Oltre il consentito

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I rivoluzionari, se non si preparano alla rivoluzione, non sono rivoluzionari

La libertà di questa società ci consente tutto, tranne una cosa: cambiarla!
E’ consentito governare e fare opposizione, aggiungere un posto alla tavola parlamentare o fondare nuovi soggetti politici, indignarsi, votare o astenersi, tifare per qualche strabico giustiziere, fare cortei, agitare pugni chiusi,
lanciare qualche insulto, o qualche secchio di vernice.
O anche qualche sasso, magari a caro prezzo.
Quello che non è consentito è combattere la proprietà,
i suoi padroni e la società costruita sulla proprietà.
La rivoluzione sociale non è consentita.
D’altra parte, la rivoluzione sociale non è frutto di alcuna trattativa, ma dello scontro tra le classi.
La rivoluzione sociale è un atto di forza, superiore a quella che subiamo ogni giorno.

La planetizzazione capitalista è causa ed effetto della crisi.
La possibile via d’uscita dalla crisi sta nell’effetto traino delle “fabbriche del mondo” dell’est e del sudamerica, nell’accelerazione del processo costitutivo dei blocchi economici continentali, e nel conseguente riequilibrio dei rapporti di potenza mondiali.
Un nuovo equilibrio pluripolare postYalta e postcrisi che, se da un lato viene fatto pagare a tutte le sezioni regionali del proletariato mondiale, dall’altro non può che essere prodromo di nuove contraddizioni sempre piu’ ravvicinate e sempre piu’ esplosive, sul terreno della crisi e sul terreno della guerra imperialista.
Un’equilibrio instabile, quindi, come tutti i precedenti, che soffrirà della presenza “in se’” di una classe operaia mondiale già in formazione, estensione, contaminazione migratoria, concentrazione nella metropoli ed in palestra di lotta economica offensiva ad est e di resistenza ad ovest.
In questa situazione, decisiva diventa la coscienza di classe organizzata, come elemento di scioglimento rivoluzionario della contraddizione, e di superamento del sistema capitalistico.
Noi, che non siamo mai stati abbagliati da alcuna “mitica scadenza” temporale, crediamo comunque che il tempo della rivoluzione si avvicini, fino a diventare ormai storicamente attuale, da leggere e mutuare nei tempi politici di insediamento e rafforzamento dell’organizzazione autonoma di classe nella metropoli imperialista.

Di fronte a questa realtà, e a questi compiti obbligati del proletariato, dimostra tutta la propria impotenza e complicità con il potere l’intero cielo politico-sindacale nostrano.
A fronte di un sindacato di stato che si ricompatta intorno alla blindatura della rappresentanza sindacale (e la Fiom? ), chi pensava che con il voto si potessero cambiare le cose ( magari mandandoli tutti ‘affanculo….) in Italia, è stato costretto a ricredersi, di fronte alla ripetitività di accordi ed inciuci riproposti con i medesimi protagonisti ed il solito programma made in U.E..

E la “rivoluzione del web”?
Abile ed arruolata nelle comode poltrone parlamentari, magari con una spolverata di sobrietà e qualche sparuta rinuncia al superfluo.

“L’infermità che riempe gli sfortunati che sono vittime della convinzione solenne che il mondo, la sua storia ed il suo avvenire, siano retti e determinati dai voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l’onore di annoverare tra i suoi membri”
F.ENGELS

Adesso, al traguardo delle regionali di maggio, mentre si moltiplicano liste e candidati, il crogiuolo degli sfigati di destra e di sinistra produce “nuove soluzioni” tanto inutili quanto già viste.
Proprio nel momento storico della piu’ forte insufficienza politica cosi’ asservita all’economia capitalista, proprio quando le decisioni vere vengono prese fuori dagli scranni parlamentari e sempre piu’ spesso fuori dalla nazione, proprio quando gli stessi governi si fanno scrivere il programma a Bruxelles o a Berlino, la ricerca della poltrona perduta diviene quasi ossessiva, risolutoria com’è della propria esistenza personale.
E allora la “creatività” tipica di chi scambia lucciole per lanterne assolutizzando il proprio IO apre e moltiplica i soliti “cantieri senza operai” a destra ed a sinistra, in un profluvio di concorrenti nei mille municipi della falsa democrazia partecipata e del vero parassitismo sociale.
E’ un mescolarsi “plurale” di politicanti e sindacalisti di mestiere, cosche fasciste svendute come “forze nuove”, vecchi “partiti comunisti” appassiti piu’ che rifondati con un minimo comune denominatore: tutti interni al sistema e con nessuna intenzione di trasformarlo.
Sono li a tentar di raggranellare qualche voto nella affollata disputa comunale.
Sono in tanti, liste e candidati, piu’ di sempre.
Proprio ora che regioni, comuni e municipi sono ridotti a carrozzoni parassitari senza piu’ nulla da mungere, se non tasse e prebende ai cittadini.
Proprio ora, in tempi di snellimento funzionalizzante degli apparati periferici della macchina statuale, anch’essa precettata e sovradeterminata dal vincolo europeo.
Nel momento in cui servono di meno, si moltiplicano gli aspiranti consiglieri.
Alla ricerca della poltroncina perduta non arretrano di fronte a nulla, nemmeno alla strumentalizzazione della strage di donne condite col solito letame della sicurezza.
E gli altri, gli “oppositori”, scornati, sfiniti e dispersi in Italia, tentano le strade piu’ strambe incapaci di confrontarsi con la dura realtà di tutti i giorni.

Noi abbiamo tutto un altro programma, quello di stare dentro il movimento reale che impone i tempi della rivoluzione, astenendoci dal parlamentarismo, lottando per resistere e riconquistare diritti e libertà, costruendo l’organizzazione autonoma di classe.

CONTRO LA METROPOLI IMPERIALISTA!
NON VOTARE, COMBATTI!

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