Chi trae vantaggio dalla crisi

Ue, crisi debito
Gfp     110816
Chi trae vantaggio dalla crisi

●    Data l’impossibilità di rivalutazione della moneta tedesca, la zona dell’euro è di fatto da tempo divenuta una Unione di trasferimento, trasferimento di denaro verso la Germania:

o   le economie più deboli del sud Europa non hanno potuto difendersi con la svalutazione della propria valuta contro l’offensiva dell’export tedesco:

o   i gruppi tedeschi producono all’interno della zona dell’euro oltre i 2/3 del proprio surplus commerciale, equivalente a oltre €100MD/anno; oltre €672 MD il surplus verso gli altri paesi dell’euro dall’introduzione della moneta unica fino al secondo trimestre 2010.

o   Questo surplus tedesco produce anche i deficit che schiacciano i paesi del Sud Europa; come ha chiarito George Soros: nessun paese può avere un surplus commerciale cronico senza che altri paesi accumulino deficit.

●    Berlino sfrutta l’inasprimento della crisi del debito per far avanzare la trasformazione della UE in modo conforme ai propri interessi egemonici.

o   Grazie ai diktat UE sulle misure di austerità, la Germania ha potuto già sottrarre grosse quote di sovranità ad altri paesi dell’euro, ed ora sta ponendosi di nuovo come Grande potenza; ciò non significa la rinascita della Wehrmacht, ma richiede la revisione radicale degli assetti di Europa ed Eurasia. Parigi ha conformato la UE con l’intento di contenere gli sforzi di grande potenza della Germania, ora appare però possibile il terribile scenario paventato di una Germania incontenibile (Stratfor).

●    La convergenza di interessi tra Roma, Atene, Madrid e Parigi ha fatto aumentare la pressione su Berlino,

o   che, nonostante la previsione di possibili maggiori costi,[1] ha un interesse vitale alla sopravvivenza dell’eurozona, sopravvivenza possibile forse solo se verranno introdotti gli eurobond.

●    Se dovesse essere re-introdotto il marco tedesco, dopo pochi mesi l’export tedesco calerebbe fortemente a causa della rivalutazione del marco (il capo-economista dell’Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung – Istituto per la ricerca macroeconomica e congiunturale). La rivalutazione del 10% del marco porterebbe ad una riduzione su lungo termine dell’export del 4-5%. Ma la rivalutazione potrebbe essere anche molto maggiore … + 50% in pochi mesi, secondo l’economista Michael Burda della università Humboldt di Berlino, e questo sarebbe un colpo mortale per le PMI tedesche.

o   Si calcola che per lo Stato tedesco i costi degli eurobond (€47MD, vedi nota) non si avvicinano neppure al surplus annuale del suo bilancio (€100MD), e non rappresentano perciò alcun rischio per l’industria legata all’export.

– Queste valutazioni sono rispecchiate dal cambio di corso di alcuni autorevoli rappresentanti della coalizione di governo a guida CDU disposti ad accettare una “unione di trasferimento nel Sud, e se occorre anche gli euro-bond.

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– Già prima del vertice odierno Merkel-Sarkozy, si è inasprito in Germania lo scontro sull’introduzione degli eurobond.

o   :

o   Martin Wansleben, CEO della Camera industria e artigianato tedesca – DIHK: attuare subito le riforme, in stretto accordo con le parti sociali …

o   e proprio ciò che ha accentuato in Grecia la crisi economica.

o   Anche Anton Börner, presidente della associazione del commercio estero BGA, paventando il rischio di una spirale economica in discesa e di una depressine globale, spinge per l’introduzione degli eurobond con condizioni rigide per tutti i paesi dell’euro interessati, uniti all’introduzione nella Costituzione di un “freno al debito” su modello tedesco,

o   e a conseguenti sanzioni per i paesi che violano le regole sul debito, fino alla perdita del diritto di voto nella UE.

o   Ha delineato proposte simili a quelle di Börner il ministro tedesco alle Finanze, Schäuble, che esclude gli eurobond solo fino a quando i paesi membri condurranno una propria politica finanziaria e avremo bisogno di tassi di interesse diversi, per incentivare o imporre sanzioni al fine di indurre ad una solida politica finanziaria.

