In Germania sono iniziati, il 29 gennaio, gli “scioperi di preavviso” (nota 1) per il rinnovo contrattuale (nota 2) del settore metalmeccanico ed elettromeccanico, di cui fanno parte auto, macchinari, elettrotecnica, lavorazione dei metalli, per circa 24 000 imprese, con un fatturato annuo attorno ai €999 MD. Gli scioperi, organizzati da IG Metall (nota 3), continuano la settimana seguente in preparazione del 3° tavolo negoziale previsto per il 6 febbraio. Con 3,7 milioni di addetti, i metalmeccanici/elettromeccanici sono il maggiore settore industriale in Germania, da cui proviene circa il 60% di tutto l’export tedesco. Secondo la parte datoriale il 95,5% degli addetti è assunto a tempo indeterminato, e il 93,3% a tempo pieno.
I lavoratori di Mercedes-Benz in sciopero a Brema
È grazie alle battaglie di questo settore, durate tre mesi negli anni Sessanta (1956/57) (nota 4), che è stato conquistato il pagamento delle assenze per motivi di salute, la settimana di 40 ore; poi con le lotte dei siderurgici del 1978/79 le ferie di sei settimane, e infine le 35 ore negli anni Ottanta.
Le loro principali rivendicazioni per la tornata contrattuale in corso: aumento salariale del 5,5% (nota 5) che, secondo i calcoli sindacali costerebbe al padronato €10,2MD, a fronte di profitti per €53MD intascati nel 2014; mantenimento del diritto di accesso al tempo parziale/pensionamento anticipato per il 4% dei lavoratori anziani (che il padronato vuole ridurre al 2% degli addetti), diritto alla formazione professionale continua, con un contributo finanziario da parte del datore di lavoro. Hanno aderito agli scioperi i lavoratori di una miriade di fabbriche, alcune delle quali sono note anche ai lettori italiani: Airbus, Bombardier, Bosch, BMW, Continental, Ford, Mercedes Benz, Osram, Procter & Gamble, Siemens. Nel primo round negoziale della Turingia, il padronato ha dichiarato che vuole poter decidere da solo a chi concedere la formazione professionale e, sulla questione del tempo parziale per i lavoratori anziani, propone che possano goderne solo coloro che già non hanno problemi di salute. Una proposta che è uno schiaffo per i lavoratori che giorno dopo giorno perdono la loro salute sul posto di lavoro.
La maggiore partecipazione agli scioperi viene dal settore auto, dove maggiore è anche il rischio di perdite occupazionali, a seguito del trasferimento in Cina e in altri paesi asiatici di quote di produzione di autovetture e della componentistica ad essa collegata.
L’importante battaglia contrattuale, ingaggiata con determinazione, non deve far dimenticare ai lavoratori che anche il padronato tedesco, come quello degli altri paesi, è all’attacco, e non risparmierà neppure i settori fino a ieri più “garantiti”. Sta elaborando nuove strategie per assicurarsi la competitività internazionale, soprattutto per il reparto industria.
Imprese, sindacati e politici stanno cooperando per trasformare la Germania in un centro industriale per il futuro digitale (Euractiv, 26.11.’14). Il presidente di IG Metall, Wetzel, il ministero dell’Economia e il presidente della Confindustria tedesca hanno lanciato l’idea di una alleanza per il “Futuro dell’Industria” tedesca.
Si tratta del progetto Industria 4.0 (nota 6), la “Quarta rivoluzione industriale”, dopo quelle della macchina a vapore, del motore elettrico e della tecnologia digitale, per migliorare l’efficienza dei processi produttivi diminuendone i costi, “sviluppare una produzione di rete intelligente, in cui macchine e prodotti comunichino tra loro”. Ma dietro termini futuristici e l’uso di nuove “macchine”, si nascondono progetti concreti per introdurre la flessibilità totale della forza lavoro e la brutale intensificazione dello sfruttamento.
Il ministro tedesco dell’economia, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, ha dichiarato che è l’industria (o meglio il plusvalore estratto dai salariati dell’industria) il fattore che ha consentito alla Germania di mantenere una situazione economica migliore di altri paesi dopo la crisi finanziaria. La produzione sarà in futuro caratterizzata da una forte “customizzazione” (adattamento al cliente) dei prodotti in condizioni di produzione altamente flessibile, per rispondere più efficacemente alla forte fluttuazione dei mercati, secondo il ministero Educazione e Ricerca. Non basta più la flessibilità delle otto ore di lavoro, e neppure l’utilizzo di lavoro interinale e temporaneo, ora si parla di “prestatori d’opera flessibili”, qualificati e a disposizione H24.
Grazie all’utilizzo di internet, orario, livelli salariali e retribuzione del lavoro potranno essere del tutto adattati alle condizioni di mercato del momento e subordinati ai profitti aziendali. Un modello di grande flessibilità della forza lavoro è quello introdotto nel 2004 per l’Aeroporto di Stoccarda, che grazie ad essa ha eliminato il costo degli straordinari, pari a quasi €1milione/anno. Ma in ogni caso, come ricorda un funzionario dell’esecutivo IG Metall, sono già in atto accordi salariali contrattuali inseriti in quadri normativi che consentono al datore di lavoro di sfuggire agli accordi stessi.
