Nel momento in cui si stanno moltiplicando un po’ dovunque iniziative contro il DDL Piantedosi-Nordio-Crosetto (originariamente n. 1660, ora al Senato n. 1236), fatto in sé decisamente positivo, ci sembra utile riproporre l’appello approvato dall’Assemblea Libere e Liberi di lottare tenutasi domenica scorsa a Napoli, che proviene dal primo coordinamento di lotta contro questo progetto di legge “liberticida, schiavista, da stato di polizia” costituitosi l’8 settembre a Roma. L’appello si rivolge con la massima apertura a tutte/i coloro che in queste settimane si sono mobilitate/i con lo scopo di mettersi di traverso alla nuova macchina repressiva che il governo Meloni, per esigenze belliche, ha apprestato, invitando a mettere da parte localismi ed altri particolarismi per convergere unitariamente in una giornata di mobilitazione che sia capace di esprimere per intero, concentrandola, l’energia e la volontà di resistere fin qui espressa. Se riusciremo a fare questo, sarà meno complicato sfondare i muri del “ghetto” minoritario in cui governo e finta opposizione di centro-sinistra cercano di rinchiuderci per impedire che la nostra iniziativa si incontri con quella larga massa della popolazione composta di lavoratrici e lavoratori, disoccupate/i, studenti, che è preoccupata e ostile alla corsa alla guerra da cui nascono il DDL in questione, come pure il DDL “lavoro” e il DDL Valditara.
Il continuo allargamento delle iniziative contro il DDL “sicurezza” ci dà questa possibilità. Ma ce la dà esclusivamente alla condizione di superare l’attuale frammentazione. Il potente blocco di potere costituito da governo-padronato-UE-NATO contro cui ci battiamo ci obbliga a questo passo. In caso contrario, andrà sciupata anche l’occasione favorevole di interagire con quella vasta area di operai/e e salariati/e che potrà essere coinvolta nello sciopero generale proclamato per il prossimo 29 novembre da CGIL-UIL – nonostante le gravissime responsabilità che questi apparati hanno per la situazione nella quale ci troviamo – e da CUB-SGB su una piattaforma che invece ingloba il rifiuto del DDL – “sicurezza”.
La convocazione da parte delle realtà ed organizzazioni palestinesi di una mobilitazione nazionale a Roma per il prossimo 30 novembre contro il genocidio a Gaza, la corsa alla guerra e lo stesso DDL 1660, ci dà la possibilità di ripetere, più in grande, l’esperienza virtuosa delle giornate di lotta del 23-24 febbraio scorso quando riuscimmo, vincendo appunto i molteplici localismi e particolarismi, a mettere in campo una forza unitaria piuttosto consistente. (Red.)
Appello ad una mobilitazione unitaria contro guerra e DDL 1660
L’assemblea nazionale di domenica 27 Ottobre, che si è tenuta a Napoli, ha visto partecipare circa 200 persone provenienti da varie città. Un’assemblea promossa dalla Rete “Libere/i di Lottare – Fermiamo il DDL 1660” e che ha rilanciato le ragioni della mobilitazione contro il nuovo pacchetto sicurezza e lo stato di polizia anticipato dai precedenti governi e che ora il governo Meloni tenta di suggellare allo scopo di sostenere lo sforzo bellico e l’economia di guerra.
L’assemblea ha rilanciato una lotta generale per contrastare l’accelerazione repressiva messa in campo dagli organismi dello stato.
Gli attacchi repressivi sono portati nei confronti di chi si è battuto contro la guerra e contro le fabbriche di morte in questi anni, la criminalizzazione degli scioperi e dei picchetti operai, la misure preventive sempre più frequenti che bollano come “socialmente pericoloso” chi si mobilita contro le grandi opere, la crisi climatica, la devastazione ambientale, il diritto alla casa e il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, al fine di annullare ogni mobilitazione contro la guerra e il genocidio a Gaza e ogni possibilità di migliorare le condizioni di vita e di lavoro con pratiche conflittuali.
