Trasporto marittimo, Africa, Francia, gruppi
Ricchi investitori – Due uomini in lotta per il potere in Africa
● Due imprenditori francesi, Vincent Bolloré e Jacques Dupuydauby, competono per acquisire il controllo dei porti in Africa Occidentale:
● il loro controllo garantisce potere economico ma anche politico,
dato che la maggior parte degli Stati trae rimpingua le entrate statali con gli introiti dei dazi doganali,
si può trarre profitto dalle informazioni così ottenibili sulle merci esportate dal continente,
dai nuovi attori come la Cina che vogliono rafforzarsi economicamente in Africa.
– Entrambi posseggono grandi capitali, capacità di investimenti e hanno amici tra i politici francesi.
– Vincent Bolloré (58 anni) ha cominciato assicurandosi piccole quote in diverse società che poi ha continuato ad ampliare: ad es. nel gruppo britannico dei media Aegis, in Havas agenzia pubblicitaria, nel gruppo misto Bouygues; poco conosciuto in Europa, sta lottando in Africa contro il gruppo Progosa, di Jacques Dupuydauby per il controllo dei porti dell’Africa Occidentale.
– Bolloré ha usato la sua stretta amicizia con il presidente francese, Nicolas Sarkozy per fare pressione sul Togo; diversi gli incontri tra Sarkozy e il presidente del Togo, Faure Gnassingbé,
o I due investitori francesi avevano iniziato in Africa come alleati, sfruttando il passato coloniale della Francia e i loro legami con la politica.
o L’alleanza si ruppe trasformandosi in antagonismo a seguito di una lucrativa acquisizione in solitaria di Dupuydauby.
– Il gruppo Bolloré è un complesso intreccio di varie holding e partecipazioni, (imperscrutabile come il suo stesso capo):
o a 29 anni acquisì con il fratello Michel-Yves, al prezzo simbolico di 1 franco, la società fondata nel 1822 e poi mandata in rovina dal padre (la società aveva inventato la carta per sigarette e per la bibbia); il fratello si ritira presto dall’azienda;
o oggi il gruppo ha partecipazioni in Havas, Aegis, nell’istituto di indagini demoscopiche CSA, nella joint venture Pinifarina Bolloré e in media,come l’emittente Direct8 ed i giornali gratuiti Direct Soir e Matin Plus.
● Il nocciolo di questo miscuglio di imprese è rappresentato dalla logistica e dal movimento merci, con oltre 30 000 addetti in Africa, dove Bolloré possiede oltre a diverse piantagioni e linee ferroviarie le concessioni per il porti container di Douala (Kamerun), Abidjan (Costa d’Avorio), Lagos (Nigeria), Cotonou (Benin), Pointe-Noire (Rep. del Congo) e Tema (Ghana).
● Dal 2008, le attività africane del gruppo Bolloré sono riunite sotto il nome di Africa Logistics, e contribuiscono con un fatturato annuo di €1,4MD al fatturato totale del gruppo di €6,3MD.
● Bolloré coordinava in passato la logistica delle missioni internazionali militari e di pace in Africa, ma di recente ha dovuto incassare alcune sconfitte:
nonostante avesse mobilitato tutte le sue energie, compresi i suoi media,[1] nel 2007 ha perso una commessa per il porto container di Dakar (Senegal) a favore di Dubai Ports World (DPW), gruppo degli Emirati arabi,
● Jacques Dupuydauby (63 anni), è meno noto all’opinione dell’avversario, ma dispone di una rete di influenza quasi altrettanto ricca; dopo studi di giurisprudenza, una carriera da funzionario statale, negli anni 1970 capoufficio del segretario di stato per il Turismo; nel 1978 passa alla società Scac, specializzata nel trasporto merci per l’Africa, che dirige capo dal 1984, e che è acquisita in seguito da Bolloré.
Redige un rapporto commissionato dal governo sul sistema portuale francese e passa al gruppo misto Bouygues come vice-capo; dopo la morte del fondatore del gruppo, Francis Bouygues, il cui figlio Martin attuale capo del gruppo è suo stretto amico, è coinvolto in uno scandalo su falsi conteggi e condannato a 45 gg di carcere, condanna ora revocata.
