Banca Centrale europea – Al servizio della politica/L’Italia ha bisogno di pressioni esterne

Ue, Germania, Italia, austerità
Faz      110809
Banca Centrale europea – Al servizio della politica
Holger Steltzner

+ Crisi del debito – pressione della politica sulla Bce – e viceversa /

+ L’Italia ha bisogno di pressioni esterne

– I governi dei paesi dell’euro hanno fatto pressione sulla BCE, e il suo presidente, il francese Trichet, ha ceduto rinunciando all’indipendenza della Banca Centrale Europea, che esisteva solo sulla carta; la BCE è ora al servizio della politica.

o   Con l’acquisto di titoli di Italia e Spagna la BCE di fatto finanzia gli Stati; il consiglio politico monetario della BCE ha preso la decisione contro la posizione di Germania e Olanda, fautrici della stabilità dell’euro.

o   Una fetta rilevante dei titoli italiani, terzo maggior debitore del mondo, finisce così nel bilancio BCE e viene “socializzata”. La quota tedesca è di quasi 1/3.

o   L’acquisto di titoli statali produce una riduzione della spesa per interessi di Italia e Spagna, contro una vaga promessa da parte del governo italiano di perseguire una politica di bilancio più austera; c’è solo da sperare che i paesi indebitati non continuino più a vivere a credito, come hanno fatto dall’introduzione dell’euro.

o   Per quale motivo dovrebbe l’Italia dimezzare i debiti, o la Spagna diminuire le spese statali? O i deputati dei paesi donatori finanziare, contro la volontà della maggioranza dei loro elettori, il fondo di crisi o introdurre euro-bond veri o mascherati?

– Per superare la crisi all’Italia non manca solo la consapevolezza del problema ma anche uomini politici capaci di agire. Solo una forte pressione esterna può spingere l’Italia ad attuare velocemente le riforme da tempo rinviate.

o   Per l’Italia l’Unione monetaria europea è stata per troppo tempo una comoda amaca; i bassi tassi di interesse del debito non hanno stimolato le riforme; tanto Berlusconi che Prodi, pur parlando di cambiamenti, hanno ricorso al tradizionale populismo di breve respiro della politica italiana.

o   L’Italia divisa in un Nord la cui economia è per molti elementi simile a quella della Germania: volta all’esportazione, innovativa e a volte anche più flessibile e dinamica. Ma sui gruppi internazionalizzati pesa la burocrazia statale poco produttiva e ostile all’economia, una giustizia lenta, vecchi rituali dei sindacati. Il Sud è più simile alla Grecia …

o   L’intervento è stato deciso solo perché il rendimento dei titoli decennali era salito ad oltre il 6%, tasso alto solo in rapporto al 3,5% chiesto nell’ultimo vertice UE a Grecia, Irlanda e Portogallo; dall’introduzione dell’euro Italia e Spagna hanno pagato tassi di interesse molto maggiori, senza per questo evocare spettri di crisi.

– L’intervento BCE non è dettato da ragioni di politica monetaria ma dall’obiettivo di politica fiscale di ridurre i tassi di interesse del debito italiano e spagnolo, e giustificato dalla crisi del debito in Europa e USA, dal rischio di panico borsistico, e di recessione economica mondiale, che però non è in vista.

– L’acquisto di titoli statali è un ulteriore passo verso la trasformazione dell’Unione monetaria in Unione di trasferimento e fiscale.

o   È poi da vedere se può essere fermato un crollo di Borsa con un intervento statale, in un primo momento il mercato ha reagito come auspicato all’acquisto di miliardi della BCE, riducendo il divario dei tassi di interesse.

– Questo tipo di intervento ha sempre portato ad aumenti dell’inflazione e alla svalutazione di pensioni, e rendite assicurative e dei risparmi.

– È in gioco molto più della credibilità della BCE, è in gioco la fiducia nell’euro, e il disastro che si crea quando il capitale fugge dall’unione monetaria.

– È da sperare che il successore di Trichet, l’italiano Mario Draghi, abbia spina dorsale e che riesca a cambiare la situazione.

o   In Germania ci si chiede se Draghi non sia stato troppo accondiscendente nell’ultima riunione del consiglio BCE, mentre nel governo italiano cresce l’irritazione per la lettera che Draghi e il presidente uscente BCE Trichet hanno inviato al governo italiano,

o   una lettera che è un programma di governo, non si limita agli appelli ma contiene proposte pratiche di riforme:

o   il governo deve agire per decreti subito attivi, e non tramite leggi; si chiede ad es. la privatizzazione di grosse quote dei comuni nelle società dei servizi;

o   minore rigidità del divieto di licenziamento dei lavoratori in ruolo (che avrebbe creato divisioni nel mercato del lavoro a scapito dei giovani).

