Scontri violenti – L’esercito nigeriano uccide almeno 90 ribelli

Nigeria, scontri etnico-religiosi, petrolio
Le Figaro       090730/31

In Nigeria, l’offensiva omicida dei «talebani»/L’esercito schiaccia la rivolta dei “talebani” nigeriani

+ Die Welt     090731

Scontri violenti – L’esercito nigeriano uccide almeno 90 ribelli

 In rosa gli Stati coinvolti in scontri armati.

 Nuova fiammata di scontri etnico religiosi con diverse almeno 600 di vittime e 10mila profughi in 5 Stati del Nord-Est Nigeria – (nella battaglia conclusiva che ha visto la vittoria degli oltre 1000 soldati governativi (dotati di blindati, cannoni e mitragliatrici pesanti) contro il movimento Boko Haram (armato di granate artigianali) si è svolta a Maiduguri la città roccaforte dei talebani.

o   Boko Haram (che significa l’Occidente è un peccato) non è direttamente legato all’Afghanistan o ad Al-Qaida.

– Alcuni dei guerriglieri caduti proverrebbero dai confinanti Niger e Chad.

o   il movimento di fondamentalisti musulmani Boko Haram è nato dopo l’11 settembre 2001  (secondo Le Figaro nel 2004) ed era originalmente composto da studenti di teologia che si richiamano ai talebani e che abitano in accampamenti chiamati “Afghanistan”, la loro guida spirituale è Mohammed Yusuf, e sarebbe stato ucciso dopo la cattura).

●    Gli scontri, che scoppiano periodicamente da una decina d’anni stanno causando migliaia di vittime – l’ultima crisi fu nel novembre 2008, con 200 vittime (700 secondo HumanRights Watch),

o   minacciano la coesione della Nigeria (il più popoloso paese africano con 140 mn. di abitanti, composti per una metà da musulmani – nel Nord dove però ci sono anche importanti minoranze di cristiani nelle maggiori città – e per un’altra metà da cristiani, nel Sud).

– Emanato lo stato d’emergenza dal presidente nigeriano, Umaru Yar’Adua, che intende soffocare la ribellione prima che si allarghi a tutti gli stati a maggioranza musulmana.

– L’offensiva in corso iniziata nello Stato di Bouchi, avrebbe l’obiettivo di creare uno Stato islamico nel Nord (e di imporre l’islamizzazione del sistema educativo) avrebbe causato finora oltre 300 vittime, e si è allargata a tre Stati confinanti.

– Dal 1999 la legge islamica è applicata attualmente in 12 dei 36 Stati della Nigeria; i capi musulmani hanno rifiutato la campagna di vaccinazione anti-vaiolo varata dall’ONU, denunciata come complotto americano per sterilizzare le donne; a causa di tale rifiuto la Nigeria è uno dei pochi paesi al mondo dove il vaiolo rimane endemico.

– I fondamentalisti musulmani sono comparsi per la prima volta in forze nel 2002 a Maiduguri, dove hanno creato un campo ai confini con il Niger, da qui hanno sferrano una serie di attacchi contro la polizia.

– Abdulkarim Mohazu, segretario generale della Jama’atul Nasril Islam, l’associazione dei musulmani nigeriani, ha condannato le azioni del movimento fondamentalista.

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Die Welt        090716

Tentativi di pacificazione – Il governo della Nigeria libera il capo dei ribelli

 Christian Putsch

●    La maggior parte dei raggruppamenti ribelli del Delta del Niger, di cui il Mend è il maggiore, vorrebbero collaborare con i capi regionali che lottano perché il Delta del Niger abbia maggiore influenza.

●    Nel Sud Nigeria risalta fortemente il contrasto tra la ricchezza in materie prime e la povertà della popolazione, povertà che pure riguarda tutta la Nigeria (il 54% dei nigeriani vive con meno di 1$ al giorno), ma il Nord ha un peso politico maggiore del Sud, che riceve solo il 13% delle entrate petrolifere del Delta.

●    Già nella prima Costituzione dopo l’indipendenza dalla GB nel 1960 vennero assegnati metà dei seggi parlamentari alle province del Nord, quota non proporzionata alla popolazione.

o   L’opinione pubblica (gran parte della popolazione vive di agricoltura) starebbe cambiando a sfavore dei gruppi ribelli come il Mend, che rendono difficile le loro condizioni di esistenza, quanto le società petrolifere che danneggiano l’ambiente.

