+ Faz, Le Monde, Le Figaro, Daily Star
● L’addestramento delle forze di polizia libiche da parte di specialisti della polizia e delle forze armate tedesche sarebbe continuato, sotto varie forme, fino ad inizio 2008 (secondo il giornale tedesco Westfalen-Blatt).
o 1965-1983 soldati libici sono addestrati dalla Bundeswehr; anni 1970 poliziotti libici partecipano a corsi della polizia tedesca; 1979-1982, 30 funzionari di polizia libici addestrati in Germania; 1979-83 un ex maggiore paracadutista tedesco addestrò guardie di Gheddafi, i servizi tedeschi sapevano; 1976 un funzionario di polizia tedesco inaugura un laboratorio di tecnica criminale; solo negli anni 1980 è interrotta la cooperazione ufficiale, che continua per compiti “sensibili” tramite personale “privato”…
● Dal 2005, a seguito di una richiesta di cooperazione da parte della Libia, l’addestramento sarebbe avvenuto sotto il controllo dei servizi segreti tedeschi, informato anche il ministero Esteri (rapporto di una commissione di controllo parlamentare tedesca).
o La ripresa della cooperazione avviene dopo la revoca dell’embargo UE sulle armi nell’autunno 2004, in un primo momento tramite una società privata, perché la Libia era ancora nella lista americana dei paesi terroristi.
o Il ministero tedesco Interni escluse di cooperare apertamente dato che la Libia era allora sulla lista Usa dei “paesi terroristi”; poco dopo Tripoli chiese a Ibos Limited, che risulta essere una società di comodo non in grado di fornire tali prestazioni, un’analisi sulla sicurezza e sull’addestramento della polizia libica (dichiarazioni di un ex membro del Commando speciale di polizia, SEK).
o La Libia dovette rivolgersi direttamente a BDB Protection (che disponeva di personale altamente qualificato, una trentina di ex poliziotti della SEK e dell’unità anti-terrorismo GSG9) per l’addestramento di 120 forze di repressione, arrembaggio di imbarcazioni, assalto ad edifici, abbattimento di elicotteri, attivi in Libia dal novembre 2005 al giugno 2006. Costo dell’addestramento: €1,6 mn.
o Non è chiaro quanto abbiano operato poliziotti tedeschi ancora in servizio.
– Maggio 2006, gli USA cancellano la Libia dalla lista dei terroristi; luglio 2006, BDB Protection termina la propria attività in Libia;
– il ministero Interni tedesco invia una delegazione ufficiale a Tripoli, tra cui membri del BKA (Ufficio criminale federale tedesco), segue a breve una seconda delegazione: Tripoli però non sarebbe stata più interessata a cooperare con Berlino per l’addestramento dei poliziotti, rimangono aperti il dialogo per “la lotta contro il terrorismo internazionale e la criminalità organizzata, ….”
– 2006, rapporto sull’esportazione di armamenti tedesca: circa €2mn. alla Libia; come per la cooperazione con gli apparati di repressione libici, anche per gli armamenti la Germania è dietro ai concorrenti europei; la Francia, ad. es., intende vendere alla Libia aerei da guerra.
● Il governo tedesco non esclude esplicitamente una cooperazione futura, a partire dalla repressione dei profughi; cooperazione avviata dall’SPD Otto Schily nel 2004, quando chiese la creazione nel deserto libico di campi dove internare gli emigranti verso l’Europa;
● con la revoca dell’embargo europeo, la cooperazione UE-Libia contro gli emigranti iniziò con la fornitura di migliaia di sacchi per i cadaveri.
● L’autorità Ue per il controllo degli immigrati, Frontex, ha soddisfatto nel 2007 una serie di richieste degli apparati repressivi libici (apparecchiature varie)
● È solo la ripresa di una “tradizione” degli anni 1970 e 1980, quando gli apparati repressivi della Germania Occidentale e società private di sicurezza collaboravano con Tripoli, addestrando anche truppe di elite delle forze armate libiche.
– Il presidente del gruppo SPD ed ex ministro Difesa, Struck, non vede nulla da criticare nella formazione da parte di polizia e soldati tedeschi delle forze di sicurezza libiche; anche nel 1979 lo Stato tedesco sperava nell’aiuto di Gheddafi contro il terrorismo;
– l’invio di personale del BKA tedesco fu uno scambio, per evitare che la palestinese OLP accogliesse i terroristi della RAF. Gheddafi fece da mediatore, nel 1979 ci furono infatti tensioni tra lui e l’OLP.
– Ufficialmente la cosa funzionò, l’OLP su pressione libica prese le distanze dalla RAF, anche se rimase il dubbio che alcuni suoi gruppi avessero offerto rifugio ai terroristi RAF. Nonostante assicurazioni di Gheddafi che la Libia non appoggiava gruppi terroristici, nel 1986 terroristi libici fecero un attentato a Berlino, con 3 vittime e diverse centinaia di feriti …
Forze di sicurezza libiche sarebbero state addestrate da poliziotti tedeschi
+ Le Figaro, 6.4.08, Scandalo nella polizia tedesca, Cécile de Corbière
● Lo scandalo politico scoppiato in Germania chiama in causa il governo del socialdemocratico Schröder. Fino al 2006 la Libia era nella lista dei paesi che appoggiavano il terrorismo.