– Draghi ritiene possibile l’acquisto di titoli statali da parte della BCE, ma a condizioni ben precise se cioè questo consente ai mercati di riprendere a funzionare; Draghi sostiene fermamente il principio di indipendenza della BCE.

– I politici francesi, che tradizionalmente sono per la flessibilità della BCE, si sono questa volta trattenuti per non irritare il governo tedesco. Secondo Le Monde, il presidente francese Sarkozy, la Cancelliera tedesca Merkel e il presidente BCE Trichet avrebbero spinto il presidente della Bundesbank Jens Weidmann a rinunciare ad opporsi all’acquisto di titoli italiani e spagnoli.

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Le Monde       110807

Parigi e Berlino fanno pressione sulla Bce prima dell’apertura dei mercati

– Il comunicato emesso da Sarkozy e Merkel[1] sarebbe, secondo il giornalista di Le Monde, Leparmentier,[2] una pressione sulla BCE che giovedì ha rinunciato all’acquisto del debito italiano e spagnolo a causa dell’opposizione della Bundesbank tedesca.

  La Germania aveva in precedenza espresso il proprio scetticismo sulla richiesta del presidente della Commissione europea, Barroso, di rivalutare le capacità del Fondo europeo di sostegno, che oggi è in grado di prestare solo €440 MD, insufficiente per aiutare l’Italia, terza economia dell’euro, ma anche secondo paese più indebitato.

[1] «Il presidente della Repubblica e la Cancelliera tedesca ribadiscono il proprio impegno ad attuare pienamente le decisioni prese nel vertice dei capi di Stato e di governo della zona euro e delle istituzioni europee del 21 luglio 2011» «Francia e Germania confidano che l’analisi della BCE sarà la base appropriata per interventi sul mercato secondario nella misura in cui essa contribuirà a determinare il caso in cui esiste un rischio per la stabilità finanziaria della zona euro nel suo insieme», cioè in caso di “situazione eccezionale”, come quella dell’Italia, il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (FESF) può intervenire sui mercati per acquistare quote dei debiti statali dei paesi in difficoltà.

[2] Sul suo blog “L’Elysée côté jardin"

Faz      110809

Europäische Zentralbank – Im Dienst der Politik

Es sah so aus, als wolle die Europäische Zentralbank (EZB) eigene Fehler reparieren. Sie stoppte das Ankaufprogramm für Staatsanleihen. Präsident Trichet ist dennoch eingeknickt und hat die Unabhängigkeit der EZB aufgegeben. Und nun?

Von Holger Steltzner
09. August 2011

–   Die Unsicherheit am Kapitalmarkt wird noch übertroffen von der Panik der Rettungseuropäer und der Angst der Notenbanker. Die Regierungen des Euroraums haben die Europäische Zentralbank unter Druck gesetzt, ihr Präsident Trichet ist eingeknickt. Unter Führung des Franzosen gibt die EZB ihre Unabhängigkeit auf, diese existiert nur noch auf dem Papier. Die Zentralbank steht jetzt im Dienst der Politik. Ob das Trichets Nachfolger, der Italiener Draghi, wird ändern können? Man muss hoffen, dass wenigstens der neue EZB-Präsident ein Geldpolitiker mit Rückgrat ist.

–   Eine Zeitlang hatte es so ausgesehen, als wolle die EZB ihren Fehler reparieren. Sie stoppte das Ankaufprogramm für Staatsanleihen Griechenlands, Irlands und Portugals. Der Ausstieg schien beschlossen, nachdem die Staats- und Regierungschefs der EU den Euro-Krisenfonds ermächtigt hatten, diese fragwürdige Aufgabe zu übernehmen. Die Idee hinter dieser Entscheidung war und ist richtig: Die Finanzierung von Staaten sollte wieder dorthin, wo sie hingehört, in die Hände der Fiskalpolitiker, die sich dem Votum der steuerzahlenden Bürger stellen müssen.

