A Bongo, la Francia riconoscente + vari

Africa, Gabon, Francia
Le Monde       090610
Inchiesta – A Bongo, la Francia riconoscente

●      Relazioni tra il defunto presidente del Gabon, Omar Bongo, (comunicato l’8 giugno 2009) e la Francia:

–   nel suo ufficio c’erano le foto di tutti i presidenti della Va Repubblica: il generale de Gaulle, Georges Pompidou, Valéry Giscard d’Estaing, François Mitterrand, Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy.

●     Le relazioni tra Parigi e Libreville (capitale del Gabon) risalgono a prima dell’indipendenza del Gabon (1960), prima dunque della presidenza di Omar Bongo (1967).

●     È il gaullista, ex partigiano, Jacques Foccart, (chiamato Monsieur Afrique) che se ne occupa per conto di De Gaulle; per i conoscitori il Gabon diventa “Foccartland” (Il paese di Foccart).

●     Il Gabon è ricco di petrolio, L’Unione generale dei petroli, la futura Elf, provvede ai bisogni del regime, i cui uomini chiave sono ingranaggi del sistema Foccart,

        che con la sua società di import-export oltre ai suoi interessi ha difeso anche quelli della Francia e del generale De Gaulle.

●     Omar Bongo sale alla presidenza, succedendo a Léon M’Ba grazie all’appoggio di Foccart (28 febbraio 1968).

–   [George Pompidou non si fida del SAC, l’organizzazione gaullista che funge da polizia parallela ed è diretta da Foccart, ma non tocca le sue reti africane.]

–   Presidenziali 1974, dato che l’altro candidato, Jacques Chaban Delmas, non ha possibilità di vincere, Foccart mobilita le sue reti a favore di Valéry Giscard d’Estaing, che divenuto presidente incontra Foccart una volta al mese (il Canard enchaîné lo chiama Foccart d’Estaing).

–   Foccart ricostituisce in Gabon, all’interno di Elf, un servizio segreto in grado di competere con i servizi speciali francesi.

–   Presidenziali 1981, Foccard investe una quota della rendita petrolifera del Gabon su Jacques Chirac, capo del RPR (il responsabile della campagna elettorale di Chirac, Pasqua, lo negherà); vince Mitterrand.

–   Il presidente uscente, Valéry Giscard d’Estaing, rompe le relazioni personali con il presidente del Gabon, Omar Bongo, perché sostiene finanziariamente uno dei suoi avversari, il suo ex primo ministro, Jacques Chirac (il secondo avversario era il capo dell’opposizione François Mitterrand – Rivelazioni di Valéry Giscard d’Estaing, 9 giugno 2009):

●     Omar Bongo ha però tessuto rapporti anche con la sinistra francese, si vanta di essere un vecchio socialista;

        i legami con il governo socialista minacciano di sfilacciarsi a seguito della proposta sostenuta dal ministro socialista per la cooperazione, Jean-Pierre Cot, di porre fine a quella che verrà chiamata Francafrique.

        Roland Dumas è l’incaricato di riallacciare le relazioni con Bongo; Dumas oggi accusa Jean-Pierre Cot di non aver compreso la posta in gioco e i legami della Francia con l’Africa.

●     Guy Penne e Jean-Christophe Mitterrand, figlio del presidente, divengono gli inviati per l’Africa.

●     Se all’opposizione Mitterrand denunciava i dittatori africani, divenuto presidente li sostiene, e dichaira: “A che serve cambiare gli uomini? Quelli che li sostituirebbero farebbero la stessa cosa …”

–   Governo di “coabitazione”, 1986, Chirac presidente, Foccart si reinstalla nei quartieri del governo; il Gabon torna a finanziare la campagna del partito gaullista, Mitterrand (1988?), che ad un anno dalla sua rielezione, nel 1989, chiede al presidente di Elf, Le Floch-Prigent, di organizzare un sistema di finanziamento per la sinistra tramite il Gabon.

