Gli scioperi degli operai immigrati delle cooperative in Lombardia, il presidio davanti alla prefettura e poi la gru a Brescia, la salita sulla torre e il presidio permanente sotto la torre di via Imbonati a Milano… Il movimento dei lavoratori immigrati in Italia, facendosi varco tra mille difficoltà, sta compiendo i suoi primi passi importanti sulla strada dell’autorganizzazione nella lotta per i diritti e le condizioni di vita.
I compagni di Combat salutano la nascita di questo movimento e lavorano perché esso si espanda e abbia successo.
In particolare la lotta per il permesso di soggiorno per tutti, articolata in tre punti della piattaforma del Comitato Immigrati (permesso a chi ha pagato per la sanatoria truffa per colf e badanti, per chi denuncia gli sfruttatori in nero, per chi perde il posto di lavoro, oltre alla cittadinanza per i figli che nascono in Italia) è la lotta degli strati più bassi del proletariato italiano contro leggi razziste e schiaviste che li vogliono tenere privi di diritti e criminalizzare (reato di clandestinità) per offrirli alla mercé di una miriade di sfruttatori in nero – non importa se per favorirli lo Stato si priva di ingenti entrate fiscali e contributive…
La lotta per i permessi di soggiorno per tutti gli immigrati è la lotta contro il lavoro nero e contro la divisione della classe lavoratrice. È una lotta che tutti i lavoratori nati in Italia o con permesso devono sostenere, anche perché solo se avranno i loro stessi diritti i lavoratori immigrati potranno rifiutare di fare una “concorrenza sleale” ai lavoratori in regola svendendo la propria forza lavoro per sopravvivere, e unirsi alla lotta di tutti i lavoratori per difendere le proprie condizioni di lavoro e di vita.
Gli eroi saliti sulla gru di Brescia per far continuare a vivere una lotta che sul terreno era stata repressa dalla polizia sono scesi ieri per non morire dopo che la polizia li aveva isolati dalla solidarietà dei compagni.
La salita sulla torre di via Imbonati di altri coraggiosi immigrati tiene viva la lotta, e ha spinto per la prima volta alla costituzione di un movimento di massa autorganizzato degli immigrati a Milano. I compagni non potranno resistere sotto le intemperie di tutto l’inverno sul cornicione d’una ciminiera, ma il movimento che hanno spronato dovrà durare e rafforzarsi.
Questo movimento va esteso sul territorio e a tutte le numerose nazionalità, al maggior numero di città in Italia, per far saltare pezzo dopo pezzo tutto l’apparato legislativo costruito negli anni dalle coalizioni di centro-sinistra e di destra per opprimere e reprimere il proletariato immigrato, compresi i CIE.
Non è dalle manovre parlamentari né dalle vicende elettorali che gli immigrati possono sperare una soluzione, ma solo dalla propria capacità di estendere il movimento e l’autorganizzazione. Solo se saranno forti e determinati troveranno solidarietà tra associazioni e nella “società civile” in Italia, rovesciando l’ondata razzista propagata dai media e sostenuta o rincorsa dai vari partiti parlamentari.
Il movimento degli immigrati può dare la sveglia a quello dei lavoratori italiani, e offre ai giovani studenti un riferimento sicuro per una solidarietà attiva verso gli strati inferiori del proletariato e per una presa di coscienza internazionalista.
Combat