Investitori feudali (2-3)

Gfp     090430/090529
Investitori feudali (2-3)

●    La crisi economica spinge anche la Germania a cercare potenti finanziatori, ed aumenta perciò l’interesse verso la cospicua rendita petrolifera delle monarchie feudali del Golfo.

o   Fino al 2012, l’Arabia Saudita ha destinato circa $400 MD per infrastrutture; gli EAU circa $600MD; la sola società di investimento statale degli Emirati, ADIA, dispone di $850MD.

●    Secondo Berlino la crisi potrebbe essere utilizzata per istituzionalizzare i legami dei paesi del Golfo con la UE;

●    Berlino sollecita la conclusione di un accordo di libero scambio UE-CCG (Consiglio per la Cooperazione del Golfo), che dovrebbe facilitare l’accesso alle ricchezze dell’area;

o   i negoziati iniziati nel 1991 si interruppero a fine 2008, perché l’Arabia Saudita non era disposta a rinunciare all’aumento dei dazi di esportazione; su iniziativa tedesca sono ora ripresi; i paesi del CCG dovrebbero essere incorporati nel sistema tedesco-europeo, armamenti compresi.

o   Su queste iniziative verso i paesi feudali del Golfo gettano un’ombra le accuse di torture contro lo sceicco Issa Bin Zayed Al Nahyan, appartenente alla famiglia al potere negli Emirati, e figlio del fondatore dello Stato e uomo d’affari, lo sceicco Zayed Bin Sultan Al Nahyan.

●    Il Qatar è legato alla Nato, ed ha siglato diversi accordi militari con gli Usa; è inoltre membro della Iniziativa di Istanbul per la Cooperazione,[1]

o   che tra i risultati concreti ha portato alla discussione nel seminario Nato di Doha nell’ottobre 2008 sulla sicurezza per le cosiddette infrastrutture critiche del settore energia nel Golfo:

o   i paesi del Golfo dovrebbero investire nella “sicurezza delle proprie infrastrutture energetiche”, anche con l’aiuto di imprese UE e dei paesi Nato.

●    La potente e ricca famiglia di Hamad bin Jassim al Thani, primo ministro del Qatar, potrebbe finanziare i progetti tedeschi,

●    inoltre, nonostante i suoi stretti legami con gli Usa, essa potrebbe fungere da mediatrice con Hezbollah e Hamas, e con l’Iran, date le sue buone relazioni con questa parte del mondo islamico mediorientale – secondo la fondazione tedesca Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP).

——————————-

– Dopo l’ingresso del Fondo statale degli Emirati Arabi Uniti [EAU] in Daimler (€2MD) che serve a quest’ultima per combattere la crisi economica, anche l’emirato del Qatar sta trattando per l’acquisizione di una quota di Porsche, un evento di forte importanza, dato che Volkswagen, il maggior produttore europeo di auto, sarà controllato da Porsche.

– Berlino sta cercando un investitore per Opel anche nei paesi arabi del Golfo. Il gruppo delle costruzioni Hochtief ha ottenuto dal Qatar una commessa per un centro commerciale lungo 8 km.

– In corso anche negoziati Germania-Qatar per coinvolgere il Qatar nell’occupazione in Afghanistan:

o   che secondo Berlino verrebbe facilitata dalla partecipazione di forze islamiche;

o   In cambio viene offerta ad al Thani una “cooperazione per la sicurezza”: misure repressive per assicurare il mantenimento del potere del regime autocratico. Nel 2007 i tedeschi avevano già addestrato 50 guardie costiere del Qatar, su espressa richiesta di al Thani.

–  e  per rafforzare le relazioni commerciali, + 44% nel 2008 per un volume di €1,6MD,

o   volume ancora molto inferiore all’interscambio con EAU, pari a quasi €6MD nel 2007; la compagnia aerea degli Emirati è tra i maggiori clienti di Airbus, con commesse che si aggirano su decine di MD (stagnante invece l’import tedesco da EAU, sui €400mn.); per rafforzare i legami culturali con la Germania il tedesco Goethe Institut e da DAAD (Organizzazione tedesca per gli scambi accademici) hanno istituito un ufficio comunitario per i paesi del Golfo; polizia e militari EAU vengono addestrati dalla Germania.