● Secondo il giornale Bild am Sonntag l’invio di istruttori tedeschi, nel 2005-2006, sarebbe stato concordato da Schröder nel 2003 e 2004 (accompagnato da 25 rappresentanti dell’industria tedesca) con Gheddafi in cambio della liberazione di ostaggi tedeschi catturati dal gruppo Abu Sayyad nelle Filippine, nel 2000.
Die Welt: gli istruttori sarebbero stati pagati fino a €15 000/settimana.
(Eigener Bericht) – Deutsche Trainingsmaßnahmen für libysche Polizisten dauern entgegen offiziellen Stellungnahmen womöglich bis heute an. Dies berichtet die Zeitung "Westfalen-Blatt", der zufolge die Repressionskräfte Libyens "mindestens bis Anfang 2008" von deutschem Fachpersonal geschult wurden. Wie nach einer Sitzung des Parlamentarischen Kontrollgremiums verlautet, fand die Ausbildung seit dem Jahr 2005 unter Beobachtung des Bundesnachrichtendienstes statt. Auch das Auswärtige Amt war über die deutsche Botschaft stets informiert. Mit den Maßnahmen nimmt die Bundesrepublik eine Tradition der 1970er und 1980er Jahre auf; bereits damals kooperierten westdeutsche Repressionsbehörden und private Firmen mit Stellen in Tripolis und schulten unter anderem Elitekämpfer der libyschen Armee. Berlin schließt künftige Kooperationen der Polizeibehörden und der Bundeswehr ausdrücklich nicht aus. Einstiegsmittel und erstes Feld der erneuerten Kooperation ist die Flüchtlingsabwehr, in deren Rahmen sich die Bundesregierung seit fast vier Jahren um eine enge Zusammenarbeit mit Tripolis bemüht.
– Der Wiedereinstieg deutscher Polizeitrainer bei der Ausbildung in Libyen zeichnet sich inzwischen in Umrissen ab. Demnach leitete eine Anfrage Libyens an das Auswärtige Amt die Kooperation im März 2005 ein. Darin äußerte Tripolis den Wunsch nach Zusammenarbeit der Repressionsbehörden.
– Das Bundesinnenministerium überprüfte die Anfrage, weiterführende staatliche Maßnahmen blieben jedoch aus: Das nordafrikanische Land stand noch auf der US-"Terrorliste". Wenig später erhielt das weithin unbekannte Unternehmen Ibos Limited einen Auftrag aus Tripolis – zur Erstellung einer Sicherheitsanalyse sowie zur Überprüfung der libyschen Polizeiausbildung. Ibos sei dazu "weder personell noch fachlich" in der Lage gewesen, sagt Volker B. über das obskure Unternehmen ("eine Briefkastenfirma"), dem die Regierung Libyens ihre Polizei anvertraute.[1] B. ist ehemaliges Mitglied eines Polizei-Spezialeinsatzkommandos (SEK). Ibos Limited verfügte jedoch über ausreichend Know-How, um B.’s bislang nur Insidern bekannte BDB Protection GmbH aus Wiesmoor (Bundesland Niedersachsen) mit dem Auftrag zu betrauen. B.’s Experten reisten im Sommer 2005 nach Tripolis – eine "Sondierungsreise", heißt es heute.[2]
– Bei der Vergabe des Hauptauftrags war der Umweg über die Briefkastenfirma Ibos Limited nicht mehr nötig. Tripolis wandte sich direkt an die BDB Protection GmbH, die den Job übernahm: Trainingsmaßnahmen für rund 120 libysche Repressionskräfte, neben Fahrübungen auch "Taktisches Vorgehen beim Zugriff in Gebäuden", das Entern von Schiffen und das Absetzen aus Hubschraubern.[3]
– BDB Protection verfügte über hochqualifiziertes Personal: ehemalige Mitglieder von Polizei-Spezialeinsatzkommandos (SEK) und der "Anti-Terror"-Einheit GSG9. Rund 30 aus dem Dienst geschiedene deutsche Polizisten waren von November 2005 bis Juni 2006 mit den Arbeiten in Libyen befasst. Inwieweit auch aktive Polizisten involviert waren, ist nicht ganz klar; jedoch bemühte sich auch ein Militärpolizist ("Feldjäger"), unter Bundeswehrsoldaten Trainingsleiter zu gewinnen. Der Versuch, für Schießübungen unter Anleitung der BDB Protection 140 Pistolen nach Libyen zu exportieren, scheiterte am zuständigen Bundesamt für Wirtschaft und Ausfuhrkontrolle – eine Voranfrage der Waffenfirma Sauer und Sohn (Eckernförde, Bundesland Schleswig-Holstein) vom 13. Dezember 2005 wurde ablehnend beschieden.[4]
– Die Gesamtlage änderte sich im Mai 2006: Washington strich Libyen von seiner "Terrorliste". Nur zwei Monate später, im Juli 2006 – BDB Protection hatte das Trainingsprogramm gerade abgeschlossen -, entsandte das Bundesinnenministerium offiziell eine Delegation nach Tripolis, darunter Beamte des Bundeskriminalamts (BKA). Einen Monat später folgte eine zweite Delegation. Beide Besuche blieben ohne Ergebnis: Die libysche Seite hatte das Interesse verloren. Berlin hält jedoch bis heute den Kontakt. Es gebe "mit Libyen Kontakte und Gespräche im Interesse der Bundesrepublik Deutschland", bestätigte am Montag ein Regierungssprecher in Berlin. Man befasse sich dabei mit der "Bekämpfung des internationalen Terrorismus und der organisierten Kriminalität, einschließlich der Rauschgiftkriminalität und des Menschenschmuggels". Auch der "Bereich der Kriminaltechnik" werde berührt.[5]
– Die Affäre um die Ausbildung libyscher Repressionskräfte markiert die Wiederaufnahme der Kooperation mit Tripolis durch die deutsche Polizei und womöglich bald auch durch die Bundeswehr.[6]
– Der Einstieg erfolgte kurz nach der Aufhebung des EU-Waffenembargos im Herbst 2004, jedoch zunächst – weil Libyen von Washington noch auf der "Terrorliste" geführt wurde – durch eine Privatfirma. Das Auswärtige Amt (über die Botschaft in Tripolis) und der Bundesnachrichtendienst (über seinen Residenten in der Botschaft) waren laufend über die Entwicklung informiert. Der Übergang zu offizieller Zusammenarbeit ist zwar wegen mangelnden libyschen Interesses noch nicht abgeschlossen.
