Sudafrica, partner di minoranza (I-II)
– Da recente documento sul Sudafrica (SA) della Fondazione tedesca Wissenschaft und Politik (SWP):
– Il SA può divenire potenza egemone nell’Africa subsahariana:
o il suo PIL è oltre 1/5 del PIL africano complessivo, più di 1/3 del PIL sub sahariano, e oltre 2/3 del PIL dell’Africa meridionale;
o ha l’economia più diversificata e industrializzata, ampie e variate risorse strategiche (platino, 88%; Manganese, 80%; Cromo, 72%);
o negli ultimi anni i gruppi sudafricani hanno investito massicciamente in altri paesi africani, a volte conseguendo posizioni di predominio e l’accesso ad importanti risorse;
o i prodotti e le trasmissioni TV sudafricani sono onnipresenti in Africa;
o ha le forze armate meglio addestrate ed equipaggiate, anche se non le più numerose.
o Il SA è al primo posto tra i partner commerciali della Germania in Africa, con un volume di circa €12,6MD, nel 2008.
o Il SA è il più importante sbocco degli investimenti diretti tedeschi in Africa (fine 2007, ammontavano [complessivamente??] a €4,7MD);
o i gruppi tedeschi considerano il SA la via d’accesso ad altri mercati africani.
– La Germania esercita una forte influenza sul SA, la cooperazione tra i due paesi è solida e a base strategica, risale al periodo dell’apartheid;
– in SA operano circa 600 imprese con oltre 900mila addetti, fatto percepito positivamente dalla popolazione;
– è in atto una cooperazione militare e di politica degli armamenti.
● Tutto ciò offre a Berlino la possibilità di utilizzare Pretoria come forza d’ordine per l’Africa, per condizionare gli eventi africani in modo favorevole agli interessi tedeschi;
o SWP sollecita ad una più stretta cooperazione per la politica di sicurezza con il SA, potenza regionale, avendo la Germania interesse alla stabilizzazione dell’Africa subsahariana, ed essendo sempre più disponibile ad impegnarsi anche militarmente.
o Possono essere utilizzati per costruire relazioni di alleanza con il SA, come media potenza, il superamento di conflitti sanguinosi, la stabilizzazione di stati fragili e la lotta alla criminalità organizzata. Guerre tedesco-sudafricane in Africa, per pregiudicare le alleanze Sud-Sud di Pretoria.
● I piani di potenza ed economici tedeschi verso il SA presuppongono una stabilizzazione politica all’interno; gli interessi tedeschi in SA saranno al meglio tutelati con la democrazia e l’economia di mercato:
– SWP: il divario ricchi-poveri potrebbe portare il partito di governo ad una “radicalizzazione”, mettendo in discussione l’economia di mercato e la proprietà privata.
o Se si acuiscono le contraddizioni interne (polarizzazione sociale, forte disoccupazione, criminalità), il SA perde forza di attrazione internazionale.
o Per evitarlo occorrono programmi statali per promuovere l’occupazione degli strati sociali inferiori e interventi di tipo ideologico a sostegno di Democrazia ed economia di mercato; riforme amministrative per migliorare il tenore di vita dei poveri. Al 25-40% la disoccupazione tra i neri, maggioranza della popolazione.
o Le ONG potrebbero contribuire a ridurre il predominio dell’ANC, che rappresenta una concentrazione di potere secondo Berlino controproducente.
o SWP consiglia di muoversi con cautela – dato che in Africa già si pensa che il SA rappresenti gli interessi occidentali nel continente.
o Occorre contrastare i tentativi del SA di unirsi ad altri Stati del Sud mettendo in secondo piano la cooperazione con UE ed Usa;
o può servire a questo fine la cooperazione militare già stretta, e comuni iniziative per belliche “l’ordine”;
o nel 2004 e 2005 Pretoria è stata la maggiore acquirente di armi tedesche al di fuori di UE, Nato e paesi equiparati [??] alla Nato; nel 2007 la Germania è stata il maggior fornitore di armi del SA (dati Sipri)
o
– Berlino si serve del Sudafrica, classica media potenza, per sostenere la propria politica anche al di fuori del continente africano.
o Berlino vorrebbe che il SA, in quanto media potenza, si sottometta alla Germania, grande potenza – ma rileva come attualmente il SA cerchi, in alleanza con altre medie potenze, di condurre una politica di bilancia verso le grandi potenze.