– In corso da tempo iniziative per rafforzare le relazioni Germania-Qatar:

o   nel 1999, prima visita in Germania dello sceicco Hamad bin Khalifa al Thani;

o   servirono allo scopo soprattutto le visite da parte del cancelliere SPD Schröder nel 2005 e nel 2006 del ministro Esteri (SPD) Steinmeier.

– I gruppi tedeschi dell’energia, E.on e Wintershall, stanno cercando di avere accesso al gas del Qatar, chiamato anche la “Arabia Saudita del gas”.

———————-

– Il governo tedesco sta cercando di attuare una strategia di bilancia regionale,  da tempo suggerita dai suoi consiglieri (Stiftung Wissenschaft und Politik – SWP); appoggiare la politica dei paesi del Golfo, in particolare dell’Arabia Saudita, verso l’Iran: contenimento tramite coinvolgimento; a questo può servire anche la fornitura di armamenti che possono essere utilizzati contro Tehran:

o   SWP: “associare con intelligenza una linea di contenimento a ripetute offerte di cooperazione, potrebbe essere la base di una comune strategia verso l’Iran di americani, europei e paesi arabi filo-occidentali”

La cooperazione sugli armamenti affianca l’attività di influenza economica richiesta dai gruppi tedeschi

Con i permessi per esportazioni di armamenti nel Golfo rafforza i rivali arabi dell’Iran, e intensifica la sua cooperazione economica con essi (approvata la fornitura di 36 carri Leopard 2 al Qatar; in vista altri permessi).

[1] Fondata dalla Nato nel 2004 a Istanbul, con lo scopo di garantire la sicurezza e la stabilità nel Medio Oriente tramite cooperazioni bilaterali per la sicurezza; vi fanno parte finora, Bahrein, Qatar, Kuwait, EAU; Arabia Saudita e Oman vi sono interessati. Cfr. InfoBrief Heer. Vom 19. bis 20. Oktober 2008 führte die NATO in Doha, Katar, … Sicherheit der kritischen. Energieinfrastrukturen im Mittleren Osten, www.borchert.ch/paper/EIS_InfoBriefHeer.pdf

Gfp      090430
Feudalinvestoren (II)
30.04.2009
DOHA/BERLIN
(Eigener Bericht) –

–   Nach dem Einstieg des Emirats Abu Dhabi bei Daimler will ein zweiter Feudalstaat vom Persischen Golf Anteile an einem deutschen Autokonzern übernehmen. Wie Scheich Hamad bin Jassim al Thani, der Premierminister des Emirats Qatar, bestätigt, verhandelt er derzeit über einen Kauf von Aktien der Porsche AG.

–   Dem Vorgang kommt besondere Bedeutung zu, da Europas größter Autohersteller, Volkswagen, von Porsche kontrolliert wird. Parallel zu den Verhandlungen trifft am heutigen Donnerstag der Staatsminister im Auswärtigen Amt Günter Gloser zu Gesprächen in der Hauptstadt Qatars, Doha, ein.

–    Im Mittelpunkt steht der Ausbau der bilateralen Wirtschaftskooperation, die in jüngster Zeit deutlich wächst. Berlin wünscht zudem eine Beteiligung Qatars an Besatzungsarbeiten in Afghanistan. Berater in der deutschen Hauptstadt weisen darauf hin, dass die milliardenschwere Herrscherfamilie al Thani nicht nur als Finanzier deutscher Projekte in Frage kommt, sondern auch ausgezeichnete Kontakte zu wichtigen islamistischen Kräften in Nah- und Mittelost unterhält und als Mittler nützlich ist, unter anderem zur Hizbullah und zur Hamas.

–   Berlin bemüht sich bereits seit geraumer Zeit um den Ausbau seiner Beziehungen nach Doha. Nach ersten Deutschlandbesuchen des qatarischen Staatsoberhauptes Scheich Hamad bin Khalifa al Thani im Jahr 1999 erbrachten vor allem die Qatar-Reisen von Kanzler Gerhard Schröder im März 2005 und von Außenminister Frank-Walter Steinmeier im Mai 2006 eine Intensivierung der Kontakte. Staatsminister Gloser trifft am heutigen Donnerstag zu ausführlichen Verhandlungen mit dem Premierminister und dem Staatsminister für Äußere Angelegenheiten in Doha ein. Auch Gespräche mit Wirtschaftsvertretern stehen auf dem Programm.

