
Solo la bontà dei programmi e la bravura del management, dice, possono dare
valore alla banca rendendola più resistente agli attacchi. Il che non c’entra
con la contendibilità, che è un valore. Quanto agli assetti proprietari in
Capitalia, ripete, «sono stabili, la banca è contendibile e il management
indipendente», la formula giusta per «guardare ad un orizzonte più ampio».
«C’è ancora molto da fare», afferma Passera chiedendo non «protezionismo» ma
«reciprocità» in Europa. Lo spazio per nuove aggregazioni c’è ma «bisogna
vedere se ci saranno le opportunità» osserva rilevando che Banca Intesa ha
fatto la sua scelta in Europa, rafforzandosi nei paesi dell’Est. Quanto
all’azionariato, le Fondazioni sono state «sagge» e la presenza del Credit
Agricole «non è un vincolo ma una grande opportunità». Profumo, che la mossa
decisiva in Europa l’ha già fatta, chiede un ruolo più forte dei Cda rispetto
agli organi esterni come i «patti parasociali» e sollecita un «livellamento del
campo di gioco normativo».
Punta invece alla sfida sul terreno congiunto di banche e assicurazioni il San
Paolo Imi che si rifà al modello scandinavo: «Sarà una battaglia dura e
difficile ma ci sono le chances per farcela», sostiene Iozzo. E Innocenzi
difende la «territorialità delle banche popolari» che restano, afferma le più
efficienti del sistema e le più contendibili e redditizie fra le cooperative
europee. Parla di Bnl Fabrizi, ricordando che Mps ci aveva provato a
conquistarla. «Siamo stati fermati» dice osservando che per quel che riguarda i
progetti tra Siena e Roma, «a ogni tentativo o c’era il sacco o c’era la
farina».