Le riforme deregolatrici del mercato del lavoro, varate dal 1998 al 2005 dal Cancelliere socialdemocratico Schröder, hanno di fatto diviso il mercato del lavoro tedesco. Da una parte i lavoratori più “garantiti” e meglio retribuiti, rappresentati da sindacati forti come IG Metall; dall’altra milioni di dipendenti dei servizi (logistica, spedizioni, supermercati e servizi aeroportuali) ingaggiati con salari minimi, spesso con contratti precari, con tagli retributivi su straordinari e giorni di malattia, e molto meno tutelati sia dalle leggi che dai sindacati.
E’ su questa sezione di classe operaia che da alcuni anni è iniziato l’esperimento di dispositivi elettronici mobili che permettono di controllare operazioni e posizione di un dipendente in qualsiasi momento. Ci riferiamo ai magazzini dei grandi gruppi della logistica, come Amazon e Zalando, dove tutti i dipendenti portano scanner al polso.
Stabilito quanto tempo i lavoratori devono impiegare da uno scaffale all’altro, viene registrato il tempo perso e i piccoli errori compiuti. Lo scanner calcola automaticamente la velocità di lavoro e invia i dati al superiore del magazzino. Chi lavora lentamente rischia richiami, misure disciplinari e multe. I lavoratori non devono parlare tra loro (nota 7).
Dopo aver sottoscritto il patto con il capitale tedesco, il presidente di IG Metall, Wetzel, tenta di pararsi dalle accuse di piena collaborazione con il nemico di classe denunciando il “lato oscuro” di Industria 4.0. Egli riconosce il rischio di “forte densità di performance – cioè alta produttività/supersfruttamento – e dei nuovi metodi per controllarle e misurarla”. Dice, l’economia potrebbe divenire sempre più dipendente da nuove e più flessibili forme di lavoro, come i “click workers” (a chiamata su internet) e i “cloud workers” (lavoratori “in remoto”) (nota 8), fino ad arrivare ad una massiccia riduzione dei salariati.
Per rispondere in modo concreto e inequivocabile a questa offensiva generale del capitale delle metropoli imperialiste, la difesa degli interessi materiali dei lavoratori, condotta anche con il rinnovo contrattuale, deve perciò unirsi al rifiuto a farsi coinvolgere nelle politiche socialdemocratiche di collaborazione di classe.
Nota 1: I Warnstreiks, “scioperi di preavviso”, sono in Germania gli scioperi, in genere di breve durata, organizzati in vista di negoziati per il rinnovo contrattuale. Diversamente dagli scioperi “normali” non necessitano di una votazione di consenso da parte dei lavoratori.
Nota 2: In Germania, la parte salariale del contratto collettivo di lavoro ha un vigore di 12 mesi;
Nota 3: IG Metall organizza i settori metalmeccanico/elettrico, siderurgico, tessile/abbigliamento, legno/materie prime e tecnologia dell’informazione e comunicazione; è suddiviso in sette distretti: Costa; Baden-Württemberg; Baviera; Berlino-Brandeburgo-Sassonia; Centro (Assia, Renania-Palatinato, Saar, Turingia), Sassonia-Sassonia/Anhalt; Nordreno-Vesfalia. Ha 2,27 milioni di iscritti, è il maggior sindacato tedesco singolo (fa parte della Confederazione sindacale tedesca (DGB), e anche il maggior rappresentante di lavoratori organizzati, il cui numero aveva raggiunto il massimo storico negli anni Novanta (2,679 milioni). La sua sede più importante è a Wolfsburg, sede anche del gruppo Volkswagen, dove vanta 80 000 iscritti; nel 2014 IG Metall ha visto un aumento di 14 600 iscritti, di cui 1/3 sono giovani, al di sotto dei 28 anni.
Nota 4: Nello Schleswig-Holstein.
Nota 5: I lavoratori della chimica chiedono un aumento salariale del 5%; quelli degli alimentaristi e ristorazione del 6,75%.
Nota 6: Industria 4.0 è un progetto del governo tedesco che promuove la digitalizzazione dell’industria manifatturiera, alla cui base ci sono sistemi fisico-cibernetici e “l’Internet delle cose”. Obiettivo la “fabbrica intelligente”, caratterizzata da adattabilità, efficienza per le risorse, e l’integrazione di clienti e impresa nei processi aziendali e di creazione del valore. Il concetto Industria 4.0 è stato utilizzato la prima volta nel 2011 in Germania, in occasione della Fiera di Hannover. La Germania è anche stata il primo paese europeo ad attivarsi per sviluppare e testare nuove modalità produttive.
Nota 7: Dal resoconto di un reporter di BBC, che ha lavorato sotto copertura in Amazon a Swansea, Galles (Welt, 26.11.’13)
Nota 8: Attraverso piattaforme dedicate, l’offerta di freelance specializzati – programmatori, editor, doppiatori, esperti di marketing, grafici, sviluppatori di applicazioni per telefonini – è messa in contatto con le richieste delle aziende.