Bolloré entra in Bougues e ingaggia una battaglia per il potere contro l’ex compagno di classe Martin Bouygues.
Dupyudauby fonda a Siviglia diverse società di investimento specializzate in porti, e inizia le attività in Africa con la sua società Progosa;
riesce a prendere presto il controllo dei porti in Togo e Gabon grazie alle relazioni con l’ex consigliere per l’Africa dell’ex presidente Jacques Chirac.
A seguito della vittoria legale riportata da Bolloré, ora Progosa mantiene interessi solo in Libia.
L’ultima battaglia dei due industriali è stata sul porto di Lomé, Togo, che ha il maggior bacino (??) dell’Africa occidentale e funge da centro di scambio per le merci dei confinanti Burkina Faso, Mali e Niger. Chi controlla il porto di Lomé controlla anche l’entroterra dell’Africa occidentale
Nel 2011, la holding di Dupuydauby aveva ottenuto la concessione, Bolloré ha allora investito €11mn. in Progosa,
e in seguito si è ritirato dal capitale, senza rinunciare però completamente al controllo, dato che ha venduto le sue partecipazioni alla famiglia Hottinger, a lui vicina.
Hottinger però si è comportato da socio dormiente, dato che non è interessato ai porti, e Dupuydauby è riuscito di nascosto a staccare le relative attività e ad inserirle aelle società da lui fondata in Lussemburgo.
Quando nel 2005 Bolloré ha riacquistato le quote di Hottinger, si è accorto che erano solo un involucro vuoto.
Iniziò allora una battaglia legale tra i due, in Spagna e in Africa, senza esclusione di colpi e ritorsioni varie.
Per il momento Bolloré ha vinto presso la Corte d’Appello, emanato dal pubblico ministero del Togo un mandato di arresto internazionale contro Dupuydauby, che ha abbandonato il paese.
Bollorè sta cercando di cogliere le prossime buone occasioni in Africa, la concessione per il porto per container di Mombasa, Kenia.
[1] l’emittente Direct8 ha dedicato un programma speciale al presidente senegalese Abdoulaye Wade, i giornali Matin Plus e Direct Soir hanno pubblicato un lungo articolo su di lui.
– Sie haben viel gemein: großes Vermögen, Sinn für Investments – und Freunde in der französischen Politik. Umso erbitterter kämpfen Vincent Bolloré und Jacques Dupuydauby um die Vorherrschaft bei Afrikas Seehäfen, getrieben von der Überzeugung: Wer sich hier durchsetzt, dem gehört der Kontinent.
– Er ist einer der bekanntesten Investoren Frankreichs – und einer der gefürchtetsten. Wenn Vincent Bolloré auftaucht, bricht Managern der Angstschweiß aus. Denn der enge Vertraute von Staatspräsident Nicolas Sarkozy gilt als Meister des Anpirschens: Er sichert sich zunächst kleine Beteiligungen und baut diese dann kontinuierlich aus, genau wie den Druck auf die Unternehmensleitung. Der britische Media-Gruppe Aegis erging es so, der Werbeagentur Havas und auch dem Mischkonzern Bouygues aus Frankreich.
– Nahezu unbemerkt von der europäischen Öffentlichkeit dagegen kämpft Bolloré auch um die Vorherrschaft über die Häfen Westafrikas – und liefert sich dort ein hartes Duell mit der Progosa-Gruppe von Jacques Dupuydauby.
– Dabei hatten die beiden französischen Investoren in Afrika eigentlich als Partner begonnen. Sie profitierten dabei von Frankreichs kolonialer Vergangenheit in Afrika und setzten hinter den Kulissen ihre Beziehungen zur Politik ein. Doch dann sicherte sich Dupuydauby ein Stück von dem lukrativen Kuchen für sich alleine – zum Ärger Bollorés. Seitdem herrscht Krieg zwischen den einstigen Geschäftspartnern.
– Es geht um viel: Wer die Häfen Afrikas kontrolliert, erhält nicht nur wirtschaftliche, sondern auch politische Macht, da die meisten Staaten dank der Zölle ihre Kassen aufbessern. Gleichzeitig erlangt derjenige, der über die gerade erst privatisierten Häfen herrscht, wertvolle Informationen darüber, welche Waren den afrikanischen Kontinent verlassen, und kann daraus Profit schlagen.