o   Per gli eurobond anche il presidente SPD, Sigmar Gabriel, che spiega in cosa consistano le “riforme strutturali”: rinunciare a una parte dei propri diritti di sovranità sul bilancio statale e sottomettersi a un controllo.

o   Su Die Welt: Profonde riforme strutturali potrebbero indurre il governo tedesco a cambiare posizione.

o   I rappresentanti del mondo economico chiedono inoltre maggiori misure di austerità ai paesi a rischio di fallimento.

– Ufficialmente Berlino ha finora respinto la proposta di introduzione degli eurobond merito avanzata soprattutto da Francia, Italia e Grecia, per evitare allo Stato tedesco l’aumento dei costi degli interessi legato a questo strumento finanziario,

o   l’opposizione agli eurobond è espressa soprattutto dai liberali della FDP, dalla CSU e dall’ala destra conservatrice della CDU. 

o   Il ministro Finanze Philipp Rösler (FDP): l’introduzione degli eurobond, unificando i tassi di interesse di tutti i paesi dell’euro, non incoraggia ad una politica economica e di bilancio solida; un rappresentante FDP ha minacciato la rottura della coalizione di governo.

– Le banche francesi, esposte più di quelle tedesche nei paesi del sud della zona euro, hanno subito nella recente crisi enormi perdite in Borsa e abbassamento del rating di affidabilità.

o   Parigi ha anche dovuto combattere voci sul rischio di perdita del rating AAA, che per la Francia, in stagnazione, avrebbe aumentato fortemente il prezzo dell’accesso al credito.

– Secondo la stampa francese (Les Echos, 09.08.2011) la riunificazione dei debiti dei paesi euro non basterà a risolvere la crisi, ma senza questa misure la zona dell’euro non sopravvivrebbe.

Finora era stata soprattutto l’Italia a spingere per gli eurobond; il ministro Finanze Tremonti: «non saremmo arrivati al punto dove siamo se avessimo avuto gli eurobond».

[1] Si calcola che in caso vengano introdotti gli eurobond, per il bilancio tedesco il costo dovuto all’aumento dei tassi di interesse sarà di almeno €47 MD l’anno.

Gfp      110816

Der Krisenprofiteur

16.08.2011
BERLIN/PARIS

–   (Eigener Bericht) – Vor dem heutigen Gipfeltreffen der deutschen Kanzlerin mit dem französischen Staatspräsidenten ist der Streit um die Einführung von EU-Staatsanleihen ("Eurobonds") eskaliert. Mit Hilfe von Eurobonds sollen die ausufernden Kreditkosten der von der Krise geschüttelten südlichen Eurostaaten eingegrenzt werden.

–   Berlin verweigert sich bislang dem vor allem von Frankreich, Italien und Griechenland geforderten Instrument, weil es den mit ihm verbundenen Anstieg der Zinskosten für den eigenen Etat vermeiden will.

o    Da ungewiss ist, ob der Euro ohne Eurobonds gerettet werden kann, deuten Regierungskreise inzwischen einen möglichen Kurswechsel an – bei Preisgabe zentraler Souveränitätsrechte der ärmeren Eurostaaten.

o    Hintergrund sind Befürchtungen deutscher Wirtschaftskreise, ein Zusammenbruch des Euro könne nach einer Wiedereinführung der Deutschen Mark deren Aufwertung zur Folge haben – und damit massive Einbrüche bei den deutschen Exporten.

o    Berechnungen zeigen, dass die Kosten der Eurobonds für den deutschen Staatshaushalt die jährlichen Leistungsbilanzüberschüsse – faktische Finanztransfers nach Deutschland – nicht annähernd erreichen.

Zum Kurswechsel bereit

–   Vor dem heutigen Gipfeltreffen der deutschen Kanzlerin mit dem französischen Staatspräsidenten sind die Auseinandersetzungen um die Einführung von EU-Staatsanleihen ("Eurobonds") eskaliert. Offiziell lehnt die Bundesregierung Eurobonds noch ab; der Widerstand gegen sie konzentriert sich jedoch vor allem auf FDP und CSU sowie den rechtskonservativen CDU-Flügel.