●     2002, processo Elf, Le Floch-Prigent: “Bisogna dire pane al pane. Il denaro di Elf va in Africa e torna in Francia”. La cassa nera di Elf è un finanziamento politico nel cuore stesso dello Stato francese. “È universalmente noto che i candidati alle presidenziali avevano contatti con il segretario generale del gruppo (Elf) e che chiedevano una bustarella”; questo sistema avvantaggiava “essenzialmente il partito gaullista, l’RPR”.

o   1989, Le Floch-Prigent chiese al presidente francese: “volete che chiuda i rubinetti?” Il presidente rispose: “No, non, continuiamo quello che è stato messo in piedi dal generale de Gaulle”, chiedendo solamente di riequilibrare le cose, senza però dimenticare l’RPR. (Dichiarazioni di Le Floch-Prigent]

–   In vista delle presidenziali 1995, Omar Bongo preferisce Chirac a Balladur (primo ministro), che nel settembre 1993 svaluta il franco CFA;

–   1994 Balladur nomina a ministro della cooperazione Bernard Debré, che come medico segue Bongo e gran parte dei suoi ministri. Alla richiesta di appoggio finanziario avanzata da Balladur a Foccart, Bongo dichiara che continuerà a sostenere Chirac, ma che passerà a Balladur se questo vincerà al primo turno.

–   1995, vince Chirac, ormai salde le relazioni con il Gabon, che appoggia sempre la Francia all’ONU.

1997, muore Foccard,il suo “successore”, Robert Bourgi, ne prende in mano le reti, e continua ad operare anche con Nicolas Sarkozy presidente, nonostante un tentativo di rottura da parte di Chirac, in occasione del processo Elf del 2002.
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Nigrizia          090612

Era indagato a Parigi per malversazione di fondi pubblici: in Francia possedeva 39 immobili di lusso

Omar Bongo: l’epilogo di un dinosauro

Sara Milanese

–   Dopo oltre 24 ore di annunci e smentite, la conferma: il presidente del Gabon Omar Bongo è morto. Al potere da 42 anni, grazie al petrolio ha arricchito sé stesso e la sua famiglia, lasciando le briciole alla popolazione. E ha garantito al paese pace e stabilità grazie alla corruzione.

Il primo annuncio è stato diffuso dai media francesi, grazie anche alle conferme informali di fonti dell’Eliseo. Poi la secca smentita da Libreville, che si ostinava a negare la morte del presidente. "È ancora vivo" ripetevano i famigliari dalla clinica di Barcellona dove Bongo era ricoverato da quasi un mese. Di condizioni di salute stazionarie ha parlato anche la diplomazia spagnola.

Il governo gabonese ha chiesto un incontro urgente con l’Ambasciatore di Parigi a Libreville, annunciando una protesta formale contro i giornali francesi, accusati di parzialità.

–   Una pantomima a cui era difficile credere. E infatti nel tardo pomeriggio di lunedì, 24 ore dopo la diffusione della prima notizia, le autorità gabonesi non hanno più potuto nascondere la verità: Omar Bongo Ondimba, alla guida del paese dal 1967, è morto per un arresto cardiaco.

–   Il 6 maggio era stato annunciato un suo temporaneo ritiro dalla politica, giustificato con la necessità di un periodo di riposo, dopo la dolorosa morte, nel marzo scorso, della moglie Edith, figlia del presidente della Repubblica del Congo Denis Sassou Nguesso. In realtà, in base alle indiscrezioni raccolte dalla stampa spagnola, la causa del suo ricovero nella clinica Quiron, è cancro all’intestino, malattia che, a differenza di quanto affermato dalle autorità gabonesi, ne avrebbe causato la morte.

42 anni di stabilità e corruzione

–   La sua carriera politica comincia nel 1962, quando, giovanissimo, a soli 27 anni, diventa capo di gabinetto del primo presidente del Gabon, Leon Mba. Il primo colpo di mano 5 anni dopo, alla morte di Mba: assume la presidenza e instaura il regime del partito unico, il Partito democratico gabonese (Pdg).

– Da allora ha guidato il paese con durezza, sfruttando al massimo i giacimenti petroliferi di cui il Gabon è ricco per stringere accordi con le compagnie petrolifere soprattutto francesi (in particolare la Elf).

