Per il tribunale di Nola Mimmo Mignano dev’essere reintegrato
Solo la lotta paga!
“Ogni tanto vincono gli operai; ma solo transitoriamente. Il vero e proprio risultato delle lotte non è il successo immediato, ma il fatto che l’unione degli operai si estende sempre più.” (K.Marx)
Oggi il tribunale di Nola ci ha dato la dimostrazione che “solo la lotta paga” non è solo uno slogan: la vittoria di Mimmo Mignano nel processo che durava da quasi sette anni per il reintegro dal licenziamento attuato dalla Fiat a seguito di un iniziativa di lotta in una concessionaria Fiat nell’oramai lontanissimo 2007.
Questa è una vittoria per tutti gli operai Fiat e una sonora bastonata nei confronti dell’arroganza e della condotta schiavistica di Marchionne e dei padroni.
Si tratta di una vittoria che è maturata nel tempo, grazie alla caparbietà e alla testardaggine del Comitato di lotta Cassintegrati e Licenziati Fiat, i quali in tutti questi anni non si sono certo limitati alle vie legali e alle carte bollate, ma hanno continuato quotidianamente ed instancabilmente a rispondere colpo su colpo alle porcate di Marchionne e alla repressione fascista scatenata dalla Fiat contro chiunque alzasse la testa dentro e fuori la fabbrica.
Una lotta che è durata anni, e che nonostante l’enorme sproporzione di forze in campo, non è arretrata neanche di fronte alla spietata repressione messa in campo dalla polizia sul libro paga della Fiat, delle provocazioni e delle aggressioni che hanno ripetutamente colpito gli operai fuori ai cancelli, e che raggiunsero il culmine il 15 giugno 2013 quando un compagno del Comitato fu brutalmente pestato dalle “forze dell’ordine” durante un picchetto unitario indetto contro il Piano Marchionne…
Nonostante i ripetuti tentativi di depistaggio e i teoremi accusatori della Fiat, oggi il tribunale di Nola non ha fatto altro che prendere atto dell’interminabile serie di soprusi e di violazioni dei più elementari diritti sindacali da parte della Fiat, reintegrando Mimmo Mignano sul suo posto di lavoro.
Nell’accogliere con grande soddisfazione questa notizia, ci chiediamo tuttavia cosa sarebbe avvenuto, e quanto tempo avremmo ancora dovuto aspettare per leggere questa sentenza, se in questi mesi il comitato cassintegrati, insieme alla rete “Uniti si vince” e ai lavoratori, disoccupati, studenti e precari solidali con questa lotta, non avessero continuato con una costante mobilitazione a tener accesi i riflettori su questo licenziamento meschino, sulle condizioni di barbaro sfruttamento imposte in fabbrica dal piano Marchionne con la complicità dei sindacati collusi, sullo scandalo del reparto-confino di Nola aperto dalla Fiat grazie a ingenti finanziamenti pubblici col solo scopo di isolare gli operai combattivi e oramai chiuso da anni,sullo stato di disperazione in cui versano migliaia di cassintegrati da anni fuori dalla fabbrica e che è alla base dei suicidi di Peppe De Crescenzo e Maria Baratto.
Sarebbe impossibile fare un elenco delle innumerevoli iniziative di lotta che, dall’irruzione al concerto dei confederali del 1 maggio 2013 a Bagnoli, passando per la giornata di lotta nazionale dello scorso 27 settembre, si sono sviluppate quasi ogni settimana con picchetti, presidi, occupazioni e azioni di solidarietà con altre vertenze promossi dal Comitato e dalla rete Uniti si Vince sul piano sia locale che nazionale: ci limitiamo in questa sede a domandarci quanto tempo sarebbe ancora trascorso nell’attesa di questa sentenza, se lo scorso 10 ottobre non ci fossimo recati fin dentro il Tribunale di Nola in sostegno a Mimmo che nel frattempo si era arrampicato sul tetto per protestare contro l’ennesimo rinvio dell’udienza a data da destinarsi.
