In un suo documento interno, di recente pubblicato su internet da WikiLeak,
– il think tank americano Strafor, secondo gli esperti una specie di servizio segreto privato,[1] attribuisce forte significato strategico ad un conflitto dimenticato del S-E Europa, quello tra Moldavia e Transnistria, la regione orientale fortemente industrializzata che nel 1992 se ne è distaccata di fatto con il nome di Repubblica moldava di Transnistria, e che rappresenta una punta avanzata dell’influenza della Russia in S-E Europa.
o La guerra di secessione dei separatisti, che trovò il sostegno di Ucraina e Russia, quest’ultima con reparti della sua 14a armata, terminò con una tregua e nessuna soluzione politica, senza il riconoscimento internazionale della Transnistria. Da allora sono rimasti stabilmente nella regione soldati russi (sarebbero 1375); ci sono stati vari negoziati multilaterali (5+2 – Moldavia, Transnistria, Russia, Ucraina, OCDE, UE e USA), falliti.[2]
o Il conflitto sul territorio moldavo si era acuito nel 2008 (guerra in Georgia con riconoscimento delle repubbliche separatiste di Abchazia e Sudossezia da parte della Russia) e 2009, salita al potere di un governo filo-occidentale in Moldavia, che sta negoziando per un accordo di associazione con la UE. La Transnistria temeva che la Moldavia ponesse fine militarmente alla secessione con il sostegno UE.
o Tra le proposte sulla Transnistria, la fondazione tedesca Heinrich-Böll: europeizzarla, trasferire direttamente ad essa gli aiuti allo sviluppo, senza passare per la Moldavia, intensificare la propaganda a favore della Ue. Assieme all’Italia, la Germania è l’unico partner commerciale UE della Transnistria.
– La Russia coopera strettamente con il governo della Trasnistria, e lo sostiene politicamente, finanziariamente, economicamente e militarmente (KAS, Konrad-Adenauer-Stiftung, vicino a CDU).
– Germania e Russia stanno stringendo accordi per il superamento del conflitto nella regione, che se si riunificasse, come progetta la Germania, darebbe maggiore influenza a Mosca. Un’ipotesi è la formazione di una federazione di Moldavia e Transnistria
o Estate 2010, siglato da cancelliera tedesca Merkel e presidente russo Medvedev, il Memorandum di Meseberg, in cui è proposta la creazione di una “architettura per la sicurezza comune” UE-Russia;
o nel memorandum si legge che un nuovo forum eurasiatico per la sicurezza garantirebbe a Mosca un’influenza sulle strutture UE, superiore per lo meno all’influenza ufficiale degli Usa.
o Il “comitato euro-russo per la politica di sicurezza” a cui si mira non è in alcun modo una istituzione europea, ma solo russo-tedesca.
o Nell’estate 2011 Merkel e Putin si sarebbero accordati di riportare sotto l’influenza russa la Moldavia riunificata con la Transnistria, ufficialmente la proposta tedesca dovrebbe portare alla soluzione del conflitto; si prevede di assegnare alla Transnistria il 5-15% dei mandati parlamentari, che favorirebbero i filorussi comunisti moldavi, dando loro la maggioranza assoluta.
o In cambio Mosca consentirebbe a soldati UE o OCDE di operare in Transnistria;
o come incentivo ai dirigenti moldavi perché accettino la preminenza russa la Germania offrirebbe investimenti economici ed altri legami.
o A segnalare l’importanza attribuita alla questione, Medvedev ha nominato inviato speciale per la Transnistria il vice-primo ministro.
– Questo piano è una prova del nove, un primo tentativo, per una più ampia cooperazione russo-europea per la sicurezza, piano da cui gli Usa vengono esclusi; un passo che apre la porta ad un ulteriore allontanamento della Germania dalla Nato.
o La Germania sta costruendo sistematicamente l’asse con la Russia, per rafforzare la propria posizione internazionale.
o Berlino ha operato un cambio di linea sulla questione della Transnistria, in precedenza appoggiava la Moldavia contro Mosca, ora appoggia la posizione di Mosca di integrazione della Transnistria.
o Nell’ultimo decennio l’influenza tedesca sulla Moldavia è stata piuttosto limitata, ristretto l’interscambio commerciale, nessuna cooperazione per le forze armate, etc.
