Il ritorno dell'orso – Le mani russe in Africa

Nigrizia          080502

Dal 23 al 26 giugno: il viaggio più lungo mai compiuto da un presidente russo in Africa – Tour africano per Medvedev /

Il ritorno dell’orso – Le mani russe in Africa

Gianni Ballarini

●    Dopo un paio di decenni di parziale disimpegno, Mosca torna a fare affari in Africa. Non solo con le armi. Gli accordi in Libia, Algeria, Nigeria e Namibia nel settore energetico le consentono di condizionare le economie dei suoi avversari. Strategici anche i mercati dei diamanti, dei metalli platiniferi e dell’uranio.

●    Valenze politiche del viaggio africano di Medvedev:

o   Mosca vuole impedire che l’Unione europea trovi qui un’alternativa per rompere la sua dipendenza energetica dalla Russia. Il suo coinvolgimento nel gasdotto nigeriano attraverso Gazprom rientra proprio in questo progetto: partecipare a tutti i progetti che riguardano la fornitura di gas, in Africa settentrionale e occidentale, ma anche in Asia centrale. L’Europa non può fare i conti senza Mosca, in cerca di alleanze con i paesi ricchi di risorse energetiche.

o   vuole tornare a contare, proponendosi come alternativa a Europa e Stati Uniti, al fianco di Cina e India.

– Se negli anni ’60-’80 l’Africa era considerata una “pedina utile” e il sostegno politico per l’indipendenza e il rifornimento di armi erano barattati con basi militari e con l’importazione dell’ideologia marxista [leggi stalinista n.d.r.], oggi l’approccio è molto più pragmatico. E si basa prevalentemente su due driver privilegiati di Mosca: ambito energetico e difesa.

o   L’ambito della Difesa è il tratto di continuità col passato (la Russia, in base all’ultimo rapporto Sipri, è stato il paese che dal 2000 al 2006 ha venduto più armi all’Africa, quasi 5 miliardi di dollari);

o   il controllo delle leve energetiche sta invece diventando la nuova “arma” geopolitica di Vladimir Putin, che ha individuato

– i 3 nuovi ambiti dello sviluppo privilegiato della politica estera del suo paese: Mediterraneo, Africa, Medio Oriente. Tutti legati da un unico filo rosso: l’energia. Sono tutte regioni dotate di risorse energetiche, gas e petrolio in primis.

–   La differenza sostanzialeche distingue l’orientamento russo in Africa rispetto agli altri competitori dell’area, Usa, Cina e India, è che Mosca vanta un’ampia capacità energetica.

– Se stringe alleanze in Algeria, Libia e Nigeria è perché queste le consentono il controllo delle risorse destinate alle economie concorrenti. Consentono, cioè, a Mosca di impedire ai paesi industrializzati, che dipendono dai rifornimenti russi, di slegarsi dai contratti con i colossi degli idrocarburi dell’orso e di rivolgersi a un altro concorrente.

– Il Mediterraneo resta l’area privilegiata dell’espansione russa. E l’Algeria il principale alleato. Ha destato clamore nel 2007 la vendita di armi per oltre 7 miliardi di dollari da Mosca ad Algeri.

– Ma ancora più timori ha provocato il patto sottoscritto da Gazprom – che garantisce il 29% del fabbisogno di gas naturale dell’Unione europea – con la Sonatrach – il colosso algerino degli idrocarburi che controlla l’11% del fabbisogno europeo.

–   Un cartello energetico che Putin (primo presidente russo a toccare il suolo maghrebino dopo 25 anni) ha rafforzato in aprile con un accordo di cooperazione con Gheddafi, cheprevede la nascita di una joint venture tra Gazprom e la Compagnia libica del petrolio.

– Già a dicembre 2007 Gazprom aveva ottenuto 3 blocchi gassiferi a Ghadames (Sud Libia), nell’occasione Putin ha annullato il debito militare del paese maghrebino (4,5 miliardi di dollari) ottenendo in cambio un sacco di contratti per le sue aziende. Ad esempio la società pubblica Rzd costruirà la rete ferroviaria che collegherà Sirte a Bengasi (500 chilometri) per 2,2 miliardi di euro.