– Rüstungsexporte finden jedoch wieder statt: Der Rüstungsexportbericht für das Jahr 2006 nennt Lieferungen im Wert von rund zwei Millionen Euro (Kommunikationsausrüstung sowie Schutzanzüge). Wie bei den Trainingskooperationen liegt Deutschland allerdings auch hier noch gegenüber den europäischen Konkurrenten zurück. Frankreich etwa will Militärflugzeuge an Libyen verkaufen.
● Mit der Wiederaufnahme der Repressionskooperation schließt Berlin an alte Traditionen der Bundesrepublik an. Bereits zwischen 1965 und 1983 wurden libysche Soldaten bei der Bundeswehr ausgebildet. In den 1970er Jahren nahmen libysche Polizisten an Kursen des Bundeskriminalamts teil. So wurden zwischen 1979 und 1982 rund 30 Beamte aus dem nordafrikanischen Land vom Bundeskriminalamt und anderen deutschen Polizeibehörden trainiert. 1976 hatte ein deutscher Beamter in Libyen die Inbetriebnahme eines kriminaltechnischen Labors angeleitet. Erst in den 1980er Jahren wurde die Zusammenarbeit abgebrochen.[7]
– Dabei wurden sensiblere Arbeiten, deren offizielle Durchführung durch staatliche Behörden heikel gewesen wäre, auch damals "privat" organisiert. So trainierte ein ehemaliger Fallschirmjäger-Major der Bundeswehr von 1979 bis 1983 libysche Offiziere und Unteroffiziere – ohne offene Zusammenarbeit mit den Polizeien oder der Armee der Bundesrepublik. Trainingsthemen waren unter anderem Scharfschießen, Minenlegen, Häuserkampf und die Festnahme von Verdächtigen. Offiziell waren nur der Ex-Soldat und seine Firma an dem Deal beteiligt, vermittelt jedoch hatte ihn – auf ganz informellem Wege – der Bundesnachrichtendienst. Auch Rüstungsgüter wurden geliefert. Die Regierung wies freilich damals – wie heute – jegliche Verantwortung zurück. Wie der Geheimdienstexperte Andreas Förster erinnert, hatte die Auslandsspionage damals erklären lassen, sie habe nicht gewusst, "dass Bundeswehrangehörige beziehungsweise ehemalige Bundeswehrangehörige für den Dienst in der libyschen Armee angeworben wurden und dort auch als Ausbilder mehrere Jahre lang tätig waren".[8]
– Einstiegsmittel und erstes Feld der neuen Kooperation ist dabei die Flüchtlingsabwehr. Den Auftakt markierte der damalige Innenminister Otto Schily (SPD), als er im Sommer 2004 die Einrichtung von Lagern in der libyschen Wüste für nach Europa reisende Migranten verlangte.[9] Bald darauf, am 11. Oktober, hob die EU ihr Waffenembargo gegen Libyen auf.
– Damit war die Voraussetzung für engere Zusammenarbeit gegeben. Im Mittelpunkt standen zunächst afrikanische Flüchtlinge, die auf Booten über das Mittelmeer nach Europa einzureisen suchten. "Bezeichnenderweise begann die Kooperation im Jahre 2004 mit der Lieferung von u.a. tausend Leichensäcken", erinnert Karl Kopp, Europareferent der Menschenrechtsorganisation Pro Asyl, und weist darauf hin, dass zugleich "der Einstieg in Schulungen für libysche Polizisten" begann.[10] Kopp zitiert aus einer "Wunschliste" der libyschen Repressionskräfte, die die EU-Fluchtabwehrbehörde Frontex bei einem Kooperationsgespräch im vergangenen Jahr entgegennahm: "Kommandostände, Überwachungsradars, Nachtsichtgeräte, Fingerabdruck- und Bilderkennungssysteme (‘one complete system for each detention center or border check point’), satellitengestützte Kommunikation, Navigationsgeräte, Lastwagen (‘for desert intruders displacing’ – für die Entfernung von Wüsteneindringlingen) sowie Patrouillenboote".[11] Die Rüstungsgüter sind – wie schon in den 1970er und 1980er Jahren – eine Ergänzung zu in Aussicht genommener Trainingskooperation.