– Und er profitiert von den neuen Akteuren, die sich wie China die wirtschaftliche Macht in Afrika sichern wollen. „Afrika ist wie eine Insel, die mit dem Rest der Welt durch die Meere verbunden ist“, sagt ein ehemaliger Mitarbeiter Bollorés. „Wem also die Kaianlagen [i porti] gehören, dem gehört der gesamte Kontinent.“
Der Hafen von Duala in Kamerun.
– Auf der einen Seite in dem Kampf um die Vorherrschaft steht Bollorés Gruppe, ein kompliziertes, sich ständig veränderndes Geflecht aus verschiedenen Holdings und Beteiligungen, das so unergründbar wirkt wie der Unternehmenschef selbst.
o Bolloré hatte mit 29 Jahren zusammen mit seinem Bruder Michel-Yves die vom Vater heruntergewirtschaftete Firma für die symbolische Summe von einem Franc übernommen. „Bollo“ wie Freunde den 58-Jährigen nennen, sanierte das 1822 gegründete Unternehmen, das einst das hauchdünne Papier für Zigaretten und Bibeln erfand. Seinen Bruder drängte er bald aus dem Familienbetrieb. Heute gehören ihm Beteiligungen an Havas, Aegis, dem Meinungsforschungsinstitut CSA, dem Gemeinschaftsunternehmen Pininfarina Bolloré und Medien wie der Fernsehsender Direct8 sowie die Gratiszeitungen Direct Soir und Matin Plus.
– Den Kern des bunten Sammelsuriums der Gruppe mit ihren über 30.000 Mitarbeitern aber bilden Logistik und Warenumschlag in Afrika, wo Bolloré neben diversen Plantagen und Eisenbahnlinien die Konzessionen für die Containerhäfen in Douala (Kamerun), Abidjan (Elfenbeinküste), Lagos (Nigeria), Cotonou (Benin), Pointe-Noire (Republik Kongo) und Tema (Ghana) besitzt. Die afrikanischen Aktivitäten, seit 2008 unter dem Dach Africa Logistics zusammengefasst, trugen zuletzt 1,4 Milliarden Euro zum Jahresumsatz bei, der sich insgesamt auf 6,3 Milliarden Euro beläuft.
– Bollorés Gegner Jacques Dupuydauby ist zwar in der breiten Öffentlichkeit sehr viel weniger bekannt als der schillernde bretonische Investor, doch er verfügt über ein fast ebenso einflussreiches Netzwerk. Nach dem Jurastudium begann der 63-Jährige zunächst eine Laufbahn im Staatsdienst und arbeitete in den 70er-Jahren als Bürochef des französischen Staatssekretärs für Tourismus. 1978 wechselte er zu dem auf Gütertransport nach Afrika spezialisierten Unternehmen Scac, dessen Chef er 1984 wurde und das später von Bolloré übernommen wurde.
– Im Auftrag der Regierung verfasste Dupuydauby einen brisanten Bericht über das französische Hafensystem und ging als Vize-Chef zum Mischkonzern Bouygues, wo sich beider Wege kreuzen sollten. Nach dem Tod von Firmengründer Francis Bouygues, dessen Sohn und jetziger Konzernchef Martin ein enger Freund von Staatspräsident Sarkozy ist, war Dupuydauby in einen Skandal um falsche Abrechnungen verwickelt und musste für 45 Tage ins Gefängnis. Das Urteil wurde inzwischen aufgehoben.
– Bolloré stieg bei Bouygues ein und lieferte sich dort einen spektakulären Machtkampf mit seinem ehemaligen Klassenkameraden Martin Bouygues.
– Dupuydauby wiederum gründete in dieser Zeit im spanischen Sevilla verschiedene auf Häfen spezialisierte Investmentgesellschaften und begann, mit seiner Firma Progosa in Afrika aktiv zu werden.Dank in der Politik einflussreichen Mitarbeitern wie dem früheren Afrika-Berater von Ex-Präsident Jacques Chirac konnte er sich bald die Kontrolle über die Häfen in Togo und Gabun sichern. Nach dem juristischen Sieg, den Bolloré gerade davontrug, bleiben Progosa jetzt jedoch nur noch Interessen in Libyen.