–   Jetzt die Kehrtwende: Nun kauft die Notenbank sogar Staatsanleihen aus Italien und Spanien, nur weil dort die Renditen für zehnjährige Anleihen auf mehr als sechs Prozent gestiegen waren. Viel ist das nur im Vergleich mit dem neuen Maßstab von 3,5 Prozent, den die Gemeinschaft seit dem letzten Euro-Krisengipfel von Griechenland, Irland und Portugal für Kredite verlangt. Vor der Einführung des Euro haben Italien und Spanien wesentlich höhere Zinsen bezahlt, ohne den Weltuntergang zu beschwören.

Finanzpolitischer Handlanger

–   Für den Tabubruch der EZB gibt es keinen geldpolitischen Grund, sondern nur das fiskalpolitische Ziel, die Zinsen für die Staatsschuldner Italien und Spanien zu reduzieren.

–   Indem die EZB auf diesem Weg Staaten finanziert, wird sie zum finanzpolitischen Handlanger der Politik. Das ist ein Rückfall in die geldpolitische Steinzeit, als Zentralbanken politisch gesteuert wurden und der fehlende Sparwille der Politik durch das Anwerfen der Notenpresse ersetzt wurde.

–   Weil dieses Vorgehen stets zu steigender Inflation und damit zu der Entwertung von Renten, Lebensversicherungen und Spareinlagen führte, achtet fast die ganze Welt die Unabhängigkeit einer Notenbank.

–   Die „Retter“ begründen den Eingriff mit einem diffusen Untergangsszenario. Herhalten müssen der Börsencrash sowie die Krise der Staatsschulden in Europa und Amerika, gerne auch die Furcht vor einer drohenden Rezession der Weltwirtschaft. Die aber ist nicht in Sicht. Mittlerweile wird die Frage, ob mit staatlichen Mitteln ein Kursrutsch an der Börse aufgefangen werden soll, gar nicht mehr gestellt. Auf die EZB-Käufe in Milliardenhöhe reagiert der Markt erst einmal wie gewünscht: der Zinsabstand schnurrt zusammen.

–   Manch einer ist regelrecht begeistert von der Aussicht auf „mehr“ Europa, worunter nicht nur in den Banktürmen verstanden wird, aus der Währungsunion vertragswidrig eine Transfer- und Fiskalunion zu machen. Mit den Anleihekäufen kommt man diesem Ziel ein gutes Stück näher.

–   Gegen die Stimmen der Verfechter eines stabilen Euro aus Deutschland und den Niederlanden hat der geldpolitische Rat der EZB beschlossen, Staatsanleihen in großem Umfang zu kaufen. So landet ein Gutteil der italienischen Papiere, des drittgrößten Anleiheschuldners der Welt, in der Bilanz der Zentralbank und wird dort sozialisiert. Der deutsche Anteil liegt bei fast einem Drittel.

Es geht um mehr als die Glaubwürdigkeit

–   Der Kauf von Staatsanleihen senkt künstlich die Zinslast für Italien und Spanien. Im Gegenzug hat die EZB der italienischen Regierung die vage Zusage abgerungen, eine solidere Haushaltspolitik zu betreiben. Man muss die Welt durch eine rosa Brille sehen um zu glauben, dass nach einer solchen „Belohnung“ und nach der Ausschaltung der disziplinierenden Wirkung des Kapitalmarkts die Schuldensünder nicht mehr auf Pump leben wollen, wie sie es seit Einführung des Euro tun.

–   Aus welchem Grund soll Italien nun die Schulden halbieren, wieso Spanien die Staatsausgaben senken? Warum sollen die Abgeordneten in den wenigen verbliebenen Geberländern gegen den Willen der Mehrheit der Bürger den Krisenfonds aufstocken oder echte oder verkappte Eurobonds einführen? Warum sollen Politiker ihre Wiederwahl gefährden, wenn sie in der EZB über eine dienstbare Institution verfügt, mit der ohne störende Transparenz und demokratische Kontrolle die Währungs- zur Haftungsgemeinschaft umgebaut werden kann?

–   Wenn Bundeskanzlerin Merkel zusammen mit anderen Staatschefs entscheidet, dass kein Land aus der Währungsunion fallen darf (koste es, was es wolle), dann dürfen Regierungen die Folgen nicht bei der Geldpolitik abladen.