Potente Finanziers

–   Der Ausbau der deutsch-qatarischen Wirtschaftskooperation gehört zu den Hauptthemen der Doha-Reise des deutschen Staatsministers. Die Weltwirtschaftskrise treibt auch in Deutschland die Suche nach potenten Finanziers voran und verschärft das Interesse an den Öl- und Gasmilliarden, über die die Herrscher der Feudalmonarchien am Persischen Golf verfügen. Die Verhandlungen über einen möglichen Einstieg des Emirs von Qatar bei der Porsche AG, die mit Volkswagen den größten Autokonzern Europas kontrolliert, sind ein neues Beispiel dafür, nachdem erst kürzlich ein Staatsfonds aus dem Emirat Abu Dhabi Anteile an Daimler gekauft hatte.[1] Zudem hilft es den krisengeschüttelten deutschen Exporteuren, dass die Ausfuhren nach Qatar erheblich zunehmen.

–   Zwar erreichen sie bei weitem nicht den Wert der Ausfuhren in die Vereinigten Arabischen Emirate [2], doch stiegen sie im vergangenen Jahr um fast 44 Prozent an – auf einen Wert von immerhin 1,6 Milliarden Euro [3]. Die boomenden Geschäfte begleiten die Bemühungen der Energiekonzerne Eon und Wintershall, Zugriff auf das qatarische Erdgas zu erhalten.

–   Qatar, das auch als "Saudi-Arabien der Erdgasbranche" bezeichnet wird, nimmt in den Planungen deutscher Strategen eine maßgebliche Rolle für die künftige deutsche Energieversorgung ein (german-foreign-policy.com berichtete [4]).

Repression

–   Neben der Aussicht auf neue Geschäfte will Staatsminister Gloser in Doha die Zustimmung der qatarischen Staatsspitze zur Beteiligung an Besatzungsprojekten in Afghanistan erreichen. Bereits vor Jahren hatten in Doha internationale Konferenzen zum Aufbau der afghanischen Polizei stattgefunden – unter deutscher Federführung.[5]

–   Mittlerweile verlangt Berlin mehr. Unlängst starteten Deutschland und die Vereinigten Arabischen Emirate den gemeinsamen Aufbau eines Polizeihauptquartiers in Kabul und eines Flughafens in Mazar-e-Sharif.[6] Zu Ähnlichem könnte auch Qatar beitragen. Aus deutscher Sicht wäre es nicht nur in finanzieller Hinsicht sehr nützlich, das Scheichtum zum Geldgeber zu gewinnen; es würde nicht zuletzt auch die Besatzungstätigkeit erleichtern, wenn islamische Kräfte sich beteiligten, heißt es in Berlin. Gegenleistungen repressiver Art, die die Herrscherfamilie al Thani zur Absicherung ihrer Stellung gern akzeptiert, werden nicht ausgeschlossen. Erst im Februar unterzeichnete der Staatssekretär im Berliner Innenministerium und vormalige BND-Präsident August Hanning ein Abkommen über "Sicherheitskooperation" zwischen Deutschland und Qatar – Polizeihilfe für ein autokratisches Regime. Bereits 2007 hatten Beamte des "Bundespolizeiamts See" 50 Mitarbeiter der katarischen Küstenwache ausgebildet – auf ausdrücklichen Wunsch der Herrscher in Doha.[7]

NATO-Partner

–   Derlei Maßnahmen gelten als nicht riskant, da Qatar fest in die westlichen Bündnissysteme eingebunden ist. Das Land hat mehrere Militärabkommen mit den Vereinigten Staaten unterzeichnet und gehört außerdem der Istanbul Cooperation Initiative der NATO an – einem "Dialogprogramm", das die arabischen Staaten am Persischen Golf für das Kriegsbündnis öffnen soll. Welche praktischen Schritte die Initiative bewirken kann, zeigt ein "Workshop", den die NATO im Oktober 2008 in Doha durchführte. Dort wurde die Sicherung sogenannter kritischer Energieinfrastrukturen in den Golfstaaten erörtert – unter der Federführung der NATO.

–   Die Golfstaaten würden, "teilweise mit Unterstützung durch Unternehmen aus EU- und NATO-Ländern", in die "Sicherheit ihrer Energieinfrastrukturen investieren", hieß es nach dem Treffen zufrieden.[8] Widerstände hat der Westen in den Feudalmonarchien am Golf nicht zu befürchten.