– Esempi positivi dell’intervento SA: la mediazione dell’accordo di pace in Burundi, nel 2000, e nella Rep. Democratica del Congo, nel 2002;
– SWP rileva che come nel caso dello Zimbabwe (in cui non ha combattuto il presidente Mugabe) il SA non sempre obbedisce alle richieste Ue ed USA;
– SWP critica il SA per non ricorrere maggiormente alla forza, come fa la Nigeria, seconda potenza subsahariana.
– La politica “per lo sviluppo” tedesca in Sudafrica risponde agli interessi politici ed economici descritti e alle “cure” prescritte da SWP per il SA;
o per il 2010-2011 Berlino ha stanziato circa €112 mn., per le riforme amministrative (da incentivare l’autonomia amministrativa dei comuni per promuovere l’occupazione; la prevenzione della criminalità locale, la lotta all’HIV/AIDS).
Berlino promuove una cooperazione triangolare con il SA: Germania e SA elaborano assieme progetti di sviluppo per altri paesi africani.
– (Eigener Bericht) – Mit Blick auf die deutsch-südafrikanische Kooperation bei der Vorbereitung der bevorstehenden Fußball-WM analysieren Berliner Regierungsberater den Nutzen Südafrikas für die deutsche Außenpolitik. Wie es in einer kürzlich veröffentlichten Studie der Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) heißt, habe Südafrika "zweifellos das Potential", die Hegemonie über Afrika südlich der Sahara auszuüben.
– Außerdem verfüge die Bundesrepublik in dem Land über erheblichen Einfluss.
– Die beiden Faktoren zusammen eröffneten die Möglichkeit, Pretoria als Ordnungsmacht in Afrika zu nutzen, um die dortigen Verhältnisse im Sinne deutscher Interessen zu beeinflussen.
o Etwas Vorsicht sei jedoch angebracht, denn schon jetzt werde in Afrika häufig die Meinung geteilt, "Südafrika nehme stellvertretend die Interessen des Westens" auf dem Kontinent wahr.
o Die SWP rät, den zunehmenden Bestrebungen Südafrikas entgegenzuwirken, sich mit anderen Staaten des Südens zusammenzuschließen
o und seine Kooperation mit der EU und den USA demgegenüber zurückzustellen.
o Als geeignete Mittel dazu gelten der Ausbau der bereits jetzt recht engen Militärkooperation sowie gemeinsame kriegerische Ordnungsmaßnahmen in Afrika.
Hegemoniales Potenzial
Wie die Berliner Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) in einer kürzlich veröffentlichten Studie urteilt, habe Südafrika "zweifellos das Potential, Hegemonie über das südliche Afrika, wenn nicht über ganz Afrika südlich der Sahara auszuüben".[1]
– Sein Bruttoinlandsprodukt (BIP) mache mehr als ein Fünftel des gesamten afrikanischen BIP aus, mehr als ein Drittel des gesamten Subsahara-BIP und sogar mehr als zwei Drittel des BIP im südlichen Afrika.
– Südafrika verfüge über die "am stärksten diversifizierte und industrialisierte Volkswirtschaft" in ganz Afrika und besitze "die wohl breiteste Palette strategisch bedeutsamer Ressourcen", etwa Platin (88 Prozent der Weltreserven), Mangan (80 Prozent) und Chrom (72 Prozent).
– Südafrikanische Unternehmer hätten in den letzten Jahren "massiv in anderen afrikanischen Ländern investiert, dort zum Teil marktbeherrschende Stellungen erlangt und sich den Zugang zu wichtigen Ressourcen gesichert".