–   Es geht um mehr als um die Glaubwürdigkeit der EZB, wovon ohnehin kaum etwas übrig ist. Es geht um das schwindende Vertrauen in den Euro, um den Flurschaden, der eintritt, wenn Kapital aus dem Währungsraum flieht. Und es muss die Gefahr einer schleichenden Enteignung durch den politisch scheinbar einfachen Weg der Inflationierung gebannt werden. Denn darunter leiden die Schwächsten immer am stärksten.

Text: F.A.Z.
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Faz      110809

Schuldenkrise – Druck der Politik auf EZB – und umgekehrt

Die Glaubwürdigkeit und Unabhängigkeit der Europäischen Zentralbank seien wichtige Güter, finden der neue EZB-Präsident Draghi und Bundeskanzlerin Merkel. Dennoch soll die EZB Italien Sparmaßnahmen diktiert haben.

09. August 2011

–   In Deutschland wird diskutiert, ob der italienische Notenbankgouverneur Mario Draghi in der jüngsten Ratssitzung der Europäischen Zentralbank zu nachgiebig war. In Italien dagegen wächst die Aufregung über einen Brief, den er zusammen mit dem scheidenden EZB-Präsidenten Jean-Claude Trichet in der vergangenen Woche an die italienische Regierung geschickt hat.

–   Die Zeitung „Corriere della Sera“ zitiert aus dem Brief. Er sei einem Regierungsprogramm ähnlich, weil er nicht wie früher nur Appelle enthalte, sondern praktische Vorgaben für Reformen.

–   Die Regierung solle nicht mit Gesetzen agieren, sondern mit sofort wirkenden Dekreten, heiße es darin. Gefordert werde etwa die Privatisierung des umfangreichen Kommunalbesitzes an Versorgungsunternehmen. Trichet und Draghi sollen demnach auch gefordert haben, das absolute Kündigungsverbot für festangestellte Mitarbeiter zu lockern, weil dies den Arbeitsmarkt spalte und zu prekären Arbeitsverhältnissen für die junge Generation geführt habe.

–   Zum Abstimmungsverhalten von Draghi im EZB-Rat gibt es keine offizielle Information. Doch ist bekannt, dass er unter klaren Bedingungen einen Kauf von Staatstiteln für möglich hält, wenn damit die Märkte wieder funktionsfähig werden. Andererseits gilt er im eigenen Haus als eine Person, die Grundprinzipien mit eisernem Willen verteidigt, und dazu wird die Unabhängigkeit der Notenbank gerechnet. Draghi hatte deswegen im Februar einen Vortrag gehalten, als sich die Trennung der Kompetenzen von Notenbank und Schatzministerium zum 30. Mal jährte. Draghi sagte zu diesem Anlass, die Glaubwürdigkeit der Notenbank sei ein wichtiges Gut und müsse verteidigt werden. Doch fügte er hinzu: „Die verantwortungsvolle Verwaltung der Währung ist essentiell, reicht aber nicht, um alle Probleme einer in Unordnung geratenen Wirtschaft zu kurieren.“

Peinlich genau

–   In Berlin wurde am Montag peinlich genau darauf geachtet, die Unabhängigkeit der EZB zu betonen. Es sollte auf keinen Fall der Anschein erweckt werden, die Regierung könne sich eingemischt haben. „Es ist Teil der Unabhängigkeitskultur der EZB, dass Entscheidungen der Notenbank von der Politik nicht bewertet werden. Und ich stelle diese Unabhängigkeit nicht in Frage“, sagt der stellvertretende Vorsitzende der FDP-Fraktion, Volker Wissing. Es wäre ein Novum, wenn sich etwa der Bundestag zu einer Sondersitzung treffen würde, um die Beschlüsse der Notenbank zu kommentieren. „Das wäre nicht gut.“ Der stellvertretende Vorsitzende der Unionsfraktion, Michael Meister (CDU), sieht es zwar aus ordnungspolitischer Sicht kritisch, dass die EZB nun wieder Staatsanleihen kauft. „Es macht mir schon Sorgen, dass die EZB sich zu diesen Handlungen genötigt sieht“, sagt er.

–   Solange aber die Beschlüsse des Euro-Gipfeltreffens vom 21. Juli noch nicht umgesetzt seien – die erweiterten Kompetenzen des Euro-Krisenfonds EFSF bis hin zu möglichen Interventionen am Sekundärmarkt etwa – müsse man dies als notwendiges Übel hinnehmen.