– La diplomatica tedesca Patricia Flor, incaricata presso il ministero tedesco Esteri per Est Europa, Centro Asia e Caucaso, ha dichiarato a Strafor di aver spiegato ai russi che se la Russia dovesse risolvere il conflitto in Transnistria, Berlino non si opporrebbe ad un controllo russo sulla Moldavia.
– le chance per un accordo russo-tedesco sulla regione sono favorite dal fatto che
o Il nuovo governo di Viktor Janukovitsh è filo-russo, ed ha nominato primo ministro Asarov, nato in Russia.
o Il direttore della missione UE per i confini Moldavia Ucraina è un ex ispettore della polizia tedesca, Udo Burkholder;
– [Il governo filo-occidentale di Viktor Juschtshenko (2005-2010), poco dopo le rivoluzioni filo-occidentali in Georgia e Ucraina, aveva accettato una missione UE (EUBAM, European Commission Border Assistance Mission to the Republic of Moldova and to Ukraine) per il controllo dei confini Transnistria-Ucraina, che ha causato problemi economici alla Transnistria, divenuta più dipendente dalla Russia, che le forniva gas a prezzi preferenziali.]
– Gli Usa, per ora non disposti a contrapporsi ai russi sulla questione moldava dato che la Russia è necessaria per la guerra afghana fino al 2014 (sia per i rifornimenti che peril ritiro delle truppe dato che consente i trasporti civili e militari sul proprio territorio);
o gli Usa cercano perciò di far fallire tali accordi tramite alleati europei, Lituania, Polonia, GB e Romania. Avrebbero spinto il governo rumeno a promuovere cosiddette Ong in Moldavia, per avere occasioni di intervenire, ma il progetto è fallito. L’ameriana USAID non è mai riuscita a entrare in Moldavia.
Fallito il tentativo rumeno a favore di Washington in Moldavia, il cui primo ministro non cerca un legame particolare con l’Europa occidentale, solo la pressione di GB, Polonia e Lituania potrebbe ora disturbare l’accordo russo-tedesco.
[1] Strafor lavora anche per il Consiglio di Sicurezza, per la fanteria della marina USA, e forma agenti segreti.
[2] Nel 2001 sembrava possibile una soluzione con la salita al potere in Moldavia del comunista Voronin, che spinse per l’unione della Moldavia alla Russia.
Ein Testlauf für Eurasien (II)
– (Eigener Bericht) – Jüngst veröffentlichte interne Mails eines US-amerikanischen Privatgeheimdienstes belegen die weitreichende strategische Bedeutung eines fast vergessenen Konflikts in Südosteuropa. Wie soeben publizierte Dokumente der US-Firma Stratfor zeigen, betrachtet die US-Regierung deutsche Pläne für eine Wiedervereinigung Moldawiens mit seiner abtrünnigen Region Transnistrien mit erheblicher Skepsis.
– Hintergrund sind deutsch-russische Absprachen über die Region, die Moskau stärkeren Einfluss in Südosteuropa einräumen, sollten die deutschen Wiedervereinigungspläne zum Erfolg führen.
– Das Vorhaben gilt als Testlauf für eine weitgespannte europäisch-russische Sicherheitskooperation – unter Ausschluss der USA.
– Washington versucht gegenwärtig mit Hilfe europäischer Verbündeter, darunter Rumänien, den Deal zu hintertreiben.
o Deutschland baue, heißt es, die Achse Berlin-Moskau systematisch zur Stärkung seiner eigenen globalen Machtpolitik aus.