– Hinzu komme die "Omnipräsenz südafrikanischer Produkte in afrikanischen Supermärkten", aber auch die "weite Verbreitung privater südafrikanischer Fernsehsender".
– Im militärischen Bereich liege das Land südlich der Sahara ebenfalls vorne: Es unterhalte dort "zwar nicht die zahlenmäßig größte, aber die am besten ausgerüstete und ausgebildete Armee".
Die kontinentale Führungsmacht Südafrika ist ihrerseits der SWP zufolge "für Deutschland das mit Abstand wichtigste Land in Afrika südlich der Sahara".
– Mit einem Handelsvolumen von rund 12,6 Milliarden Euro im Jahr 2008 liegt Südafrika auf dem ersten Platz unter den Handelspartnern der Bundesrepublik in Afrika;
– zudem ist es bedeutendstes Zielland deutscher Direktinvestitionen auf dem Kontinent (Bestand Ende 2007: 4,7 Milliarden Euro). Darüber hinaus betrachte die deutsche Wirtschaft "die Kaprepublik als Eintrittstor in andere afrikanische Märkte", berichtet die SWP.
– In dem Land genieße Deutschland seinerseits "einige Standortvorteile".So werde die starke Präsenz deutscher Firmen – ungefähr 600 Unternehmen beschäftigen mehr als 90.000 Personen – "von der Bevölkerung überwiegend positiv wahrgenommen", die Entwicklungszusammenarbeit sei in den letzten Jahren "massiv ausgebaut" worden.
– Schließlich gebe es "eine enge Kooperation in militärischen und rüstungspolitischen Angelegenheiten". Die deutsch-südafrikanische Kooperation war in der Tat bereits zu Apartheid-Zeiten eng; sie ist solide verankert und strategisch angelegt.
Kontinentale Ordnungsmacht
Berlin sucht Südafrika entsprechend als Ordnungsmacht einzuspannen. "Deutschland hat großes Interesse daran, dass Südafrika eine Rolle als regionale und kontinentale Vormacht spielt", urteilt die SWP.
– Als gelungene Beispiele nennt die Studie die von Pretoria vermittelten Friedensschlüsse in Burundi (2000) und der Demokratischen Republik Kongo (2002), vermerkt allerdings, dass
– das Land den europäisch-amerikanischen Forderungen nicht immer Folge leistet. So schritt die südafrikanische Regierung in Zimbabwe nicht wie gewünscht gegen Präsident Robert Mugabe ein.[2]
– Außerdem kritisiert die SWP, Südafrika setze "mehr auf weiche statt auf harte Macht". Die zweite bedeutende Macht in Afrika südlich der Sahara, Nigeria, verlasse sich dagegen "weitgehend auf den Einsatz harter Machtmittel", etwa auf das Militär. "Aus dem Ansehen und den Erfolgen dieser Politik Nigerias", heißt es in der Studie, "resultiert die Forderung an die südafrikanische Afrikapolitik, nigerianischer zu werden." "Die Rolle des wohlwollenden Hegemons, der aus seinem Führungsanspruch keinen Hehl macht, bei dessen Einlösung vorrangig auf freiwillige Gefolgschaft setzt, aber auch nicht zögert, diese wenn nötig zu erzwingen, wird immer nachdrücklicher aus den verschiedenen Kreisen außenpolitischer Experten eingefordert", berichtet die SWP.
Die Frage der Positionierung
– Auch außerhalb des afrikanischen Kontinents bemüht sich Berlin, Südafrika als Parteigänger seiner Politik zu nutzen. Südafrika sei eine klassische Mittelmacht, urteilt die SWP:
– Bei Mittelmächten sei es "eine der zentralen Fragen, wie sie sich gegenüber Groß- und Supermächten positioniert". Eine Mittelmacht könne versuchen, die Großmächte "gemeinsam mit anderen auszubalancieren"; sie könne sich ihnen jedoch auch unterordnen. Letzteres befürwortet Berlin: Das deutsche Interesse sei "erheblich, Südafrika als Partner für die Mitgestaltung globaler Ordnungspolitik zu gewinnen". Wie die SWP mit Bedauern vermerkt, tendiert Südafrika allerdings im Moment eher dazu, mit anderen Staaten des Südens zu kooperieren. "Auf globaler Ebene", heißt es in der Studie daher, "gilt es der Präferenz südafrikanischer Diplomatie entgegenzuwirken, den Abbau globaler Ungleichgewichte zwischen Nord und Süd durch eine Verfestigung von Süd-Süd-Allianzen erreichen zu wollen."
