Tutti ricordiamo le promesse fatte anni fa sulla missione in Aghanistan: doveva essere una “missione di pace”, decisa per contrastare il terrorismo e il traffico di droga e per promuovere lo sviluppo del paese, la sua laicizzazione e l’emancipazione femminile. Tutti ricordiamo le campagne stampa contro il burka, la lapidazione, l’oppressione talebana e i terrorismo.
Ad alcuni anni di distanza è ormai noto che le truppe italiane partecipano attivamente agli scontri armati (già dai tempi del “pacifico” governo Prodi) anche usando i cacciabombardieri, anche se – bontà loro! – “solo” sparando col cannoncino.
In questi anni abbiamo assistito al ritorno sulla scena dei vecchi signori della guerra (in buona parte talebani riciclati), alla crescita esponenziale della produzione d’oppio che arricchisce sia i capi della fazione governativa sia i suoi oppositori, all’aumento degli attentati e dei bombardamenti che colpiscono ormai abitualmente civili inermi, alla reintroduzione della sharija e dello stupro coniugale, mentre agli attentati dei kamikaze si sono aggiunti i bombardamenti terroristici della NATO che fanno stragi di civili inermi.
Restano valide soltanto le vere ragioni dell’intervento militare: l’interesse dell’imperialismo italiano di pesare sulla scena internazionale in generale e nell’Asia Centrale in particolare, oltre che l’interesse a rafforzare la sua alleanza con gli Stati Uniti.
È a questo scopo che sono stati stanziati nuovi finanziamenti alla macchina di guerra, finanziamenti che nella scorsa legislatura sono stati votati anche dalla cosiddetta “sinistra radicale”. È a questo scopo che le truppe che partecipano all’occupazione militare sono sempre state dipinte dai mass-media come dei benefattori che si impegnavano per il benessere della popolazione locale: ogni morto italiano è sacro, mentre i morti afgani – spesso donne e bambini uccisi dai bombardamenti occidentali – non meritano più di tanta attenzione.
Per questo ci sembrano ancora più false le lacrime di coccodrillo della borghesia imperialista italiana e dei suoi pennivendoli, che dopo aver deciso e promosso questa guerra piangono i propri morti.
A pagare questa guerra è innanzitutto la popolazione afgana, schiacciata e massacrata non solo dall’occupazione militare ma anche dai signori della guerra e dell’oppio, talebani o governativi che siano. Ma pagano anche i lavoratori italiani che, col plusvalore prodotto al prezzo di migliaia di morti e feriti sul lavoro, devono finanziare l’occupazione e le sue azioni militari.
Non ci uniamo al coro di chi presenta i soldati italiani come eroi vittime di “vigliacchi” assassini. Sappiamo che per molti di loro la via del servizio militare non è una scelta di campo, ma una strada imboccata nel tentativo di migliorare la propria condizione individuale.
La nostra denuncia, per la loro morte come per quella di centinaia di soldati americani, inglesi, tedeschi ecc., ma soprattutto per quella delle migliaia di uomini, donne, bambini afghani, è contro le potenze, con l’Italia in prima fila, che questa guerra hanno scatenato per i loro interessi imperialistici.
I sei morti italiani hanno riaperto un dibattito sulla missione ISAF. Dalla Lega è sbottata qualche richiesta di ritiro, peraltro subito rientrata, espressione di altre direttrici di proiezione internazionale e non certo di opposizione agli interessi imperialistici. La Chiesa, che aveva preso le distanze dalla guerra in Irak, benedice quella in Afghanistan. Il PD con Franceschini e d’Alema si è mostrato il più convinto fautore della guerra a fianco del PdL. Alla sua sinistra chi in passato ha votato i crediti di guerra ora spera di capitalizzare sui morti chiedendo il ritiro, ma se la prendono al massimo con la NATO e nessuno denuncia gli interessi imperialistici dei grandi gruppi italiani che spingono agli interventi militari.
Lavoriamo per formare un movimento proletario di opposizione alla guerra,
per il ritiro di tutti i contingenti militari, che parta dalla difesa di classe dei lavoratori italiani e immigrati nei luoghi di lavoro e nelle piazze,
e dalla opposizione conseguente all’imperialismo italiano.
Via le truppe italiane dall’Afghanistan e da tutti i fronti!
Il nemico è in casa nostra!
Pagine Marxiste