– Rilasciato dopo due anni di carcere dal governo nigeriano di Umaru Yar’Adua, Henry Okah, capo dei ribelli del Mend, il maggior movimento di ribelli nigeriano, che ha base nel delta del Niger,

– che dal 2004 combatte per ottenere una maggiore quota degli introiti petroliferi:

– la Nigeria è l’8° produttore mondiale di petrolio.

– Il rilascio di Okah era una delle principali condizioni posti dal Mend per una tregua di 60 giorni e per avviare negoziati.

– Gli attacchi del Mend hanno contribuito a far perdere alla Nigeria la posizione di primo produttore africano, a vantaggio dell’Angola:

o   dal 2006 la produzione è diminuita del 38%, a 1,76 mn. b/g.;

o   oltre ai danni economici gli attacchi alle infrastrutture petrolifere nel Delta del Niger hanno causato circa 1000 le vittime nel solo 2008.

– La tregua tra Mend e governo è fragile, sembra che Okah l’abbia accettata solo perché molto malato,

– non ritiene che gli altri raggruppamenti di ribelli accetteranno l’offerta,

nella notte stessa del rilascio di Okah, attivisti del Mend hanno lanciato un attacco contro Lagos, capitale economica della Nigeria, uccidendo 5 lavoratori petroliferi.

Le Figaro        090730
Au Nigeria, l’offensive meurtrière des «talibans»

M. Sz. et Thierry Oberlé (avec AFP)

29/07/2009 | Mise à jour : 15:44 | Commentaires 11 | Ajouter à ma sélection

Des corps de fondamentalistes musulmans qui ont été tués, mardi, durant une fusillade avec les forces de l’ordre. Crédits photo : AFP

–   Les affrontements entre des musulmans extrémistes et les forces de sécurité dans le nord du pays menacent la cohésion du « géant de l’Afrique».

–   Ses disciples vivent dans des campements baptisés «Afghanistan». La secte des «talibans» est apparue après le 11 septembre 2001 à une époque où la mode était dans cette partie du continent noir de porter des tee-shirts à l’effigie et à la gloire d’Oussama Ben Laden. Sans liens directs avec son modèle, le mouvement composé à l’origine d’étudiants en théologie en rupture de ban, est entré en guerre contre les forces de sécurité nigérianes. Son insurrection est destinée à nettoyer la société de l’«infidélité» et de l’«immoralité».

–   Le groupe fondamentaliste a déjà par le passé mené des raids contre des postes de police ou affronté les forces de l’ordre dans des heurts sanglants. Mais, depuis trois jours, un nouveau palier a été franchi dans la confrontation à l’occasion d’une offensive générale visant à imposer une islamisation du système éducatif.

Mercredi, 43 personnes ont trouvé la mort dans de nouveaux combats. Au total, plus de 300 auraient péri dans la vague de violence qui a déferlé dimanche quand la police a déjoué l’attaque d’un commissariat dans l’État de Bouchi. Les troubles se sont ensuite propagés à trois États voisins. À Maiduguri, des témoins ont affirmé avoir vu mardi des dizaines de cadavres transportés dans des camions. Dans cette ville de l’extrême Nord-Est, les talibans ont dressé des barricades pour protéger la résidence de leur guide spirituel, Mohammed Yusuf. L’extrême vigueur de la réaction des forces de l’ordre et la détermination d’insurgés expliquent la lourdeur du bilan. Le président du Nigeria, Umaru Yar’Adua, a ordonné une mise en «alerte totale» des agences de sécurité nationale pour «repousser les attaques choquantes des extrémistes», et des couvre-feux ont été décrétés .

Poussées de fièvre ethnico-religieuse

–   Ces nouveaux troubles menacent la cohésion d’un pays de 140 millions d’habitants peuplé, à parts équivalentes, au nord par des musulmans et au sud par des chrétiens. Récurrentes, les poussées de fièvre ethnico-religieuse ont fait des milliers de morts depuis une dizaine d’années. La dernière crise remonte à novembre 2008 avec 200 morts (700, selon HumanRights Watch) à Jos. L’armée fédérale était intervenue en masse pour séparer chrétiens et musulmans après des massacres à la machette.

–   L’un des exemples les plus dramatiques reste le refus de chefs musulmans d’appuyer des campagnes de vaccination des Nations unies contre la polio qu’ils considéraient comme un complot américain pour stériliser leurs femmes. Le blocage du programme a eu depuis pour conséquence de placer le Nigeria parmi les rares pays au monde où cette maladie demeure endémique.