Die Intervention sei als eine Brücke gutzuheißen, bis die EFSF-Beschlüsse umgesetzt sind, ist in Berlin immer wieder zu hören – vor allem weil gleichzeitig eine Sondersitzung des Bundestags mehrheitlich abgelehnt wird, in der die Gipfelbeschlüsse schneller als in der ersten regulären Sitzungswoche im September umgesetzt würden. „Wenn die EZB Handlungsbedarf sieht und keine anderen Instrumente da sind, müssen wir das akzeptieren“, sagte Meister. Er betonte aber, die Politik müsse rasch dafür sorgen, dass die Interventionen der EZB kein Dauerzustand blieben. Auf keinen Fall dürfe Druck auf sie ausgeübt werden. Der stellvertretende Regierungssprecher Christoph Steegmans betonte: „Die EZB handelt unabhängig.“ Er fügte hinzu, die Bundesregierung habe keine Hinweise darauf, dass sie die Papiere an die EFSF weiterreichen könne, sobald diese Anleihen kaufen dürfe.

Die Deutschen soll sich nicht ärgern

–   Auch in Frankreich hält sich die Politik zurück, um die deutsche Regierung nicht zu verärgern. Traditionell halten französische Politiker jedoch wenig von geldpolitischen Prinzipien und fordern Flexibilität von den Währungshütern. In der Nacht vom Sonntag auf Montag haben nach Informationen der Zeitung „Le Monde“ Präsident Nicolas Sarkozy, Bundeskanzlerin Merkel und EZB-Präsident Trichet den Bundesbank-Präsidenten Jens Weidmann dazu gedrängt, seinen Widerstand gegen den Aufkauf italienischer und spanischer Staatsanleihen aufzugeben.

EU-Währungskommissar Olli Rehn hatte die EZB schon am vergangenen Freitag aufgefordert, alle erforderlichen Schritte zu ergreifen, um die finanzielle Stabilität des Euroraums so schnell wie möglich wiederherzustellen – ohne den Kauf spanischer oder italienischer Anleihen zu nennen. Rehn nimmt an den Sitzungen des EZB-Direktoriums als nicht stimmberechtigtes Mitglied teil. Aus der Kommission hieß es am Montag, solange die auf dem letzten Gipfeltreffen am 21. Juli beschlossene Reform der EFSF nicht umgesetzt sei, müsse die EZB weiter Anleihen von krisenanfälligen Staaten kaufen, um den Euroraum zu stabilisieren.

Text: F.A.Z. von tp./rike./chs./hmk.

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Faz      110808

Schuldenkrise – Italien braucht Druck von außen

Für die Überwindung der Krise fehlt es Italien nun nicht nur an Problembewusstsein, sondern auch an handlungsfähigen Politikern.

Von Tobias Piller, Rom

08. August 2011

–   Für viele der italienischen Politiker war die Europäische Währungsunion allzu lange eine bequeme Hängematte. Regierungen der neunziger Jahre hatten das Allernötigste getan, um Italien unter das schützende Dach des Euro zu bugsieren. Mit den niedrigen Schuldzinsen hatten die Italiener dann schnell den Anreiz für weitere Reformen verloren.

–   Wieso unnötig die Wähler verprellen mit Einschnitten bei den Renten, mit einer Neudefinition von Arbeitnehmer- und Gewerkschaftsrechten, mit hartem Durchgreifen für mehr Produktivität und weniger Personal im öffentlichen Dienst? Wer dieser Denkweise folgt, und das sind viele Italiener in allen politischen Lagern, reagiert nun ungehalten über die Turbulenzen und fordert mehr Solidarität von Europa.

Italien kommt nicht vom Fleck

–   Darauf, dass nun alles viel ungemütlicher werden könnte, dass man nun mühsam aus der Hängematte herausklettern und auf dem Boden harter Realitäten landen muss, sind sowohl Politiker als auch Wähler nicht vorbereitet.

–   Im letzten Sparpaket standen nicht Entlassungen aus dem Staatsdienst zur Debatte wie in Großbritannien, auch nicht Gehaltskürzungen für öffentliche Bedienstete wie in Griechenland. Schon die Praxisgebühr von 10 Euro für Besserverdienende, zu bezahlen beim Facharztbesuch im ansonsten kostenlosen staatlichen Gesundheitswesen, wird als unzumutbar angeprangert. Die Idee, dass für Renten von mehr als 2300 Euro im Monat kein voller Inflationsausgleich mehr gewährt würde, hat bei den Gewerkschaften für Entrüstung gesorgt und wurde daher verwässert.