– Dal punto di vista geopoliticola penetrazione russa più interessante in Africa è quella in Nigeria dove Gazprom ha chiuso contratti a gennaio per oltre un miliardo di dollari. Penetrazione che potrebbe moltiplicare gli attriti con le compagnie concorrenti, soprattutto americane e cinesi. Ma anche la compagnia petrolifera Lukoil ha interessi in Nigeria, oltre che in Ciad; Sinteznefgatz dal 2008 ha cominciato ad operare nel blocco 1711 al largo delle coste namibiane.

– Secondo gli analisti, grazie alla collaborazione con l’Africa, la Russia potrebbe diventare leader a livello mondiale in altri 3 mercati, oltre a quello energetico: metalli platiniferi, diamanti, uranio.

–   Già ora il 4% dei capitali dei principali gruppi russi vanno in Africa. La Rusal, colosso dell’alluminio, ha acquistato fonderie in Nigeria. La Renova controlla il 49% della United Manganese of Kalahari, che estrae manganese dal giacimento nel deserto al confine tra Namibia e Botswana.

–   La Alrosa, monopolista russa dei diamanti, detiene il 32,8% delle azioni della Sociedad miniera de Catoca, che gestisce il giacimento diamantifero di Catoca, in Angola.

– Ma è in Sudafrica che Alrosa ha stretto un rapporto di ferro con la De Beers (insieme detengono il 75% del mercato mondiale dei diamanti).

– In occasione del viaggio africano del presidente russo Medvedev  conclusi accordi commerciali soprattutto nel campo dell’energia: gas in Nigeria, petrolio in Angola, uranio in Namibia; il viaggio ha avuto anche una valenza politica: annunciare il ritorno russo sulla scena africana.

●    In Egitto firmati accordi di partenariato strategico; per Mosca l’Egitto è un punto d’appoggio nel mercato per la vendita di armi, inclusi i sistemi di difesa anti-aereo.

●    Nigeria, Namibia e Angola, punto centrale l’energia:

o   Nigeria: accordo di cooperazione che promette al colosso del gas Gazprom l’accesso strategico alle riserve di metano nigeriane nel Delta del Niger, tra le più importanti al mondo, grazie ad un investimento di 2 miliardi e mezzo di dollari. Il gruppo moscovita Gazprom e la società statale Nigerian National Petroleum Corporation (Nnpc) estrarranno e distribuiranno insieme il gas, dando vita ad una nuova società, la Nigaz.

●    In discussione anche la partecipazione di Gazprom al progetto della costruzione di un gas-dotto che, attraverso il deserto del Sahara in Niger e Algeria, potrebbe portare in Europa il metano nigeriano.

o   A mettere i bastoni tra le ruote dei progetti russo-nigeriani potrebbe essere il Mend, il movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, che proprio durante la visita di Medvedev ha messo a segno l’ennesimo attacco ad un oleodotto della Shell, lanciando un chiaro messaggio a Mosca.

●    Namibia, tema centrale lo sfruttamento dei giacimenti di uranio, nel 2007 il governo di Windhoek ha iniziato a rilasciare le prime licenze. Nel 2008 la Namibia è risultato il quarto produttore mondiale di uranio; nei prossimi 5 anni la produzione potrebbe quadruplicare

o   A fermare questo sviluppo la carenza di energia elettrica (la Namibia dipende dalle forniture sudafricane, attualmente in crisi energetica), e la mancanza di infrastrutture per far arrivare ai giacimenti l’acqua.

●    Angola: 6 accordi di cooperazione economica con Mosca, tutti legati alla produzione di idrocarburi; Mosca ha promesso di “aiutare” l’Angola a modernizzare l’industria manifatturiera e il settore delle telecomunicazioni, previsto anche il lancio del satellite "AngoSat", del valore di 327 milioni di dollari.

Nigrizia            080502

Dal 23 al 26 giugno: il viaggio più lungo mai compiuto da un presidente russo in Africa – Tour africano per Medvedev

–    Accordi commerciali soprattutto nel campo dell’energia: gas in Nigeria, petrolio in Angola, uranio in Namibia. Ma il viaggio africano del presidente russo Medvedev ha avuto anche una valenza politica: annunciare il proprio ritorno sulla scena africana.

È durato 4 giorni, dal 23 al 26 giugno, il tour africano del presidente russo Dmitry Mèdvedev, il viaggio più lungo mai realizzato in Africa da un leader del Cremlino, in questo caso accompagnato da un gruppo di circa 400 imprenditori.