Russischer Einflussstützpunkt
– Hintergrund der Auseinandersetzungen, die aus den Stratfor-Dokumenten deutlich hervorgehen, ist einerseits die Entwicklung in der kleinen, kaum bekannten ostmoldawischen Region Transnistrien.
o Diese hat sich 1992 unter dem Namen "Transnistrische Moldauische Republik" de facto von der moldawischen Zentralregierung in Chişinău abgespalten. In den Sezessionskämpfen hatten die Separatisten Unterstützung aus der Ukraine und aus Russland erhalten, darunter von Teilen der 14. russischen Armee. Der Konflikt endete mit einem Waffenstillstand ohne politische Lösung. Seither sind dauerhaft russische Soldaten in der Region stationiert; es finden multilaterale Verhandlungen zur Konfliktbeilegung statt ("5+2-Gespräche"), die kürzlich zum wiederholten Male scheiterten. Transnistrien gilt nach wie vor als vorgeschobener Einflussstützpunkt Russlands in Südosteuropa.
Deutsch-russischer Testlauf
– Hintergrund der Auseinandersetzungen sind andererseits zugleich Bemühungen auf oberster Ebene der internationalen Politik, die auf eine deutsch-russische Kooperation unter Ausschluss der USA zielen.
o Im Sommer 2010 verabschiedeten die deutsche Kanzlerin Angela Merkel und der russische Staatspräsident Dmitri Medwedew ein Memorandum ("Meseberg-Memorandum"), in dem der Aufbau einer gemeinsamen "Sicherheitsarchitektur" der EU und Russlands vorgeschlagen wurde – "an der NATO und den USA vorbei", hieß es damals: Ein neues eurasisches "Sicherheitsforum" könne Moskau einen Einfluss auf EU-Strukturen gewähren, der zumindest den offiziellen Einfluss der USA womöglich überträfe (german-foreign-policy.com berichtete [1]). Als Testlauf für ein "Europäisch-Russisches Politisches und Sicherheitspolitisches Komitee" wurde damals die Lösung des Konflikts um Transnistrien ins Spiel gebracht; sie könne, war zu hören, ein erster Versuch für eine "eurasische" Sicherheitskooperation ohne die Vereinigten Staaten sein.
– Exklusive Einblicke in die Auseinandersetzungen um die deutsch-russische Kooperation in Sachen Transnistrien bieten interne Dokumente der US-Firma Stratfor, die jüngst von der Internetplattform WikiLeaks veröffentlicht wurden. Experten stufen das texanische Unternehmen als eine Art "private CIA" ein, die selbst Agenten und Quellen in vielen Ländern führt.[2] Stratfor arbeitet unter anderem für den Nationalen Sicherheitsrat sowie das Marineinfanterie-Korps der Vereinigten Staaten und bildet Geheimdienstagenten fort.[3] Das Unternehmen verfügt über beste Verbindungen in Behörden aller Art und unterhält Kontakte zu hochrangigen Auskunftgebern.
Ein deutscher Vorschlag
– Wie es in internen Stratfor-Mails heißt, hätten sich die deutsche Kanzlerin Merkel und der künftige russische Präsident Putin im Sommer 2011 darauf geeinigt, ein wieder mit Transnistrien vereintes Moldawien unter "Moskaus Einfluss" zu bringen. Offiziell solle ein "deutscher Vorschlag" eine politische Lösung des Transnistrienkonflikts vorantreiben. Dabei habe man für Transnistrien fünf bis 15 Prozent der Parlamentsmandate in Chişinău vorgesehen; diese Stimmen kämen den derzeit als prorussisch geltenden moldawischen Kommunisten zugute und würden ihnen bei der derzeitigen politischen Lage eine absolute Mehrheit sichern.
– Im Gegenzug für diese Moskau genehme Lösung dürften EU- oder OSZE-Soldaten in Transnistrien aktiv werden. Als Anreiz für die moldawische Staatsführung biete Deutschland dem südosteuropäischen Land Wirtschaftsinvestitionen und "andere Verbindungen" an; ein Stratfor-Mitarbeiter beschreibt diese Zugeständnisse als "carrots", die Moldawien im Sinne einer "Zuckerbrot und Peitsche"-Strategie erhalten solle – als Gegenleistung für die Akzeptanz der russischen Vormacht ("sticks").[4] Moskau legt großen Wert darauf und siedelt die Sache sehr hoch an: Präsident Medwedew hat gestern den Vizeregierungschef Dmitri Rogosin zu seinem Sondergesanten für Transnistrien ernannt.
