Sogno tedesco, incubo europeo

Ue, Italia, elezioni, Germania, immigrazione
Le Monde       130227
 
Sogno tedesco, incubo europeo

+ Der Spiegel           130129, Bambini immigrati dai paesi in crisi dell’euro – scolari senza parola, Katja Irle

–       Un video del settimanale tedesco Spiegel parla dei nuovi “gastarbeiter”, lavoratori immigrati, in Germania:

–       non sono più i contadini turchi dell’Anatolia venuti negli anni Sessanta nelle fabbriche dell’auto,

–       oggi sono italiani, spagnoli, greci o dei paesi dell’Est Europa;

–       sono laureati nelle migliori università dei loro paesi, rappresentano la “giovane élite europea per l’economia tedesca”.

Le Monde accusa:

–       Il “sogno tedesco” di Spiegel è l’incubo dell’Europa.

–       la Germania Spa rifiuta di de-localizzare le sue fabbriche, neppure quando perde la battaglia industriale;

–       il suo neo-protezionismo ha impedito la fusione tra Airbus e British Aerospace per proteggere le fabbriche della Baviera.

–       saccheggia i cervelli latini, in fuga dalla disoccupazione endemica.

–       In questo quadro non c’è da scandalizzarsi per i risultati delle elezioni italiane: sono uno sferzante NO alle ricette europee, un rifiuto della pozione Merkel-Monti:

o   dopo il tecnici di Monti agli ordini di Angela Merkel, i populisti di Berlusconi e Grillo.

–       Dato che la Germania impedisce il dibattito sulla parità euro-dollaro o euro-yuan, l’aggiustamento delle competitività viene fatto a spese dell’occupazione provocando la disoccupazione di massa, nel Sud Europa e anche il Francia, tornata a livello 1997, da qui la fuga dei cervelli.

–       È la sconfitta dell’Europa e dell’euro, il Trattato di Maastricht (1992) si dimostra un disastro;

–       le svalutazioni competitive ante-Maastricht erano boccate di ossigeno per compensare il rullo compressore dell’industria tedesca;

–       nel 1997, l’allora candidato alla cancelleria tedesca, Schröder, allora considerato un terribile neo-bismarckiano” aveva avvertito: “cosa succederà quando lo strumento svalutazione non sarà più disponibile e l’economia tedesca s’imporrà ovunque grazie ai suoi forti aumenti di produttività con la moneta unica?” Il suo disprezzo per il Sud Europa, incapace di resistere all’euro, avrebbe protetto i popoli latini più della volontà di inclusione francese …

L’economia si è vendicata del primato della politica, del “progetto politico dell’euro”, il Sud Europa rischia di sprofondare nella crisi politica e sociale.

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o   La crisi italiana è la fine dell’era dei governi tecnici inaugurata al G20 di Cannes nel novembre 2011; Merkel e Sarkozy fecero precipitare la caduta del primo ministro greco, Papandreu, ed italiano, Berlusconi, sostituiti dai governi “tecnici” di Lukas Papadémos, ex vice-presidente BCE, e Mario Monti, il più tedesco degli economisti italiani. I governi tecnici cadono una volta compiuta la loro missione: quelli di Dini e Prodi dovevano qualificare l’Italia per la moneta unica,

o   ma Monti non è riuscito a togliere l’Italia dai problemi dell’euro e neppure a farsi onore nella battaglia elettorale: le elezioni anziché far tornare il paese alla normalità, hanno aperto la strada verso l’ignoto, una nuova sconfitta italiana ed europea.

 

–       Gli italiani sono il secondo popolo a ribellarsi dopo i greci e non saranno gli ultimi:

 

–       chi può prevedere i prossimi risultati elettorali in Francia, con una destra parlamentare in rovina e una sinistra depressa?