–   Président de 1999 à 2007, Olusegun Obasanjo, un chrétien du Sud, a rappelé récemment que l’introduction de la charia actuellement appliquée dans douze États, lui avait valu ses «plus gros maux de tête».

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Die Welt          090731
Heftige Gefechte – Nigerianische Armee tötet mindestens 90 Rebellen
 

30. Juli 2009, 12:59 Uhr

–   Im Norden Nigerias spitzen sich die Kämpfe zwischen Streitkräften und einer islamistischen Sekte zu. Seit dem Ausbruch von Aufständen in fünf Bundesstaaten am Wochenende wurden mehrere hundert Menschen getötet, tausende sind auf der Flucht. Präsident Umaru Yar’Adua will die Rebellen "ein für allemal" beseitigen.

Das nigerianische Militär hat nach eigenen Angaben nach neuen nächtlichen Kämpfen in der nordnigerianischen Stadt Maiduguri die Oberhand über die radikalislamische Sekte Boko Harum gewonnen. Die Rebellen, die zeitweise die Kontrolle über sechs Stadtteile hatten, seien geflohen, nachdem das Truppenaufgebot durch 1000 zusätzliche Soldaten verstärkt worden war, berichtete der britische Sender BBC am Donnerstag. Die Suche nach dem Sektenführer Mohammed Yusuf dauert an, gerüchten zufolge befindet er sich einem Flüchtlingskonvoi.

–   In der Stadt sei bis zum Morgen Maschinengewehrfeuer zu hören gewesen, berichteten Anwohner. In Augenzeugenberichten war von hunderten Toten bei den seit Montag andauernden Kämpfen allein in Maiduguri die Rede. Auf den Straßen lägen Leichen.

Ein nigerianischer Journalist berichtete der Nachrichtenagentur AFP, er habe er habe 90 Leichen gezählt, die an einem Stützpunkt der Aufständischen lagen. „Rund 70 Leichen lagen um die Moschee und den Stützpunkt herum“, sagte Mustapha Isa, ein Reporter der nigerianischen Zeitung „The Daily Trust“. „Im Gebäude haben wir 20 Leichen gesehen.“

–   Einige der toten Kämpfer sollen aus den Nachbarländern Niger und Tschad stammen. Nach nigerianischen Presseberichten sind bis zu 10.000 Menschen auf der Flucht vor der Gewalt. In dem belagerten Stadtteil in Maiduguri haben sich andere Anwohner in ihren Häusern eingeschlossen. Da auch die Geschäfte geschlossen oder verlassen wurden, wird die Versorgung mit Lebensmitteln knapp.

Die Auseinandersetzungen hatten am Wochenende mit Angriffen auf Polizeistationen begonnen. Am Mittwoch befreiten Sicherheitskräfte in Maiduguri nach eigenen Angaben mehr als 180 Geiseln der Sekte, die sich den afghanischen Taliban verbunden fühlt und für einen islamischen Gottesstaat im Norden Nigerias kämpft.

–   Der britische Rundfunksender BBC berichtete, die Frauen und Kinder seien am Wochenende im benachbarten Bundesstaat Bauchi entführt worden, wo die gewalttätigen Auseinandersetzungen ihren Anfang genommen und schnell fünf Bundesstaaten erfasst hatten.

In den anderen Städten war die Lage nach Polizeiangaben bereits am Mittwoch wieder unter Kontrolle, in mehreren islamischen Bundesstaaten des westafrikanischen Landes gab es aber Dutzende Festnahmen.

Der nigerianische Präsident Umaru Yar’Adua hatte Polizei und Militär zu einem harten Kurs gegen die Sekte Boko Haram aufgefordert. Das Problem müsse „an der Wurzel gepackt werden“ befahl er den Streitkräften. Sie sollten die Fundamentalisten „ein für allemal“ niederschlagen.

–   Unter den Einwohnern Nigerias, des bevölkerungsreichsten Landes Afrikas, sind Muslime und Christen etwa gleich stark vertreten. Der Norden des Landes ist muslimisch geprägt, obwohl sich in den großen Städten auch bedeutende christliche Minderheiten angesiedelt haben.

–   In zwölf der 36 nigerianischen Staaten wurde seit 1999 das islamische Recht, die Scharia eingeführt, seither kommt es immer wieder vereinzelt zu Gewalttaten.