– Die veröffentlichten Stratfor-Dokumente erklären offen, dass "die USA nicht froh" darüber sind. Allerdings heißt es, die Regierung in Washington sei derzeit in der Moldawienfrage "nicht bereit, den Russen etwas entgegenzusetzen". Ursache dafür sei der Afghanistan-Krieg, der zwar bis 2014 größtenteils abgewickelt werden solle; doch sei bis dahin für den Nachschub sowie für den Abzug selbst die Unterstützung Russlands notwendig, da Moskau zivile und militärische Transporte über sein Hoheitsgebiet nach und aus Afghanistan zulässt.
– Deshalb würden, heißt es bei Stratfor, "dritte Parteien" eingeschaltet, um Druck auf die moldawische Führung auszuüben und den deutsch-russischen Deal zu unterbinden. Dabei handele es sich um die proatlantischen Regierungen Litauens, Polens, Rumäniens und Großbritanniens. Sie sollten, heißt es, den Premierminister Moldawiens, Vlad Filat, davon abhalten, "Selbstmord zu begehen".[5]
– Die Vereinigten Staaten, die in Moldawien selbst kaum Einflussinstrumente besäßen, hätten bereits die Regierung Rumäniens motiviert, sogenannte Nichtregierungsorganisationen in Moldawien zu fördern, um Möglichkeiten zur Intervention zu erhalten, doch sei das Vorhaben weitestgehend gescheitert.[6] Ein Stratfor-Mitarbeiter stellt konsterniert fest, "nicht einmal USAID" habe in Moldawien Fuß gefasst. Die US-Entwicklungshilfeorganisation dient – ganz wie entsprechende deutsche Vereinigungen – den außenpolitischen Zielsetzungen der eigenen Regierung.
– Stratfor beruft sich unter anderem auf Aussagen der deutschen Diplomatin Patricia Flor, die derzeit als Beauftragte für Osteuropa, Zentralasien und den Kaukasus im Auswärtigen Amt arbeitet. Flor hat demnach gegenüber Stratfor geäußert, sie habe der russischen Seite klargemacht, dass Berlin – sollte Moskau den Transnistrienkonflikt lösen – keine Einwände gegen eine "russische Kontrolle" über Moldawien äußern werde.[7]
– Berücksichtigt werden müsse zudem die Ukraine. Das Land hat unter der prowestlichen Regierung von Wiktor Juschtschenko (2005 bis 2010) eine EU-Mission zur Kontrolle der transnistrisch-ukrainischen Grenze aufgenommen, die Transnistrien durchaus spürbar ökonomische Probleme bereitet.
– Seit dem Regierungswechsel in Kiew ist jedoch davon auszugehen, dass die ukrainische Regierung unter dem aktuellen Präsidenten Wiktor Janukowitsch Russland unterstützt. Unter Janukowitsch ist mit Mikola Asarow ein in Russland geborener Politiker Premierminister geworden, den die westliche Presse als "russophil" bezeichnet.[8] Leiter der EU-Grenzmission "Border Assistance Mission to Moldova and Ukraine" ist derzeit der Deutsche Udo Burkholder, ehemals Inspekteur der Bundespolizei.
– Mit Janukowitsch und Asarow in Kiew sowie Burkholder als Leiter der EU-Mission in Odessa gilt die Chance für einen deutsch-russischen Deal bezüglich der Region als so groß wie nie.