 

o   L’allerta lanciata dai greci fu seria, nella primavera 2012 rischiarono di consegnarsi all’estremismo, con l’ascesa dei neo-nazisti di Alba Dorata e la sinistra populista di Syriza. Solo nuove elezioni a un mese di distanza, sotto la minaccia di espulsione dall’euro, consentirono in Grecia una grande coalizione senza le ali estreme.

o   Aumenta la crisi di legittimità politica in un’Europa prigioniera dell’euro,

o   che non può usare la svalutazione per aumentare la competitività.

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Dai dati dell’Ufficio statistico federale tedesco:

–       Primo semestre 2012 su stesso periodo 2011, immigrati in Germania +15% (+66 000), per un totale di 501 000 (di cui 447 000 stranieri); contemporaneamente sono emigrati dalla Germania 318 000, +6%, stranieriper la maggior parte; saldo passato da +135 000 a + 182 000.

o   nel 2011 +20% su 2010,

–       La maggior parte degli immigrati proviene da paesi UE, +24%;

–       dei quali la maggior parte viene, come prima dalla Polonia (89 000);

–       sono aumentati fortemente gli immigrati dai paesi in crisi:

o   + 53% dalla Spagna (+3 900); +78% dalla Grecia (+6 900); Portogallo +53% (+2000);

o   dai paesi entrati nella UE nel 2004 +20%, per un totale di 138 000 (da Ungheria +46%);

o   da paesi entrati nel 2007, +24%, a 88 000.

o   si recano nei Land economicamente più forti, come il Baden-Württemberg o la Baviera;

o   Forte immigrazione in altri Land dai nuovi paesi UE, Bulgaria e Romania.

–       Un fenomeno nuovo registrato è la re-immigrazione:

o   famiglie turche prima immigrate in Bulgaria, russi dal Portogallo, e Greci dalla Russia.

o   Gli immigrati comprendono, oltre forza lavoro con buon livello di formazione, accademici e studenti, anche molte famiglie di salariati non qualificati con i figli, che quasi tutti non conoscono il tedesco,

il che crea problemi per i corsi di tedesco, sovraffollati; mancano docenti qualificati a insegnare il tedesco come lingua straniera, e mancano i fondi per pagare docenti qualificati aggiuntivi.

Le Monde       130227

Rêve allemand, cauchemar européen

LE MONDE | 27.02.2013 à 14h45 • Mis à jour le 27.02.2013 à 20h03 Par Arnaud Leparmentier

–          Ils sont beaux, jeunes et brillants. Ils sont les nouveaux immigrants en Allemagne. "Die neuen Gastarbeiter", titre en "une" le Spiegel. Ces "nouveaux travailleurs invités" ne sont plus les paysans turcs d’Anatolie des années 1960, venus faire tourner les usines automobiles de RFA. Ils sont italiens, espagnols, grecs ou d’Europe de l’Est. Diplômés des meilleures universités de leur pays, ils forment "la jeune élite de l’Europe pour l’économie allemande".

–          Cette semaine, l’hebdomadaire allemand affiche une insolence digne de son confrère britannique The Economist. Il se moque du monde, comme l’Allemagne se fiche de l’Europe.

–          "Deutschland AG" refuse de délocaliser ses usines, même lorsqu’elle perd la bataille industrielle. Son néoprotectionnisme l’a conduite à bloquer la fusion entre Airbus et British Aerospace pour protéger ses usines bavaroises. Et la voilà qui pille les talents latins, lesquels affluent pour échapper à un chômage endémique. Le "rêve allemand" célébré sans pudeur par le Spiegel, c’est le cauchemar de l’Europe.

–          Dans ce contexte, pourquoi pousser des cris d’orfraie en découvrant le résultat des élections italiennes le 25 février ? Après les technos aux ordres d’Angela Merkel, les populistes ; après "il Professore" Mario Monti, les tristes amuseurs Silvio Berlusconi et Beppe Grillo. Le choix des Italiens est un non cinglant aux recettes européennes, un rejet de la potion de Merkel-Monti.

