Contro la tortura e contro lo stato di diritto!

Riceviamo questo contributo sulla sentenza della Corte di Strasburgo sull’irruzione alla scuola Diaz.

Ne condividiamo lo scetticismo sullo stato di diritto della borghesia, sapendo bene che non possiamo affidare la difesa delle nostre libertà ad alcun tribunale o legislatore borghese, ma riservandoci di utilizzare qualsiasi spazio che la sua legge può offrire: identificazione dei poliziotti più violenti, sanzione della tortura, limitazioni nell’uso della forza repressiva.

Contro la tortura e contro lo stato di diritto!

In molti, anche dalle parti delle compagini di “movimento” sono rimasti fulminati dal “valore simbolico” della sentenza di Strasburgo.

Ma n’zomma ch’è successo?

E’ successo che lo stato italiano, su pressione del vincolo europeo, evidentemente interessato ad adeguare la “civiltà giuridica” italica a quella degli altri briganti continentali, ha recepito di inserire il reato di tortura nella legislazione vigente.

E’ successo che la “civiltà giuridica” ha fatto un passo in avanti, producendo una variazione sul tema, una modifica, un cambiamento nell’assetto e nell’architettura complessiva statuale borghese.

Per questo, dopo decenni passati ad urlare che “lo stato borghese si abbatte e non si cambia” la sinistra di stato e le comitive di movimento brindano alla “vittoria”, scambiando il codice legale e giuridico con la libertà, l’ideologia con la sua copertura, la forma con la sostanza.

Si vorrebbe uno stato che rispetti i cittadini, che difenda il diritto di manifestare, che componga pacificamente i conflitti, che tolleri l’insorgenza, magari all’ombra di un qualche numero di matricola sul casco dei celerini.

E così, d’emblée, in un sol colpo, mentre lo stato in ritardo di 14 anni, a babbo e compagni morti assassinati riconosce le sue colpe, noi ci dovremmo rimangiare 200 anni di teoria Marxista sullo stato come organizzazione della classe dominante.

E cosi’, d’emblée, ci vorrebbero impegnati a lottare per un numero di matricola su un casco o per uno stato che ci regali la libertà di fare la rivoluzione.

Utopie, quando non cazzate, comunque lontane anni luce dalla realtà come dal movimento rivoluzionario.

IL NOSTRO PERCORSO E’ LA LOTTA DI CLASSE