Morire per Bamako? “dal Mali ai termosifoni di casa nostra”..guerra!

Bamako é la capitale del Mali, l’ex colonia francese, situata a sud dell’Algeria.
Nel sito algerino di estrazione del gas di In in Amenas, ieri si é perpetrato un massacro (50 morti) a seguito del rapimento di ostaggi da parte di guerriglieri “islamisti” sconfinati dal Mali, ed il conseguente intervento delle “teste di cuoio” algerine.

Dal 10 gennaio la Francia sta cercando con raid aerei di tenere in piedi il traballante “governo amico” maliano di Amadou Haya Sanogo, frutto di un golpe militare del marzo dell’anno scorso. La successiva “rivalsa” delle forze ribelli del Nord del paese, facenti capo al MNLA (il laico Movimento di Liberazione dell’Azaward), composto da tuareg, berberi ed arabi, ha portato alla conquista di Diabali (400 km. da Bamako) ed all’ intervento diretto degli imperialismi.

In primo luogo quello francese, che ha interessi diretti nel Sahara e nel vicino Niger, dove il Gruppo Areva estrae grandi quantità di uranio. Questa preziosa materia prima alimenta l’industria nucleare francese e contribuisce per il 78% nell’erogazione dell’elettricità.

La Francia coglie anche l’occasione per prendere due piccioni con una fava: difendere i suoi interessi “economici” e riproporre in funzione anti-tedesca l’asse militare con la Gran Bretagna (uscito positivamente dalla guerra libica), come “contrappeso” alla supremazia di Berlino in Europa. Dopo il “blitz” militare degli algerini, Parigi ha reclamato per non essere stata “consultata” a tempo, ma le proteste più forti, prendendo a pretesto l’ uccisione di ostaggi delle rispettive nazionalità, sono venute dagli USA e soprattutto dalla GB, dove il premier ha rinviato il discorso sull’Europa che doveva tenere il Olanda.

Una maledetta voglia di protagonismo da parte di tutte le potenze imperialiste.
Intanto i ministri degli Esteri dei 27 paesi dell’UE hanno già dato il “via libera” ad una nuova missione: l’ EUTM (European Union Training Mission), con l’invio in Mali di 450 uomini, di cui 200 istruttori, sotto comando francese.

La guerra si prevede lunga e difficile, un possibile replay di un “Afghanistan” in terra d’Africa, con un costo iniziale di circa 70 milioni di euro (alla faccia della crisi dei “Debiti Sovrani!). Ma nessun piagnisteo: questo é il capitalismo, in feroce concorrenza per ridefinire la “nuova contesa africana” e per “rilanciarsi” sui mercati del continente nero.

In essa gli attori principali sono le maggiori potenze. Che confliggono tra loro, pur dentro un quadro idilliaco di “lotta al terrorismo”…
Oltre al contrasto franco -inglese nei confronti della Germania (che “appoggia” la Francia ma che non interverrà se prima non potrà entrare nella definizione degli equilibri politici dell’area), ci sono gli USA che scalpitano: vorrebbero gettare il loro peso nell’Africa francofona ma hanno ancora da smaltire la “zavorra” afghana. Poi c’é la Cina, che é contraria all’intervento militare dell’Occidente: ha molto investito negli ultimi dieci anni nella zona in infrastrutture, agricoltura, tessile, miniere…ed intende “posizionarsi” prima che avvenga una nuova spartizione.