Als Mittel dazu empfiehlt die SWP nicht nur einen Ausbau der allgemeinen wirtschaftlichen und politischen Einflussnahme, sondern vor allem eine engere militärpolitische Kooperation. In der Tat arbeiten die Bundesrepublik und Südafrika schon jetzt militärisch eng zusammen (german-foreign-policy.com berichtete [3]).
– In den Jahren 2004 und 2005 war Pretoria der bedeutendste Abnehmer deutscher Rüstungsprodukte außerhalb von EU, NATO und der NATO gleichgestellten Ländern.
– Laut SIPRI war die Bundesrepublik im Jahr 2007 zudem der – gemessen am Wert – bedeutendste Lieferant von Kriegsgerät nach Südafrika. Aufgrund "des zunehmenden deutschen Interesses an einer Stabilisierung Afrikas südlich der Sahara sowie der wachsenden Bereitschaft, sich dafür auch militärisch zu engagieren", dränge sich "eine engere Kooperation mit der Regionalmacht Südafrika in der Sicherheitspolitik geradezu auf", schreibt die SWP: "Sicherheitspolitische Fragen", vor allem "die Bewältigung von Gewaltkonflikten, die Stabilisierung fragiler Staaten und die Bekämpfung organisierter Kriminalität", eigneten sich "auch zur Strukturierung der Partnerbeziehungen zu Südafrika in dessen Rolle als Mittelmacht". Tatsächlich sind gemeinsame deutsch-südafrikanische Kriege in Afrika geeignet, Pretorias missliebige "Süd-Süd-Allianzen" zu beschädigen und das Land nach Norden auszurichten.
– Die deutschen Pläne, Südafrika als Ordnungsmacht in Afrika und als Parteigänger in der globalen Politik zu nutzen, setzen freilich voraus, dass die innenpolitische Lage des Landes einem offensiven Ausgreifen nicht im Wege steht. Welche konkreten Bedingungen nach Auffassung deutscher Regierungsberater dafür erfüllt sein müssen und wie Berlin Pretoria bei ihrer Erfüllung unterstützt, lesen Sie am morgigen Mittwoch an dieser Stelle.
[1] Zitate hier und im Folgenden: Stefan Mair: Südafrika – Modell für Afrika, Partner für Deutschland? SWP-Studie S12, Mai 2010
[2] s. dazu Noch nie so günstig wie jetzt
Juniorpartner Südafrika – Teil II
– Berliner Regierungsberater empfehlen die Durchführung von Maßnahmen zur inneren Stabilisierung Südafrikas. Die demokratisch-marktwirtschaftliche Ordnung müsse konsolidiert, gesellschaftliche Desintegrationsprozesse müssten bekämpft werden, heißt es in einer aktuellen Studie der Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP). Andernfalls sei der Nutzen Südafrikas für die deutsche Wirtschaft ebenso wenig gesichert wie die Rolle des Landes als Juniorpartner der deutschen Außenpolitik.
Quelle: http://www.kindernothilfe.at
– So könne etwa die Kluft zwischen Arm und Reich dazu führen, dass die Regierungspartei sich "radikalisiere" und ernste "Eingriffe in die Marktwirtschaft, insbesondere in das Recht auf privates Eigentum", vornehme, warnt die SWP.