Nicht länger ignorieren

–   Nicht zuletzt deswegen weisen Berliner Regierungsberater darauf hin, dass die Herrscherfamilie al Thani ausgezeichnete Kontakte zu bedeutenden islamistischen Kräften in Nah- und Mittelost unterhält.

–   Doha verfüge über beste Beziehungen "zu Iran, (…) zur Hizbullah und zur Hamas, und dies trotz seiner engen sicherheitspolitischen Bindung an die USA", schreibt die Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP).[9] Die qatarische Regierung bemühe sich zunehmend, als Mittlerin aufzutreten und auf diese Weise ihre Bedeutung in der Weltpolitik auszuweiten. Damit könne sie für Deutschland nützlich sein, heißt es in Berlin: Qatar sei "ein potentieller Partner, der nicht länger ignoriert werden darf".

[1] s. dazu Feudalinvestoren

[2] s. dazu Besatzungspartner

[3] Wirtschaftsboom in Katar trotz weltweiter Krise; www.gtai.de 18.03.2009

[4] s. dazu Der nächste Schritt

[5] s. dazu Pate der Polizei

[6] s. dazu Besatzungspartner

[7] Maritime Fachkompetenz: Bundespolizei unterstützt Katar beim Aufbau einer modernen Küstenwache; www.bmi.bund.de 01.06.2007

[8] Sicherheit der kritischen Energieinfrastrukturen im Mittleren Osten; Infobrief Heer, Dezember 2008

[9] Katja Niethammer, Guido Steinberg: Katars Nahostpolitik. Neuer Akteur mit begrenztem Handlungsspielraum, SWP-Aktuell 18, April 2009

 
—————————————–
Gfp      090519

Feudalinvestoren (III)

19.05.2009

BERLIN/RIAD/ABU DHABI

(Eigener Bericht) –

–   Die Bundesregierung genehmigt neue Rüstungsexporte in das Spannungsgebiet am Persischen Golf. Jüngsten Berichten zufolge erhält Qatar 36 Panzer vom Typ "Leopard 2"; auch weitere Lieferungen an andere Staaten der Arabischen Halbinsel sollen künftig erlaubt werden.

–   Damit stärkt Berlin die arabischen Rivalen des Iran, um einen Positionsgewinn Teherans auszuschließen. Gleichzeitig baut die Bundesrepublik ihre Wirtschaftskooperation mit den arabischen Feudalstaaten aus. Angesichts der Wirtschaftskrise zielen deutsche Unternehmen auf die Reichtümer der Ölmonarchien, deren herrschende Clans ungebrochen über Milliardeneinnahmen aus der Erdölbranche verfügen.

–   Während zahlreiche deutsche Firmen eine Teilhabe an den umfangreichen arabischen Investitionsprogrammen verlangen, wünschen deutsche Konzerne vor allem aus dem Automobilsektor neue Stützungskäufe wohlhabender Scheichs.

–   Die Krise könne womöglich sogar genutzt werden, um die schon lange angestrebte Anbindung der Golfstaaten an die EU zu institutionalisieren, heißt es in Berlin, das den raschen Abschluss eines EU-Handelsabkommens mit den Ländern Arabiens fordert. Die deutsch-arabische Aufrüstungs- und Wirtschaftsoffensive wird von schweren Foltervorwürfen gegen ein prominentes Mitglied der Herrscherfamilie in Abu Dhabi überschattet; zu dieser hält Berlin engen Kontakt.

Eindämmung

–   Mit der Genehmigung neuer Rüstungsexporte nach Qatar, die Berichten zufolge grundsätzlichen Charakter hat und von weiteren Waffenlieferungen an andere Staaten der Arabischen Halbinsel gefolgt werden könnte, stärkt die Bundesregierung traditionelle Rivalen des Iran – und schwächt das aufstrebende Teheran. Damit folgt sie einer Strategie, die schon seit geraumer Zeit von deutschen Regierungsberatern empfohlen wird. "Im Interesse der regionalen Balance", schrieb etwa die Berliner Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) vergangenen Herbst, müsse man "die Politik der Eindämmung durch Engagement unterstützen, wie sie von den arabischen Golfanrainern und insbesondere von Saudi-Arabien gegenüber Iran betrieben wird".[1]