[1] "Ein ganz normales Geschäft"; Westfalen-Blatt 08.04.2008
[2] Mehr gewusst; Die Zeit 10.04.2008
[3] Deutsche Botschaft wusste von Polizei-Lehrern in Libyen – 50.000 Euro Honorar; Spiegel online 05.04.2008
[4] Staatssekretär und BND-Chef sagen aus; Der Tagesspiegel 09.04.2008
[5] Regierungspressekonferenz vom 7. April
[6] "Es gibt aktuell keine militärpolitischen Gespräche, die aber für die Zukunft nicht ausgeschlossen sind", bestätigte ein Sprecher des Bundesverteidigungsministeriums in der Regierungspressekonferenz vom 4. April.
[7] Deutscher Bundestag Plenarprotokoll 13/15, 26.01.1995
[8] Andreas Förster: Dem Diktator gern zu Diensten; Berliner Zeitung 07.04.2008
[9] s. dazu Festung, Schilys Schleuser und Das Libyen-Projekt
[10], [11] Es begann mit 1000 Leichensäcken; Pressemitteilung von Pro Asyl 08.04.2008
Deutsche Geheimdienste in Libyen – Weshalb Gaddafi die RAF für geisteskrank hielt
14. April 2008 – Die Burg in Sonthofen war ein guter Ort für solche Tagungen. In der ehemaligen NS-Ordensburg und heutigen Feldjägerschule, abgeschieden im Allgäu gelegen, trafen sich regelmäßig Soldaten und Polizisten aus ganz Deutschland: Feldjäger und Beamte des Bundeskriminalamtes, der Landeskriminalämter sowie des Bundesgrenzschutzes, insbesondere der GSG 9. Vertreter von Waffenfirmen, die ihre neuen Produkte vorstellten, gesellten sich hinzu. Achtzig bis hundert Sicherheitsfachleute kamen einmal im Jahr zusammen, überwiegend Personenschützer. Sie waren eine verschworene Gemeinschaft – das merkt man bis heute.
„Mir hat es in Sonthofen immer gut gefallen.“ Diesem Satz eines ehemaligen BKA-Personenschützers dürften alle Teilnehmer zustimmen. Einige Veteranen erinnern sich an ganz besondere Vorführungen. So seien Mitte der achtziger Jahre von einem BKA-Beamten Filme gezeigt worden. Sie zeigten die Ausbildung libyscher Sicherheitskräfte. Manches wurde offenbar nur einem kleinen Kreis vorgeführt. Auf den Filmen und Bildern sei einiges zu sehen gewesen, das über Personenschutz hinausging.
– Vielmehr sei auch eine „paramilitärische Ausbildung“ gezeigt worden. Sicher ist jedenfalls, wie das BKA jetzt dieser Zeitung bestätigt hat, dass 1979 ein BKA-Beamter zweimal in Libyen war. Es ging um „Schutz- und Begleitdienst“. Das BKA kann nicht ausschließen, dass auch später noch Hilfe geleistet wurde.
Nebenverdienst im Sicherheitsgewerbe
Personenschutz war damals noch recht neu – aber in Zeiten des Terrorismus dringend notwendig. Das BKA war in Deutschland führend und bildete auch die Feldjägertruppe aus.
– Schon damals war die Rede davon, dass Beamte auch nebenbei im Sicherheitsgewerbe arbeiteten. Mancher erinnert sich heute daran, dass schon damals ein BKA-Beamter privat eine Sicherheitsfirma betrieben haben soll – mit Genehmigung seiner Behörde. Auch zahlreiche ehemalige Feldjäger – also Militärpolizisten der Bundeswehr – sind nach ihrem Ausscheiden in private Unternehmen gewechselt oder haben selbst welche gegründet. Viele Dax-Unternehmen, wie die Deutsche Bank, haben ehemalige Feldjäger in ihren Diensten.
Das ist legal. Anders verhält es sich, wenn aktive Beamte ohne Genehmigung im Sicherheitsgewerbe tätig werden. So war es offenbar bei den nun im Blickpunkt stehenden Ausbildungshilfen in der Zeit seit November 2005. Bemerkenswert ist, dass gegen einen ehemaligen Personenschützer der Feldjägertruppe schon seit zwei Jahren ein Disziplinarverfahren läuft – eine ungewöhnliche Dauer, die auch mit dem besonderen Näheverhältnis der Sicherheitsleute zu den Mächtigen zu tun haben mag. Dieser Status wird allerdings nicht besonders gut bezahlt. Die Personenschützer der Feldjäger gehören – anders als die des BKA – in der Regel lediglich dem mittleren Dienst an. Ein Veteran erinnert sich, dass in dem privaten Sicherheitsunternehmen eines BKA-Beamten schon in den achtziger Jahren Tagessätze von 800 Mark gezahlt wurden – ein Vielfaches des staatlichen Gehalts.
Ein Partner im Kampf gegen den Terrorismus?
Warum die Aufregung über Libyen? Die außen- und sicherheitspolitische Lage war damals auf den ersten Blick gewiss eine andere. Doch spielte das Land damals wie heute eine Rolle im Zusammenhang mit dem Terrorismus.
– Der Vorsitzende der SPD-Bundestagsfraktion und frühere Verteidigungsminister Struck sagt nun, an der Ausbildung libyscher Sicherheitskräfte durch deutsche Polizisten und Soldaten sei nichts zu beanstanden. Es sei gut, „dass wir mit einem Staat wie Libyen zusammenarbeiten – auch im Kampf gegen internationalen Terrorismus“.