–   So erklärt etwa Wirtschaftsminister Philipp Rösler (FDP), die Einführung von Eurobonds werde, da sie die Zinsen für alle Eurostaaten angleiche, "die Anreize für eine solide Haushalts- und Wirtschaftspolitik" untergraben.[1] Der FDP-Politiker Oliver Luksic droht gar mit dem Koalitionsbruch: Lasse Berlin die Einführung von Eurobonds "und damit den finalen Schritt in Richtung dauerhafter und grenzenloser Schuldenhaftungsgemeinschaft" zu, dann müsse "die FDP sich ernsthaft überlegen, ob (…) die Koalition (…) noch eine Zukunft haben kann".[2]

–   Der CSU-Vorsitzende Horst Seehofer erteilt den Eurobonds ebenfalls eine klare Absage: "Das werden wir jedenfalls als CSU nicht mittragen."[3] Hingegen zeichnet sich Berichten zufolge in der CDU-geführten Bundesregierung "ein Umdenken" ab. "Maßgebliche Mitglieder" der Regierung seien "inzwischen bereit, eine Transferunion in den Süden, notfalls sogar Euro-Bonds zu akzeptieren", heißt es in der Presse.[4]

Deutsche Handschrift

–   Der sich abzeichnende Politikwechsel der Bundesregierung entspricht ähnlichen Überlegungen in der deutschen Exportindustrie.

–   Hochrangige Wirtschaftsvertreter fordern auch weiterhin vermehrte Sparanstrengungen der von der Pleite bedrohten Eurostaaten.

o    So erklärt der Hauptgeschäftsführer des Deutschen Industrie- und Handelskammertags (DIHK), Martin Wansleben: "Es führt kein Weg daran vorbei: Die Staaten müssen ihre Reformen jetzt zügig voranbringen, in enger Abstimmung mit der Gemeinschaft, so wie dies mit bisheriger Beschlusslage vereinbart worden ist".[5]

o    Genau dies führte zuletzt Griechenland in den weiteren ökonomischen Zusammenbruch (german-foreign-policy.com berichtete [6]).

o    Mittlerweile plädiert mit dem Präsidenten des Außenhandelsverbandes BGA, Anton Börner, erstmals ein bekannter Verbandsfunktionär für die Einführung von Eurobonds. Ohne die Euroanleihen drohe eine ökonomische Abwärtsspirale, die in eine globale Depression münden werde, warnt Börner und spricht sich für "Eurobonds mit deutscher Handschrift" aus – Anleihen "mit strengen Auflagen" für sämtliche beteiligten Eurostaaten, etwa die Einführung einer "Schuldenbremse" nach deutschem Modell in der Verfassung und konsequente Sanktionen für "Schuldensünder" inklusive Entzug des Stimmrechts innerhalb der EU.[7]

Preisgabe der Haushaltssouveränität

–   Eine mögliche Kursänderung ähnlich der von Börner formulierten Konzeption deutet der deutsche Finanzminister Wolfgang Schäuble inzwischen vorsichtig an.

–   Er "schließe Eurobonds aus", erklärt Schäuble, allerdings nur,

o    "solange die Mitgliedsstaaten eine eigene Finanzpolitik betreiben und wir die unterschiedlichen Zinssätze benötigen, damit es Anreize und Sanktionsmöglichkeiten gibt, um finanzpolitische Solidität zu erzwingen."[8]

o    "Tiefgreifende strukturelle Reformen" innerhalb der Eurozone könnten hingegen einen Sinneswandel in der Bundesregierung herbeiführen, heißt es in der Presse unter Verweis auf Regierungskreise.[9] Hinweise, worin solche "strukturellen Reformen" bestehen könnten, gibt der SPD-Vorsitzende Sigmar Gabriel, der inzwischen ebenfalls Eurobonds befürwortet. Die Länder, die Euroanleihen in Anspruch nähmen, "müssten auch einen Teil ihrer eigenen Souveränitätsrechte für ihre Haushalte abgeben und einer Kontrolle unterwerfen", wird Gabriel zitiert.[10]

o    Berlin nutzt damit die Zuspitzung der Schuldenkrise, um die Umformung der EU gemäß deutschen Hegemonialinteressen weiter voranzutreiben (german-foreign-policy.com berichtete [11]).