L’apparato messo in campo per giornate come quella del 5 Ottobre è al contempo una riprova materiale e un’anticipazione della volontà di questo governo; di converso, proprio la piazza del 5 ottobre a Roma ha rappresentato un crocevia fondamentale dell’opposizione non solo al DDL, ma anche ai dispositivi repressivi già in vigore che ne rappresentano la base e il presupposto, non limitandosi a denunciare la chiusura degli spazi di agibilità, ma praticando la rottura e l’insubordinazione ai divieti e alla criminalizzazione delle opinioni incompatibili, su tutte il sostegno alla resistenza del popolo palestinese.
Dopo il 5 ottobre non si sono fermate le lotte e le mobilitazioni: lo sciopero del 18 Ottobre, che ha visto in campo migliaia di lavoratori della logistica che fuori ai magazzini hanno risposto coi fatti alla criminalizzazione dei picchetti, la successiva giornata di mobilitazione nazionale a Roma e in altre piazze locali, i segnali di ripresa dell’opposizione sociale evidenziate anche dallo sciopero in Stellantis e dalle piazze pacifiste, hanno dimostrato che c’è ancora, in questo paese, un’ampia fetta di lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse, disoccupati/e, attivisti/e che non abbassa la testa di fronte a questo salto di qualità della repressione statale.
La guerra, il carovita, le condizioni di vita, le conseguenze del collasso climatico, impongono l’impossibilità di mettere da parte iniziative e pratiche di lotta radicali che anzi andranno moltiplicate già a partire dai prossimi mesi.
L’attacco portato da questure e procure lo rende sempre più chiaro: le lotte messe in campo in questi mesi sono indissolubilmente intrecciate, e in tal senso l’assemblea considera rilanciare una mobilitazione unitaria, a carattere nazionale.
Questa necessità si lega alla disponibilità, riscontrata negli interventi e dal lavoro quotidiano dei nodi della Rete e delle organizzazioni presenti, di un’ampia fetta della popolazione che è contro questo decreto e che specialmente si oppone ai piani bellici dei governi imperialisti e del governo Meloni.
Per far fronte a questa prospettiva, condivisa e determinata, l’assemblea ha sottolineato la necessità di un allargamento della mobilitazione mantenendo centrali le colonne che hanno fatto partire la battaglia contro questo disegno legge: la sua irriformabilità e l’opposizione alla guerra.
Per questo l’assemblea propone di lanciare un appello a tutte le organizzazioni sindacali e politiche, le associazioni e gli organismi studenteschi e giovanili, le RSU e le lavoratrici e i lavoratori combattivi per la convocazione di una mobilitazione unitaria contro il DDL e contro le politiche guerrafondaie del governo Meloni.
Abbiamo bisogno, tutte e tutti, di una grande giornata di mobilitazione che possa riunire le decine di migliaia di persone che si sono attivate in questi mesi contro questo disegno di legge.
Per far questo, l’Assemblea rilancia un calendario di iniziative in vista di questa mobilitazione:
– Settimana di azioni ed iniziative contro la guerra e contro la NATO dal 2 al 9 novembre;
– Sciopero studentesco del 15 Novembre contro la scuola del merito, la repressione e per far vivere la mobilitazione contro il DDL 1660;
– Azioni locali di solidarietà internazionale alla resistenza palestinese il 21/22 novembre;
Inoltre, esprimeremo la nostra vicinanza e solidarietà per le giornate di udienza per Luigi, il 6 novembre, e per Tiziano, il 14 novembre.
Lanciamo questo invito a tutti gli organismi con la proposta di verificare la possibilità di convergere sulla manifestazione nazionale unitaria convocata dalle realtà ed organizzazioni palestinesi per il 30 novembre a Roma in occasione della giornata internazionale di solidarietà al popolo palestinese. Quella giornata potrà già stesso essere un appuntamento a cui chiamare ad una convergenza unitaria per una grande manifestazione nazionale contro il genocidio, contro la guerra e contro il DDL 1660.
Fermiamo il DDL 1660 e il governo della guerra!