– Dem müsse mit Staatsprogrammen zur Verbesserung der Erwerbschancen von Unterschichten oder auch mit Mitteln der auswärtigen Kulturpolitik vorgebeugt werden. Verschiedene Ratschläge der SWP werden schon jetzt von der sogenannten deutschen Entwicklungspolitik befolgt; so unterstützt Berlin Verwaltungsreformen, durch die die arme Bevölkerung bessere Lebenschancen erhalten soll. Andere Projekte wurden eigens zur Vorbereitung des Landes auf die Fußball-WM in Kraft gesetzt, dienen aber ebenso langfristigen deutschen Interessen.
– Eine zentrale Rolle in den Erwägungen der Stiftung zur inneren Lage Südafrikas spielen zwei Faktoren: Das ökonomische Interesse deutscher Unternehmen an lukrativen Wirtschaftsbeziehungen zu dem Land und das politische Interesse Berlins, Pretoria als Juniorpartner für seine außenpolitischen Ziele einzuspannen.[1]
– Innere "Stabilität" in Südafrika sei für beides wichtig, urteilt die SWP. Darüber hinaus würden die politischen und ökonomischen Interessen Deutschlands "am besten gewahrt, wenn Demokratie und Marktwirtschaft des Landes erhalten bleiben".
– Ein Mangel an Demokratie bringe Korruption und oft "eine gewisse politische Trägheit" mit sich; ein Mangel an Marktwirtschaft schade deutschen Geschäften. Zudem würden "Rückschritte in der demokratischen Konsolidierung", "wirtschaftliche Stagnation" oder auch die "Verschärfung innenpolitischer Konflikte" nicht nur "die internationale Attraktivität Südafrikas", sondern darüber hinaus auch "die materielle Ausstattung der südafrikanischen Diplomatie deutlich beeinträchtigen".
– Schließlich werde Südafrika "auch gebraucht", um als Erfolgsmodell "für andere afrikanische Staaten und andere Schwellenländer zu dienen". Eine "positive Entwicklung" im Innern werde den von Berlin gewünschten "Status Südafrikas als aufstrebende internationale Mittelmacht und afrikanische Regionalmacht" dabei "deutlich stützen".[2]
Das Recht auf Eigentum
– Der SWP zufolge ist in Südafrika "die Unterstützung für die Demokratie (…) deutlich größer als jene für die marktwirtschaftliche Ordnung".
– Vor allem die schwarze Mehrheitsbevölkerung sei von der hohen Arbeitslosigkeit – die SWP beziffert sie auf 25 bis 40 Prozent – betroffen. Ihre "Chancen auf ein geregeltes Beschäftigungsverhältnis" seien "denkbar gering"; "in ihren Augen" sei "deshalb die marktwirtschaftliche Ordnung Südafrikas nicht besonders legitimiert oder erhaltenswert". Nicht auszuschließen sei, dass "politische Entwicklungen dazu führen, dass sich der ANC radikalisiert"; in diesem Falle seien "noch massivere Eingriffe in die Marktwirtschaft, insbesondere in das Recht auf privates Eigentum, (…) wahrscheinlich".
– Als Gegenmittel schlägt die SWP Maßnahmen auf materieller wie auf ideologischer Ebene vor. So könne "die Entwicklungszusammenarbeit (…) in begrenztem Maße dazu beitragen, dass staatliche Programme die Lebensverhältnisse der untersten Einkommensschichten und deren Erwerbschancen verbessern". Die auswärtige Kulturpolitik könne "einen erheblichen Beitrag zur Festigung von Demokratie und Marktwirtschaft leisten". Schließlich könnten deutsche Nichtregierungsorganisationen die "Dominanz der Regierungspartei" reduzieren und einer aus deutscher Sicht kontraproduktiven Machtkonzentration beim ANC entgegenwirken.
– "Erhebliche Defizite", die die innere Stabilität betreffen, sieht die SWP insbesondere "in der Einschränkung der öffentlichen Sicherheit durch die verbreitete Kriminalität". Ursachen seien vor allem "die enorme soziale Kluft zwischen Reich und Arm", die hohe Jugendarbeitslosigkeit sowie "die gesellschaftlichen Folgen von HIV/AIDS". Der Polizei Südafrikas sei es "trotz personeller Aufstockung, Reorganisation, besserer Ausrüstung und erheblichen Trainigsbemühungen (…) bis heute nicht gelungen, die Kriminalität im Lande entscheidend einzudämmen".