–   Die fundamentalistischen Muslime traten erstmals 2002 verstärkt in Maiduguri in Erscheinung, bevor sie an der Grenze zu Niger ein Lager errichteten. Von dort aus verübten sie eine ganze Serie von Anschlägen auf die Polizei.

–   Die Welle der Gewalt sei eine „Peinlichkeit für die Muslime“, sagte der Generalsekretär des nigerianischen Muslim-Dachverbandes Jama’atul Nasril Islam, Abdulkarim Mohazu. Seine Organisation berufe eine Dringlichkeitssitzung der muslimischen Würdenträger des Landes ein, um über die Vorgänge zu beraten und der Regierung zu helfen. Bis jetzt sei noch unklar, wer genau die Übeltäter seien, sagte Mohazu.

dpa/AFP/ks
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Le Figaro        090731
L’armée écrase la révolte des «talibans» nigérians
Thierry Oberlé

31/07/2009 | Mise à jour : 07:41 | Commentaires 15 | Ajouter à ma sélection

–   Les affrontements entre une secte islamiste et les forces de sécurité ont provoqué un bain de sang dans le nord-est du pays, avec un bilan de plus de 600 morts.

–   L’opération de rétablissement de l’ordre a tourné au carnage à Maiduguri, le fief des «talibans», un mouvement fondamentaliste musulman prônant l’éradication de la culture occidentale. Les heurts qui ont débuté dimanche dans le nord-est du Nigeria ont viré au bain de sang lorsque d’importants renforts sont entrés en action dans la nuit de mercredi à jeudi. Une troupe de plus d’un millier de militaires équipée de blindés a pris d’assaut au canon de 90 mm et à la mitrailleuse lourde les bastions défendus par des islamistes armés de grenades artisanales. Elle a bombardé le quartier général de Mohammed Yusuf, le chef des insurgés, ainsi qu’une mosquée. Quelque 200 membres de la secte seraient morts dans l’attaque. Des témoins ont assuré avoir vu des dizaines de cadavres éparpillés dans les rues et assisté à des exécutions sommaires. Le chef de la secte aurait été tué peu après son arrestation, selon une source policière ayant requis l’anonymat, alors qu’une télévision locale montrait des images de sa dépouille.

–   Les autorités ont frappé fort pour étouffer dans l’œuf le soulèvement. Elles craignaient un embrasement généralisé des États musulmans où la cohabitation entre la majorité musulmane et la minorité chrétienne est rythmée depuis des années par des heurts ethnico-religieux sanglants. Lancée dimanche avec l’attaque par les «talibans» d’un poste de police dans l’État de Bauchi, la vague de violence a rapidement gagné les régions voisines.

«L’Occident est un péché»

Conscient de la gravité de la situation, le président Umaru Yar’Adua a expliqué vouloir «se débarrasser une fois pour toutes» de la secte. Apparus en 2004, les extrémistes du groupe Boko Haram («l’Occident est un péché») sont surnommés les «talibans» par les habitants du cru. Ils n’ont cependant pas de filiation directe avec l’Afghanistan ou al-Qaida. Leur chef, qui circulait en Mercedes, rejetait les théories darwiniennes et était convaincu que la Terre n’est pas ronde. Ses menaces n’avaient pas été prises au sérieux par le gouvernement qui aurait fini par comprendre avoir laissé se développer un «monstre».

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Die Welt          090716
Friedensbemühungen – Nigerias Regierung lässt Rebellenführer frei
 Von Christian Putsch 16. Juli 2009, 12:34 Uhr

–   Der Anführer der nigerianischen Mend-Rebellen, Henry Okah, ist nach zwei Jahren Haft frei. Mend kämpft im Nigerdelta gegen die ungerechte Verteilung des Ölreichtums. Die Rebellen versprechen für Okahs Begnadigung eine Waffenruhe. Doch die endgültige Befriedung der Region ist fraglich.

–   Henry Okah trug noch Handschellen, als am Montag die ersten Fotos von ihm gemacht wurden. Der nigerianische Rebellenführer streckte vor dem Gefängnis der Stadt Jos seine Hände schwach in die Höhe, von schwerer Krankheit gezeichnet. Die Bilder taugen nicht so recht zum Symbol des Friedens im Rohstoffkrieg, das der weltweit achtgrößte Erdölproduzent Nigeria in die Welt schicken wollte.