–          La couverture du Spiegel le confirme : cette affaire ressemble à un jeu de dupes. Ainsi s’accentue la crise de légitimité politique dans une Europe prisonnière de l’euro. Le Vieux Continent est incapable de remettre à zéro les compteurs de la compétitivité par une bonne dévaluation.

–          Tout débat sur la parité de l’euro vis-à-vis du dollar ou du yuan est proscrit par l’Allemagne.

–          L’ajustement se fait sur l’emploi et provoque un chômage de masse, en Europe du Sud mais aussi en France, où il a retrouvé ses niveaux de 1997. Inexorablement, les talents s’exilent.

–          C’est l’échec de l’Europe. L’échec de l’euro. Fallait-il signer ce traité de Maastricht (1992), qui tourne au désastre ? Après l’avoir tant défendu, on finirait par en douter. Curieusement, le sujet reste tabou.

–          Dans les années 1990, on vendit la monnaie unique en assurant qu’elle permettrait de lutter contre les prétendues dévaluations compétitives des pays du Sud. Contresens total : la lecture inverse devrait prévaloir. Les dévaluations n’étaient que des bouffées d’oxygène pour compenser ex post le rouleau compresseur de l’industrie allemande. Sans doute aurait-il fallu écouter à l’époque les mises en garde précoces de Gerhard Schröder.

–          "Que se passera-t-il lorsque l’outil de la dévaluation ne sera plus disponible en Espagne et en Europe et que l’économie allemande s’imposera partout grâce à ses énormes gains de productivité avec la monnaie unique ?", s’était interrogé, dès 1997, le candidat social-démocrate à la chancellerie.

–           Mais le "camarade des patrons" et membre du conseil de surveillance de Volkswagen passait alors pour un horrible néo-bismarckien face au grand européen Helmut Kohl, qui avait su faire l’Allemagne sans défaire l’Europe.

–          Gerhard Schröder était inaudible. En réalité, son mépris pour l’Europe du Sud, incapable de résister selon lui à l’euro, aurait sans doute plus protégé les Latins que la volonté d’inclusion française, apparemment généreuse mais qui se révèle après coup si ravageuse.

–          L’euro était un projet politique, serinaient les Français. Politique, ce mot magique devait effacer toutes les contraintes. L’économie s’est vengée, et l’Europe du Sud menace de sombrer dans la crise politique et sociale.

–          Mauvais joueur, nous avions grogné contre les électeurs français et néerlandais qui n’avaient rien compris en votant non à la Constitution européenne de 2005. Aujourd’hui, la menace est plus grande encore. Mais fustiger les Italiens pour leur vote semble aussi dérisoire que le roi de Perse Xerxes qui fit fouetter la mer pour avoir rompu un pont de bateaux sur l’Hellespont. Ils sont le deuxième peuple à se rebiffer après les Grecs et ne seront pas les derniers. Bien malin qui peut prédire le résultat des prochains scrutins en France, entre une droite parlementaire en ruine et une gauche mélenchonisée.

–          L’alerte des Grecs fut sérieuse, eux qui faillirent se donner aux extrêmes au printemps 2012. Les élections de mai ont consacré l’irruption des néonazis d’Aube dorée, tandis que le Pasok (Parti socialiste grec) était laminé par la gauche populiste de Syriza. Seules de nouvelles élections, organisées un mois plus tard, sous la menace d’une expulsion de la zone euro, permirent de former une sorte de grande coalition préservée des extrêmes.

–          L’issue de la crise italienne n’est pas claire. Elle sonne en tout cas la fin de l’ère des gouvernements techniques, ouverte au G20 de Cannes, en novembre 2011. La crise de l’euro est alors à son paroxysme, les traders parient sur la fin de la monnaie unique. Angela Merkel et Nicolas Sarkozy précipitent la chute du premier ministre grec Georges Papandreou, coupable d’avoir voulu organiser un référendum sur le plan de sauvetage-rigueur concocté à Bruxelles quelques jours plus tôt, ainsi que celle de Silvio Berlusconi.