– Bei der letzten Schlacht der beiden Industriellen ging es um den Hafen von Lomé im Togo. Er verfügt über die größte Kaitiefe Westafrikas und fungiert zudem als Warenumtauschplatz für umliegende Länder wie Burkina Faso, Mali und Niger. Wer die Macht im Hafen von Lomé besitzt, herrscht so gleichzeitig auch über das westafrikanische Hinterland. Dupuydaubys Holding hatte 2001 die Konzession dafür erhalten. Bolloré, der selber offenbar nicht in Erscheinung treten wollte, investierte daraufhin elf Millionen Euro in Progosa.
– Später zog sich der bretonische Investor aber wieder aus dem Kapital zurück, ohne ganz die Kontrolle aufzugeben, indem er an die ihm nahe stehende Familie Hottinger verkaufte. Diese agierte nur als schlafender Partner, da sie weder Ahnung noch Interesse an Häfen hatte – so gelang es Dupuydauby, die entsprechenden Aktivitäten heimlich auszugliedern und in von ihm gegründete Gesellschaften in Luxemburg einzubringen. Als Bolloré 2005 die Anteile der Hottingers zurückkaufte, stellte er entsetzt fest, dass es sich nur noch um eine leere Hülle handelte.
Auch in Lagos, der nigerianischen Megastadt, hat Bolloré in den Hafen investiert.
– Seitdem tobt der Kampf der beiden ehemaligen Geschäftspartner vor Gericht – in Spanien, aber auch in Afrika. Bolloré konnte in der ersten Runde bereits 2006 die Annullierung der Übertragung der Hafenaktivitäten an die luxemburgischen Gesellschaften vor einem Gericht in Togo durchsetzen, doch Dupuydauby schlug prompt zurück und verklagte den bretonischen Investor wegen Bestechung der togolesischen Justiz.
– Daraufhin wurden vier hohe Manager der Bolloré-Gruppe in Lomé in Untersuchungshaft genommen und erst nach Intervention des französischen Außenministeriums und gegen eine Kaution von eine Million Euro wieder freigelassen.
– Nun hat Bolloré vor dem Berufungsgericht den Sieg davongetragen – vorläufig. Die togolesische Staatsanwaltschaft erließ daraufhin einen internationalen Haftbefehl gegen Dupuydauby, der das Land verlassen hat.
– Bolloré und Sarkozy sind eng befreundet. Nach der Wahl 2007 spendierte Bolloré dem Präsidenten etwa einen Kurzurlaub auf seiner Nobelyacht. Er habe seine Freundschaft mit Sarkozy benutzt, Druck auf das westafrikanische Land auszuüben, argwöhnt Konkurrent Dupuydauby nun. Tatsächlich gab es mehrere Treffen zwischen Sarkozy und dem togolesischen Präsidenten Faure Gnassingbé. Doch die beiden hätten niemals über den Hafen von Lomé gesprochen, beteuert das Pariser Außenamt.
– Bolloré, der in Afrika schon einmal die Logistik für internationale Militär- und Friedenseinsätze koordinierte, musste in den vergangenen Jahren aber auch Rückschläge einstecken. So verlor er Ende 2007 die Ausschreibung für den Containerhafen von Dakar im Senegal gegen Dubai Ports World (DPW) aus den Vereinigten Arabischen Emiraten. Dabei hatte er alle Kräfte mobilisiert und auch seine Medien eingesetzt, um sein Ziel zu erreichen: Bollorés Fernsehsender Direct 8 widmete Senegals Präsidenten Abdoulaye Wade damals eine Sondersendung, die Gratiszeitungen Matin Plus und Direct Soir veröffentlichten große Artikel über das afrikanische Staatsoberhaupt – vergeblich.
Doch Bolloré schaut sich längst nach den nächsten guten Gelegenheiten in Afrika um. Seine Gruppe bewirbt sich gerade um die Konzession für den Containerhafen von Mombasa in Kenia.