Accordi commerciali: energia e armi

–   Prima tappa l’Egitto: una visita di due giorni al Cairo, per firmare un accordo di cooperazione strategica e rafforzare il ruolo di Mosca in Medio Oriente. Tra i colloqui ufficiali, anche quello con il Segretario generale della Lega araba, Amr Moussa.

–   Ma è la firma degli accordi di partenariato strategico il cuore della visita in Egitto: Mosca ha trovato nell’Egitto un punto d’appoggio nel mercato per la vendita di armi, inclusi i sistemi di difesa anti-aereo. Un’intesa che si consolida: nel marzo 2008, la Russia aveva già firmato un accordo di cooperazione nucleare con l’Egitto, per la costruzione del primo reattore nucleare egiziano, per un valore di circa 1,8 miliardi di dollari.

–   Tema centrale delle altre 3 tappe del tour, Nigeria, Namibia e Angola, è stata invece l’energia: i giacimenti di gas nigeriani, quelli di uranio in Namibia e il petrolio angolano.

–   Mosca ed Abuja hanno firmato un accordo di cooperazione che promette al colosso del gas Gazprom l’accesso strategico alle riserve di metano nigeriane nel Delta del Niger, tra le più importanti al mondo, grazie ad un investimento di 2 miliardi e mezzo di dollari. Il gruppo moscovita Gazprom e la società statale Nigerian National Petroleum Corporation (Nnpc) estrarranno e distribuiranno insieme il gas, dando vita ad una nuova società, la Nigaz. Promettendo di mettere fine alla pratica del gas flaring, che consiste nel bruciare il gas a cielo aperto, con gravi conseguenze per l’ambiente e per la popolazione, la Nigaz progetta di costruire raffinerie, oleodotti e stazioni di benzina.

–   L’alleanza tra il colosso russo e la Nigeria ha le sue origini nell’aprile scorso, quando Gazprom è stata inserita fra le 15 imprese straniere scelte per partecipare a un piano nazionale di sviluppo del settore energetico.

–   In discussione anche la partecipazione di Gazprom al progetto della costruzione di un gasdotto che, attraverso il deserto del Sahara in Niger e Algeria, potrebbe portare in Europa il metano nigeriano. Gazprom progetta di iniziare a costruire nel 2010 il primo tratto dell’oleodotto: 360 chilometri, sui 4128 in totale.

–   A mettere i bastoni tra le ruote dei progetti russo-nigeriani potrebbe essere il Mend, il movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, che proprio durante la visita di Medvedev ha messo a segno l’ennesimo attacco ad un oleodotto della Shell, lanciando un chiaro messaggio a Mosca: questa è la fine che fanno i progetti che non rispettano i diritti dell’ambiente e della popolazione locale.

–   Quella di Medvedev è stata la prima visita di un capo di stato russo in Namibia. Lo sfruttamento dei giacimenti di uranio del paese il tema al centro dei colloqui con il presidente Hifikepunye Pohamba.

–   L’interesse della Russia risale al 2007, quando il governo di Windhoek ha iniziato a rilasciare le prime licenze. Nel 2008 la Namibia è risultato il quarto produttore mondiale di uranio, ma il settore è solo agli inizi: secondo le previsioni, nei prossimi 5 anni la produzione potrebbe quadruplicare. A fermare questo sviluppo la carenza di energia elettrica (la Namibia dipende dalle forniture sudafricane, attualmente in crisi energetica), e la mancanza di infrastrutture per far arrivare ai giacimenti l’acqua, indispensabile per controllare la polvere e le radiazioni nelle miniere.

–   A Luanda il governo angolano ha firmato 6 accordi di cooperazione economica con Mosca, tutti legati alla produzione di idrocarburi. In cambio dello sfruttamento del greggio, il presidente russo ha promesso di aiutare l’Angola a modernizzare l’industria manifatturiera e il settore delle telecomunicazioni, previsto anche il lancio del satellite "AngoSat", del valore di 327 milioni di dollari.

Il valore politico

Non solo affari: il viaggio di Medvedev in Africa ha anche importanti valenze politiche.

–   Mosca vuole impedire che l’Unione europea trovi qui un’alternativa per rompere la sua dipendenza energetica dalla Russia. Il suo coinvolgimento nel gasdotto nigeriano attraverso Gazprom rientra proprio in questo progetto: partecipare a tutti i progetti che riguardano la fornitura di gas, in Africa settentrionale e occidentale, ma anche in Asia centrale. L’Europa non può fare i conti senza Mosca, in cerca di alleanze con i paesi ricchi di risorse energetiche.