–   Vor diesem Hintergrund kamen Reformideen und reformorientierte Politiker bisher nur schwer voran. Auch die Ministerpräsidenten Silvio Berlusconi und Romano Prodi traten an, um Italien zu verändern, doch siegte schließlich die Methode des kurzatmigen Populismus der traditionellen italienischen Politik. Herausgekommen sind viele Ankündigungen, Placebos, viele Kleinigkeiten und wenige wegweisende Reformen.

Probleme lasten schwer wie Mühlsteine

–   Italien tritt daher schon viel zu lange auf der Stelle, obwohl es die Chance hätte, nach ein paar Kurskorrekturen wieder schnell zu den großen und dynamischen Volkswirtschaften der Welt aufzuschließen. Die Wirtschaft des Nordens gleicht ohnehin in vielen Elementen derjenigen in Deutschland: exportstark, innovativ, manchmal sogar noch flexibler und dynamischer. Doch den am Weltmarkt orientierten Unternehmen hängen die Probleme Italiens wie Mühlsteine um den Hals, eine wirtschaftsfeindliche und wenig produktive Staatsbürokratie, langsame Justiz, uralte Riten der Gewerkschaften.

–   Der Süden ist mehr zu vergleichen mit Griechenland. Er hat seine vielen Chancen im Tourismus nie genutzt, funktionierte bisher mit klientelorientiertem Geldausgeben und stemmt sich gegen finanzielle Eigenverantwortung.

–   Für die Überwindung der Krise fehlt es Italien nun nicht nur an Problembewusstsein, sondern auch an handlungsfähigen Politikern. Berlusconi hat auf vielerlei Art selbst seine Glaubwürdigkeit untergraben und wird zudem von einer Fraktion von Staatsanwälten mit allen Möglichkeiten der Justiz geschwächt. Die Opposition ist zerstritten. Die Kraft der Regierung reichte gerade noch dazu, die italienischen Staatsfinanzen kurzfristig zu stabilisieren. Dabei muss Italien möglichst schnell die lange aufgeschobenen Reformthemen anpacken, damit die Wirtschaft schneller als die Staatsschulden wächst. Das kann offensichtlich nur entschiedener Druck von außen bewirken.

Text: F.A.Z.
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Le Monde       110807
 

Paris et Berlin mettent la pression sur la BCE avant l’ouverture des marchés

LEMONDE.FR avec AFP | 07.08.11 | 08h05 • Mis à jour le 07.08.11 | 21h00

–   Après deux semaines particulièrement tumultueuses en Bourse, et au lendemain de la dégradation par l’agence Standard and Poor’s de la note de la dette américaine, les gouvernements de la zone euro tentent, avec difficulté, de se coordonner pour éviter une panique boursière en début de semaine. La lourde chute des places financières du Moyen-Orient, ouvertes dimanche, sonne comme un avertissement et montre l’urgence d’une réaction. Mais des positions divergentes entre les principaux pays de la zone euro compliquent la situation.

–   Paris et Berlin s’en remettent à la BCE. La question cruciale sur laquelle les Européens sont attendus est celle de leur capacité à soutenir les pays de la zone euro les plus endettés – et les plus menacés sur les marchés. Dans un communiqué diffusé dimanche soir, Nicolas Sarkozy et Angela Merkel indiquent que "le président de la République et la chancelière allemande réitèrent leur engagement de mettre en œuvre pleinement les décisions prises lors du sommet des chefs d’Etat et de gouvernement de la zone euro et des institutions européennes le 21 juillet 2011." En clair, Paris et Berlin réaffirment que le Fonds européen de stabilité financière (FSFF) peut, en cas de "situation exceptionnelle", intervenir sur les marchés pour acheter des parts de dettes souveraines d’Etats en difficulté.

–   L’Italie, plus que jamais dans le collimateur des marchés malgré les promesses de réformes formulées par Silvio Berlusconi, est évidemment concernée.

–   Sur son blog L’Elysée côté jardin, le journaliste du Monde Arnaud Leparmentier estime que, par ce communiqué, Nicolas Sarkozy et Angela Merkel mettent la pression sur la Banque centrale européenne (BCE), qui a renoncé jeudi à acheter de la dette italienne et espagnole en raison de l’opposition de la Bundesbank allemande.