–          Ils sont remplacés par Lukas Papadémos (novembre 2011-mai 2012), ancien vice-président de la Banque centrale européenne, et Mario Monti, "le plus allemand des économistes italiens". Un rêve de Bruxellois ! Ces gouvernements technocratiques sont par définition éphémères, censés pallier la démission des politiques, incapables de prendre les décisions jugées nécessaires. "Les gouvernements technocratiques sont la forme libérale de la crise démocratique, au sens où les technos restent amis de la liberté", commente le spécialiste des populismes Dominique Reynié.

–          Ils chutent une fois leur mission accomplie – les premiers ministres technocratiques Lamberto Dini et Romano Prodi avaient pour feuille de route la qualification de l’Italie pour la monnaie unique. Mais Mario Monti n’a pas su tirer son pays du mauvais pas de l’euro ni gagner ses galons politiques en descendant dans l’arène. Les élections devaient marquer un retour à la normale. Elles ouvrent au contraire la voie vers l’inconnu. Il s’agit d’un nouvel échec, italien et européen.

Arnaud Leparmentier
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Der Spiegel   130129
SPIEGEL ONLINE

29. Januar 2013, 09:48 Uhr

 
Migrantenkinder aus Euro-Krisenländern – Sprachlose Schüler
Von Katja Irle

–          Sie sind Kinder der Euro-Krise, ihre Eltern hoffen auf einen Neuanfang in diesem Land: Immer mehr junge Griechen, Italiener und Spanier kommen nach Deutschland, stranden ohne Sprachkenntnisse in den Schulen. Viele Deutschkurse sind überfüllt, die Lehrer überfordert.

Das Wort "Sachertorte" bereitet Zacharias Probleme. Nur leise und schwerfällig kommt es ihm über die Lippen. Dafür kann der 15-jährige Grieche in dem Deutsch-Intensivkurs das Wort "selbständig" mühelos aussprechen und sogar erklären: "Das heißt Business machen." Der Jugendliche weiß, was das heißt: Zacharias’ Familie hatte viele Jahre einen Gyrosladen in Thessaloniki – bis die Euro-Krise kam und sein Vater das Geschäft verkaufen musste.

Deshalb sitzt Zacharias jetzt mit 26 anderen Schülern in der "Internationalen Vorbereitungsklasse" an der August-Lämmle-Werkrealschule in Leonberg bei Stuttgart. Die Mehrheit der elf bis 16-Jährigen kommt wie er aus einem Euro-Krisenland – und wöchentlich werden sie mehr. "Die wirtschaftliche Schwäche eines Landes können wir hier an den Schülerzahlen ablesen", sagt Schulleiter Philipp Steinle. Je mehr kommen, desto schlechter steht es.

–          Auch andere Schulen in Deutschland berichten über einen Anstieg der Schülerzahlen aus Süd- und Osteuropa. Die Kinder und Jugendlichen werden zwar statistisch nicht gesondert erfasst, doch der Trend spiegelt sich in den aktuellen Zuwanderungszahlen des Statistischen Bundesamts. Danach kamen im ersten Halbjahr 2012 deutlich mehr Einwanderer aus den Krisenländern nach Deutschland als im Vorjahr – ein Plus von 53 Prozent bei den Spaniern, sogar 78 Prozent bei den Griechen. Darunter sind nicht nur gut ausgebildete Fachkräfte, Akademiker und Studenten, sondern auch viele Arbeiterfamilien mit ihren Kindern, die ihr Glück jetzt auf dem deutschen Arbeitsmarkt suchen.

