I proletari palestinesi nella morsa della borghesia israeliana e non solo…

Israele ha respinto nel sangue la “flottiglia” che voleva portare aiuti umanitari e materiale edilizio a Gaza. La Turchia, la Francia la Spagna e la Grecia “condannano”, la Gran Bretagna e l’Italia “deplorano”, la Cina è “scioccata”, gli USA provano “rincrescimento” … L’ONU borbotta …

Noi comunisti non ci associamo a nessuna di queste linee imperialiste. I “pacifisti” ammazzati dagli israeliani, le migliaia di palestinesi massacrati da Israele (una pozza nel mare di sangue che ha inondato il Medio Oriente negli ultimi decenni) sono pedine di giochi molto più grandi di loro. La condanna e la lotta non deve fermarsi a Israele, ma coinvolgere tutto il sistema delle potenze, regionali e mondiali, per le quali la questione palestinese è solo un pretesto da usare cinicamente per i loro sporchi interessi.

Nessuno in questo scacchiere internazionale può vantare di avere le mani pulite.

Lo Stato turco, da cui è partita la “flottiglia” è quello stesso che da quasi un secolo reprime nel sangue il popolo curdo, con non minore efferatezza degli israeliani a Gaza, e che fino a poco fa era il migliore alleato mediorientale (e islamico) di Israele: l’obiettivo vero del governo turco non erano gli aiuti a Gaza, ma usare Gaza nella lotta per la supremazia in Medio Oriente. La Turchia sta costruendo un asse con Iran e Siria, contro l’asse Arabia Saudita – Egitto.

La Palestina – e soprattutto Gaza e Hamas – è il teatro di questo asse, tenuto insieme proprio dal comune interesse a reprimere i curdi di Turchia, Iran, Siria e impedire che costituiscano un proprio Stato anche in Iraq.

Quindi libertà per gli oppressi dagli altri per poter opprimere al proprio interno!

Anche l’Egitto è un fidato alleato per tenere imprigionati nella striscia di Gaza i palestinesi, costretti a scavare tunnel come topi, per espatriare e sfuggire alla fame dell’embargo da parte di entrambi i “custodi” dei confini di Gaza.

Noi non ci stiamo a tifare per un oppressore contro un altro, per uno sfruttatore contro un altro. Noi diciamo: proletari di tutti i paesi del Medio Oriente unitevi contro le vostre borghesie, i vostri Stati!

L’ultima mossa di questo riposizionamento diplomatico e degli interessi che lo sostengono è stata l’invio della flotta degli aiuti umanitari per Gaza, che ha avuto anche appoggi europei. In altre occasioni, dopo un controllo, gli israeliani avevano lasciato approdare a Gaza le precedenti flottiglie. Evidentemente il governo Netanyahu ha voluto mandare un segnale di forza ai turchi, e forse sperava di costringere gli USA a un sostegno più convinto.

L’appartenenza della Turchia alla NATO complica ulteriormente la questione. Gli USA non possono permettersi di rischiare di perdere il tradizionale avamposto militare, confinante con l’Iraq, nella penisola Anatolica, usato anche come “cavallo di Troia” nei confronti degli europei, per inseguire gli interessi particolari dell’altro loro alleato tradizionale, Israele.

In questa situazione Israele rischia un accerchiamento che l’alleanza oggettiva con l’Egitto non può compensare. 

Anche l’imperialismo italiano, con grandi interessi in Iran, Turchia, Egitto e Golfo, con migliaia di soldati in Libano e Afghanistan e consiglieri in Iraq partecipa attivamente alla partita.       

Altre migliaia di proletari pagheranno col proprio sangue le mire delle potenze imperialiste e di quelle regionali, finché non saranno in grado di unirsi e condurre la propria lotta contro ogni oppressione, di classe e di nazionalità, contro il sistema di Stati e le aggressioni imperialiste nell’area.

La verità è che il proletariato palestinese paga la mancanza di autonomia ed organizzazione rispetto al riequilibrio di forze in Medio Oriente, dove si gioca la partita dei nuovi rapporti di forza tra l’indebolimento americano, il rafforzamento delle potenze europee ed il peso crescente delle medie potenze d’area.

La verità è che il proletariato palestinese paga l’assenza di un vero internazionalismo nelle metropoli imperialiste europee, capace di far pagare un prezzo concreto allo stato d’Israele ed ai suoi sostenitori, occulti e palesi e a tutti gli oppressori del Medio Oriente.

Occorre andare oltre solidarietà occasionali e inutili boicottaggi , rimettendo al primo posto la parola d’ordine:

 

“Il NEMICO E’ IN CASA NOSTRA!”

con tutto ciò che ne consegue, in termini teorici, politici, ed organizzativi.

 
C O M B A T

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