– Rumänien, das als US-Verbündeter am ehesten im Sinne Washingtons intervenieren könnte, ist mit seiner Politik in Moldawien gescheitert; den moldawischen Premierminister Filat stuft Stratfor als einen Opportunisten ein, der keine besondere Bindung nach Westeuropa suche.[9]
– Lediglich politischer Druck seitens Großbritanniens, Polens und Litauens könne jetzt noch den ersten Kompromiss der neuen deutsch-russischen "Sicherheitsarchitektur" stören, heißt es. Bislang könne man bei dem anvisierten "Europäisch-Russischen Politischen und Sicherheitspolitischen Komitee" wohl keinesfalls von einer "europäischen" Institution reden: "Nur Berlin und Moskau reden dort."[10]
[1] s. dazu Ein Testlauf für Eurasien
[2] Yazan al-Saadi: Stratfor: Inside the World of a Private CIA; english.al-akhbar.com 27.02.2012
[3] WikiLeaks beginnt mit Veröffentlichung von Stratfor-Dokumenten, de.rian.ru 27.02.2012
[4], [5] [alpha] INSIGHT – Russian and German deal over Moldova, 16.06.2011; wikileaks.org
[6], [7] INSIGHT – MOLDOVA – Part 3 – Germany, US, Romania, Ukraine, 01.10.2010; wikileaks.org
[8] Luke Harding: Ukraine’s new government puts final nail in coffin of the Orange Revolution; guardian.co.uk 11.03.2010
[9], [10] [alpha] INSIGHT – Russian and German deal over Moldova, 16.06.2011; wikileaks.org
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Ein Testlauf für Eurasien
– (Eigener Bericht) – Die Bundesregierung startet einen neuen Testlauf für eine deutsch-russische Kooperation unter Umgehung der USA. Schauplatz des Experiments ist Transnistrien, ein Sezessionsgebiet im Südosten Europas, das sich beim Zerfall der Sowjetunion Anfang der 1990er Jahre von Moldawien getrennt hat und, ohne anerkannt zu werden, Eigenstaatlichkeit beansprucht. In Transnistrien sind bis heute russische Truppen stationiert; das an Moskau orientierte Gebiet gilt als Vorposten Russlands in Südosteuropa.
– Die deutsche Regierung hat unlängst einen grundlegenden Kurswechsel in den Auseinandersetzungen um Transnistrien eingeleitet. Hatte sie sich im Sezessionsstreit zuvor stets auf die Seite Moldawiens gestellt und, auch um Moskau zu schwächen, die vollständige Eingliederung Transnistriens verlangt, nähert sie sich jetzt dessen Position an. Kritiker verweisen darauf, dass dies der russischen Haltung entspricht und die russische Stellung in Südosteuropa stärkt. Berlin und Moskau stufen den Fall als Testlauf für eine gemeinsame "Sicherheitsarchitektur" der EU und Russlands ohne die USA ein.
– Unter dem Namen "Transnistrien" spaltete sich Anfang der 1990er Jahre der stärker industrialisierte östliche Teil Moldawiens, das selbst gerade die zerfallende Sowjetunion verlassen hatte, ab. Ein kurzer Bürgerkrieg wurde unter Beteiligung russischer Soldaten beendet. Das separatistische Regime in der transnistrischen Hauptstadt Tiraspol blieb bestehen; internationale Anerkennung fand Transnistrien jedoch nicht.
– Lediglich Russland kooperiert "eng mit der Regierung in Tiraspol und unterstützt diese politisch, finanziell, wirtschaftlich und militärisch", stellt die Konrad-Adenauer-Stiftung (CDU) fest.[1] Mit Moldawien, das Transnistrien wieder eingliedern will, liegt dieses bis heute im Streit. Eine Lösung wäre möglicherweise denkbar gewesen, als in Moldawien im Jahr 2001 nach einem erdrutschartigen Wahlerfolg die Kommunistische Partei an die Regierung kam. Deren Vorsitzender Wladimir Woronin wurde Präsident und strebte den Beitritt Moldawiens zur russisch-weißrussischen Union[e] an. Zeitweise sah es sogar so aus, als wolle sich auch das angrenzende Rumänien dem westlichen Einfluss entziehen und sich stärker an Russland orientieren.