–    I contratti non vanno però a riempire le casse delle stato, ma finiscono direttamente nelle tasche di una élite minoritaria, che naviga nel lusso, mentre la popolazione si deve accontentare di servizi sociali scadenti e insufficienti, forti limitazioni alla libertà di stampa e di espressione, infrastrutture carenti. Secondo gli analisti la ricchezza del suo sottosuolo e la bassa densità di popolazione rende il Gabon uno tra i paesi più ricchi del mondo. La metà del suo milione e mezzo di abitanti vive però al di sotto della soglia di povertà.

–   Il suo paese è tra i più riusciti esempi di "Françafrique": Parigi non ha mai negato l’appoggio al regime di Bongo, tanto che la sera della sua elezione, l’attuale presidente francese Nicholas Sarkozy ha contattato un solo presidente africano, per ringraziarlo dei suoi consigli: Omar Bongo. Che peraltro ha continuato a vincere le elezioni farsa nel suo paese nonostante l’apertura al multipartitismo, nel 1990, manipolando voti e opposizione. In oltre 40 anni di potere, mai un colpo di stato, grazie ad una saggia ed equilibrata ripartizione del potere tra le numerose etnie in cui si divide la popolazione del piccolo paese dell’Africa occidentale. Soprattutto, grazie alla corruzione.

–   Solo in tempi recenti il suo rapporto con Parigi si è fatto teso: 4 le inchieste aperte dalla magistratura francese per affari poco chiari che lo vedono coinvolto in prima persona. L’ultima è un’accusa di malversazione di fondi pubblici, reato che lo vede imputato assieme a Sassou Nguesso e al presidente della Guinea Equatoriale Teodor Obiang Nguema. I tre capi di stato africani sono proprietari di numerosi immobili in territorio francese. La sola famiglia di Bongo possiede 39 immobili di lusso in Francia. Da anni la società civile francese cerca di inchiodare Bongo, ma finora tutti i precedenti tentativi di processare i presidenti africani sono stati bloccati.

Il Gabon dopo Bongo

–   Con la sua morte si apre il problema della successione: Bongo non ha mai indicato chiaramente un proprio successore. Le opposizioni denunciano i tentativi di prendere il potere da parte del figlio Ali-Ben Bongo, attualmente Ministro della Difesa, e quindi a capo dell’esercito, i cui posti di comando sono in mano a suoi fedelissimi. Il governo è invece guidato dalla figlia di Bongo, Pascaline.

–   Per il momento, come previsto dalla Costituzione, è il presidente del Senato, Rose-Francine Rogombé, membro del partito al potere, ad assumere la guida del paese fino alle nuove elezioni, che dovranno essere indette entro 45 giorni. Con la morte di Bongo però, il complesso sistema di compromessi tra etnie che ha permesso finora stabilità politica rischia di saltare. Una situazione esplosiva se si considera l’inconsistenza dell’economia nazionale, basata unicamente sui proventi del greggio.

Intanto nel paese si registrano i primi segnali di tensione: lunedì molti uffici hanno chiuso anticipatamente, così hanno fatto anche i commercianti. La corsa a fare scorte alimentari era iniziata già domenica, ma la situazione sembra sotto controllo. Il governo però ha disposto la chiusura delle frontiere, mentre alcuni media internazionali parlano di un massiccio dispiegamento militare vicino alle sedi della politica e nei punti nevralgici della rete stradale. In segno di lutto sono state temporaneamente sospese trasmissioni radiofoniche e televisive. 30 i giorni decretati per il lutto nazionale, presto verrà decisa la data del funerale.

Nigrizia – 9/6/2009
Le Monde       090610
Enquête – A Bongo, la France reconnaissante

LE MONDE | 10.06.09 | 14h05 • Mis à jour le 10.06.09 | 18h21

–   Dans le bureau d’apparat d’Omar Bongo, à Libreville, ils figurent en photo, à côté de la famille du chef d’Etat. Tous les présidents de la Ve République. Le général de Gaulle, Georges Pompidou, Valéry Giscard d’Estaing, François Mitterrand, Jacques Chirac et Nicolas Sarkozy.

