I lavoratori marocchini sfidano la macchina bellica sionista, e si preparano a bloccare le navi Maersk che portano in “Israele” componenti di F-35

Rilanciamo questo post dei GPI che denuncia ancora una volta la “complicità attiva e strutturale” della multinazionale danese Maersk nel genocidio in corso a Gaza e nella devastazione di tutta la Palestina per mano dell’asse stato sionista/Stati Uniti/Italia/Unione europea. E dà conto della solidarietà proletaria al popolo e alla resistenza palestinese, che viene dai portuali del Marocco affiliati all’Union marocaine du travail (UMT), che si preparano a bloccare le navi della Maersk che portano in Israele componenti di F-35.

Il 6 aprile c’era stata a Rabat una gigantesca manifestazione popolare per la Palestina (vedi sotto una foto), con un’enorme partecipazione di donne, in contemporanea con altre dimostrazioni e scioperi in tutto il paese – la migliore risposta alla decisione del governo e del monarca di punire con salatissime multe e/o arresto quanti/e solidarizzano in Marocco con la causa della liberazione palestinese.

I governi arabi, dal primo all’ultimo, lavorano d’intesa con le potenze imperialiste d’Occidente e di Oriente alla liquidazione della causa palestinese – è di ieri la notizia che l’Egitto di al-Sisi ha elaborato un piano che prevede lo scambio tra tregua e disarmo/resa della resistenza palestinese, scambio respinto al mittente da Hamas, nulla di diverso da quanto hanno tentato nei mesi scorsi Mosca e Pechino con la loro “proposta” alle forze della Resistenza: riappacificatevi con l’Anp, sotto l’Anp. (Red.)

Dopo un anno e mezzo di genocidio, Maersk continua a rifornire di armi il regime sionista che devasta Gaza e l’intera Palestina. Mentre il popolo palestinese resiste al massacro, alla fame e all’assedio imposto da “Israele” nella Striscia di Gaza occupata, la multinazionale danese Maersk prosegue indisturbata il suo ruolo criminale: trasporta forniture militari destinate alla macchina di morte sionista, rafforzando il genocidio in corso. Si tratta di una complicità attiva e strutturale, un crimine internazionale che non può e non deve essere ignorato.

Un’inchiesta congiunta di Declassified UK e The Ditch ha rivelato che Maersk sta trasportando componenti essenziali per i caccia F-35 – prodotti nella base della US Air Force Plant 4 a Fort Worth, Texas, gestita da Lockheed Martin – verso il porto coloniale di Haifa, nella Palestina occupata. Questi materiali bellici vengono poi trasferiti via terra alla base aerea di Nevatim, da dove partono gli F-35 che bombardano Gaza senza tregua. Aerei sionisti, finanziati e armati dagli Stati Uniti, usati per sganciare bombe da quasi una tonnellata, devastando interi quartieri, scuole, ospedali, mercati e rifugi. Il raggio letale di queste bombe arriva fino a 365 metri, distruggendo tutto su un’area pari a 58 campi da calcio. Ogni carico trasportato è un contributo diretto allo sterminio del popolo palestinese.

Le componenti degli F-35 sono state caricate sulla Maersk Detroit il 5 aprile nel porto di Houston. La nave ha fatto scalo a Norfolk (9-10 aprile) e a Elizabeth, New Jersey (11-12 aprile), per poi attraversare l’Atlantico con arrivo previsto al porto di Tangeri Med, in Marocco, il 20 aprile. Qui, i container dovrebbero essere trasferiti sulla nave Nexoe Maersk, diretta al porto di Haifa. Quasi contemporaneamente, il 18 aprile, la Nexoe Maersk è attesa anche a Casablanca, un’altra tappa della rete logistica militare al servizio dell’entità coloniale sionista.

Ma dal Marocco arriva una risposta di dignità e resistenza. Il sindacato dei lavoratori portuali affiliato all’UMT, il maggiore organismo sindacale del paese, ha lanciato un appello chiaro: rifiutare di scaricare, riparare o offrire qualsiasi tipo di assistenza alle navi Maersk coinvolte nel traffico di armi verso il regime sionista. Il sindacato ha chiesto inoltre alle autorità portuali di impedire l’attracco delle navi nei porti marocchini. È un gesto coraggioso e potente che indica la strada da seguire: il boicottaggio militante, il blocco della logistica di guerra, la solidarietà attiva con il popolo palestinese.

Il trasferimento di armi a “Israele” costituisce una violazione diretta del diritto internazionale: dalla Convenzione sulla Prevenzione e la Punizione del Crimine di Genocidio, al Trattato sul Commercio delle Armi, fino alla Posizione Comune del Consiglio Europeo. Inoltre, la Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 18 settembre 2024 ha chiesto a tutti gli Stati di cessare ogni fornitura di armi, munizioni e attrezzature militari a “Israele”, definendolo chiaramente come “Potenza Occupante”. Ma questa risoluzione è rimasta lettera morta per chi, come Maersk, ha scelto il profitto sulla pelle dei palestinesi, rendendosi complice di un crimine di genocidio sotto gli occhi del mondo.

Il traffico marittimo militare organizzato da Maersk verso l’entità sionista deve essere fermato ora. Non è un semplice affare commerciale: è un anello fondamentale della catena genocidaria che dal Texas arriva a Gaza, passando per Haifa. Ogni container che trasporta armi, ogni nave che approda nei porti occupati, rappresenta un colpo inferto alla vita e alla resistenza del popolo palestinese. Maersk, come tutte le altre aziende e gli Stati coinvolti in questo traffico di morte, va denunciata, boicottata, ostacolata in ogni modo. Le sue operazioni devono essere interrotte dalla mobilitazione popolare, dal rifiuto dei lavoratori portuali, dall’azione diretta delle organizzazioni sociali, sindacali e politiche.

Non basta più la denuncia morale. Serve l’azione concreta. Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni, blocchi portuali, scioperi: solo con una pressione dal basso, internazionale e organizzata, sarà possibile fermare la complicità criminale di aziende come Maersk. Ogni porto che rifiuta di collaborare è un atto di solidarietà concreta. Ogni nave bloccata è una vita salvata. Ogni azione diretta è parte della lotta per la liberazione della Palestina. Fermare Maersk significa fermare il genocidio. Adesso.

EMBARGO SULLE ARMI ORA 

MASK OFF MAERSK

Rabat, domenica 6 aprile