Der Druck wächst

–   Als treibende Kraft hinter dem Vorhaben, Eurobonds einzuführen, gilt Frankreich. Französische Banken, die weitaus stärker als deutsche Kreditinstitute in der verschuldeten südlichen Peripherie der Eurozone exponiert sind, erlitten beim jüngsten Krisenschub enorme Kurseinbrüche und Bonitätsabwertungen, da keinesfalls sicher ist, dass sie eventuelle Abschreibungen verkraften können.

–   Zudem musste Paris entschieden Gerüchten entgegentreten, wonach Frankreich – ähnlich den USA – mit dem Verlust seines Spitzenbonitätsrankings (AAA) zu rechnen habe. Dies würde die Kreditaufnahme für das ökonomisch stagnierende Land enorm verteuern. "Die Bündelung der Schulden der Eurostaaten wird sicher nicht ausreichen, um die Schuldenkrise zu lösen, doch ohne diesen Schritt wird die Eurozone kaum überleben", umriss die französische Wirtschaftspresse den Pariser Standpunkt.[12]

–   Damit schließt sich Frankreich den Forderungen nahezu aller südeuropäischen Eurostaaten an. Bislang hat vor allem Italien auf die Einführung europäischer Anleihen gedrängt: "Wir wären nicht da, wo wir jetzt sind, wenn wir Euro-Bonds gehabt hätten", kritisierte zuletzt Finanzminister Giulio Tremonti die harte Haltung Berlins.[13]

–   Auch in Griechenland werden Eurobonds favorisiert, da die rasant eskalierende Schuldenkrise inzwischen die Finanzzusagen des letzten Krisengipfels gefährdet. Die Interessenkonvergenz zwischen Rom, Athen, Madrid und Paris führt nun dazu, dass der Druck auf Berlin wächst.

Aufwertung als Katastrophe

–   Dabei hat Berlin trotz eventueller Mehrkosten durch die Eurobonds ein vitales Eigeninteresse am Fortbestehen der Eurozone, das möglicherweise nur um den Preis einer Einführung ebendieser Eurobonds zu haben ist.

–   Die deutschen Exporte würden bei Wiedereinführung der Deutschen Mark binnen "weniger Monate deutlich abstürzen", weil die Mark sofort aufwerten würde, warnt etwa der Wissenschaftlicher Leiter des Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung, Gustav Horn:

o    "Bei einer Aufwertung von nur zehn Prozent würden die Exporte auf Dauer um vier bis fünf Prozent zurückgehen. Die zu erwartende Aufwertung würde aber wohl ein Vielfaches dessen sein. Das wäre dann eine wirtschaftliche Katastrophe." Ähnlich urteilt der Ökonom Michael Burda von der Berliner Humboldt-Universität: "Die wieder eingeführte D-Mark könnte innerhalb weniger Monate um 50 Prozent aufwerten." Dies würde "den deutschen Mittelstand mit einem Schlag auslöschen."[14]

100 zu 47

–   Tatsächlich ist die Eurozone wegen der ausbleibenden Aufwertung der deutschen Währung längst zu einer Transferunion geworden, die stetig Geld transferiert – nach Deutschland. Die schwächeren südeuropäischen Volkswirtschaften können die Exportoffensiven der deutschen Industrie aufgrund des Euro nicht durch die Abwertung ihrer Währungen abwehren.[15]

–   Über zwei Drittel seiner Handelsüberschüsse erwirtschaftet Deutschland innerhalb der Eurozone – mittlerweile mehr als 100 Milliarden Euro jährlich. Von der Einführung des Euro als Bargeld bis zum zweiten Quartal 2010 konnte die Bundesrepublik gegenüber den übrigen Euroländern einen Leistungsbilanzüberschuss von insgesamt über 672 Milliarden Euro erzielen; dies gleicht im Endeffekt einem gewaltigen Vermögenstransfer nach Deutschland.