–   Dopo aver sostenuto i movimenti di liberazione dalle colonie in molti paesi africani, soprattutto in Angola e Mozambico, da un paio d’anni la Russia sembra aver inaugurato una nuova fase dei suoi rapporti con l’Africa: vuole tornare a contare, proponendosi come alternativa a Europa e Stati Uniti, al fianco di Cina e India. Una politica ancora tutta da verificare, ma che permette a Mosca, almeno per il momento, di presentarsi più forte al prossimo G8 di luglio.

La mani russe in Africa, 2/05/2008

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Nigrizia            080502

Il ritorno dell’orso – Le mani russe in Africa

Gianni Ballarini

–   Mosca torna a fare affari nel continente. Non solo con le armi. Gli accordi in Libia, Algeria, Nigeria e Namibia nel settore energetico le consentono di condizionare le economie dei suoi avversari. Strategici anche i mercati dei diamanti, dei metalli platiniferi e dell’uranio.

L’orso russo torna ad azzannare l’Africa. E a celebrarne il grande ritorno nel continente, dopo un paio di decenni di parziale disimpegno, sarà una conferenza che si terrà dal 22 al 24 maggio a Mosca, organizzata dall’Istituto degli studi africani dell’accademia russa delle scienze. Il tema del convegno – al quale sono attesi 300 ricercatori russi, europei, americani e africani – sarà “Lo sviluppo dell’Africa: potenzialità e ostacoli”.

–   Un appuntamento che mostra, appunto, il nuovo interesse di Mosca per il continente. Interesse testimoniato, del resto, dal riposizionamento della Russia al centro dello scacchiere della competizione africana, dopo una lunga assenza. Un ritorno che assume contorni diversi, tuttavia, rispetto alla stagione della “Guerra Fredda”. Se negli anni ’60-’80 l’Africa era considerata una “pedina utile” e il sostegno politico per l’indipendenza e il rifornimento di armi erano barattati con basi militari e con l’importazione dell’ideologia marxista, oggi l’approccio è molto più pragmatico. E si basa prevalentemente su due driver privilegiati di Mosca: ambito energetico e difesa.

–   Quest’ultimo aspetto è il tratto di continuità col passato (la Russia, in base all’ultimo rapporto Sipri, è stato il paese che dal 2000 al 2006 ha venduto più armi all’Africa, quasi 5 miliardi di dollari);

–   il controllo delle leve energetiche sta invece diventando la nuova “arma” geopolitica di Vladimir Putin. Perché è il presidente in uscita del colosso dell’est ad aver individuato i 3 nuovi ambiti dello sviluppo privilegiato della politica estera del suo paese: Mediterraneo, Africa, Medio Oriente. Tutti legati da un unico filo rosso: l’energia. Sono tutte regioni dotate di risorse energetiche, gas e petrolio in primis.

–   Ma c’è una differenza sostanziale che distingue l’orientamento russo in Africa rispetto agli altri competitori dell’area, Usa, Cina e India su tutti: mentre le economie di quest’ultime dipendono in misura sempre maggiore dalle risorse energetiche estratte nel continente, Mosca vanta un’ampia capacità energetica.

–   Se stringe alleanze in Algeria, Libia e Nigeria è perché queste le consentono il controllo delle risorse destinate alle economie concorrenti. Consentono, cioè, a Putin di impedire ai paesi industrializzati, che dipendono dai rifornimenti russi, di slegarsi dai contratti con i colossi degli idrocarburi dell’orso e di rivolgersi a un altro concorrente.

L’alleanza con l’Africa permette a Mosca, oltre a passare all’incasso coi dividendi del distretto energetico, di costruire quel tipo di potere tipico del produttore rispetto al consumatore. Una gestione oligarchica in grado di condizionare le economie dei propri competitors.

L’alleato Maghreb

–   Il Mediterraneo resta l’area privilegiata dell’espansione russa. E l’Algeria il principale alleato. Ha destato clamore la vendita di armi per oltre 7 miliardi di dollari (anche se una parte delle forniture è stata restituita, pochi mesi fa, per obsolescenza) avvenuta nel 2007 da Mosca ad Algeri.