–   "La France et l’Allemagne sont confiantes dans le fait que l’analyse de la BCE constituera le fondement approprié pour des interventions sur le marché secondaire dans la mesure où elle contribuera à déterminer le cas où il existe un risque pour la stabilité financière de la zone euro dans son ensemble." Les deux capitales appellent donc la BCE à faire preuve de responsabilité et de modération.

–   En contrepartie, Paris et Berlin font un geste sur les interventions futures du FESF : les "interventions sur le marché secondaire" seront faites "sur la base d’une analyse de la BCE constatant l’existence d’une situation exceptionnelle sur les marchés financiers et de risques pour la stabilité financière et sur la base d’une décision prise d’un commun accord par les États participant, afin d’éviter la contagion."

–   La BCE en première ligne. C’est donc à la Banque centrale européenne qu’il revient de décider si, dès lundi matin à l’ouverture des marchés, le FESF commencera à racheter des obligations italiennes. Le conseil des gouverneurs de la BCE devait tenir, dimanche dans la soirée, une réunion extraordinaire. "La réunion n’était pas initialement à l’agenda, mais je ne dirais pas qu’il s’agit d’une réunion d’urgence", a affirmé laconiquement une des sources proches du dossier.

L’Italie a affirmé vendredi que la BCE pourrait lui venir en aide en achetant des obligations d’Etat du pays. Mais ce projet, susceptible de se heurter à des réticences de la part de certains autres pays européens, n’a pas été confirmé jusqu’ici à Francfort.

–   L’Allemagne avait notamment fait part de son scepticisme quant à la demande du président de la Commission européenne, José Manuel Barroso, de réévaluer les capacités du Fonds européen de soutien, un instrument majeur pour empêcher une contagion de la crise. A l’heure actuelle, ce fonds ne peut prêter que 440 milliards d’euros, un montant insuffisant pour venir en aide à l’Italie, la troisième économie de la zone euro, mais aussi son deuxième pays le plus endetté.

–   Face à ces atermoiements, le président de la BCE, Jean-Claude Trichet, a publiquement déclaré qu’il souhaitait qu’une décision soit prise par son conseil des gouverneurs ce dimanche sur le cas italien. Selon une source proche de l’institution, M. Trichet a été entendu et une décision ferme sera annoncée à l’issue de la réunion.

–   Une réunion anticipée du G7. Une réunion du groupe des sept pays les plus industrialisés (Etats-Unis, Allemagne, Japon, France, Canada, Italie et Grande-Bretagne) irait dans le sens de la zone euro, qui souhaite une plus grande coordination dans la crise de la dette. Evoquée par l’Italie, l’idée a été saluée par l’Union européenne, mais la tenue d’une réunion de crise est loin d’être acquise. Plusieurs pays dont la France, et même l’Italie, ont expliqué samedi que la tenue d’une telle réunion n’était pour l’instant qu’au stade de la réflexion. Dimanche, on s’orientait vers une réunion téléphonique qui se tiendrait peu avant minuit, soit à temps pour tenter d’écarter la menace imminente d’une nouvelle débâcle à la réouverture des marchés financiers, lundi.

–   Une conférence téléphonique s’était déjà tenue dans la nuit de samedi à dimanche. Mais les participants font preuve d’un mutisme absolu : Washington comme Paris, qui préside le G7, ont refusé de commenter le contenu des discussions. D’après les médias japonais, une nouvelle conférence téléphonique devrait avoir lieu dans la nuit de dimanche à lundi, avant l’ouverture des Bourses asiatiques. Une autre conférence, entre les pays du G20 cette fois-ci, s’est déroulée sans qu’aucune information ne filtre sur son contenu.

Des discussions bilatérales franco-britanniques. Nicolas Sarkozy a parlé par téléphone avec le premier ministre britannique David Cameron, pour évoquer "la zone euro et l’abaissement de la notation américaine", a confirmé Downing Street. Ils sont convenus de "l’importance d’oeuvrer ensemble, de surveiller de près la situation et de rester en contact dans les prochains jours". Le ministre britannique des Finances George Osborne et la directrice générale du FMI Christine Lagarde se sont également entretenus samedi "de la situation économique internationale et de son suivi". Ils "ont également évoqué l’importance pour les pays de prendre des décisions pour construire la confiance", a indiqué un porte-parole du ministère britannique.

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