– Der deutsche Einfluss in Moldawien blieb das gesamte vergangene Jahrzehnt hindurch relativ gering; der bilaterale Handel bewegte sich auf unbedeutendem Niveau, es gab eine kleinere Kooperation der Streitkräfte in der Offiziersausbildung.
– Im Jahr 2005 – kurz nach den prowestlichen Umstürzen in Georgien und der Ukraine – startete die EU unter deutscher Beteiligung den Versuch, die transnistrische Sezession zu beenden; damit wären die mit Russland eng kooperierenden Kräfte in Osteuropa weiter geschwächt worden.
– Nach einem prowestlichen Schwenk der in Moldawien regierenden Kommunisten richtete Brüssel die EU-Mission EUBAM (European Commission Border Assistance Mission to the Republic of Moldova and to Ukraine) ein. Diese kontrolliert unter Beteiligung von 15 deutschen Polizisten und Zollbeamten die Grenze zwischen Transnistrien und der Ukraine und soll dazu beitragen, der separatistischen Regierung in Tiraspol Schranken zu setzen. Die Maßnahme hatte jedoch letztlich vor allem zur Folge, dass Transnistriens Abhängigkeit von Russland stieg. Moskau liefert unter anderem Erdgas zu Vorzugspreisen – ein Bonus, von dem sonst ausschließlich international anerkannte ehemalige Sowjetrepubliken profitieren – und hat Truppen in Transnistrien stationiert.
– In den Jahren 2008 und 2009 nahmen die Spannungen um das Gebiet weiter zu. Anlass war zunächst der Georgienkrieg 2008, der letztlich in die Anerkennung der Sezession zweier georgischer Teilrepubliken (Abchasien und Südossetien) durch Moskau mündete.
– Bald nach dem Krieg berichtete die Heinrich-Böll-Stiftung (Bündnis 90/Die Grünen), in der politischen Elite der Ukraine gebe es "Sorge, dass sich das, was in Georgien geschah" – die Anerkennung der Abspaltung zweier Landesteile -, "in Transnistrien (…) wiederholen könne".[2] Zweiter Anlass für die Zunahme der Spannungen war, dass 2009 mit westlicher Hilfe eine stark auf die EU ausgerichtete Regierung in Moldawien an die Macht gelangte. Mit der seitdem dort regierenden Liberaldemokratischen Partei (PLDM), die inzwischen Gespräche über ein Assoziationsabkommen inklusive Freihandel mit der EU führt, unterhält die Konrad-Adenauer-Stiftung seit 2010 eine Kooperation.
– Transnistrien befürchtete – ebenfalls in Erinnerung an den Georgienkrieg -, Moldawien könne in enger Anbindung an Brüssel den Sezessionsstreit militärisch beenden wollen, und erbat die Stationierung weiterer russischer Truppen.[3] Es gelang noch, eine Eskalation der Lage zu verhindern.
Die Europäisierung Transnistriens
– Dabei sind die Verhandlungen um Transnistrien, die "5+2-Gespräche" zwischen Moldawien, Transnistrien, Russland, Ukraine, OSZE, EU und USA, schon seit Jahren festgefahren. Vor rund einem Jahr plädierte nun ein Referent der Heinrich-Böll-Stiftung dafür, die EU dürfe "Russland nicht die Initiative und nicht die Definitionsmacht überlassen, wie eine Konfliktlösung auszusehen" habe.[4] Außerdem solle die EU ihre direkten Kontakte nach Transnistrien verstärken, um die "Europäisierung" Transnistriens voranzubringen. Darüber hinaus müsse die Werbung für die EU in der Region intensiviert werden. Schließlich solle die sogenannte Entwicklungshilfe direkt nach Transnistrien überwiesen und nicht über Moldawien geleitet werden.
– Eine engere Kooperation zwischen Brüssel und Tiraspol würde insbesondere den Einfluss Deutschlands in Transnistrien stärken, das neben Italien der einzige Handelspartner des Sezessionsgebietes in der EU ist – mit Wirtschaftsbeziehungen auf niedrigem, aber konstantem Niveau.
