E’ noto il risultato delle recenti elezioni municipali in Francia: una sonora sconfitta del Partito Socialista del presidente Hollande, una clamorosa avanzata dei fascisti del Fronte nazionale di Marine Le Pen e una notevolissima crescita dell’astensionismo. Quest’ultimo risultato, in realtà quello politicamente più significativo è stato quello meno messo in evidenza dai media di regime che preferiscono di gran lunga sponsorizzare i successi dei fascisti che, nonostante le demagogiche sparate anti U.E. e le pose anti sistema, sono un partito del tutto funzionale al mantenimento dei rapporti capitalistici di sfruttamento.
Dopo la batosta elettorale, per recuperare terreno Hollande ha deciso di cambiare governo e ha scelto come capo del nuovo esecutivo Valls, l’ex ministro degli interni del precedente governo guidato da Ayrault.
Proprio nel precedente governo il ministro degli interni si era messo in luce come persecutore di stranieri sans papier suscitando non poche polemiche intorno al suo operato. In altre parole il Presidente ha scelto, non a caso, il personaggio più adatto per fare “concorrenza” al Fronte nazionale sul suo stesso terreno.
Il nuovo governo si è messo subito all’opera ma, come ampiamente prevedibile, non nella prospettiva di alleviare il disagio sociale dei proletari francesi che avevano voltato le spalle al partito socialista ma in quella esattamente opposta di una politica di austerità più accentuata di quella portata avanti dal precedente governo. Ecco allora che il nuovo campione della classe dominante francese, dopo aver solennemente dichiarato “ Non possiamo più vivere al di sopra dei nostri mezzi” (ovviamente dimenticando di distinguere tra lui e i suoi compari che vivono sulle spalle di chi lavora e la massa dei proletari francesi che faticano ad arrivare alla fine del mese) ha presentato il 16 aprile un piano che prevede tagli per ben 50 miliardi di euro (18 miliardi per lo Stato, 11 miliardi per le collettività territoriali, 21 miliardi per le spese legate al welfare). Andando nel dettaglio dov’è che vuole sforbiciare il governo guidato dal rampante Valls (sono già in tanti a tracciare un parallelo con il nostrano rottamatore)? Tra i provvedimenti annunciati rientrano il congelamento delle pensioni fino a ottobre 2015, il blocco degli stipendi degli impiegati pubblici fino al 2017 unito a un consistente taglio del loro numero, nella sanità pubblica ci saranno tagli per 10 miliardi di euro in tre anni e gli assegni familiari e quelli per gli alloggi verranno congelati fino al 2015.
Un bel salasso per i proletari francesi! Ancora una volta si dimostra del tutto infondata la speranza, dura a morire, che un governo “di sinistra” possa essere meno feroce nei confronti di salariati, disoccupati e pensionati di un governo conservatore. Ancora risuona l’eco dei festeggiamenti che avevano accompagnato la vittoria di Hollande tra i “progressisti” di tutta Europa, compresi i campioni italiani della pseudo sinistra radicale. Bisogna che queste illusioni svaniscano per sempre: nella democrazia borghese i partiti di destra, di centro o di sinistra si alternano per simulare un cambiamento fittizio ma chi siede nei ministeri e nelle aule parlamentari non sa e non può far altro che suonare la musica scritta dalla grande borghesia.
I lavoratori possono contare solo su se stessi e se continuano ad affidarsi ai politicanti borghesi si scavano la fossa da soli. In Francia, come in Italia e in tutto il mondo non mancano certo le lotte proletarie! Tali lotte, soprattutto nei paesi capitalistici più avanzati, sono però frammentate e disperse e non riescono pertanto a determinare un significativo avanzamento della forza della classe lavoratrice. I proletari più coscienti devono necessariamente comprendere che per lottare in modo efficace contro una condizione di crescente miseria e insicurezza è necessario organizzarsi. Sindacati, comitati di sciopero, associazioni di mutuo soccorso etc sono strumenti importantissimi nella lotta quotidiana contro il giogo del capitale, vanno creati o rafforzati. Tuttavia solo la ricostruzione di una Internazionale dei proletari rivoluzionari può permettere di contrapporsi efficacemente alla politica borghese, che in Francia, in Italia e in tutto il mondo è sempre contro la classe lavoratrice. Solo un partito rivoluzionario internazionale potrà unire la classe lavoratrice indicando ad essa la strada per la sua emancipazione. In Francia, così come in Italia e in tanti altri paesi le forze rivoluzionarie internazionaliste sono presenti ma sono disgregate e perciò incapaci di assolvere il loro ruolo fondamentale di direzione politica della classe lavoratrice. Compito fondamentale dei prossimi anni è pertanto quello dell’unificazione politica delle avanguardie proletarie. Ai rivoluzionari che in Francia si battono per questo obbiettivo auguriamo il pieno successo in questa storica opera.