–   Ma ancora più timori ha provocato il patto sottoscritto da Gazprom – che garantisce il 29% del fabbisogno di gas naturale dell’Unione europea – con la Sonatrach – il colosso algerino degli idrocarburi che controlla l’11% del fabbisogno europeo –. Un accordo di cooperazione che dovrebbe generare piani comuni di prospezione, progetti per la liquefazione del gas naturale (gnl) mediante la costruzione di nuovi stabilimenti di gnl, lo sviluppo congiunto di nuove reti di trasporto del gas.

–   Un cartello energetico che Putin (primo presidente russo a toccare il suolo maghrebino dopo 25 anni) ha rafforzato chiudendo in aprile a Tripoli un accordo di cooperazione con Gheddafi. Una firma che prevede la nascita di una joint venture tra Gazprom e la Compagnia libica del petrolio.

–   Già a dicembre 2007 l’azienda russa aveva ottenuto 3 blocchi gassiferi a Ghadames, nel sud della Libia. Già che c’era Putin ha annullato il debito militare del paese maghrebino (4,5 miliardi di dollari) ottenendo in cambio un sacco di contratti per le sue aziende. Ad esempio la società pubblica Rzd costruirà la rete ferroviaria che collegherà Sirte a Bengasi (500 chilometri) per 2,2 miliardi di euro.

Investimenti nel Subsahara

–   Ma dal punto di vista geopolitico la penetrazione russa più interessante in terra africana, in termini energetici, resta quella nigeriana. Gazprom ha chiuso contratti a gennaio per oltre un miliardo di dollari. Penetrazione che potrebbe moltiplicare gli attriti con le compagnie concorrenti, soprattutto americane e cinesi. Ma anche la compagnia petrolifera Lukoil ha interessi in Nigeria, oltre che in Ciad. Mentre la Sinteznefgatz dal 2008 ha cominciato ad operare nel blocco 1711 al largo delle coste namibiane.

–   Ma quello energetico non è il solo mercato ritenuto strategico. Per gli analisti di Mosca, grazie alla collaborazione con l’Africa, la Russia potrebbe diventare leader a livello mondiale anche in altri 3 mercati: quello dei metalli platiniferi; quello dei diamanti; quello dell’uranio.

–   Già ora il 4% dei capitali dei principali gruppi russi vanno in Africa. La Rusal, colosso dell’alluminio, ha acquistato fonderie in Nigeria. La Renova controlla il 49% della United Manganese of Kalahari, che estrae manganese dal giacimento nel deserto al confine tra Namibia e Botswana.

–   La Alrosa, monopolista russa dei diamanti, detiene il 32,8% delle azioni della Sociedad miniera de Catoca, che gestisce il giacimento diamantifero di Catoca, in Angola.

–   Ma è in Sudafrica che Alrosa ha stretto un rapporto di ferro con la De Beers (insieme detengono il 75% del mercato mondiale dei diamanti).

o    In base all’accordo, sottoscritto nel 2006, la compagnia africana si è impegnata ad acquistare dal partner europeo diamanti grezzi per 500 milioni di euro nel 2006, per 420 nel 2007 e per 340 nel 2008. Un accordo nato dopo la visita di Putin in Sudafrica nel 2006 grazie alla quale si è stretta pure una cooperazione aerospaziale per fini pacifici, si sono firmati accordi per l’estrazione di manganese e alluminio, e si è stabilita l’assistenza tecnica necessaria allo sviluppo di una capacità nucleare sudafricana entro il 2010. Già oggi la Russia fornisce l’uranio all’unico reattore sudafricano.

–   Infine, l’orso ha piantato in Africa anche le sue prime bandierine nel settore del credito: la banca di stato russa Vtb ha aperto una filiale, nel 2005, in Angola. La prima banca in quel paese dove gli investitori stranieri detengono la maggioranza azionaria.

Un quadro che riflette l’orientamento politico pragmatico di Mosca verso il continente. Per il quale, secondo molti analisti, la Russia può offrire «una collaborazione che non porterà ad alcuna dipendenza geopolitica ed economica nel lungo periodo». E comunque è abbastanza diffusa l’opinione tra gli africani (vedi i casi Sudan/Darfur e Zimbabwe) che Mosca, come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, sia un fedele difensore degli interessi dei gruppi dirigenti del continente.

 

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