– Auch damals, 1979, erhoffte sich der deutsche Staat Hilfe von Gaddafi im Kampf gegen den Terrorismus. Offenbar handelte es sich bei der Entsendung des BKA-Personenschützers um ein Tauschgeschäft: Man wollte verhindern, dass die sogenannte palästinensische Befreiungsorganisation PLO RAF-Terroristen aufnimmt.
– Gaddafi galt als Vermittler. Tatsächlich gab es 1979 Spannungen zwischen der PLO und Gaddafi, der sich zehn Jahre zuvor in Libyen an die Macht geputscht hatte. Gaddafi nannte die deutschen RAF-Terroristen bei einem Besuch des damaligen Innenministers Baum „geisteskrank“.
Das „Wunder“ von Tripolis
„Das hat Wunder gewirkt“, sagten damals deutsche Sicherheitsbeamte. Zwar hatte man nach wie vor den Verdacht, dass es innerhalb der PLO Gruppen gebe, die reisenden Terroristen Unterschlupf böten. Doch offiziell ging die PLO „auf Druck von Libyen“, wie es 1979 hieß, auf Distanz zur RAF. Libyen selbst sicherte in jenem Jahr zu, Flugzeugentführern keine Unterstützung mehr zu gewähren. Gaddafi war damals wenig erbaut darüber, dass sich die PLO konspirativ in die Innenpolitik arabischer Staaten einmischte. Die Palästinenser-Organisation bezeichnete den Libyer im Gegenzug ebenfalls als geisteskrank.
– Auch später erklärte Gaddafi, Libyen unterstütze keine Terrorgruppen. Doch 1986 tötete eine Bombe in der Berliner Diskothek La Belle drei Menschen und verletzte mehr als hundert – die Drahtzieher kamen aus Libyen, wie das Berliner Landgericht später feststellte. Zwei Jahre später explodierte über Schottland ein amerikanisches Passagierflugzeug – 2003 übernahm Libyen dafür die Verantwortung und stimmte einer Entschädigung zu.
– Wie lange dauerte die Ausbildung libyscher Sicherheitskräfte durch (ehemalige) deutsche Beamte? Zwischen 1979 und 1983 hatte schon ein ehemaliger Fallschirmjäger-Major der Bundeswehr mit Wissen des BND Mitglieder von Gaddafis Schutztruppe trainiert. Danach, als Libyen sich (wieder) dem Terrorismus zuwandte, scheint sich der deutsche Staat aus dem Ausbildungsgeschäft zurückgezogen zu haben. Doch Privatfirmen haben womöglich weitergemacht. Ein ehemaliger Bundeswehroffizier meint aus regelmäßigen Gesprächen mit Kameraden seit Mitte der achtziger Jahre zu wissen: „Diese Zusammenarbeit wurde kontinuierlich über mehr als 20 Jahre fortgesetzt.“
Des forces de sécurité libyennes auraient été formées par des policiers allemands
LE MONDE | 07.04.08 | 15h56 • Mis à jour le 07.04.08 | 15h56
BERLIN CORRESPONDANTE
La révélation de la participation de policiers allemands à l’entraînement de forces de sécurité libyennes prend la tournure d’un scandale politique outre-Rhin. Plusieurs fonctionnaires de police, d’anciens et actuels membres de troupes policières d’élite, ainsi que des soldats sont accusés d’avoir formé des policiers libyens pendant leurs congés, sans autorisation de leur hiérarchie et moyennant finance.
– Les médias allemands évoquent une trentaine de personnes et mettent en cause l’ex-gouvernement du chancelier social-démocrate Gerhard Schröder (SPD). Les autorités allemandes n’ont pas confirmé ce chiffre.
– Ingo Wolf (Parti libéral-démocrate, FDP), ministre de l’intérieur de la Rhénanie-du-Nord-Westphalie, a seulement indiqué que sept policiers issus du commando d’intervention spéciale (SEK) s’étaient rendus en Libye. Le parquet de Düsseldorf enquête depuis juillet 2007 contre un fonctionnaire accusé d’avoir rendu publics, dans le cadre de cette mission, des documents de formation classés secrets.
– D’après le tabloïd Bild am Sonntag, l’envoi de policiers allemands était une contrepartie aux efforts libyens pour libérer les otages allemands détenus par le groupe Abou Sayyaf, sur l’île de Jolo, aux Philippines, en 2000. Selon le journal, l’ex-chancelier Gerhard Schröder aurait évoqué ce sujet avec le président libyen Mouammar Kadhafi lors d’une rencontre secrète au Caire en 2003 et au cours d’une visite officielle en octobre 2004 à Tripoli. Des membres de l’ambassade allemande à Tripoli auraient été avertis de manière "informelle" de cette action entre 2005 et 2007, selon Bild am Sonntag. Si ces informations devaient se confirmer, ce serait un scandale retentissant pour l’Allemagne. Jusqu’en 2006, la Libye était sur la liste des pays qui soutiennent le terrorisme et, encore aujourd’hui, les droits de l’homme y sont régulièrement bafoués.
VERSEMENTS EN LIQUIDE
– L’ex-chancelier a démenti ces informations, via son porte-parole, dimanche 6 avril. Des sources diplomatiques ont également récusé tout lien entre la libération des otages allemands en 2000 et l’envoi de policiers allemands en Libye.
– Par ailleurs, le ministère des affaires étrangères a démenti toute implication de diplomates allemands dans cette affaire. Quant au BND, le service de renseignement extérieur allemand, il dément avoir apporté une quelconque aide ou soutien aux policiers allemands.