Es fehlt an zusätzlichen Deutschlehrern

–          Die Schulen stehen damit vor ganz neuen Aufgaben, denn fast alle Neuankömmlinge fangen sprachlich bei null an. Manche schaffen den Sprung in die regulären Klassen schon nach wenigen Wochen, bei anderen dauert es Monate. Das Problem: Die Deutschkurse für die Seiteneinsteiger vergrößern sich von Woche zu Woche, berichten Schulleiter bundesweit übereinstimmend. Aber es fehlt an Personal. Nur wenige Lehrer sind in der Lage, Deutsch als Fremdsprache zu unterrichten, und für zusätzliche Honorarkräfte fehlt meist das Geld.

–          Zacharias und seine Mitschüler in Leonberg haben Glück gehabt. 25 Stunden Deutschförderung stehen pro Woche auf ihrem Stundenplan – viele andere Schulen können davon nur träumen. "Ohne Zusatzpersonal und ehrenamtliche Helfer wäre das auch bei uns nicht möglich", sagt Schulleiter Philipp Steinle. Zu dem Förderteam gehört Zacharias’ Lehrerin Sandra Tauer, sie macht mit bei Teach First und ist damit Lehrkraft auf Zeit. Das Programm ist bislang in fünf Bundesländern aktiv und unterstützt Jugendliche mit Startschwierigkeiten.

Seit einem guten Jahr lebt Zacharias in Deutschland, hier hat sein Vater eine Arbeitsstelle im Winterdienst. Griechenland ist für den Jugendlichen mittlerweile weit weg, doch Angela Merkels Sparpolitik macht ihn trotzdem wütend. "Die Griechen hassen die Deutschen. Merkel ist zu hart", bricht es aus ihm heraus, "bald ist Griechenland tot – totgespart." Seine Zukunft sieht Zacharias dennoch oder deswegen erst einmal in Deutschland. Er will hier studieren und danach noch weiter weg – am liebsten in die USA. Er weiß, dass er für diesen Traum viel tun muss. Sein erstes Ziel ist der Hauptschulabschluss.

–          Wie Zacharias’ Familie kommen auch andere Immigranten aus den EU-Krisenländern besonders gern in wirtschaftsstarke Bundesländer wie Baden-Württemberg und Bayern. Im Freistaat füllen sich seit dem vergangenen Jahr die sogenannten Übergangsklassen, die Kinder ohne Deutschkenntnisse fit für den regulären Unterricht machen. Die Zahl der EU-Ausländer in diesen Klassen stieg laut Kultusministerium auf 845 Schüler im vergangenen Jahr – 2010 waren es nur 470. Schulen in anderen Bundesländern registrieren hingegen einen starken Zuzug von Familien aus den neuen EU-Mitgliedstaaten Bulgarien und Rumänien, die der desaströsen Bezahlung in ihren Heimatländern entfliehen wollen.

"Wenn ich eine Chance habe, dann in Deutschland"

–          Viele der neuen Zuwanderer sind nach Angaben von Schulleitern und Lehrern Remigranten. "Das ist ein ganz neues Phänomen – ausgelöst durch die Euro-Krise", sagt Michaela Menichetti, Integrationsbeauftragte des Schulamts in Reutlingen. Viele Schüler müssten zum zweiten Mal neu beginnen: "Wir haben türkische Schüler, die aus Bulgarien zu uns kommen, gebürtige Russen aus Portugal und Griechen aus Russland. Das ist eine riesige Herausforderung für die Schulen." Auch in Großstädten wie Berlin, Stuttgart oder Frankfurt am Main erhalten die Schulen fast täglich neue Anfragen von Familien aus Süd- und Osteuropa.

Isabel, 16, ist eine Remigrantin. Sie ist hier geboren, als sie vier war, gingen ihre Eltern zurück nach Sizilien. "Mein Vater hat in Italien immer weniger verdient, deshalb sind wir jetzt wieder hier", erzählt die Mitschülerin von Zacharias. Nach sieben Monaten in München lebt Isabel jetzt mit den Eltern und zwei Schwestern in Leonberg. "Ich war ganz verloren am Anfang", sagt sie. Jetzt komme sie zurecht: "Ich wäre lieber in Italien, aber wenn ich eine Zukunft habe, dann in Deutschland."