–   Damit ist auch die Lieferung von Kriegsgerät verbunden, das gegen Teheran in Stellung gebracht werden kann. Berlin hält dies für eine geeignete Grundlage, um von offenen Kriegsdrohungen gegen Teheran zu wirtschaftlicher Zusammenarbeit übergehen zu können, ohne der iranischen Regierung einen Machtzuwachs zuzugestehen. "Die kluge Verbindung eines Eindämmungskurses mit wiederholten Angeboten zur Zusammenarbeit", schrieb vor kurzem entsprechend die SWP, "könnte zur Grundlage einer gemeinsamen Iran-Strategie von Amerikanern, Europäern und pro-westlichen arabischen Staaten werden."[2]

Reiche Investoren

–   Die Rüstungskooperation begleitet eine intensive ökonomische Einflussarbeit, die von Berlin massiv gefördert wird, um krisengeschüttelten deutschen Unternehmen neue Gewinnperspektiven zu verschaffen. Mehrfach haben in den vergangenen Wochen Milliardendeals deutscher Unternehmen mit Staaten am Persischen Golf Aufsehen erregt.

–   Zunächst zahlte ein Staatsfonds aus Abu Dhabi rund zwei Milliarden Euro für Aktien der Daimler AG; der deutsche Automobilkonzern benötigt das Geld, um sich über die Krise zu retten.[3]

–   Es folgten Ankündigungen aus Qatar, das dortige Herrscherhaus wolle in die Porsche AG investieren – für die gebeutelte Stuttgarter Firma eine erfreuliche Nachricht.[4]

–   Seit Monaten versucht Berlin, für Opel einen Investor zu finden, und spricht in dieser Sache regelmäßig bei den arabischen Golfstaaten vor. Die Deals sowie weitere Milliardengeschäfte werden von der deutschen Boulevardpresse aufmerksam-werbend begleitet.

–   "Hochtief baut Einkaufszentrum der Superlative", schrieb die "Bild"-Zeitung, als die Essener Firma kürzlich den Auftrag zum Bau eines acht Kilometer langen Einkaufszentrums in Qatar erhielt: "Die Scheichs machen unseren größten Baukonzern reich!"[5]

850 Milliarden

–   Tatsächlich hat Berlin angesichts des wirtschaftlichen Zusammenbruchs seine Bemühungen um Zugriff auf die Erdölmilliarden der arabischen Golfstaaten deutlich intensiviert. Allein in diesem Monat haben in Begleitung einer großen Unternehmerdelegation Wirtschaftsminister Guttenberg und der Ministerpräsident des Bundeslandes Hessen, Koch (CDU), die arabische Halbinsel bereist.

–   Guttenberg eröffnete in Riad ein neues deutsch-saudisches Wirtschafts-Verbindungsbüro und nahm in Abu Dhabi an der feierlichen Eröffnung der bilateralen Deutsch-Emiratischen Industrie- und Handelskammer teil. Geldknappheit ist am Persischen Golf unbekannt.

–   Saudi-Arabien will bis zum Jahr 2012 rund 400 Milliarden US-Dollar in die Infrastruktur investieren, die Vereinigten Arabischen Emirate haben für denselben Zeitraum rund 600 Milliarden Dollar bereitgestellt.[6] Allein die große staatliche Investmentgesellschaft ADIA aus Abu Dhabi besitzt Mittel in konkurrenzloser Größenordnung – die Rede ist von 850 Milliarden US-Dollar.[7]

Nur ein Markt

–   Um den Zugriff auf die Reichtümer der arabischen Feudalclans zu erleichtern, treibt Berlin den Abschluss eines Freihandelsabkommens zwischen der EU und dem Golf-Kooperationsrat (Gulf Cooperation Council, GCC) voran.[8]

o    Die Gespräche darüber, die 1991 begonnen wurden und immer wieder einmal stockten, waren gegen Ende des letzten Jahres abgebrochen worden; Saudi-Arabien war nicht bereit, prinzipiell auf das Erheben von Exportzöllen zu verzichten. Auf deutschen Druck sind die Gespräche mittlerweile wieder aufgenommen worden.