Quanto accaduto oggi smentisce in maniera clamorosa tutti coloro che hanno trasmesso ai lavoratori l’idea che i padroni non possono essere battuti con la lotta, e che quindi è possibile rivalersi solo coi ricorsi nelle aule giudiziarie, e dimostra che la lotta e la mobilitazione sono tutt’altro che inutili, anzi rappresentano una “condicio sine qua non” senza la quale ogni ricorso e ogni sentenza rischiano di divenire carta straccia.
Tale evidenza è dimostrata proprio in questi giorni dalla Fiat, la quale, terrorizzata dall’ipotesi del ritorno di Mimmo in fabbrica, ha già provveduto a un nuovo licenziamento nei suoi confronti e nei confronti di altri quattro cassintegrati del comitato: una vera e propria rappresaglia preventiva con cui Marchionne, facendo leva su una protesta dimostrativa contro il suicidio della cassintegrata Maria Baratto provocato dalle sue politiche di fame e miseria, dimostra da bravo padrone di infischiarsene di ogni legge e di ogni sentenza, e di voler procedere a carrarmato nella sua offensiva antioperaia.
Ora occorre proseguire la strada intrapresa finora, affinchè questa piccola ma importantissima vittoria si trasferisca dalle aule di tribunale alle fabbriche e alle piazze.
Da un anno, come Uniti si Vince, siamo impegnati nel difficile tentativo di ricollegare le avanguardie di lotta e gli operai combattivi in tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat a livello nazionale, e di collegare a loro volta questi operai con le realtà di lotta più più combattive a livello nazionale, in primo luogo i facchini della logistica che dopo aver ottenuto ripetute vittorie contro il sistema schiavistico delle cooperative, sono oggi anch’essi in lotta contro i licenziamenti politici nei magazzini Ikea.
Nel corso dell’ultimo anno, e ancor più nelle ultime settimane, in concomitanza con lo svolgimento del processo riguardante Mimmo e quello analogo al tribunale di Torino riguardante Pino Larobina, licenziato politico a Mirafiori, abbiamo registrato passi avanti significativi sulla strada della ricostruzione di un reale coordinamento di tutti gli operai combattivi del gruppo Fiat.
Le nostre iniziative, oltre a ricevere la preziosa solidarietà del movimento dei facchini del SI-Cobas, stanno alimentando interesse e speranza anche tra molti operai Fiat: a Mirafiori come a Termoli, a Val di Sangro come a Grugliasco e all’Irisbus di Flumeri.
Si tratta solo dei primi, timidi passi di un processo di ricomposizione che deve fare i conti con l’offensiva padronale in atto ed è reso ancor più difficile dal clima di sfiducia e di resa diffuso tra gli operai dai sindacati filopadronali Cgil-Cisl-Uil-Fiasmic-Ugl.
Ma, proprio per questo, non vogliamo certo fermarci ora!
La portata della crisi capitalistica, che ogni giorno di più intensifica lo sfruttamento e fa sprofondare sempre più nella disoccupazione e nella miseria milioni di proletari, esige una risposta di classe unitaria e coordinata sul piano nazionale, che assuma come sua discriminante la totale incompatibilità tra gli interessi operai e quelli padronali, il recupero di un punto di vista e di una prassi fondata sull’autonomia di classe e il rifiuto netto di ogni complicità, a qualsiasi livello, con le burocrazie asservite di Cgil-Cisl-Uil-Ugl.
Sulla scia della bella notizia del reintegro di Mimmo ma consapevoli della spada di Damocle del nuovo licenziamento, invitiamo tutte le realtà di lotta, il sindacalismo di base e gli operai aderenti all’area di opposizione Cgil “Il sindacato è un altra cosa” a dar vita a partire da settembre a un assemblea nazionale contro i licenziamenti politici in Fiat e a coordinarsi fin da ora in iniziative di lotta congiunte in tutti gli stabilimenti Fiat e terziarizzate.
No ai licenziamenti politici
Reintegro a salario pieno di tutti i cassintegrati e licenziati
Garanzia di salario!
Lavorare meno, Lavorare tutti!
Solidarietà ai lavoratori delle partecipate in lotta per difendere il posto di lavoro
Sosteniamo la campagna nazionale contro i licenziamenti all’Ikea di Piacenza
Napoli, 22/7/14
UNITI SI VINCE