Und zur Zukunft gehört die deutsche Sprache, das wissen die Euro-Krisenkinder an der Leonberger Werkrealschule. Zacharias’ und Isabels Gruppe kennt mittlerweile sogar den Begriff "Kehrwoche" – für Nicht-Baden-Württemberger der Inbegriff von Spießigkeit. Auch die Neuen können sich an die Putzgewohnheiten im Ländle nur schwer gewöhnen. Mitschüler Mehdi, 16, ist noch immer erstaunt, dass hier im Süden Deutschlands nach Wochenplan gewienert und geschrubbt wird: "Wir haben sowas nicht in Iran. Wir machen sauber, wann wir wollen."

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Statistisches Bundesamt   121115

Pressemitteilung Nr. 397 vom 15.11.2012: Zuwanderung nach Deutsch­land steigt im 1. Halb­jahr 2012 um 15 %

–          WIESBADEN – Im ersten Halbjahr 2012 sind nach vorläufigen Ergebnissen des Statistischen Bundesamtes (Destatis) 501 000 Personen nach Deutschland zugezogen. Das waren 66 000 Zuzüge mehr als im ersten Halbjahr 2011 (+ 15 %). Bereits im Jahr 2011 war die Zuwanderung deutlich angestiegen (+ 20 % gegenüber 2010). Gleichzeitig sind im ersten Halbjahr 2012 rund 318 000 Personen aus Deutschland fortgezogen (+ 6 %). Insgesamt hat sich dadurch der Wanderungssaldo von 135 000 auf 182 000 Personen erhöht (+ 35 %).

–          Von den im ersten Halbjahr 2012 Zugezogenen waren 447 000 ausländische Personen. Das waren 66 000 (+ 17 %) mehr als im ersten Halbjahr 2011. Die Zahl der Zuzüge deutscher Personen ist dagegen mit rund 54 000 gegenüber dem Vorjahr nahezu unverändert geblieben.

–          Die meisten ausländischen Zugezogenen stammten aus den Staaten der Europäischen Union[e] (EU). Hier stieg die Zahl der Zuzüge um 24 % auf 306 000. Die meisten Zuwanderer stammten nach wie vor aus Polen (89 000).

–          Auffällig war im ersten Halbjahr 2012 die starke Zunahme der Zuwanderung aus EU-Ländern, die von der Finanz- und Schuldenkrise besonders schwer betroffen sind: Aus Griechenland kamen 78 % mehr Einwanderer/-innen als im ersten Halbjahr 2011 (+ 6 900 Personen), aus Spanien 53 % (+ 3 900 Personen) sowie aus Portugal ebenfalls 53 % (+ 2 000 Personen).

–          Aus den Ländern, die 2004 der EU beigetreten sind, stieg die Zuwanderung im ersten Halbjahr 2012 mit + 20 % auf 138 000 Zuzüge, dabei fiel der Anstieg für Ungarn mit + 46 % besonders hoch aus. Aus den Ländern, die 2007 der EU beigetreten sind, erhöhte sich die Zuwanderung um 24 % auf 88 000 Personen.

–          Aus europäischen Staaten, die nicht der EU angehören, erhöhte sich die Zuwanderung um 5 %, aus Afrika um 10 %, aus Amerika um 2 % sowie aus Asien um 7 %.

–          Im ersten Halbjahr 2012 wurden rund 318 000 Fortzüge aus Deutschland registriert. Dabei wanderten mehr ausländische Personen (+ 9 % auf 257 000 Fortzüge) und weniger deutsche Personen aus Deutschland ab als im entsprechenden Vorjahreszeitraum (– 4 % auf 61 000).

Sowohl bei den Zuzügen als auch bei den Fortzügen ist zu beachten, dass sich keine Aussage darüber treffen lässt, ob es sich um einen vorübergehenden oder einen dauerhaften Aufenthalt handelt.

 

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