–   Die deutschen Überschüsse bilden zugleich die Defizite, unter denen die Staaten Südeuropas nun zusammenbrechen. "Kein Land kann einen chronischen Handelsüberschuss pflegen, ohne dass andere Länder Defizite anhäufen," erläuterte zuletzt George Soros.[16]

–   Die höheren deutschen Zinslasten im Falle einer Einführung von Eurobonds werden auf gut 47 Milliarden Euro jährlich geschätzt; sie liegen damit noch weit unter den jährlichen Bilanzüberschüssen und bedeuten daher keine wirkliche Gefahr für die deutsche Exportindustrie.

Wieder Großmacht

–   Wie Deutschland durch die Krise seine Dominanz über die EU stärken konnte, hat jüngst der bekannte US-Dienst Stratfor ungeschminkt beschrieben. Wie Stratfor urteilt, habe kein Staat "mehr von Europa profitiert als Deutschland".

–   Die Eurozone bilde dabei für die deutschen Eliten das Vehikel, mit dem sie auf der "globalen Bühne" agieren könnten – "ohne die Wiederbelebung des Militärs, die in Europa Panik verbreitet" hätte.

–   Im Verlauf der aktuellen Krise habe Berlin seine Möglichkeiten erweitert, "andere EU-Staaten zu beeinflussen – speziell solche mit finanziellen Schwierigkeiten".

–   Die Bundesrepublik könne mit Hilfe der EU-Spardiktate bereits jetzt "große Mengen an nationaler Souveränität" anderer Eurostaaten "usurpieren". Deutschland befinde sich erneut an der Schwelle zur Großmacht. Zwar bedeute dies "kaum, dass nun die Regeneration der Wehrmacht kurz bevorstünde"; doch nötige der deutsche Aufstieg dazu, die "Architektur Europas und Eurasiens" radikal "umzudenken".

–   Frankreich etwa verliere rapide "die Kontrolle über Europa". Paris habe die Europäische Union[e] mit der Absicht geformt, das deutsche Großmachtstreben einzudämmen. Nun scheine jedoch, urteilt Stratfor, das "französische Horrorszenario eines zügellosen Deutschland" wieder möglich.[17]

[1] "Euro-Bonds wären nicht gut für Deutschland"; www.welt.de 15.08.2011

[2] Eurobonds: FDP-Politiker droht mit Koalitionsbruch; newsticker.sueddeutsche.de 15.08.2011

[3] Europäer drängen Merkel zu Euro-Bonds; www.spiegel.de 14.08.2011

[4] Schäuble knüpft Geld für EU an radikale Reformen; www.welt.de 14.08.2011

[5] Deutsche Wirtschaft fordert Eurobonds; www.handelsblatt.com 15.08.2011

[6] s. dazu Aus der Krise in die Krise

[7] Deutsche Wirtschaft fordert Eurobonds; www.handelsblatt.com 15.08.2011

[8] Keine Rettung um jeden Preis – Dr. Wolfgang Schäuble im Gespräch mit dem Spiegel; www.bundesfinanzministerium.de 15.08.2011

[9] Schäuble knüpft Geld für EU an radikale Reformen; www.welt.de 14.08.2011

[10] Gabriel fordert gemeinsame Staatsanleihen; www.stern.de 14.08.2011

[11] s. dazu Teilsieg für Deutsch-Europa

[12] Des euro-obligations ou rien! lecercle.lesechos.fr 09.08.2011

[13] Italien bittet, Schäuble blockt; www.manager-magazin.de 14.08.2011

[14] Rückkehr zur D-Mark brächte Katastrophe; www.welt.de 13.08.2011

[15] s. dazu Die deutsche Transferunion

[16] Three steps to resolving the eurozone crisis; www.ft.com 14.08.2011

[17] Peter Zeihan, Marko Papic: Germany’s Choice: Part 2; www.stratfor.com 26.07.2011

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