Le comparse, con le mani insanguinate da logiche “locali” non meno spregiudicatamente affaristiche, sono le borghesie dell’Algeria (che vorrebbe “spostare” i suoi “tuareg” islamici a “destabilizzare” il vicino Mali), della Costa d’Avorio, della Nigeria e degli Emirati Arabi Uniti (favorevoli all’intervento), del Qatar (contrario all’intervento, a meno di non essere “direttamente coinvolto” dalla guerra). Per non parlare delle fazioni, bande ed etnie in cui é diviso lo stesso Mali: il problema non deriva dal loro grado di “integralismo” islamico, ma dai soldi e dalle armi che i contendenti mettono sul piatto per manovrarli.
Senza contare poi che gli stessi governi che ora gridano al “pericolo Jihadista” in Mali, hanno subito “dimenticato” che quelle armi e quegli armati che oggi alimentano la guerriglia, derivano in prima battuta proprio dal conflitto appena concluso il Libia contro il regime del colonnello Gheddafi, passato in un baleno da “amico dell’Occidente” a “despota”…
Da tener presente pure, se ancora qualche “anima bella” crede ancora all’ONU come “organizzazione di pace”, che la Francia, ancor prima di questi ultimi eventi, ha avuto il benestare all’intervento militare in Mali dalla risoluzione 2085 delle Nazioni Unite in data 20 dicembre 2012!

E l’Italia? Solito “pendolarismo peloso” tipico dell’imperialismo di casa nostra.
Il ministro della Difesa Di Paola e quello degli Esteri Terzi hanno assicurato che “faremo la nostra parte”. E chi lo dubitava?
Quale parte? Partiranno per il Mali 25 addestratori militari, mentre sono ancora in discussione quanti e quali aerei saranno messi a disposizione dei francesi.
Saranno comunque messe a disposizione le principali basi aeree nazionali: Sigonella e Trapani Birgi in Sicilia, Gioia del Colle in Puglia, Decimomannu in Sardegna…i velivoli da trasporto truppe e mezzi, oltre al possibile utilizzo dei velivoli “senza pilota” Mq-1C “Predator” ed MQ-9 “Reaper” per “missioni d’intelligence”… anche se:
“…non é previsto nessun spiegamento delle forze militari nel teatro operativo…” , dice il ministro Terzi. Vedremo.
Certo é che il tema del più alto o basso tasso di “germanismo” del futuro governo dell’imperialismo italiano sarà messo a dura prova da un possibile incrudimento di questa nuova guerra africana.

Il “Corriere della Sera” del 18 gennaio la mette giù dura: “Ridotte la forniture di gas”, titola in un articolo di commento sul fatto che questi “terroristi” bisogna pur fermarli. Ne va della “nostra” sicurezza e del “nostro”…RISCALDAMENTO!
“Ieri- commenta il “Corriere”- mentre l’esercito prendeva d’assalto In Amenas, la Snam, la società che trasporta il gas in Italia, registrava un calo consistente delle importazioni dal Trasmed, il gasdotto algerino che passando per la Tunisia ed il Canale di Sicilia sbuca a Mazara del Vallo…”
Capito? Stato di allerta perdio! Qui ci andiamo “tutti di mezzo”!
E quanti dei pagliacci parlamentari che popolano a josa i palcoscenici televisivi, a fare accattonaggio di voti, si sentirebbero di opporsi come si deve a questa vera e propria propaganda bellica commissionata dai loro padroni?
Quanti? Vorremmo proprio vederli!
Certo, per ora il Mali non “scalda i cuori” di nessuno.
I portafogli sì; ma non sono di certo quelli dei proletari, già abbondantemente devastati dalla “guerra interna” che ogni borghesia sta conducendo contro i lavoratori, i precari, i disoccupati per “uscire dalla crisi”…

Compito dei comunisti é di non tacere questa nuova sozzura dell’imperialismo e delle borghesie di ogni provenienza, per procedere più che mai col loro lavoro di organizzazione e di conseguente lotta di classe. Per l’unione internazionale dei proletari. Per l’organizzazione internazionalista dei lavoratori, uniti dal dover subire lo stesso sfruttamento in ogni angolo del pianeta.
Questo é l’unico vero antidoto al capitalismo, alle sue crisi, alle sue guerre.

Combat/Comunisti per l’Organizzazione di Classe 19.1.’13

 

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