– Selon des informations publiées par le magazine Der Spiegel, lundi 7 avril, la mission aurait été confiée à la société allemande BDB Protection Gmbh devenue, entre-temps, insolvable, et aurait eu lieu entre décembre 2005 et juin 2006. En amont, une délégation de cinq experts se serait rendue à Tripoli en juin 2005. L’entraînement, organisé pour l’essentiel dans une caserne de Tripoli, concernait environ 120 policiers libyens. L’entreprise aurait touché au total 1,6 million d’euros et un fonctionnaire aurait même perçu 50 000 euros. Selon l’hebdomadaire, les versements étaient effectués en liquide.
Les députés allemands ont l’intention de consacrer un débat à cette affaire, au Bundestag, mercredi 9 avril. De plus, les représentants de tous les partis ont réclamé une réunion de la commission parlementaire chargée du contrôle des services secrets (PKG). "Il faut que cela soit totalement élucidé", a exigé Dieter Wiefelspütz, député SPD.
Article paru dans l’édition du 08.04.08
5. April 2008, 17:32 Uhr
Von Günther Lachmann und Joachim Peter
Etwa 30 ehemalige und noch aktive deutsche Polizisten sollen illegal und für viel Geld libysche Sicherheitskräfte ausgebildet haben. Die Verlockung war groß: Bis zu 15.000 Woche ließ sich durch die Tätigkeit in Muammar al-Gaddafis Reich verdienen. Vermittelt haben soll die Aufträge ein ehemaliger GSG-9-Mann.
– Das Angebot aus dem Wüstenstaat lockte mit schnell verdientem Geld. Bis zu 15.000 Euro pro Woche sollten die deutschen Polizisten kassieren, wenn sie libysche Sicherheitskräfte trainierten. Für eine solche Summe müssen sie in Deutschland monatelang arbeiten. Und so konnten etwa 30 ehemalige und noch aktive Polizisten sowie ein Soldat der Bundeswehr der Verlockung einfach nicht widerstehen.
– Erstmals machten sich im Dezember 2005 deutsche Beamte auf den Weg nach Libyen. Ihr Arbeitgeber, der deutsche Staat, wusste offenbar nichts von dem lukrativen Nebenjob. Jedenfalls unterließen es die Polizisten Berichten zufolge, diese Nebentätigkeit anzumelden. Angeheuert hatte sie ebenfalls ein Deutscher. Der Mann gehörte viele Jahre zur Anti-Terroreinheit der Bundespolizei GSG 9. Später gründete er die private Sicherheitsfirma „BDB Protection GmbH“, die bis 2007 die in Rede stehenden Trainingsaufenthalte im Wüstenstaat organisiert haben soll. Rund 1,6 Millionen Euro habe die libysche Regierung der „BDB Protection GmbH“ für den Ausbildungsauftrag insgesamt gezahlt, berichtet der „Spiegel“.
Seit dieser Woche nun beschäftigt diese lukrative „Nebentätigkeit“ die Justiz. Die Staatsanwaltschaft Düsseldorf ermittelt gegen einen Polizisten, der in Libyen dabei gewesen sein soll. Der heute 48 Jahre alte Beamte gehörte bis zum Jahr 2000 einem Sondereinsatzkommando (SEK) der nordrhein-westfälischen Polizei an. Er wird verdächtigt, in Libyen Dienstgeheimnisse verraten zu haben. Gleichzeitig wurden disziplinarrechtliche Schritte gegen Polizisten aus Köln, Bielefeld und Essen sowie den Soldaten eingeleitet. Der Hauptfeldwebel des Feldjägerkommandos Berlin ist inzwischen von seinen Aufgaben entbunden.
– Angeblich soll das Geschäft mit der Sicherheit während eines umstrittenen Staatsbesuchs von Ex-Bundeskanzler Gerhard Schröder angebandelt worden sein. Schröder reiste im Oktober 2004 mit einem Tross von 25 Vertretern der deutschen Industrie zu Revolutionsführer Muammar al-Gaddafi. Es handelte sich um eine heikle Mission. Immerhin war Libyen für den Bombenanschlag auf die Berliner Diskothek „La Belle“ im Jahr 1986 und den verheerenden Terroranschlag auf eine US-amerikanische Passagiermaschine zwei Jahre später in Lockerbie verantwortlich. Gleichwohl suchte Schröder nun engere Beziehungen zum Revolutionsführer. Beide kamen in Gaddafis Beduinenzelt in Tripolis zusammen. „Handshake?“, fragte der Kanzler. Gaddafi antwortete: „No problem.“
Menschenrechtler sind entsetzt
Über eine Zusammenarbeit bei der Ausbildung libyscher Sicherheitskräfte ist weder vor noch nach dem Staatsbesuch berichtet worden. Erst dieser Tage wird in diese Richtung spekuliert und auch darüber, ob der Bundesnachrichtendienst (BND) den Einsatz der deutschen Polizisten „beratend begleitet“ haben könnte. Der BND weist diesen Verdacht mit Nachdruck zurück. Einen Bericht, wonach auch die deutsche Botschaft in Tripolis über den Einsatz Bescheid wusste, kommentierte das Auswärtige Amt mit den Worten: „Wir haben bisher keinerlei Anzeichen, dass das stimmt.“ Gleichwohl werde die Angelegenheit geprüft.