–   Valéry Giscard d’Estaing a révélé le 9 juin, sur Europe 1, un des aspects de l’intérêt que portait le président gabonais à la politique française.

o   C’était en 1981. Le président sortant devait affronter à la présidentielle le chef de l’opposition François Mitterrand, mais aussi son ancien premier ministre

o    Jacques Chirac, chef du RPR. Et il avait compris que ce dernier était financièrement aidé par son ami gabonais.

–   "J’ai appelé Bongo, a raconté Giscard, et je lui ai dit : "vous soutenez actuellement la campagne de mon concurrent". Alors, il y a eu un temps mort, et il m’a dit "Ah, vous le savez ?", ce qui était merveilleux. A partir de ce moment-là, j’ai rompu mes relations personnelles avec lui."

–   Ces relations entre Paris et Libreville ont débuté bien avant que ce petit pays ne devienne indépendant, en 1960, et donc bien avant qu’Omar Bongo n’en prenne la présidence en 1967.

–   Un homme en organise d’abord les rouages : Jacques Foccart. Résistant, gaulliste, il est le "M. Afrique" du général.

–   Avant même qu’Omar Bongo n’ait succédé, par son entremise, au président Léon M’Ba, les connaisseurs appellent déjà le Gabon "Foccartland".

–   Le Gabon est riche de son pétrole. L’Union générale des pétroles, qui deviendra Elf, pourvoit aux besoins du régime, dont les hommes clés sont des rouages du système Foccart. Il y défend autant les intérêts de la France, ceux du général, que les siens propres, au sein de sa société d’import-export.

–   Si Georges Pompidou se méfie du SAC, cette organisation gaulliste qui fait figure de police parallèle, que dirige Foccart, il ne touche pas à ses réseaux africains.

–   En 1974, Jacques Chaban Delmas n’ayant aucune chance de l’emporter à la présidentielle, Foccart mobilise ses réseaux en faveur de Valéry Giscard d’Estaing. Devenu président de la République, ce dernier rencontre Foccart une fois par mois. "Voilà Foccart d’Estaing", ironise le Canard enchaîné.

–   Les réseaux Foccart reconstituent, au sein même d’Elf au Gabon, un service de renseignement capable de concurrencer les services spéciaux de la République.

–   En 1981, Foccart met la manne du Gabon au service du candidat Jacques Chirac. Même si Charles Pasqua assure au Monde : "en tant que responsable de la campagne de Chirac, je n’ai jamais eu aucune indication sur de telles sources de financement".

–   Mais Omar Bongo a pris soin de tisser aussi des réseaux au sein de la gauche française. Il exhibe volontiers une carte de la SFIO datant des années 1950 en riant : "Je suis un très vieux socialiste." Après l’élection de François Mitterrand, en 1981, il s’exaspère cependant de voir le ministre de la coopération Jean-Pierre Cot plaider la fin de ce que l’on n’appelle pas encore la "Françafrique". Une procédure judiciaire menace par ailleurs le président soupçonné d’avoir fait assassiner en 1979 à Villeneuve-sur-Lot, Robert Luong, l’amant de sa femme Marie-Joséphine. Omar Bongo usera manifestement d’arguments convaincants. En quelques semaines, le parquet conclut au non-lieu dans l’affaire Luong, et Jean-Pierre Cot est poussé à la démission, en 1982.

–   Roland Dumas, chargé de retisser les liens avec Bongo, résume tranquillement les choses aujourd’hui : "Jean-Pierre Cot n’avait compris ni les gens, ni les enjeux, ni les liens de la France avec l’Afrique." Guy Penne et le fils du président, Jean-Christophe Mitterrand, sont désormais les envoyés africains du chef de l’Etat. A ceux qui s’inquiètent de le voir soutenir des dictateurs qu’il dénonçait dans l’opposition, Mitterrand explique : "A quoi cela sert-il de changer les hommes ? Celui que l’on mettrait à la place ferait la même chose…"

–   Dès les premiers jours de la cohabitation, en 1986, Jacques Foccart revient installer ses bureaux rue de Varenne, en face de ceux de Jacques Chirac à Matignon. A nouveau, le Gabon financera vraisemblablement la campagne du président du RPR à la présidentielle.