o    Ende April verhandelte der Staatsminister im Auswärtigen Amt Günter Gloser (SPD) in Maskat bei einem EU-GCC-Treffen über das Freihandelsabkommen, letzte Woche sprach sich Bundeswirtschaftsminister Guttenberg auf einer hochrangig besetzten Konferenz der Bertelsmann-Stiftung in Riad für eine baldige Fertigstellung des Vertrages aus. "Eine Einigung ist möglich", behauptete Guttenberg – und erntete auf Seiten des GCC Protest: Die Europäer, beschwerte sich der Finanzminister Saudi-Arabiens, "betrachteten die Golf-Staaten ausschließlich als Markt und ließen es an Respekt fehlen".[9]

Strategische Partnerschaft

–   Berlin ist bereit, die Beziehungen zu den GCC-Staaten, sollten diese sich auf ein Freihandelsabkommen einlassen, formell aufzuwerten. Er sehe das Potenzial zu einer "strategischen Partnerschaft", erklärte Bundeswirtschaftsminister Guttenberg auf der Bertelsmann-Konferenz in Riad.[10] Kurze Zeit zuvor hatten EU-Vertreter von einer "strategischen Beziehung" zwischen Brüssel und dem GCC gesprochen. Damit bekäme der gesamte GCC einen Status, den für Berlin zur Zeit nur die Vereinigten Arabischen Emirate genießen;

–   diese sind Deutschland in einer "strategischen Partnerschaft" verbunden, die nicht nur eine intensive wirtschaftliche, sondern auch eine militärische Zusammenarbeit beinhaltet (german-foreign-policy.com berichtete [11]). Damit laufen die Berliner Pläne letztlich auf die Anbindung des gesamten GCC an das europäische Zentrum hinaus – also auf die Eingliederung der mittelöstlichen Ressourcengebiete in das deutsch-europäische Hegemonialsystem inklusive einer Rüstungs- und Kriegs-Komponente.

Folterer

–   Überschattet wird die Anbindung der arabischen Feudalstaaten am Golf von schwersten Foltervorwürfen gegen ein prominentes Mitglied der Herrscherfamilie von Abu Dhabi, Scheich Issa Bin Zayed Al Nahyan. Scheich Issa ist Sohn des Staatsgründers Scheich Zayed Bin Sultan Al Nahyan und Geschäftsmann in Abu Dhabi. Ein Videomitschnitt zeigt ihn beim Foltern und beim Mordversuch an einem Geschäftspartner, von dem er sich übervorteilt fühlte.

–   Scheich Issa stopfte dem Mann Sand in die Kehle, verprügelte ihn mit einem Nagelbrett, zündete seine Genitalien an und überfuhr ihn danach mit einem Geländewagen.[12] Wie durch ein Wunder überlebte der Gemarterte. Der Täter wurde bis heute nicht vor Gericht gestellt. Von Folter in den Vereinigten Arabischen Emiraten ist seit Jahren immer wieder zu hören; einige Berichte verweisen schon seit langem auf zumindest die Mitwisserschaft einiger herrschender arabischer Clans. Diese bleiben dessen ungeachtet enge Partner der Bundesregierung bei der Eindämmung des Iran und der Stützung der krisengeschüttelten deutschen Industrie.

[1] Johannes Reissner: Irans Selbstverständnis als Regionalmacht. Machtstreben im Namen antikolonialer Modernität; SWP-Studie S 29, Oktober 2008. S. dazu Eindämmungskurs und Balance durch Exklusion

[2] Guido Steinberg: Saudi-Arabien als Partner deutscher Nahostpolitik; SWP-Studie S 35, Dezember 2008. S. auch Die persische Pipeline

[3] s. dazu Feudalinvestoren

[4] s. dazu Feudalinvestoren (II)

[5] Hochtief baut Einkaufszentrum der Superlative; Bild 28.04.2009

[6] Araber verlangen mehr deutsches Engagement; Handelblatt 11.05.2009

[7] Opel und Porsche reizen Dubai-Investoren nicht; Handelblatt 10.05.2009

[8] Dem 1981 gegründeten Gulf Cooperation Council gehören Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Saudi-Arabien und die Vereinigten Arabischen Emirate an.

[9] "Kronberger Nahostgespräche" in Riad; www.bertelsmann-stiftung.de 11.05.2009

[10] Netanjahu kündigt baldige Friedensgespräche an; Frankfurter Allgemeine Zeitung 13.05.2009

[11] s. dazu Militärpartner am Golf, Besatzungspartner und Deutsch-arabische Manöver

[12] Der Scheich als Foltermeister; Frankfurter Allgemeine Zeitung 07.05.2009

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.