Auf völliges Unverständnis stieß das Verhalten der deutschen Polizisten bei Menschenrechtlern. Sie weisen auf die andauernden Menschrechtsverletzungen hin, für die vor allem die libyschen Sicherheitskräfte verantwortlich seien. Diesen Umstand hebt im Übrigen sogar die vom Sohn des Revolutionsführers geführte Gaddafi-Stiftung immer wieder hervor.
SEK GSG 9 Muammar al-Gaddafi Libyen Polizei Ausbildung
– Inzwischen offenbarte sich einer der verdächtigen Polizisten dem „Westfalen-Blatt“. Er versicherte, bei der Ausbildung libyscher Spezialkräfte sei „kein sensibles Polizei-Know-How“ verraten worden. „Es ging zumeist um Schießtraining, Personenschutz und Selbstverteidigung“, sagte er.
Unter Umständen könnten aber gerade diese Ausbildungstechniken doch unter die Geheimhaltungspflicht fallen. Denn nur SEK-Einheiten werden in bestimmten Eingreif- und Schießtechniken unterrichtet.
4. April 2008, 13:53 Uhr
Die Beamten, die in Libyen illegale Sicherheitsschulungen durchgeführt haben, sind Mitglieder im SEK. In das anspruchsvolle Programm aufgenommen zu werden, schaffen nur die Besten. Sie sind als Sonderbeamte der Polizei immer dann dabei, wenn es besonders gefährlich wird.
Spektakuläre Geiselnahmen und brisante Entführungsfälle gehören zum Alltag der SEK-Beamten. Zumindest, wenn es nach den Medien geht. Tatsächlich haben die Mitglieder des „Spezialeinsatzkommandos“ noch viel mehr Aufgaben. Eines haben sie alle jedoch gemeinsam: Sie sind mitunter sehr gefährlich. Deswegen werden in das Spezialeinheiten-Programm nur die Besten aufgenommen.
– Nur wer in der Regel mindestens drei Jahre im regulären Polizeidienst tätig war und maximal 34 Jahre alt ist, darf sich dem Bewerbungsverfahren stellen. Weitere Anforderungen sind etwa eine überdurchschnittlich gute körperliche Kondition, sowie die Fähigkeit zur Mehrfachbelastung und eine ausgeprägte Wahrnehmungsfähigkeit. Auch Eigenschaften wie Flexibilität, Kreativität, soziale Kompetenz und Urteilsvermögen werden gefordert.
Bei der Bewerbung müssen mehrere physische und psychische Tests sowie ein Stressbelastungsgespräch bestanden werden. Bei erfolgreichem Bestehen erfolgt eine mehrmonatige Spezialausbildung, in denen vor allem körperliche und psychische Belastbarkeit trainiert werden. Aber auch das Eindringen in Gebäude, Fahr- und Klettertraining, Kampfsport sowie umfassende Schießfertigkeit stehen auf dem Stundenplan der künftigen Beamten. Dabei werden die SEK-Anwärter gezielt an die Grenzen ihrer Leistungsfähigkeit gebracht, um später unter Stress zu Höchstleistungen fähig zu sein.
Doch nicht nur die Beamten, auch ihre Ausrüstung ist exklusiv. Die spezielle Ausstattung mit Material und Fahrzeugen ist der Schlüssel zur Professionalität des SEK. Zur Erfüllung ihrer Aufgaben bedienen sich die Beamten etwa schwerer schusssicherer Westen, Helme, und je nach Einsatzlage Maschinenpistolen sowie Präzisionsgewehre. Damit sind sie für jegliche Art von Einsatz gerüstet.
Diese bestehen in der Regel aus der Begleitung von Gefangenentransporten oder dem Einsatz gegen verbarrikadierte Personen. Auf der Tagesordnung stehen auch Razzien im Bereich der organisierten Kriminalität. Weitere Aufgaben sind die Präsenz bei Demonstrationen, sowie Personen -und zeugenschutzmaßnahmen. Zusammengefasst ist das SEK zuständig für jegliche Art von Zugriffs- und Schutzmaßnahmen.
Aber auch außerhalb der Einsätze werden die Beamten geschult. So werden etwa in den Bereichen Sport, Eingriffstechnik und Schießen regelmäßige Fortbildungen veranstaltet. Um einen einheitlichen Qualitätsstandart zu erhalten, werden zudem einmal jährlich Leistungsprüfungen in verschieden Disziplinen durchgeführt. Innerhalb des SEK gibt es außerdem mehrere Möglichkeiten, sich zu spezialisieren, etwa als Präzisionsschütze, Sprengtechniker oder Eingriffstrainer. Mit spätestens 45 Jahren ist die SEK-Laufbahn beendet, dann müssen die Beamten aus dem Programm ausscheiden.
Die ersten deutschen Spezialeinheiten wurden 1974 in Dortmund, Düsseldorf und Köln aufgestellt. Organisatorisch untersteht das SEK je nach Bundesland der Bereitschaftspolizei, dem Innenministerium oder einer überregionalen Polizeidienststelle. In den vergangenen Jahren gibt es verstärkt Tendenzen, es den jeweiligen Landeskriminalämtern (LKA) anzugliedern. SEK steht für "Spezialeinsatzkommando" der deutschen Polizei und wird oftmals fälschlicherweise als Sondereinsatzkommando bezeichnet.
