L’annuncio fatto circolare nelle ultime ore dall’entourage del presidente del consiglio in cui si comunica la rinuncia di quest’ultimo a scendere a Bagnoli il prossimo 7 novembre, qualora venisse confermato costituirebbe un indubbio successo delle mobilitazioni che in queste settimane si sono sviluppate nell’area flegrea e la dimostrazione più evidente che con la lotta è possibile intralciare il passo e mettere in difficoltà anche il più arrogante e reazionario dei governi.
Come accaduto la scorsa primavera a Torino, Renzi sceglie di darsela a gambe da un territorio quale quello flegreo, che fin dal suo insediamento ha manifestato in mille forme la sua radicale ostilità nei confronti delle politiche antiproletarie e di devastazione ambientale orchestrate dal PD su mandato dei padroni.
E’ indubbio che su questa scelta abbia inciso, oltre che la mobilitazione locale, anche il contesto nazionale, caratterizzato dalla ripresa delle lotte operaie contro il famigerato Jobs act, i licenziamenti e le politiche di attacco al salario e di precarietà estrema: una rabbia di cui le cariche della scorsa settimana a Roma contro gli operai AST di Terni e quelle di qualche giorno fa a Brescia rappresentano solo la punta dell’iceberg.
Il dato certo e di grande rilievo politico è che i manganelli e il dispiegamento impressionante di apparati repressivi, che finora si sono dimostrati necessari per consentire all’attuale governo una navigazione relativamente tranquilla, non sono però sufficienti qualora si trovano a fare i conti con una lotta di massa, determinata e soprattutto chiara negli obiettivi.
Lungi da ogni trionfalismo effimero e da ogni feticismo simbolico che tanti danni hanno arrecato negli ultimi anni alle sorti e alla credibilità del movimento di classe, siamo ben consapevoli che il forfait di Renzi non prelude affatto a una qualche forma di ripensamento o di ritiro del decreto “sblocca Italia”, e che anzi tale scelta sottende una strategia ben più insidiosa, ovvero quella di procedere con l’approvazione parlamentare “a fari spenti” e al riparo dalle mobilitazioni di piazza.
Quel pezzo di città che ha dovuto assistere per 20 anni allo scempio delle false bonifiche e al crescente degrado ambientale e sociale veicolati dai carrozzoni clientelari finalizzati a perpetuare lo strapotere politico ed elettorale del PDS-DS-PD sull’intera metropoli, oggi prende la parola per esprimere il radicale rifiuto di un piano di “riqualificazione” che a colpi di commissariamenti intende trasformare il quartiere di Bagnoli e l’intera area flegrea in un immensa colata di cemento ad uso e consumo di speculatori ed affaristi senza scrupoli.
Il no a Renzi e allo sblocca-Italia espresso con forza dalla cittadinanza e in primo luogo dal proletariato flegreo rappresentano altresì un monito chiaro anche nei confronti dell’amministrazione comunale e del sindaco De Magistris, appena rimesso in sella dal TAR: la portata dell’offensiva in atto non consente a nessuno di stare con un piede in due scarpe. Dopo 3 anni di chiacchiere al vento e di annunci che sono rimasti tali, la precondizione minima affinché il sindaco possa mantenere un minimo di credibilità e tenere aperto il dialogo con le realtà di lotta territoriali è data dal ritiro della firma in calce all’accordo del 14 agosto scorso che consente a Città della Scienza di edificare ancora una volta a ridosso del mare in aperta violazione dei piani urbanistici.
La battaglia contro lo Sblocca-Italia è appena iniziata e non va delegata ne ai giudici costituzionali ne negli apparati dello Stato, ma al contrario alimentata con la lotta e la mobilitazione di massa.
Per battere Renzi e i suoi mandanti non bastano proteste isolate e limitate al piano locale, serve un collegamento nazionale delle lotte e delle molteplici forme di resistenza alle politiche di macelleria sociale e di devastazione ambientale, in maniera autonoma dagli sterili mugugni della CGIL e in alternativa alle finte opposizioni parlamentari.
Per questo il 7 novembre anche se Renzi rimane a casa, noi saremo comunque in piazza a Bagnoli per fermare lo Sblocca-Italia, e rilanciamo la mobilitazione già a partire dallo sciopero del prossimo 14 novembre.
Le politiche antiproletarie non si emendano: si cancellano con la lotta!
Contro il Jobs act, lo SbloccaItalia e la “buona scuola”: trasformiamo le metropoli e i luoghi di lavoro e di studio in zone ingovernabili per Renzi e per i padroni.
Contro i governi della miseria lottiamo uniti per: bonifica, casa, lavoro stabile e salario garantito.
Mobilitazione del #7nov Blocchiamo lo SbloccaItalia – ore 9.30 @ Piazzale Tecchio Napoli
Coc- Napoli
Laboratorio Politico Iskra