– Die SWP schlägt daher zweierlei Lösungsansätze vor: So könne die Bundesrepublik die südafrikanische Polizei mit Training und Ausrüstung stärker unterstützen. Allerdings seien "die Rechtlosigkeit in städtischen Elendsvierteln und das enorme Reichtumsgefälle, das zu Eigentumsdelikten anreizt, nicht nur polizeiliche Probleme". Die SWP schlägt deshalb auch Maßnahmen der beruflichen Bildung vor, die Einzelnen einen Weg zum gesellschaftlichen Aufstieg eröffnen. Das "Vordringen zahlreicher schwarzer Aufsteiger in die Mittel- und Oberschicht" wirke schließlich "stabilisierend".
– Den von der SWP beschriebenen politischen und ökonomischen Interessen Berlins und den daraus abgeleiteten Lösungsversuchen entspricht in hohem Maße die deutsche "Entwicklungs"-Politik in Südafrika, für die
– die Bundesregierung im Zweijahreszeitraum 2010/2011 rund 112 Millionen Euro zur Verfügung stellt. So unterstützt Deutschland Südafrika bei Verwaltungsreformen; mit ihnen soll unter anderem die kommunale Selbstverwaltung gefördert werden, um "die Chancen vor allem der armen Bevölkerung" zu verbessern. Die Bundesregierung finanziert "Maßnahmen zur kommunalen Gewaltprävention" und hilft bei der Bekämpfung von HIV/AIDS; "die Krankheit bedroht nicht nur die wirtschaftliche Entwicklung des Landes, sondern auch seine soziale Stabilität" [3], warnt das Entwicklungsministerium ganz wie die SWP.
– Schließlich fördert Berlin "Dreieckskooperationen mit Südafrika". Dabei setzen beide Länder gemeinsam Entwicklungsvorhaben in anderen Ländern Afrikas um – ein Schritt, der Südafrika sukzessive in die Rolle einer afrikanischen Regionalmacht einführt.
– Weitere Projekte, die Südafrika sozial stabilisieren und damit einer "Radikalisierung" sowie darauf folgenden Eingriffen in das Recht auf Eigentum vorbeugen sollen, hat die Bundesregierung vor der am Freitag begonnenen Fußball-WM initiiert.
o So soll das Projekt "Mobilisierung und Entwicklung Jugendlicher durch Fußball" zwölf- bis zwanzigjährige Jugendliche aus den Armutsvierteln dabei unterstützen, sich "Life Skills" anzueignen und sich damit "eigene Perspektiven aufzubauen". Im Rahmen eines "Bolzplatzprojektes" sollen 100 Bolzplätze in sozialen Brennpunkten eingerichtet werden; "im Fokus" sei dabei "insbesondere die Gewaltprävention und Konfliktlösung", schreibt das deutsche Entwicklungsministerium.[4] Schließlich unterstützen auch deutsche Polizisten ihre südafrikanischen Kollegen bei der Vorbereitung auf die WM [5] – eine Maßnahme, die Kontakte eröffnet und auch nach der Weltmeisterschaft noch Wirkung zeitigen kann.
Die Maßnahmen, die anlässlich der Fußball-WM gestartet und auch zu PR-Zwecken genutzt werden, sind langfristig angelegt. Sie dienen dem deutschen Interesse an einem wirtschaftlich und politisch stabilen Juniorpartner Südafrika.(PK)
[1] s. dazu http://www.nrhz.de/flyer/beitrag.php?id=15247
[2] Zitate hier und im Folgenden: Stefan Mair: Südafrika – Modell für Afrika, Partner für Deutschland? SWP-Studie S12, Mai 2010
[3] Südafrika: Zusammenarbeit; www.bmz.de
[4] Deutsche Projekte; www.deutschland-suedafrika-fussball.diplo.de
[5] LZPD unterstützt Südafrika bei Fußball-WM 2010; www.polizei-nrw.de