Mehr Informationen zum SEK finden Sie hier. – joff
Disziplinarverfahren eingeleitet – Deutsche Spezialisten schulten heimlich libysche Polizei
04. April 2008 Mehr als 30 deutsche Polizisten, Bundeswehr-Angehörige und Spezialisten mit GSG-9-Hintergrund sollen auf eigene Rechnung Sicherheitskräfte des libyschen Revolutionsführers Muammar al Gaddafi ausgebildet haben. Behördenkreise bestätigten der Deutschen Presse-Agentur dpa in Düsseldorf am Donnerstagabend entsprechende Medienberichte. Ein Sprecher des Bundesinnenministeriums sagte: „Aktive Beamte der GSG-9 sind nach unseren Erkenntnissen nicht involviert.“
Im Verteidigungsministerium bestätigte ein Sprecher, dass gegen einen Angehörigen der Bundeswehr unter dem Vorwurf, er habe in Libyen „in der Freizeit Ausbildungsunterstützung“ geleistet, disziplinarrechtlich ermittelt werde. Der Soldat sei gegenwärtig vom aktiven Dienst suspendiert.
Sicherheitsschulungen in Libyen
Medienberichten zufolge haben gut 30 Spezialisten aus mehreren Bundesländern Sicherheitsschulungen in Libyen durchgeführt oder organisiert. In Nordrhein-Westfalen stehen acht Polizisten unter Verdacht, teilte NRW-Innenminister Ingo Wolf (FDP) mit. Er bestätigte am Donnerstag Informationen des Bielefelder „Westfalen-Blatts“ und der „Neuen Westfälischen“. Gegen alle acht Beamten seien bereits Disziplinarverfahren eingeleitet worden. „Das Verhalten der Polizisten ist völlig inakzeptabel“, sagte Wolf.
Das Landeskriminalamt in NRW habe im Juni 2007 einen Hinweis auf die Aktivitäten der Beamten in Libyen erhalten. Das Innenministerium habe daraufhin die Düsseldorfer Polizei mit den Ermittlungen beauftragt. Ein Ministeriumssprecher sagte, es sei noch unklar, welche Sicherheitskräfte genau in Libyen geschult worden seien. Die SPD kündigte an, die Vorwürfe im Innenausschuss des Düsseldorfer Landtags zur Sprache zu bringen.
Verletzung von Dienstgeheimnissen
Ein Sprecher der Düsseldorfer Staatsanwaltschaft bestätigte auf Anfrage, dass gegen einen ehemaligen SEK-Beamten wegen Verletzung von Dienstgeheimnissen ermittelt werde. Einzelheiten werde die Behörde an diesem Freitag mitteilen.
Nach Zeitungsinformationen hatte ein früherer Beamter der GSG 9 – der Anti-Terror-Einheit der Bundespolizei – eine private Sicherheitsfirma gegründet und bei mehreren Spezialeinsatzkommandos Polizisten auf Honorarbasis angeheuert. Die SEK-Beamten seien vor zwei Jahren nach Libyen geflogen und hätten dort im Auftrag der Privatfirma Sicherheitskräfte trainiert. Für ihren Einsatz in dem nordafrikanischen Land sollen die Beamten bis zu 15.000 Euro bekommen haben.
Eine Sprecherin von Amnesty International sagte dem „Westfalen-Blatt“, es sei schlimm, wenn sich der Verdacht bestätige. Im Amnesty-Jahresbericht 2007 sei etwa nachzulesen, dass libysche Polizisten an einem Tag zwölf Demonstranten erschossen hätten .Laut Jahresbericht 2007 der Menschenrechtsorganisation Amnesty International ist Libyen vom Status eines Rechtsstaats noch weit entfernt, auch wenn Gaddafi in den vergangenen Jahren einen moderateren Kurs in punkto Menschenrechte sowie bei der Abgrenzung vom Terrorismus eingeschlagen hatte. – Text: FAZ.NET mit Material von dpa
Cécile de Corbière (à Berlin)
04/04/2008 | Mise à jour : 21:05 | Commentaires 2
Des policiers d’élite sont impliqués dans une opération clandestine en Libye.
Allemagne. La police allemande est mouillée dans une opération clandestine en Libye. Huit membres de ses unités d’élite (SEK) sont accusés d’avoir formé les forces de sécurités libyennes sans autorisation, rapportait hier la Süddeutsche Zeitung. Le ministre de l’Intérieur du Land de Rhénanie-du-Nord-Westphalie a pris contact avec le parquet de Düsseldorf.
« Le comportement des policiers est absolument inacceptable », a déclaré le ministre Ingo Wolf. Une enquête est ouverte contre l’un des agents pour trahison du secret professionnel.
– Plusieurs soldats de la Bundeswehr ainsi que des membres des cellules antiterroristes GSG 9 auraient également participé aux formations. Un soldat a déjà été suspendu, a confirmé le ministre allemand de la Défense, Franz-Josef Jung (CDU), en marge du sommet de l’Otan. Comme les autres, il est accusé d’avoir participé à ces opérations durant ses congés.
Le ministère de l’Intérieur a toutefois fait savoir qu’aucun employé actif du GSG 9 n’était concerné. L’affaire aurait été rendue possible par l’intermédiaire d’un ancien de ces cellules antiterroristes qui, selon la Süddeutsche Zeitung, travaillerait pour une société de sécurité privée. Pour leur service, les agents auraient reçu jusqu’à 15 000 euros. Au total, une trentaine de fonctionnaires seraient impliqués dans ces missions, survenues en 2006.