–   Mit der einfachen Maßnahme verbindet die Regierung von Präsident Umaru Yar’Adua eine ebenso simple Botschaft an aufgebrachte Konzerne wie Shell oder Chevron: Einer der Drahtzieher von Hunderten Anschlägen auf die Erdölinfrastruktur wird begnadigt – fortan wird seine Mend-Gruppe, die seit dem Jahr 2004 für eine stärkere Beteiligung des Nigerdeltas an Öleinnahmen kämpft, auf weitere Angriffe, Morde und Geiselnahmen verzichten.

–   Tatsächlich teilte Mend gestern mit, eine 60-tägige Waffenruhe einzulegen[proporre], "um eine Atmosphäre für einen fortschrittlichen Dialog zu ermöglichen". Mit der Freilassung von Okah nach knapp zwei Jahren Haft wurde immerhin eine der Kernforderungen von Nigerias größter Rebellengruppe erfüllt.

–   Sie hat maßgeblichen Anteil daran, dass Nigeria den Status als größter afrikanischer Erdölproduzent an Angola abgegeben hat. Anschläge auf die Ölindustrie des Landes hat die tägliche Produktion seit dem Jahr 2006 um 38 Prozent auf 1,76 Millionen Barrel (280 Millionen Liter) fallen lassen. Neben einem wirtschaftlichen Milliardenschaden wurden allein im vergangenen Jahr 1000 Menschen im Nigerdelta ermordet.

–   Damit soll Schluss sein, doch der Frieden steht auf einem schwachen Fundament. Das beweist keiner besser als Okah selbst. Der 44-Jährige gab am Dienstag gegenüber der Nachrichtenagentur Reuters offen zu, vor allem wegen einer schweren Nierenkrankheit der Amnestie und den damit verbundenen Friedensverhandlungen zugestimmt zu haben: "Wenn ich draußen gewesen wäre, wäre ich nicht darauf eingegangen."

–   Er hoffe auf Frieden, aber glaube nicht, dass Rebellen anderer Gruppierungen das Angebot annehmen würden – trotz von der Regierung in Aussicht gestellter Bildungsprogramme zur Resozialisierung. Noch in der Nacht vor Okahs Freilassung töteten Mend-Aktivisten fünf Ölarbeiter bei einem Angriff in Nigerias Wirtschaftsmetropole Lagos. Schon im Januar war ein Waffenstillstand nach wenigen Wochen gescheitert.

–   Viele langjährige Beobachter des Konflikts bleiben deshalb skeptisch. "Die Freilassung ist eine symbolische Aktion", sagte Richard Moncrieff, der Westafrika-Direktor des Thinktanks International Crisis Group, der WELT ONLINE. "Präsident Yar’Adua hat nur dann eine Chance, wenn er den Dialog mit lokalen Politikern und Zivilorganisationen im Nigerdelta sucht." Die meisten Rebellengruppen – Mend ist die größte, aber nur eine von vielen – würden eng mit regionalen Anführern arbeiten, die um mehr Einfluss für das Nigerdelta kämpfen.

–   Denn im Süden des Landes offenbart sich der Kontrast zwischen Rohstoffreichtum und Bevölkerungsarmut besonders deutlich. Das betrifft das ganze Land. Doch der Norden gilt als einflussreicher als der rohstoffreiche Süden. "Es werden nur 13 Prozent des Erdöleinkommens des Nigerdeltas an die dortigen lokalen Strukturen gegeben", sagte Moncrieff. "Das ist eindeutig zu wenig."

–   Schon die erste Verfassung nach der Unabhängigkeit von Großbritannien im Jahr 1960 sprach den nördlichen Provinzen die Hälfte der Parlamentssitze zu – ein weit überproportionales Verhältnis. Noch immer ist die Akzeptanz der Regierung Nigerias, die genau in der Landesmitte in Abuja residiert, im Süden mäßig. Die Wut auf die ungerechte Verteilung des Ölreichtums ist hier besonders groß. Noch immer leben 54 Prozent der Nigerianer von weniger als einem Dollar am Tag – nicht selten sind vermeintliche Rebellen nichts als unpolitische Diebe von Ölvorräten.

–   Doch die Stimmung dreht sich langsam. Nicht zugunsten der Regierung oder der Ölkonzerne, sondern gegen Gruppen wie Okahs Mend. "Ein großer Teil der Bevölkerung lebt von Landwirtschaft", sagte Konfliktforscher Moncrieff. "Die Menschen haben erkannt, dass es nicht alleine die Ölfirmen sind, die mit ihrer Produktion Umwelt und Lebensgrundlage zerstören. Es sind auch die Rebellen mit ihren Anschlägen."

 

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