–   En 1989, un an après sa réélection, François Mitterrand demande à Loïc Le Floch-Prigent, nouveau président d’Elf, d’organiser un système de financement pour la gauche, notamment via le Gabon. Au procès Elf, en 2002, Le Floch-Prigent explique à la barre. "On va appeler un chat un chat. L’argent d’Elf part en Afrique et revient en France."

–   Il explique alors ce financement politique "installé au coeur de l’Etat" : la caisse noire d’Elf. "Il est de notoriété publique que les candidats à l’élection présidentielle avaient accès au secrétaire général du groupe (Elf) et demandaient l’enveloppe correspondante", poursuit-il, en précisant que ce système bénéficiait "essentiellement au parti gaulliste, le RPR".

–   Devant le tribunal, il racontera cette scène : "En septembre 1989, je m’en suis ouvert au président de la République. Je lui ai demandé : "voulez-vous ou non que je ferme le robinet" ? Réponse du président : "Ah ! non, nous continuons ce qui a été mis en place par le général de Gaulle." Il m’a simplement demandé de rééquilibrer les choses, sans toutefois oublier le RPR."

–   Dès la fin de 1993, Omar Bongo a perçu la rivalité qui se dessine entre Jacques Chirac et Edouard Balladur pour l’élection présidentielle de 1995. Il adore la complicité de son "copain" Chirac. Il n’aime pas la componction de Balladur. Il l’apprécie d’autant moins que celui-ci dévalue le franc CFA en septembre 1993.

–   Edouard Balladur a pourtant choisi comme ministre de la coopération un connaisseur de l’Afrique, Michel Roussin, ancien du Sdece et ex-directeur de cabinet de Jacques Chirac. Celui-ci doit cependant essuyer la colère de Bongo : "Qui es-tu, toi, pour parler au nom de la France !" A chaque accrochage, le président gabonais réitère la menace : "Vous voulez que je donne le pétrole gabonais aux Américains ?" De fait, il continue de préserver les intérêts français. Edouard Balladur tente de son côté d’apprendre les règles africaines.

–   A l’enterrement du président ivoirien Félix Houphouët-Boigny, en décembre 1993, François Mitterrand lui rapporte cette anecdote : "Margaret Thatcher avait demandé à Houphouët : "mais qu’est-ce qui vous attache tant aux Français, qui vous ont pourtant colonisés ?" Et Houphouët avait répondu : "ils ont fait de nous des ministres.""

–   Après la démission de Michel Roussin, mis en examen dans des affaires de financement du RPR, Edouard Balladur nomme en 1994 à la coopération Bernard Debré qui, comme médecin, soigne Bongo et une grande partie de son gouvernement. Rien n’y fait. Le premier ministre qui, avant la présidentielle, rend visite à Foccart pour lui demander son aide, l’entend énoncer : "Par fidélité, nous soutiendrons Jacques Chirac. Si vous l’emportez à l’issue du premier tour, bien sûr, tous mes réseaux basculeront avec loyauté vers vous."

–   Chirac élu en 1995, les relations avec le Gabon sont au beau fixe. Omar Bongo ne fait jamais défaut lors des votes à l’ONU. Robert Bourgi, fils spirituel de Jacques Foccart, a repris les réseaux de son maître, à la mort de celui-ci en 1997. La cohabitation avec Lionel Jospin et surtout l’ouverture du procès Elf, en 2002, poussent Jacques Chirac, réélu, à tenter une rupture avec Robert Bourgi : "Celui-là, je ne veux pas le voir ici", a-t-il dit à l’un de ses conseillers. Mais Robert Bourgi, cependant, reste puissant et oeuvre dans l’ombre de Nicolas Sarkozy.

Raphaëlle Bacqué et Pascale Robert-Diard

Article paru dans l’édition du 11.06.09

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