– Transnistrische Firmen haben bereits vor einem Jahrzehnt Handelsbeziehungen mit Deutschland aufgebaut, es gibt ungefähr 20 deutsch-transnistrische Joint Ventures. Die Handelskammer in Tiraspol, die Beziehungen zur IHK Leipzig unterhält, lud zuletzt im September 2010 sächsische Investoren zu einem Investitionsforum ein. Eine sächsische Stadt (Eilenburg in Nordsachsen) hat 2002 sogar eine Städtepartnerschaft mit Tiraspol abgeschlossen.
– Im Sommer 2010 wurde deutlich, wozu eine engere deutsch-transnistrische Kooperation dienen kann. Auf Schloss Meseberg trafen sich damals die deutsche Kanzlerin Merkel und der russische Staatspräsident Medwedew. Sie verabschiedeten ein Memorandum ("Meseberg-Memorandum"), in dem der Aufbau einer gemeinsamen "Sicherheitsarchitektur" der EU und Russlands vorgeschlagen wird – "an der NATO und den USA vorbei", wie Kritiker anmerken.[5] Ein neues eurasisches "Sicherheitsforum" würde Moskau einen Einfluss auf EU-Strukturen gewähren, der den offiziellen Einfluss der Vereinigten Staaten überträfe.[6] Als Testlauf für ein neues "Europäisch-Russisches Politisches und Sicherheitspolitisches Komitee" sollen "die EU und Russland insbesondere auf eine Lösung des Transnistrienkonflikts (…) hinarbeiten", heißt es im deutsch-russischen "Meseberg-Memorandum" – eine Festlegung, die ohne Absprache mit anderen EU-Staaten getroffen wurde, die EU-Politik jedoch sehr wohl betrifft.
Unter Umgehung der USA
– Berlin plant bereits weitere Schritte. Laut einem Arbeitspapier der Bundesregierung sollen Moldawien und Transnistrien eine Föderation bilden; der transnistrischen Regierung soll gestattet werden, an der moldawischen Verfassung Änderungen vorzunehmen.
– Die russische Truppenpräsenz in Transnistrien, laut bundeseigenem "Zentrum für Internationale Friedenseinsätze" derzeit 1.375 Soldaten, wird nicht bemängelt – ein grundlegender Schwenk in der deutschen Politik. Kritiker erklären, mit seinem neuen Vorschlag habe Berlin faktisch die russische Haltung zu dem Konflikt übernommen und bereite exemplarisch eine Lösung unter Umgehung der USA vor.[7] Tatsächlich kann der deutsch-russische Alleingang in Sachen Transnistrien als Testfall für eine Zusammenarbeit gelten, die – wenn sie sich bewährt – die Tür öffnet für eine weitere Abkehr Deutschlands von der transatlantischen Kooperation.
[1] Holger Dix: Die Republik Moldau am vermeintlichen Ende eines Wahlmarathons. Neuauflage der Allianz für die europäische Integration und weiterhin unsichere Perspektive, KAS-Auslandsinformationen 2/2011
[2] Kyryl Savin: Der Russisch-georgische Krieg aus ukrainischer Perspektive, Heinrich-Böll-Stiftung 26. August 2008
[3] Alexander Tanas: Rebel Moldovan region seeks more Russian; oldn.themoscowtimes.com 27.10.2009
[4] Alyona Getmanchuk: Die EU und Konflikte in ihrer östlichen Nachbarschaft – Ein Blick aus Kiew/The EU and Conflicts in the Eastern Partnership – A view from Ukraine, Heinrich-Böll-Stiftung 16. September 2010
[5] Vladimir Socor: German Diplomacy Tilts Toward Russia On Transnistria Negotiations; Eurasia Daily Monitor 06.06.2011
[6], [7] Vladimir Socor: Meseberg Process: Germany Testing EU-Russia Security Cooperation Potential; Eurasia Daily Monitor 22.10.2010
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